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Autore: Darchrome    10/08/2015    1 recensioni
Il ragazzo dagli occhi d'argento è una fanfiction ambientata nell'universo di Percy Jackson, ma i protagonisti sono del tutto nuovi. Affronteremo insieme le avventure di Sean, un semplice ragazzo di città, e della sua nuova amica Melanie, che lo aiuterà a scoprire le verità più nascoste del suo passato, in un viaggio pieno di insidie, tra miti, divinità, mostri e quanto più ci si possa aspettare da una fanfiction fantasy. Detto questo, buona lettura.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Il Campo Mezzosangue? Di che luogo si tratta?” Domandai incuriosito.
“Vedi Sean, tutti i semidei come noi hanno bisogno di aiuto per sopravvivere. Ci sono mostri che tentano di ucciderci ogni giorno, e nessuno, per quanto forte sia, può farcela da solo. Al Campo Mezzosangue tutti i figli delle divinità si ritrovano per allenarsi, conoscere i proprio fratelli, e scoprire di più su se stessi e sul mondo che li circonda. In fondo avere qualche amico in più pronto a coprirti può essere solo un bene, giusto?”
Riflettei un attimo, ma il breve discorso di Melanie bastò per convincermi a seguirla.
“Un’ultima curiosità. Come reagiscono gli altri esseri umani quando accade qualcosa di…strano? Come il combattimento di prima, insomma…nessuno si allarma?”
“In realtà, gli esseri umani sono soggetti alla foschia : si tratta di un’impercettibile nebbia che cela il mondo divino a chi non ne fa parte. Un comune mortale potrebbe aver visto i due ciclopi come degli orsi, ad esempio. A proposito di foschia, devi sapere che io, essendo una figlia di Ecate, sono in grado di controllarla a mio piacimento.”
“Controllare la foschia? E in che modo?” Chiesi, preso dalla sete di conoscenza.
“Posso renderla più fitta, più…potente. Se mi concentrassi abbastanza riuscirei a nascondere un mostro persino ad un semidio. Anche se con loro non ho mai provato, finora.”
“Quindi oltre a controllare la foschia ed essere in grado di respingere il fuoco, sai fare anche altro?”
“In realtà, so fare molte cose.”
Con un movimento rapido e fluido, Melanie sguainò la sua spada e avvicinò l’elsa al mio viso, per mostrarmela.
“Questa spada è un dono di mia madre, Sean. Vedi le tre pietre preziose incastonate nell’elsa? Ogni pietra mi trasmette un potere particolare: il rubino mi aiuta a controllare il fuoco, come hai visto nello scontro ; lo smeraldo mi rende simile ad una figlia di Demetra, aiutandomi a controllare la natura circostante ; l’ametista, invece, è la pietra simbolo di Ecate, e amplifica la mia capacità di manipolare la foschia.”
“Wow, questo sì che è interessante.” Melanie mi guardo alzando un sopracciglio, forse cogliendo un pizzico di invidia e sarcasmo nel tono della mia voce.
“Tranquillo, Sean, una volta scoperta la verità sul conto di tua madre, vedrai che i tuoi poteri emergeranno.”
Sempre più convinto dalle parole di Melanie, feci un cenno con il capo, facendo intendere che ero pronto per la partenza.
Ma non sarei potuto partire così, sparendo nel nulla tutto d’un tratto.
Dovevo parlare con mio padre.
Arrivai a casa, accompagnato da Melanie, pronto per la conversazione che stava per avvenire.
Il martedì era il giorno libero di mio padre, e non avrei potuto scegliere giorno migliore per affrontare la questione.
Lo trovai in salotto, sul divano, intento a leggere uno dei suoi romanzi gialli che tanto lo appassionavano.
“Hey, papà!” Dissi, con la voce rotta per l’agitazione.
“Ciao, Sean. E ciao anche a te, Melanie.”
Melanie accennò un saluto con la mano, dopodiché mi diede una leggera spinta per convincermi a parlare il prima possibile.
“C’è qualcosa di cui volete parlare? Di solito andate direttamente in sala da pranzo, è strano che vi fermiate qui per più di dieci secondi.”
Trassi un profondo respiro, e dopo aver preso coraggio, evitai giri di parole.
“Papà, so di essere un semidio. Io e Melanie abbiamo avuto un incontro ravvicinato con dei mostri, e lei mi ha spiegato la situazione. Ho bisogno che tu mi dica tutto quello che sai, prima di partire.”
Mio padre chiuse il libro all’istante, si tolse gli occhiali e fissò il muro qualche secondo prima di aprir bocca.
“Sapevo che questo momento sarebbe arrivato, prima o poi. Non avrei potuto mantenere la faccenda segreta per sempre, ma nemmeno mi aspettavo che lo scoprissi così presto.
Sean, so cosa ti stai chiedendo, e la mia risposta è no: non so chi sia tua madre. Quando dovette tornare fra gli altri dei dell’Olimpo, non mi rivelò la sua vera identità, dicendomi che sapevo già troppo, per essere un mortale. Mi disse di prendermi cura di te al meglio delle mie possibilità, lasciando che fossi tu stesso a scoprire la verità su di lei. Quando sarà il momento, sarà lei a riconoscerti, ma fino ad allora, la sua identità rimarrà celata.”
Deglutii stringendo i pugni, deluso da ciò che avevo appena sentito. Ma d’altronde, che colpa aveva mio padre se mia madre non si era voluta rivelare? Mi feci forza, e dopo uno scambio di sguardi con Melanie, cercai altre risposte.
“Sei sicuro che non ci sia altro che devo sapere? Nessun modo per contattarla, niente di niente?”
“No, Sean, mi dispiace. L’unica raccomandazione che mi ha fatto è stata assicurarmi che tu ti recassi al Campo Mezzosangue, ma a quanto ho capito, questo già lo sai. Prima che tu parta, però, avvicinati.”
Mossi qualche passo verso di lui, e all’improvviso mi abbracciò, con una stretta così forte, che mai mi sarei aspettato. Si trattò dell’abbraccio più sincero che avessi mai ricevuto da mio padre, che era sicuramente preoccupato di perdermi, ma sapeva che il mio destino era quello di unirmi agli altri semidei al Campo.
“Ti voglio bene, figliolo, non dimenticarlo mai.” Inspirò energicamente, trattenendo le lacrime, per poi sedersi di nuovo sul divano.
“Sai, Sean, a causa del mio lavoro non abbiamo avuto molti momenti padre-figlio, e per questo ti chiedo scusa. Sapevo che con questo lavoro sarei stato impegnato per la maggior parte del tempo, ma decisi di intraprendere questa carriera per un motivo. Sai perché ho deciso di specializzarmi nella cardiochirurgia?”
Lanciai un’occhiata perplessa a mio padre, aspettando che rispondesse da solo alla sua domanda.
“Vedi, il cuore è il centro della nostra vita, Sean. L’amore, l’odio, la felicità, la tristezza, tutto si scatena dal cuore. Non c’è organo nel corpo umano più importante del cuore. Anche gli altri hanno il loro ruolo, certamente, ma senza il cuore saremmo soltanto dei pezzi di carne, privi di sentimenti.
E non vale forse la pena di preservarlo?”
“Hai ragione, papà…ma questo cosa c’entra con il fatto che andrò al Campo Mezzosangue?”
Mio padre sospirò, dopodiché proseguì con il suo discorso.
“Sean, quello che voglio dire è…qualsiasi cosa succeda, segui sempre il tuo cuore. Non preoccuparti del giudizio degli altri, fai quello che ti senti, sii ciò che senti di essere. Non piegarti mai alla volontà di qualcun altro, perché il tuo cuore viene prima di qualsiasi altra cosa.”
Quella frase mi apparve un tantino melodrammatica, ma aveva senso.
“Lo terrò a mente, papà. Cerca di non metterti nei guai, mentre sarò via.” Dissi strizzandogli l’occhio.
Con un cenno del capo annuì, cercando di non prolungare troppo i saluti, forse perché non voleva che lo vedessimo piangere.
“Buona fortuna, figliolo. So che farai grandi cose.”
“Grazie papà. A presto.”
“Arrivederci, Dottor Woods.” Aggiunse Melanie, che non aveva aperto bocca fino a quel momento.
“Arrivederci, Melanie. Prenditi cura di Sean. So che lo farai.”
Melanie annuì, dopodiché uscimmo di casa, pronti per il viaggio che ci aspettava.
Dato che io e Melanie eravamo gli unici amici l’uno dell’altra, non ci furono altre persone da salutare.
“Quindi, da che parte dobbiamo andare per il Campo? Ci sei già stata, giusto?” Chiesi.
“In realtà, no. Non avevo nessuno che potesse accompagnarmi, e non ci sarei mai andata senza avere qualcuno di fidato con me. Tuttavia, so come arrivarci. Vedi, noi figlie di Ecate possiamo usare dei portali, come quelli di nostra madre, che ci conducono nel luogo che desideriamo, a patto che si tratti di un luogo mortale.”
“Ma scusa, il Campo Mezzosangue non è un posto...per semidei? Insomma, se possiamo essere trasportati soltanto in un luogo mortale, il Campo non è al di fuori da questa categoria?”
“In realtà, il cartello d’ingresso del Campo si trova nel regno mortale. Solo noi semidei e le divinità, però, possono attraversarlo. Quindi ciò che dobbiamo fare è pensare intensamente all’entrata del Campo Mezzosangue, e saremo lì in men che non si dica. Su, dammi la mano.”
Quel comando mi sorprese. Non avevo mai preso per mano Melanie da quando la conoscevo, e nonostante sapessi che serviva per giungere al Campo, il mio cuore accelerò i battiti quando le nostre mani si toccarono.
“Ingresso del Campo Mezzosangue. Ingresso del Campo Mezzosangue. Ingresso del Campo Mezzosangue.”
Sentii i nostri pensieri unirsi e amalgamarsi, e tutto d’un tratto una sorta di finestra si aprì davanti a noi, mostrando una vasta radura erbosa.
“Ha funzionato!” Esclamò Melanie, emozionata per la riuscita dell’esperimento.
“Non l’avevo mai fatto prima, non credevo sarebbe stato così facile! Coraggio Sean, andiamo!”
Prima che avessi tempo di reagire, mi strattonò con forza per il braccio, facendomi finire insieme a lei nel portale magico che avevamo creato.
Vidi un lampo di luce incredibilmente forte, tanto che dovetti chiudere gli occhi. Subito dopo, la distesa erbosa che avevo visto dal portale mi si materializzò sotto i piedi così all’improvviso che quasi perdetti l’equilibrio. Scossi la testa, frastornato da quel rapidissimo viaggio, e quando riuscii a mettere a fuoco la situazione, mi accorsi che Melanie provava il mio stesso smarrimento.
Una lunga staccionata circondava l’immensa prateria, e di fronte a noi , due pali, sormontati da un’insegna, permettevano l’accesso alla zona. La scritta “Campo Mezzosangue” si leggeva chiaramente.
Io e Melanie ci scambiammo un sorriso, e come prima di entrare nel portale, ci tenemmo per mano, pronti per iniziare la nostra avventura, insieme.
   
 
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