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Autore: Theresa    10/08/2015    1 recensioni
Ad Hogwarts e nel mondo magico la guerra è ormai presente mentre a Londra ed in Inghilterra la crisi economica fa da padrona.
In questo enorme caos la vita dei malandrini, uno in particolare, e di una particolare ragazza si intrecceranno nel cercare la salvezza.
Dal 1° capitolo:
-Si,sono un Black.- aveva iniziato Sirius -Non ho scelto io di esserlo, ma insomma, sono meglio di tutti voi, nobile casata dei miei boccini, messi insieme.- Si era alzato e diretto in camera deciso ad andarsene...
Si calò dalla finestra e disse addio a quella casa, il nottetempo lo aspettava e lo avrebbe portato lontano...
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Piccolo schizzo di Wolf

ANIMALE FERITO
 
Wolf aprì gli occhi ancora assonata, le lenzuola scivolarono via mentre si rigirava nel tentativo di trovare una posizione comoda.
Un brivido di freddo le percorse la schiena nuda, la finestra era aperta ed il vento gelido di Dicembre si era insinuato nella stanza.
Cercò il lenzuolo che poco prima le aveva tenuto caldo malgrado indossasse solo l'intimo ma non lo trovò.
Cercò di ignorare il vento gelido ma quello insisteva e sebbene si stringesse per riuscire ad aumentare un po' il suo calore corporeo stava lentamente congelando.
Si sedette sul materasso, appoggiò i piedi a terra, vi era qualcosa di freddo che si sciolse sotto le sue piante.
Abbassò lo sguardo, il pavimento era ricoperto da spruzzi di neve fresca che continuavano ad entrare turbinando dalla finestra.
Si alzò, fece qualche passo guardando il paesaggio esterno, il castello sembrava ricoperto interamente dalla neve, si avvicinò al davanzale mentre la l'aria continuava a soffiare sempre più forte facendo ricoprire la sua candida pelle di brividi.
I capelli volavano mentre si stringeva nelle spalle, i fiocchi continuavano ad entrare.
Agguantò le ante della finestra, le spinse e le chiuse.
Si voltò per tornare al suo letto dietro di lei la colpì di nuovo il vento facendole inarcare la schiena.
Tornò a girarsi verso la finestra nuovamente spalancata, il vento doveva essere terribilmente forte.
La chiuse nuovamente, questa volta controllò che lo fosse davvero, le aveva dato le spalle quando si bloccò tremante.
Da quando aveva una finestra nella suo camera?
Il vento la colpì di nuovo la schiena ma questa volta rabbrividì per la paura.
Si girò di scatto, la bufera cominciò ad imperversare spingendola indietro.
Sentiva il calore abbandonare il suo corpo, le dita congelate avevano iniziato a perdere sensibilità, tra i suoi capelli si stavano formando cristalli di ghiaccio.
Lottò per restare in piedi mentre disperatamente cercava di chiuderla, fece forza sulla braccia.
La neve continuava a finirle addosso, infilandosi ovunque, provocandole brividi, sciogliendosi a contatto con la pelle.
Batteva i denti per il freddo mentre la paura aumentava, cosa sarebbe successo se non avesse potuto più chiudere la finestra? Sarebbe entrato qualcosa.
Spinse,spinse con tutta la forza che possedeva,non sembrava abbastanza, ma niente doveva poter entrare, doveva cercare in tutti i modi di tenerlo fuori.
Se fosse entrato l'avrebbe uccisa, se qualcosa fosse entrato tutto sarebbe diventato buio, l'avrebbe presa, lei non voleva essere presa.
Poi, con un ultimo sforzo, le ante si chiusero, il vento non le fischiò più nelle orecchie, il suo rumore ovattato dai vetri.
Gocciolava mentre continuava a tenere chiusa la finestra, una piccola pozza d'acqua si era formata ai suoi piedi mentre tremava ed ansimava.
Le mani premute contro il legno e la maniglia, i suoi occhi scrutavano le gocce cadere irregolari nella pozza, l'acqua fredda correva lungo il suo corpo in piccoli rivoli, e più continuava a scorrere più faceva male, come se scavasse dei solchi sulla sua pelle.
C'erano dei punti in cui provava più dolore, percorse il suo corpo con lo sguardo e con orrore vide i lividi sempre più evidenti,sempre più grandi, prendere forma.
All'inizio rossi, poi più gialli ed infine viola e l'acqua scavava sempre più fonda, sempre più veloce.
Chiuse gli occhi e scosse la testa, tutto quello non poteva essere vero.
Li riaprì, gli ematomi scomparsi, niente scavava più la sua carne., era nuovamente asciutta.
Sospirò sollevata, le mani ancora premute contro le ante...la finestra non era svanita.
Alzò la testa lentamente, il cuore martellava, sembrava voler uscire dal suo petto.
I vetri erano completamente bui come se si affacciassero sul nulla, vide riflesso il suo volto pallido, le occhiaia, gli occhi spalancati, il sudore che colava e poi, dal buio, una figura si fece avanti.
Qualcosa era riuscito ad entrare malgrado i suo sforzi.
Era incappucciata come quella notte, non vedeva il suo volto.
Wolf si voltò, continuando a tenere la mani premute contro il vetro non riuscendo a smettere di tremare, a tenere a bada quel terrore che partiva dalla sue viscere.
Cercò la sua bacchetta ma come quella volta non l'aveva.
L'incappucciato fece un passo avanti, dal suo mantello estrasse un bastoncino contorto e scuro e lo puntò contro di lei.
La risata fredda, crudele che aveva già sentito,lei urlò ancora prima di sentire il dolore.
Prima che pronunciasse l'incantesimo, urlò di paura perché non voleva provarlo di nuovo, urlò così forte che i vetri dietro la sua schiena si frantumarono mentre lei cadeva a terra e gridava.
Era l'unica cosa che poteva fare, gridare ed avere paura.

Per le vacanze di natale Hogwards si era svuotata, succedeva ogni anno ma erano rimasti davvero in pochi.
I più numerosi erano i tassorosso, in cinque studenti tra il quinto ed il settimo anno.
I corvi erano solo tre ragazze dello stesso anno.
Remus, Lily e Sirius erano gli unici rimasti della loro casata e questo portò la ragazza a passare molto tempo con loro, a godersi la compagnia di Lunastorta e a sopportare, suo malgrado, la presenza di Felpato.
-Va bene!- sbottò la vigilia di natale Sirius. -Non venite se non volete.- disse spazientito guardando fuori dalla finestra il cielo plumbeo.
-Questo non vuol dire che non la organizzerò.- Si alzò dalla poltrona.
-Davvero?- chiese la ragazza alzando un sopracciglio accigliata. -Perchè vuoi fare una cosa del genere?-
-Perchè sarà divertente, alcool e segreti!- Rispose il ragazzo con l'atteggiamento simile ad un bambino di 5 anni che fa i capricci.
-Miss santerellinaEvans non può capire una serata obbligo o verità! Devo solo organizzarla! Nessuno dirà di no.
-
Remus scosse la testa sconsolate ma Sirius continuò imperterrito.
-La sera prima che tornino tutti! James e Amy saranno già qui, e poi quelli con cui passeremo il natale! Dal sesto anno in su Evans, sesto in su. Che c'è di male?-
Alla fine il ragazzo scosse la testa spazientito -Voi verrete e basta a costo di lanciarvi un Imperius!-
Si voltò, agguantò il suo cappotto e si diresse verso il quadro.
-Dove vai?- chiese lei.
Sirius la guardò -Ho un impegno.- rispose come se fosse ovvio.
Lei aggrottò la fronte sospettosa.
-Non pretenderai che passi la giornata con due secchioni come voi! Ho una reputazione da difendere!- sbuffò lui prima di uscire dal dormitorio.
Sirius percorse i corridoi con tutta la calma possibile, le mani in tasca perché, a quanto pareva, aveva perso i suoi guanti ma almeno si era ricordato della sciarpa.
Malgrado la temperature bassa ed cielo plumbeo sembrava una bella giornata, per essere Dicembre, il vento non era tanto forte e la neve non particolarmente alta.
Si fece largo attraverso la coltre, cercando di non ruzzolare giù per la collina, fino al lago che era completamente ghiacciato.
Si immerse nella foresta dove era decisamente più semplice camminare, i grandi rami di quegli alberi secolari aveva protetto il terreno dalle intemperie ed non si doveva arrancare perché il freddo aveva congelato la terra.
Arrivò fino a quello piccolo spiazzo sul lago Nero che la prima volta aveva incontrato per pura coincidenza mentre cacciava un coniglio nella sua forma di animagus.
Wolf lo stava già aspettando, lei era l'unica serpeverde rimasta al castello e questo non le dispiaceva affatto, ora non doveva più preoccuparsi di incorrere in qualche fattura ad ogni angolo e non doveva più evitare il suo dormitorio.
Indossava una giacca in pelle decisamente leggera per la stagione, continuava a stringersi nelle spalle e a strofinare le mani guantate lungo le braccia per riuscire a riscaldarsi un po'.
Indossava delle spesse calze di lana nere e una minigonna del medesimo coloro, assomigliava a quella della divisa scolastica, non potevano mancarle i suoi caratteristici anfibi logori.
-E' davvero stupida questa cosa.- sbuffò a denti stretti a se stessa mentre continuava a guardare il lago.
La bassa temperature invernale aveva portato a farlo ghiacciare, ora vi era una spessa lastra sopra la quale la neve si era depositata senza fare complimenti.
Mentre aspettava il ragazzo, irrimediabilmente in ritardo nel suo essere insopportabilmente un grifone, si chiedeva perché continuasse a tormentarla, non vi aveva scambiato più di qualche parola e la maggior parte erano state frettolose e fredde, inoltre non riusciva a sopportare il suo atteggiamento da sbruffone ed il fatto che sorridesse spesso, decisamente troppo spesso.
Tutto quel pomeriggio che avrebbe passato insieme a lui sarebbe stata una gran perdita di tempo, ma le costava comunque meno che pagare con il 25% dei suoi guadagni Jonson, quel corvo non aveva capito niente di come funzionava fare affari con lei, avrebbe potuto chiederle un aumento del 2-3% non di certo del 15%.
Eppure non le sembrava una buona idea quella di concedere il suo tempo a Sirius, lui avrebbe frainteso quello che per lei erano solo affari.
-Tay!- la chiamò e lei si voltò lanciandogli uno sguardo di fuoco, altra cosa che odiava di lui era come cercasse di usare il suo nome, le ci voleva tutto il suo auto controllo per non prenderlo a pugni.
-Smettila.- sbuffò.
-Non capisco.- rispose lui -Il tuo nome non è poi così male, credo sia bisex!- disse con entusiasmo.
Wolf scosse la testa spazientita -Non ti dirò perché,tu smettila e basta.-
-Ok, ok.- rispose lui alzando le mani in segno di resa e notando che la ragazza aveva le guance ed il naso leggermente rossi a causa del freddo e piccole nuvolette si propagavano dalla sua bocca ad intervalli regolare.
Lei si voltò spazientita verso il lago, si chiese dove fosse finita la sua sciarpa, erano successe così tante cose che era passata in secondo piano ma era quasi sicura che era rimasta nel suo appartamento o forse l'aveva presa lui, quella sera che sua zia aveva sofferto per l'astinenza.
Il silenzio continuava a propagarsi tanto che pensò che Black se ne fosse andato, forse aveva capito la totale perdita di tempo della sua idea.
Sentì i passi di lui avvicinarsi, un piccolo moto di delusione le si propagò sul viso mentre continuava a strofinarsi le braccia.
Lo sentì fermarsi dietro di se ma lei stava ripensando al sogno di quella notte, ancora la inquietava.
Le mani calde di lui si posarono sulle sue braccia nel tentativo di scaldarla, lei si spostò come scottata all'improvviso e fece qualche passo per allontanarsi.
-Che fai!?- il rosso che le infervorava le guance era di pura rabbia come la tempesta nei suoi occhi, non riusciva a sopportare che nessuno la toccasse, le era sembrato che la maledizione la colpisse di nuovo.
Si chiese nuovamente cosa non andasse in lei, cosa le avevano fatto.
-Mi sembrava solo che avessi freddo.- rispose il ragazzo turbato dal comportamento di lei.
-Sto bene.- rispose anche se in realtà stava congelando.
-Sai pattinare?- chiese allora lui volgendo lo sguardo verso il lago ghiacciato.
-Come scusa?- chiese lei, alla mente le tornarono i ricordi di un natale, lei aveva dieci anni, suo fratello appena quattro, ricordava il Tamigi ghiacciato ma non potevano permettersi pattini, aveva fatto una lunga camminata sopra la lastra scivolando e finendo per terra spesso, lei, suo padre,Jack,Dean e Xav.
-Pattinare.- ripeté lui estraendo la bacchetta e distogliendola dal ricordo.
-Io...no.- rispose mentre guardava il ragazzo far apparire delle lame di ghiaccio attaccate alla suola delle sua scarpe, a volte la magia la meravigliava ancora, altre volte la trovava una volgare scorciatoia.
-Non credo che sia più difficile che andare su quella tua tavola a rotelle.-
-Skateboard, si chiama skateboard.-
-Quello che è.- rispose lui agitando la bacchetta e facendo apparire le lame anche sotto i suoi anfibi, l'improvviso rialzo le fece perdere l'equilibrio e si ritrovò a terra sbattendo il sedere contro i ciottoli coperti di neve.
Lui rise mentre lei si rialzava massaggiandosi il sedere.
Le porse la mano ma lei rifiutò categoricamente guardando i suoi anfibi preoccupata.
Appena mise piede sul ghiaccio si sentì un'enorme idiota, per non cadere in avanti aveva spinto il culo indietro ed ora non riusciva più a rimettersi dritta, Sirius continuava a ridere mentre lei annaspava muovendo le braccia come se stesse affogando.
Il ragazzo gli si fece vicino dandole dell'imbranata, le toccò un braccio ed le cinse la vita per aiutarla a rimettersi in equilibrio ma lei annaspò ancora di più cercando di fuggire da quel contatto così doloroso.
Caddero entrambi, lui rise, Wolf non si stava divertendo affatto.
Lo vide cercare di rialzarsi ma per due volte finì faccia a terra, lei non poté trattenersi, quando però lui le offrì la mano per rialzarsi ammutolì.
-Non ti farò cadere, hai la mia parola.- disse lui cercando di essere serio.
-Non è quello.- rispose lei distogliendo lo sguardo dalla mano tesa ma la afferrò.
-Solo la mano.- disse poi. -Fino a che non riesco da sola.-
Cadde diverse volte portando giù anche lui, doveva ammettere che in qualche modo era divertente, le piaceva la velocità ma faceva fatica a girare e finiva sempre con il sedere per terra trascinando anche lui.
-Credo che tu ce la possa fare.- disse dopo un po' di tempo, era davanti a lei che pattinava con disinvoltura all'indietro tenendole entrambe le mani.
-Lo hai detto anche due volte fa e mi pare che il mio sedere si fradicio.- rispose stringendo maggiormente la mani del ragazzo.
-Ti fidi di me?- chiese lui.
-No.- fu la sospirata risposta della ragazza.
Lasciò le mani del ragazzo, continuò dritta per un paio di metri, le gambe tremanti che tendevano ad allargarsi, curvò rischiando di cadere faccia a terra e finalmente si fermò non lontano dalla sponda.
-Visto!- esclamò lui allontanandosi velocemente, piroettando su se stesso un paio di volte, descrivendo grandi cerchi poi sempre più stretti sul ghiaccio non staccandole mai gli occhi di dosso.
“Sbruffone.” pensò mentre lo guardava prodigarsi in quei giri assurdi interrotti da alcuni salti, chissà quante ragazze aveva ammaliato con quella tecnica.
Sentì un fruscio alle sua spalle, si voltò solo per controllare che fosse stato il vento ma quello che vide la costrinse ad aprire la bocca stupita e terrorizzata al tempo stesso.
Con l'equilibrio precario raggiunse la sponda e guardò tra le fronde degli alberi alla ricerca di ciò che aveva visto.
-Che c'è?- Sirius l'aveva raggiunta.
-Niente.- disse voltandosi verso di lui. -Sono solo stanca, puoi togliermi questi cosi?- chiese.
Felpato fece un veloce movimento con la bacchetta ed il ghiaccio delle lame si sciolse sotto i suoi piedi.
Un'altro fruscio tra gli alberi la fece girare mentre il ragazzo stavo raggiungendo la riva.
Senza preavviso corse nella foresta proibita, le aveva sorriso e le aveva fatto segno di seguirla e lei lo aveva fatto pur sapendo che non era vero.
Sirius vide la ragazza sfrecciare, per qualche secondo ne rimase sconcertato, pensò che fosse scappata da lui ma si stava divertendo fino a pochi secondi prima, le corse dietro ma la perse quasi subito.
I richiami del ragazzo le suonavano ovattati alle orecchie, troppo lontani per essere presi in considerazione ma non gli avrebbe risposto comunque, tutte le sue attenzioni erano sul bambino di dieci anni che correva davanti a lei.
Disperatamente cercava di starli dietro ed ogni volta che lo perdeva di vista il volto che si voltava verso di lei rivolgendole un sorriso era più grande, il bambino si trasformò ben presto in un adolescente dagli occhi stanchi ma per lei si animavano di luce.
-Dean!- gridò nel tentativo di fermarlo non riuscendo a raggiungerlo.
Lo perse di vista di nuovo -Dean!- chiamò disperatamente continuando a girarsi verso il fruscio delle foglie.
-You gotta move.- intonò la sua voce e lei si voltò, il ragazzo le sorrideva, quel sorriso che riservava solo a lei che conteneva tutti i loro segreti, le loro paure e speranze ma c'era qualcosa di rotto nell'immagine del ragazzo, qualcosa fuori posto eppure era proprio come l'ultima volta che lo aveva visto.
Cercò di avvicinarsi, tremava nel desiderio di poterlo toccare, di poter tornare tra le sue braccia e di potergli parlare, ma la distanza non si accorciava.
Cominciò a correre ma questo non bastò, allungò le braccia nella sua direzione -Dean!- finalmente lo raggiunse e capì.
Capì cosa c'era che non andava , appena posò le mani sul so petto lo capì, era il sangue, quel sangue che le stava ricoprendo le mai, che era colato sulla giacca.
Cadde in ginocchio, gli occhi sbarrati, si tolse la giacca per riuscire a liberarsi di quell'orribile sostanza e la lanciò lontano, lui si accovacciò di fianco a lei ed il sangue formò una pozza ai suoi piedi.
Wolf alzò lo sguardo, le lacrime scorrevano senza ritegno mentre mormorava il suo nome, persa.
Le sorrise, un sorriso gentile che si rivolge ai bambini quando non capisco le cose.
-When the Lord gets ready,you gotta move.- cantò semplicemente lui come se volesse consolarla.
Poi si alzò e si allontano, lei cercò di trattenerlo ma sembrava fatto della sostanza dei fantasmi e riuscì solo a gridare il suo nome, ad alzarsi e rincorrerlo di nuovo, qualcosa le stava dietro ma lei aveva occhi solo per il ragazzo che sorrideva.
Il sangue continuava a gocciolare dal corpo, pian piano si sciupò, divenne magro, cadaverico, il sorriso un'orribile smorfia sotto occhi spenti, non più dell'azzurro del cielo in estate ma bianchi come la neve che si stava colorando di vermiglio.
Sentì qualcosa trattenerla, qualcosa le aveva preso il bracciò, lottò per liberarsi, doveva raggiungerlo ma non vi riuscì.
Si calmò, una nuova paura era nata in lei, si voltò pallida in viso, gli occhi colmi di paura.
La figura incappucciata la sovrastava e allora urlò, urlò con tutto il fiato che aveva in gola alla ricerca della bacchetta ma faceva già troppo male, solo il contato con quella creatura faceva risvegliare nei suoi ricordi la maledizione.
Le braccia la strinsero mentre lei scalciava disperatamente, qualcuno le sussurrava all'orecchio il suo nome.
Conosceva quella voce, tutte le volte che l'aveva sentita ne era stata irritata ma ora aveva paura, non voleva che lui finisse in mezzo a tutto quello di nuovo ma faceva male.
Lottò più forte, gridò più forte, ed i sussurri divennero più forti fino a sovrastare ogni cosa, qualcuno stava gridando il suo nome.
-Wolf!- ripeteva.
Pian piano tornò alla realtà, la neve tornò nuovamente al suo candido manto, la figura incappucciata si trasformò pian piano in Sirius Balck.
-Wolf?- chiese lui vedendo il suo sguardo perso.
Lei si allontanò, sembrava un animale ferito, pieno di paura.
-Stai bene?- chiese ma la ragazza continuò a fissarlo mentre si chiedeva quanto avesse visto, quanto avesse capito le sue debolezze.
Lui si tolse la sciarpa e si accovacciò vicino a lei che stava tremando, sia per il freddo si per ciò che era appena successo.
La lana calda le avvolse il viso riscaldandola leggermente, lei vi immerse il volto non sapendo se piangere o mentire spudoratamente e scappare.
-Ti accompagno in infermeria.- disse lui prendendola per mano e aiutandola ad alzarsi prima che potesse decidere qualcosa.
Madama Chips aveva detto che era del tutto normale dopo quello che aveva passato, Wolf si appoggiò alla finestra, indossava ancora la sciarpa del grifone, a lei non sembrava normale soffrire di allucinazioni.
-Sembri molto stanca, cara. - disse la dottoressa apprensiva
-Faccio fatica a dormire.- rispose lei con noncuranza.
-Come mai?- chiese di nuovo.
Wolf lanciò uno sguardo a Sirius, era tutta colpa sua se adesso le facevano domande a cui non aveva voglia di rispondere.
-Incubi.- disse tranquillamente agitando la mano per sottolineare la poca importanza di tutto ciò.
-Da quando?-insistette la donna.
-Da quando sono uscita dall'infermeria.- mentì per non preoccupare troppo la sua guaritrice, sicuramente se ne sarebbe fatta una colpa per non essersi accorta che la sua paziente si svegliava nel bel mezzo della notte madida.
La donna la guardò critica. -E' ricorrente?-
-No. Il mio subconscio ha una discreta fantasia.- rispose non volendo scendere nei dettagli.
-Oltre a tonico ti lascio delle gocce per dormire, sembra davvero che tu ne abbia bisogno.-
Madama Chips sparì nel suo ufficio per tornare con due differenti boccette e le spiegò come doveva usare il suo contenuto.
-Accompagnala fino al suo dormitorio, non guardarmi così, cara. Hai subito un violento shock e ti devi riposare,è solo per precauzione. Non credo che succederà nuovamente ma la compagnia di un baldo giovane- Wolf cercò di non ridere al vocabolo usato dalla donna -non può che farti bene. Tieniti stretti gli amici.-
-E più stretti i nemici.- sussurrò lei ma la donna, per fortuna, non la sentì.
Lasciata l'infermeria Wolf sospirò, ricordava quella notte all'ospedale quando aveva chiesto ad un Xavier addormentato se la sua mente aveva già iniziato a giocarli brutti scherzi, ora sperava che lui non fosse nella sua stessa situazione.
Le mancava terribilmente, non poter parlare con lui e nemmeno scrivergli, Silente era stato categorico, l'intera famiglia Parker e suo fratello erano stati portati in una casa protetta e lei non poteva avere contatti con loro fino a nuovo avviso.
Jack era stato adottato dai possessori del rifugio che avrebbero provveduto alla sua futura istruzione magica, ma lei non riusciva a stare tranquilla e si consolava con il pensiero che almeno il suo migliore amico avrebbe vegliato su quello che rimaneva della famiglia Wolf.
Si sedette sulle scale in pietra, poggiò una spalla contro il possente corrimano e affondò il volto nella sciarpa che si vergognava di indossare perché, malgrado tutto, lei era una serpe e nell'indossare quell'indumento si sentiva un po' una traditrice.
Aveva voglia di piangere, quell'allucinazione era stata così vivida, era come uno dei suoi sogni, ed aveva paura di non distinguere più la realtà dagli incubi.
Come avrebbe capito se stava dormendo o se era sveglia? Non lo sapeva e l'unica cosa che avrebbe voluto fare era piangere o fare colazione nella taverna vicino al suo appartamento, come faceva con suo padre prima di affrontare un problema, come aveva fatto per l'ultima volta con Dean.
Si strinse nelle spalle mentre sentiva le lacrime pungerle gli occhi ma si diede un contegno, non voleva mostrarsi debole e non poteva permetterselo.
Sirius era seduto di fianco a lei, in imbarazzo continuava a guardarsi le mani, si sentiva stupido.
Sapeva di essere stato una presenza ingombrante per la ragazza, non la conosceva eppure si era ritrovato a condividere momenti che appartenevano solo a lei di cui sapeva di non fare parte.
Anche quel giorno sapeva di aver assistito a qualcosa a cui non doveva esserci, ancora ricordava come lei aveva lottato nel tentativo di liberarsi da lui come se fosse un mostro ed il suo tocco scottasse e si chiedeva cosa potesse mai aver visto da farla gridare in quella maniera.
Improvvisamente lei si alzò e cominciò a scendere le scale.
-Non serve che mi accompagni.- disse quando lo sentì seguirla.
-Hai sentito gli ordini del medico.- rispose lui portandosi al suo fianco.
Lei scosse la testa -Vedi? Ti intrometti, sempre.- sospirò e lui non seppe che dire.
-Come quando ho colpito quei coglioni della mia casata e tu mi hai difeso con la McGranitt, tutti voi l'avete fatto e non eravate tenuti.-
-Non avevi nessuna colpa, insomma ti hanno chiamata...- lasciò cadere la frase.
-Sporcosangue.- concluse lei tranquillamente. -E' quello che sono, una sporcosangue e non mi da fastidio essere chiamata così. Questo non cambia che siete intervenuti e non dovevate.- lei aveva incoscientemente velocizzato il passo e quasi inciampò in un falso gradino che si era dimentica vi fosse sulla scalinata.
Lui le afferrò il polso per impedirle di cadere.
-Lasciami!- si sottrasse alla sua stretta. -Vedi! Ti intrometti!-
-Stavi per cade...-

-Non è questo il punto, cazzo! Io non voglio dovervi niente ma voi, ma tu continui ad intrometterti! Perchè cazzo lo fai!?-

 
Vi auguro la buona notte con questo capitolo ^-^
Recensiteeeee!
Ho sonno.
ZOMBIE MODE ONE
 
  
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