Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Ameliasvk    10/08/2015    3 recensioni
"In principio ci furono le fiamme."
Londra, 1882. Amelie von Kleemt è una giovane di buona famiglia, ed ha tutto ciò che una ragazza della sua età possa desiderare: un nome altisonante, una casa lussuosa, innumerevoli vestiti, gioielli e... un fidanzato che non ha nemmeno mai visto in volto. Accade però che durante la festa di fidanzamento, la ragazza viene a conoscenza della più orrenda delle verità. Chi sono le creature che popolano i suoi incubi? Cosa vogliono da lei... ma soprattutto, sono reali? Ma è proprio quando tutte le sue speranze crollarono in mille pezzi, che Amelie viene salvata da un misterioso ragazzo, il quale, subito dopo…
Genere: Dark, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L'Arena
 

_ Miguel_

Lassù, in alto, oltre il buio delle prigioni e le stravaganti bizzarrie degli alloggi e delle camere di rappresentanza, si stagliava un lungo corridoio cosparso di porte.
Era un luogo buio, misterioso, illuminato a malapena dal tenue luccicore delle torce.
Le mura erano spoglie, verniciate di bianco, ed il soffitto incredibilmente basso; dava quel senso di claustrofobica chiusura, di tomba, come se da un momento all'altro le pareti dovessero crollare su loro stesse e seppellirci al disotto delle macerie.
Più mi guardavo in giro, più mi mancava l'ara.
In quasi centocinquanta anni di onorato servizio all'interno dell'Ailthium, avevo attraversato quell'androne in sole tre occasioni.
Tutte e tre finite inevitabilmente male.
Come da manuale, i processati erano stati dichiarati colpevoli e di conseguenza, puniti con la pena capitale: l'aquila di sangue.
Una tortura orrenda, inumana, che consisteva nel separare le costole della vittima dalla spina dorsale.
Le ossa erano spezzate in maniera tale da farle sembrare effettivamente un paio d'ali insanguinate, dopodiché, i polmoni venivano estratti dalla gabbia toracica per poi essere adagiati sulle spalle.
Il tutto, mentre il condannato era ancora in vita.
Il solo pensiero bastava a ghiacciarmi il sangue... ma l'avrebbero fatto anche con me?
All'improvviso, un tocco gelido mi riportò alla realtà.
Era Cassandra, che con la punta delle dita mi aveva appena sfiorato una guancia.
" Oh no... " parlò all'interno della mia testa, "Non solo..."
" Che c'è? Il Consiglio non si fida del suo boia?"
le risposi.
Il suo sorriso si allargò impercettibilmente, e i suoi occhi d'onice scintillarono come diamanti.
" Tutt'altro, mio caro... Non si fidano di te. Non abbiamo mai processato uno della tua stirpe, quindi gli Anziani pensano che nonostante tutto... riuscirai a sopravvivere all'Aquila di Sangue. Quindi, vogliono accertarsi che la tua dipartita sia... definitiva."
La guardai con finto stupore, sollevando subito dopo le labbra in un sorriso sghembo, arrogante.
" Dipartita definitiva..." ripetei, " E come, di grazia?"
I suoi polpastrelli interruppero il contatto, ed in un turbinio di stoffe, la vidi voltarsi per poi accelerare il passo.
<< Lascialo a me, Jorge.>> intimò al Molossis che reggeva le mie catene.
L'uomo la fissò per un attimo interdetto, dopodiché obbedì agli ordini della strega, lasciandole in mano le redini della situazione.
Ma non appena gli anelli metallici sfiorarono la sua pelle, una violentissima scossa elettrica attraversò l'oggetto inanimato, facendomi dimenare e gridare al dolore.
Quello non era niente: solo un assaggio, un avvertimento.
Una gratuita dimostrazione di forza, volta unicamente a farmi comprendere chi fosse, tra noi due, ad avere il coltello dalla parte del manico. 
Brutta stronza...
Se non avessimo stipulato quel patto, le sarei saltato al collo senza alcuna esitazione.
Che sapore disgustoso poteva mai avere... il sangue di una strega tanto vecchia?
Morivo dalla voglia di scoprirlo, ma più di ogni altra cosa al mondo, di cancellarle quel sorrisetto sardonico dalla faccia.
Non riuscivo a sopportarlo.
<< Eccoci arrivati, Sterminatore...>> tuonò lei, girandosi un'ultima volta a guardarmi.
I suoi occhi sembravano più scuri della morte, senza fondo... erano tenebra liquida.  
Ci eravamo fermati, sì.
Proprio lì di fronte.
E non me n'ero minimamente reso conto.
<< Ma bene...>> mormorai tra me e me.
Alzai lo sguardo sull'enorme portone di bronzo che mi stava di fronte, notando immediatamente le affascinanti raffigurazioni che vi erano scolpite sopra.
Saltavano subito all'occhio, e in un certo qual senso... incutevano persino terrore.
Ma non mi lasciai spaventare dall'incredibile verosimiglianza del metallo fuso, né tantomeno dalla maestosità di quei corpi intrecciati.
Ogni cosa era finta, mera imitazione... nulla più che vuoto decorativismo.
La parte superiore del portone, si chiudeva con una forma ogivale, dalla quale spuntava un bassorilievo rappresentante un sole, con al centro l'imponente sagoma della Chimera, indiscusso araldo dell'Ailthium.
Poi, più in basso, si stagliava un intricato groviglio di membra intrecciate: c'erano angeli, diavoli, orrende belve alate e una moltitudine di fiamme recalcitranti.
Il tutto farcito da strani rilievi e simboli esoterici.
<< "Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate...">> recitai.
Il volto di Cassandra rimase impassibile, freddo, finché il suo sguardo non si posò sulla porta che veniva aperta dai Molossis.
Un flebile nastro di luce venne proiettato sul pavimento, l'aria si riempì di urla ed insulti, mentre con ancora più vigore, le catene che mi serravano i polsi presero a tirare.
Lanciai lo sguardo all'interno di quello spiraglio di luce, poi indietro, da dove eravamo venuti.
Ma era troppo tardi, ormai.
Non potevo più scappare.
Senza fare rumore, abbassai la mano sui pantaloni e con la punta delle dita, tastai la Mimesis attraverso gli strati di stoffa. Non appena sfiorai il leggero rigonfiamento all'interno della tasca destra, mi lasciai scappare un flebile sospiro di sollievo.
Eccoti qua...
Ma non c'era bisogno di toccarla, per sentire la sua presenza.
La percepivo e basta.
Fisicamente.
Come se il mio sangue pulsasse all'interno del rubino scarlatto e viceversa: eravamo un'unica cosa.
Eppure, avevo bisogno di assicurarmi che la Mimesis fosse lì, sotto il mio controllo, a portata di mano.
Ne andava della mia sanità mentale.
<< Avanti, entra.>> mormorò Jorge, strattonandomi all'interno della sala.
<< Non speravo in una simile affluenza!>> replicai sottovoce.
Jorge mi trafisse con lo sguardo, ma non disse nient'alto.
Si limitò a rimanere in silenzio, com'era consono ad un buon soldato.
D'altra parte, fu proprio Cassandra ad intercedere per lui.
<< Non lo vedi, mio caro Miguel? Sono tutti impazienti di mandarti all'inferno.>>

---

Placidamente adagiata sull'ultimo piano dell'edificio, l'Arena consisteva in un enorme sala dalla pianta circolare, con ampie mura in laterizio ed un soffitto altissimo, che sembrava terminare con una pseudo cupola a cassettoni.
Al centro esatto della struttura si apriva una specie di lucernario, dal quale filtrava un sottile cono di luce argentata.
Si trattava della luna, che col suo dolce abbraccio accarezzava la lustra pavimentazione lastricata e le varie architetture interne che fungevano d'arredamento.
Sottili colonne di marmo, in stile prettamente corinzio, adornavano l'intero perimetro della stanza, dividendo l'ambiente in tre differenti livelli: la prima galleria, riservata esclusivamente al pubblico; la seconda galleria, volta a contenere la giuria; ed infine, un soppalco coperto di veli.
Veniva chiamato velario e celava a tutta l'organizzazione i volti e le fattezze appartenenti ai vari membri del Consiglio Ristretto.
Nessuno doveva scoprire la loro identità: era severamente vietato.
Abbracciai con lo sguardo l'ambiente, ritrovandomi al centro esatto dell'Arena; tutt'intorno, il caos.
La stanza era talmente ampia, da riuscire ad accogliere sui suoi spalti almeno un migliaio di persone... escluse le guardie, ovviamente.
E frementi d'eccitazione, tutti quegli spettatori indesiderati invocavano a gran voce la mia morte.
La cosa non avrebbe dovuto scalfirmi, io ero superiore a tutto quello... eppure, non riuscii ad evitare di provare un'infinita collera nei loro confronti.
Ero furioso, irritato, disgustato.
Era quello il ringraziamento per i miei servigi?
Per anni e anni di lotte, stragi ed uccisioni?
Per le innumerevoli vite che avevo troncato in nome dell'Ailthium?
Mi sentivo tradito.
Sapevo di non essere mai stato nelle grazie del Consiglio... ma loro, i miei compagni di mille battaglie... come potevano acclamare con un tale fervore la pena capitale? 
Un irrefrenabile istinto omicida fece ribollire il mio sangue, tanto da incendiarmi per un attimo gli occhi di rosso.
Non potevo sopportare la loro vista, non ci riuscivo.
Ma distogliere lo sguardo non servì assolutamente a niente.
Le loro grida erano ovunque: perforavano i timpani, mi assordano, e come fastidiosi latrati destabilizzavano la mia attenzione.
Mi distraevano.
<< Silenzio!>> si udì gridare all'improvviso, << Fate silenzio!>>
In tutta la sua statura, si fece avanti Angus.
Indossava una tunica grigia, lunga fino ai piedi e sulle spalle, un cupo mantello di velluto blu: simbolo del suo alto retaggio di Generale.
Nonostante la sua mole esagerata, si muoveva elegantemente, con la grazia innata di un felino.
Al suo passaggio tra la folla, il pubblico si zittì all'istante.
La sala del giudizio era avvolta da una cappa di surreale silenzio.
Senza aggiungere altro, il Generale scese gli ultimi gradini che separavano gli spalti dall'alto colonnato, dopodiché entrò nell'arena.
I nostri sguardi si fronteggiarono, mentre, strafottenti come non mai, le sue labbra dall'aspetto rozzo si piegavano in un sorriso.
Gioiva del momento, della posizione privilegiata in cui si trovava.
Del potere.
Ed io, lo odiai con ogni fibra del mio essere.
<< Angus...>> sibilai a denti stretti.
I suoi infidi occhi scuri si posarono all'interno dei miei, poi sugli spalti.
<< Fate entrare i Gladiatori!>> urlò.
Un brivido freddo mi attraversò la spina dorsale, vertebra dopo vertebra.
Ma cosa stava succedendo?
Non credevo ai miei occhi.
<< E questo cosa vuol dire?>> ringhiai, << Cos'è questa pagliacciata?!>>
Il sorriso beffardo di Angus si allargò a dismisura.
<< Che c'è, Sterminatore? Non sei contento della calorosa accoglienza?>>
<< Tutt'altro. Ne sono infinitamente onorato!>> ghignai sprezzante.
Angus fece altrettanto.
Proprio dinnanzi a noi, si stagliavano le possenti figure di un centinaio di detenuti.
I loro polsi erano liberi, privi di qualsivoglia restrizione metallica e tra le loro dita scintillavano affilate armi da taglio.
Coltelli, sciabole, spade, sciabole, pugnali... addirittura lance e asce bipenni: un intero arsenale da battaglia.
E non era difficile indovinare quale fosse il loro scopo.
<< Credevo che i processi si svolgessero diversamente...>> mi rivolsi ad Angus.
Lui si strinse nelle spalle.
<< Per te abbiamo fatto un'eccezione, Miguel. Sei troppo pericoloso. Potresti giocarci brutti scherzi.>>
Non riuscii a trattenere le risate.
<< Ah si? Quindi volete sfinirmi, prima di cominciare?>>
Il suo sguardo fu illuminato da una scintilla sadica, e avvicinando il capo al mio, prese a parlarmi sottovoce.
<< Esatto, amico mio. E poi...>> mi sussurrò nell'orecchio, << Il Consiglio vuole fare pulizia... divertirsi...>>
Finita la frase, Angus si scostò da me.
Voleva che li osservassi... i suoi Gladiatori.
Che focalizzassi la mia attenzione su di loro.
E così feci.
Dapprima li guardai in faccia, uno per uno, poi spostai lo sguardo sulla tribuna riservata al banco dei giudici.
Come sempre, le poltrone erano tre e venivano poste su diversi livelli d'altezza.
Il podio più alto, era occupato da un uomo anziano, piuttosto calvo, completamente vestito di nero.
<< Bartholomew Parrish!>> lo salutai, alzando la voce affinché tutti potessero udirmi.
<< Quale piacere!>>
Vidi i suoi piccoli occhi infossati spostarsi su di me, inchiodarmi, finché pungenti come spilli, le sue pupille mi trafissero da parte a parte.
<< Silenzio in aula!>> vociò l'uomo in sovrappeso che sedeva alla sua destra.
<< Come osi rivolgerti così irrispettosamente al Giudice Supremo?>> continuò l'altro, alla sua sinistra.
Bartholomew placò gli animi con un molle cenno della mano, invitandomi gentilmente ad avanzare d'un passo.
<< Miguel Meterjnick...>> mi chiamò, << Per ordine del Sacro Consiglio Ristretto, dell'Ailthium e di Nostro Signore... sei stato richiamato qui, in questa sede... in questo luogo di parità e giustizia per essere giudicato. Ma... ciò non avverrà.>>
Fece una lunga pausa.
<< Almeno, non prima di aver pagato pegno.>>
A stento, riuscii a trattenere un'ondata irrefrenabile di risate e senza troppi intoppi, il vecchio Bartholomew riprese a parlare.
<< Qunto sei disposto a pagare, per la salvezza? Quante vite potrai mai sacrificare? Beh, a quanto pare... lo scopriremo molto presto. Non sarai processato. Non prima di aver affrontato, sconfitto ed ucciso in battaglia... ognuno di questi criminali.>>
Di tutta risposta, i Gladiatori sollevarono le armi in aria, cominciando ad urlare a squarciagola.
<< Per quanto riguarda voi, invece...>> disse rivolgendosi direttamente a loro, << Chiunque riuscirà a portarmi la testa dello Sterminatore, sarà ricompensato. Premio: la grazia ed il rilascio immediato dalle prigioni.>>
Ulteriori grida, stavolta d'esultanza, si unirono alle precedenti.
Si trattava di una questione di sopravvivenza.
Poveri uomini...
Come potevano anche solo immaginare prendere in considerazione l'idea di rifiutare?
Il Consiglio li stava manipolando, l'illudeva, offrendogli una libertà che non sarebbe mai giunta.
Maledetti bastardi...
Mandare al macello tutte quelle persone?
Per cosa?
Per il macabro gusto di farlo?
Per la noia?
Per sfiancarmi?
O forse... erano veramente così stupidi da pensare anche solo lontanamente, che quell'insulso manipolo di uomini potesse fermarmi?
Ero ferito, vero.
Anche affamato e dannatamente troppo debole.
Ma ero pur sempre un mostro; un mostro dotato di una forza sovrumana.
Non avevano alcuna speranza di sconfiggermi.
Nessuna chance.
Erano come agnellini sacrificali, mandati direttamente tra le fauci del leone.
<< Ed ora...>> intervenne Angus, << Che i giochi abbiano inizio!>>

 
---

<< No!>> gridai, smorzando immediatamente gli animi.
I Gladiatori rimasero a fissarmi interdetti.
Mentalmente, ringraziai qualunque entità divina avesse accolto le mie preghiere.
<< Vi prego...>> continuai, rivolgendomi direttamente a loro. << Ascoltatemi.>>
Quegli uomini erano sul piede di guerra, avrebbero potuto infischiarsene della mia voce e partite ugualmente alla carica, ma non lo fecero. Stranamente, rimasero in silenzio. Le orecchie tese, e sui volti... un'espressione di puro terrore.
Mi temevano... e facevano bene.
<< Ascoltatemi.>> ripetei, << Credete davvero... a queste insulse promesse? Non vi hanno forse ingannato già troppe volte... questi cani rognosi? Non vi hanno già portato via tutto?>>
L'assoluto mutismo delle loro bocche, mi incoraggiò ad andare avanti.
Non volava una mosca e l'intera sala sembrava pendere dalle mie labbra.
<< Molti di voi mi conoscono...>> asserii, guardando fugacemente il pubblico sugli spalti.
Poi ritornai alla cospiqua guarnigione di galeotti che mi stava di fronte.
<< Tutti gli altri, invece, conosceranno la mia fama.>>
Vidi la maggior parte di loro annuire.
<< Quindi saprete con chi... o più precisamente con -cosa- avete a che fare. Io non sono come voi. Sono la morte, il vostro incubo più recondito. La mia forza eguaglia quella di tutti voi messi assieme; le mie mani possono spezzare le vostre ossa con un leggero tocco. I miei artigli mozzarvi gli arti. E i miei denti...>> snudai le zanne, << Sono in grado di dilaniarvi la carne senza alcuna pietà. Posso nutrirmi da voi. Di voi. Del vostro sangue. E grazie ad esso rigenerarmi e divenire ancora più potente. Quasi invincibile.>>
Alcuni presero ad indietreggiare, altri a tremare, altri ancora a stringere convulsamente la propria arma tra le mani. Come se il metallo tagliente, in qualche modo, potesse difenderli dalle mie parole.
Ma non accennai a smettere, anzi.
Ero un fiume in piena di ammonimento e persuasione.
Volevo farli ragionare, portarli dalla mia parte, evitare un'inutile strage.
<< Perché morire invano?>> alzai la voce, << Perché regalare un'ulteriore soddisfazione a questi bastardi? Il Consiglio sta solo giocando, con voi. Gioca con le vostre vite, con i vostri sentimenti, con le vostre illusioni. E allora mi chiedo: per quanto ancora avete intenzione di abbassare la testa e sottostare a questo folle e perverso gioco? >>
Un vociare sommesso si alzò dalle loro fila.
Li stavo confondendo.
Aguzzando l'udito, potevo sentire molti di loro confabulare a mio favore.
Ma ce n'erano tanti altri ancora indecisi, vacillanti.
Scettici.
<< Unitevi a me!>> proseguii, scattando in avanti.
Il titillare delle catene graffiò il pavimento.
<< Unitevi a me! Insieme... tutti noi... potremmo rivoltarci contro questo sistema corrotto, malato... potremmo finalmente prendere il potere e ribellarci. La libertà sarebbe per tutti, per ognuno di voi e non soltanto per un unico individuo! Aboliremo le torture e le prigioni. Nessuna esecuzione, nessuna pena di morte. Solo giustizia. Quindi ve lo ripeto: unitevi a me! Seguitemi. Lottate al mio fianco. Ed insieme, riusciremo a riconquistare la nostra libertà!>> strepitai, << Morte all'Ailthium!>>
Un boato assordante di acclamazioni esplose nell'aria.
<< Morte all'Ailthium!>> invocarono in coro.
E come furie dell'inferno, i miei Gladiatori dimenarono le armi al cielo.
Allora rivolsi lo sguardo in direzione di Bartholomew, che dall'alto della sua posizione fissava la scena con sguardo annoiato.
Ma tutta l'indifferenza della quale si forgiava, non era altro che una facciata.
Il suo volto era cereo, pallido, e le sue labbra sottili erano scosse da leggeri fremiti.
Poi appuntai gli occhi sulla faccia di Angus.
Era il ritratto della collera: urlava, sbraitava, impartiva ordini a destra e a manca.
Un sorriso bieco m'illuminò il volto, dopodiché, l'eccitazione dell'imminente battaglia mi colorò gli occhi di rosso. 


 
------------------------------------------------------------------------------------------------

Angolo dell'Autrice: 
Salve a tutti!Ecchime qua!
Ladis and Gentlemen! 
Come va? A me potrebbe andare meglio, ma si va avanti!
Mi scuso profondamente per il ritardo... avevo accennato al fatto che probabilmente avrei aggiornato entro ieri... ma ahimè sono in ritardo di un giorno! Vi chiedo perdono! Ma nel bene e nel male eccomi qui... con questo nuovo capitolo... che per me è stato letteralmente un parto O.O
Spero che vi sia piaciuto, e che sia riuscita a rendere l'Arena come ce l'avevo in testa. Chissà?
Inizialmente volevo rendere il capitolo da entrambi i punti di vista di Ame e Mig... ma poi ho deciso di riservare lo spazio tutto per Miguelito.
In realtà non ho molto da dire... spero che lo facciate voi! E mi auguro che non sia venuto su qualcosa di terribile!
In tal caso, non esitate a dirmelo! 
E niente, vi ringrazio con tutto il cuore e vi annuncio che siamo vicini al termine della prima parte di Scarlet! 
Escludendo questo, infatti... potrebbero mancare ancora cinque\sei capitoli (lo so, avevo detto la stessa cosa per i capitoli precedenti, ma in fase di scrittura poi... ne sono venuti inevitabilemente su degli altri) XD
Fatto sta, che siamo vicini al termine di questo supplizio! XD 

Un bacione enormissimo

Vostra, 
Rob
<3 


 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Ameliasvk