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Autore: Sere86    29/01/2009    5 recensioni
"Avendo lei purgato tutta la sua pena é mio dovere riconsegnarle le chavi del maniero. Ricorda che potrà essere sottomesso a ispezioni qual’ora il ministero ne senta il bisogno. Secondo il codice 744 della legge contro i crimini di guerra, le si può sospendere o addirittura togliere il diritto di praticare la magia al primo sospetto di uso illecito di questa. Detto ciò, buona...buona fortuna signor Malfoy." Malfoy esce di prigione e scopre che non tutte le cose sono come sembrano, molti segreti verranno alla luce. Tutte le famiglie non sono poi così perfette.
Genere: Romantico, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A/n: ATTENZIONE! Per chi non l’avesse ancora fatto, consiglio di leggere prima le due One-shot “E se puoi... salva anche me” e “Sveglia che è tardi” per una miglior comprensione in quanto prequels.

 

Buona lettura.

 

 

 

CAPITOLO VI

 

 

888888

 

“Non vi è nulla di nascosto che non debba essere rivelato. Né cosa segreta che non venga alla luce.”

 

Sacre Scritture

 

888888

 

 

Sbatté un pugno sul muro a cui era appoggiato. Aveva notato che c’era qualcosa di strano nel momento in cui lo vide: un uomo appostato all’inizio della scala che portava al reparto a lungo termine. Non aveva né divisa né distintivo, ma era appoggiato alla colonna reggente la scalinata da circa due ore guardandosi intorno sospettoso.

 

L’avevano visto.

 

-          Un auror. Merda!- Imprecò Draco sottovoce.

 

 

 

 

-          Deve aver fiutato qualcosa...-

 

L’espressione corrucciata, Harry sorseggiò un po’ di succo di zucca. La cucina brillava di mille diamanti proiettati sulle pareti. Era stata Ginny a volere le finestre con quelle decorazioni e ora il risultato era che Harry non poteva leggere niente senza sentire quel fastidio di chi ti punta la luce nell’occhio. L’odore di bucato fresco e pancakes lo aveva fatto scendere dal letto piuttosto presto per essere una domenica. E poi il problema di Hermione non lo faceva dormire.

 

Ginny stava entrando dal retro con una cesta piena di lenzuola. Nonostante la gravidanza era sempre abbastanza energica la mattina; era la sera il problema, e tutti quei massaggi ai piedi che Harry aveva dovuto imparare a fare con maestria. Harry si alzò subito andando incontro a Ginny prendendole la cesta e posandola sul tavolo.

 

-          Grazie amore.- Disse Ginny con fare tranquillo prendendo della marmellata dal primo scaffale. – Vuoi un po’?-

 

-          No grazie, tutta tua. Vieni siediti, ho già tirato fuori il succo.

 

Ginny si girò pesante per poi tuffarsi sulla sedia accanto a Harry.

 

-          Io e la marmellata abbiamo un conto il sospeso.

 

-          Uh hum...

 

Harry sapeva benissimo quanto la marmellata alla fragola fosse off limits per lui; l’aveva imparato a sue spese durante la prima gravidanza. Svegliare tutti coloro che conosceva per raccattare un barattolino di quella marmellata solo perché lui aveva mangiato l’ultimo cucchiaino non era un’esperienza che voleva ripetere.

 

-          Avvolte ringrazio Merlino che la gestazione è di soli nove mesi. Mio Dio, poveri elefanti: sai quanti mesi sopportano loro? Al quinto mese mi sentivo già scoppiare. Ora sembro proprio una mongolfiera, non mi ricordavo fosse così faticoso!

 

-          Uh uhm...

 

-          E non provare a dire che sai cosa si prova, tu, uomo!

 

-          Non ho detto niente!

 

Ginny sorrise dolcemente.

 

-          Non parli.

 

-          Lo sto facendo.

 

-          Non è questo. Sono giorni che sei tutto preso dal lavoro e Malfoy è uscito da Azkaban da settimane e tu non hai ancora detto una parola in proposito. Come minimo mi aspettavo una sfuriata o chissà che cosa. Invece niente, zero assoluto. Non è da te!

 

-          Ginny, non la penserai come Ron, spero. Siamo cresciuti! Malfoy è un caso chiuso. Non è di mia competenza quindi non vedo come possa fregarmene di quel verme. Mi farei solo del sangue marcio. Solo che in questo periodo... sai com’è? Tutti questi trambusti, l’hotel che vogliono costruire, le manifestazioni. E se qualcosa va storto sono io–

 

-          Il capo...

 

-          Esatto. Quindi il responsabile; Blochnails non vede l’ora di darmi addosso. E poi sai che periodo dell’anno è questo qui. È anche venuto il signor Patil!

 

-          Poverino, dopo tutti questi anni non si è ancora arreso per Padma.

 

-          Mi ha pregato di riaprire il caso per l’ennesima volta; dovevi vedere la sua faccia quando ho dovuto congedarlo. Era abbattuto e chiudendo la porta ha detto “Ci vediamo tra un anno” Non si fermerà mai, sai ? Lo capisco. Neanch’io mi fermerei se succedesse qualcosa del genere a Lily.

 

-          Già. Almeno Hermione è lì. Padma invece... Va’, non pensiamo a queste cose. James e Lilian li ho già mandati dalla mamma; magari riesco a riposare un po’. Allora mi vuoi parlare, lo sai che sono una tomba. Chi ha fiutato? Qualcosa di grave al lavoro?

 

-          Oh! Niente di che, devo fare un giro. Ti raggiungo da tua madre per il pranzo.

 

-          Ma Harry, oggi è domenica! Se fosse un “niente di che” non ti scomoderesti ora!

 

-          Ginny, amore, non voglio allertare nessuno se prima non stringo qualcosa in mano, ok? Magari è solo un buco nell’acqua. Poi ti racconto, ma ora devo andare.

 

Harry si alzò affaticato.

 

-          Allora vedi che è importante; di certo è qualcosa che ci riguarda da vicino dato che potresti allertare noi. Poi mi racconti, non credere di salvarti. Bacio. Ah! E se passi da Diagon Alley prendimi delle cioccorane e il treno di Lizzy arriva alle dieci.

 

-          Ci va Ron.

 

-          Ron ti ha detto la settimana scorsa che non avrebbe potuto.

 

-          Oh merda! Mancano cinque minuti! Allora corro, bacio! Accompagno io Lizzy. Il cappotto, il cappotto dov’è il CAPPOTTO?

 

-          Dalla porta Harry. Dove l’hai lasciato ieri sera.

 

-          Ah, giusto! Cazzo cazzo CAZZO! Torno presto.

 

-          Ti conviene.

 

In piedi Harry le accarezzò dolcemente il viso con le dita, s’infilò il cappotto azzurro e si smaterializzò.

 

 

 

 

Era il secondo giorno che si ritrovava a girovagare per le tortuose strade magiche di Londra per poi fermarsi in quel giardino pubblico dietro Tulip Street. Si sedeva sulla panchina più ad ovest, vicino al laghetto artificiale, a fissare la villetta di fronte. Non poter visitare più Hermione lo stava rendendo pazzo, ma era stato azzardato e non aveva saputo resistere alla tentazione di starle vicino: aveva perso la cognizione del tempo. Uno stupido errore ed ecco come lo pagava. Ora si trovava ad osservare quella villetta disabitata che una volta avrebbe potuto essere la loro casa.

 

La sua vita era stata fatta a pezzi e trovarsi nei luoghi di un tempo era l’unico modo che aveva per non soccombere e cadere nel limbo che lo aveva inghiottito anni addietro.

 

Pezzo dopo pezzo alla ricerca di un passato da ricomporre.

 

Come i brandelli di una foto strappata.

 

 

-          Ti voglio portare in un posto. Non è troppo lontano da qui. È vicino a Diagon Alley dalla parte residenziale. Hai presente Tulip Street? C’è un posticino carino che mi ricorda i giardini sotto il Pont Neuf a Parigi. Ci vado spesso a leggere!

 

 

-          Hermione... Ero riuscito a comprarla la casa. Quella che da proprio qui, sul laghetto, che era stata messa in vendita. Doveva essere una sorpresa alla fine della guerra. La delusione dipinta sul tuo volto quando scopristi che un tale aveva comprato la villetta. Quando tu sapevi benissimo che non potevi permettertela... Non vedevo l’ora di dirti che ero io quel tale e che la casa sarebbe stata nostra. Non sai tutti gli stratagemmi perché mio padre non mi scoprisse, ah! Che cosa me ne faccio adesso?

 

Parlava guardando i timidi raggi di sole sull’acqua ridisegnare i contorni dei palazzi riflessi.

 

-           Questo era il “nostro angolo di paradiso” come dicevi tu. Anche oggi come tutte le volte che siamo venuti, anche oggi che sono solo, qui è spuntato un po’ di sole. Non sono ancora riuscito ad entrarci, in casa. Mi ero promesso che avrei varcato la soglia per la prima volta con te. Magari un giorno questa sarà la casa di nostra figlia.

 

Allargò le braccia sullo schienale della panchina e girò il viso verso il sole autunnale.

 

-          Non ho ancora deciso cosa fare al riguardo. Di certo i Potter non mi lasceranno mai avvicinarla. Troverò qualcosa.

 

Inspirò.

 

-          Se tu fossi qui staresti ridendo. In effetti, sono impazzito: parlo da solo contro il vento in un giardino dimenticato da Dio e l’unico luogo che mi sia mai saputo di casa non l’ho mai abitato. Staresti sghignazzando del mio essere così patetico.

 

 

 

L’andirivieni continuo di corpi la stava nauseando. Corpi eccitati, tristi o semplicemente in attesa del momento del giudizio formavano un groviglio di espressioni che la mettevano in soggezione. Perché era così che lei si sentiva dentro: confusa, strana, arrabbiata, apatica, felice... come se soffrisse del disturbo di personalità multipla. Vedere qualcosa di esterno che la rispecchiava nel profondo lo trovava odioso e ingiusto nei suoi confronti.

 

Oggi era domenica e come di consueto sarebbe andata a far visita a sua madre di prima mattina. A formulare domande che non avrebbero ricevuto risposta.

 

-          Lizzy! Lizzy dove sei?

 

Eccolo suo zio. La sua versione di simil-padre. Tutto spettinato con gli occhiali tondi degni del XVIII secolo. E cappotto da Auror, giusto per non attirare l’attenzione.

 

-          LIZZY??

 

-          Zio!

 

-          Ah! Eccoti, sei qui.

 

-          Già, e tu sei in ritardo.

 

-          Ehm, sai non trovavo il cappotto e poi son dov-

 

-          Di un quarto d’ora.

 

-          Sì ma... lo sai che... non-

 

-          Ti sei dimenticato. Di nuovo.

 

-          Io non... Hai-hai ragione, scusa. Credevo venisse Ron.

 

Elizabeth lo guardò torva. Suo zio: Harry Potter, un disordinato cronico, cocciuto, scostante, incompreso, pedante, smemorato, avvolte sconsiderato, affettivamente asfissiante capo-auror . La guardava ancora mortificato. Prima che potesse pronunciare una qualsiasi altra scusa lei lo fermò con un sottile gesto della mano.

 

-          Che ne dici se ci smaterializziamo?

 

Gli porse una mano che lui prese delicatamente.

 

-          Ti lascio al San mungo e ti vado a riprendere tra un ora. Ho una commissione da fare a Diagon Alley.

 

-          Salterellini Zompanti Acidosi?

 

-          No, cioccorane. Stavolta mi è andata bene!

 

Crack

 

 

 

 

Entrando nel reparto Janus Thickey sembrava di attraversare uno spazio temporale sospeso. Certo l’aria pesante ed il penetrante sentimento d’impotenza si facevano sentire. Era l’assenza del solito viavai di visitatori che dava ai lunghi corridoi quell’aria da film horror.

 

Nessuno dalla segreteria.

 

Nessuno nei corridoi.

 

Nessuno in giardino.

 

Harry ed Elizabeth percorrevano con lentezza i corridoi verso la stanza dove giaceva Hermione.

 

-          Cos’è successo Zio?

 

-          Eh?

 

-          Non c’è nessuno oggi. È Strano.

 

-          Oh! Beh... saranno occupati.

 

-          Chi lavora si, ma i visitatori? Oggi è domenica.

 

-          Non credo che-

 

Harry affrettò di poco il passo. “No, no. Dai non farlo. Dai dai..”

 

-          Salve capo-auror.

 

“L’ha fatto. Cazzo”

 

-          Tenente.

 

Elizabeth gli afferrò il braccio fermandolo e girandolo verso di sé. Gli occhi glaciali.

 

-          Che storia è questa zio?

 

-          Io... Lo sai che devo sempre tenere a mente la tua salvaguardia. L’ho promesso a-

 

-          Mia madre, si. Lo sai che odio essere scortata, ne abbiamo già parlato tante volte! Chi vuoi che mi faccia del male? Perché non mi LASCI IN PACE! Non ho bisogno di scimmioni che mi seguano a destra e a manca!

 

-          Non sai quello che dici. Non hai idea-

 

-          NO! Tu non hai idea-

 

-          Adesso basta. Vai da Hermione. Sono qui tra un’ora.

 

Categorico, Harry le mise una mano sulla spalla e la portò vicino alla porta della stanza; fece per aprirla. Si stava irritando per l’ennesima volta.

 

-          No, ZIO!

 

Si ritrasse; un passo indietro, due, non gli piaceva mentirle.

 

-          Un’ora.

 

Crack

 

“Se n’è andato. Mio zio si è smaterializzato. ARRGH”

 

-          Bravo scappa. SCAPPA o grande eroe del mondo magico dei miei stivali!

 

Pestò il piede destro a terra due volte e strinse i pugni. Lo sguardo era furente. Era sempre così con lui. Se aveva qualcosa da ridire peggio per lei, non la stava mai ad ascoltare. Non aveva nessuno che la stesse ad ascoltare. Non c’era nemmeno la sicurezza che sua madre potesse ascoltarla.

 

-          E cosa avete da guardare voi? Fate il vostro lavoro e non rompetemi le scatole. SU SU GIRATEVI! Non vi voglio sentire nemmeno fiatare o dico al vostro capo-auror qualcosa di poco carino sul vostro conto, il tanto per una bella sospensione!

 

“Idioti”

 

Aprì la porta della stanza 310 con prepotenza, entrò e chiuse sbattendola.

 

Al di là della soglia Elizabeth rimase pietrificata: la luce filtrava limpida dalla finestra; avevano scostato le tende, lavato le tende; i fiori freschi su entrambi i comodini, niente polvere, niente calcare dal lavandino, tutto era perfetto. Elizabeth ghignò:

 

-          E ora come faccio a sfogarmi su Kate, mamma? L’ultima sfuriata deve averle fatto effetto. Sei bellissima oggi, profumi di rose! E che bei fiori... dove lo metto ora il mio mazzetto di malva?

 

Click

 

“Quando parli del diavolo”

 

-          Signorina Granger?

 

Kate Hudson, l’infermiera incaricata delle cure di Hermione, fece capolino dalla porta.

 

-          Spuntano le corna...- disse Elizabeth a denti stretti.

 

-          Signorina, mi hanno chiamato quelli della sicurezza. Tutto bene? Ha bisogno di qualcosa?

 

-          No, grazie. Quelli della sicurezza semplicemente non hanno capito cosa vuol dire farsi i fatti loro.

 

-          Ah, capisco...

 

-          Bella l’idea del profumo.

 

-          Quale profumo?

 

-          Quello alle rose. È in tutte le boccet– non l’hai messo tu?

 

-          Oh il... Sì il profumo. No, cioè... Se ha bisogno di qualcosa non esiti a chiamarmi.

 

Click

 

-          Perfetto! Cos’è? Oggi hanno indetto il Grande-Giorno-della-Fuga? Almeno tu non puoi scappare, mamma.

 

Elisabeth si avvicinò alla poltrona tra il letto e la finestra sbuffando.

 

-          Diamo un’utilità a questa povera poltrona. Così sarò più comoda per farti vedere quello che ho trovato. Come hai potuto mamma? Perché lui?

 

Iniziò a tirare fuori fogli su fogli, foto, lettere, libri ed appunti. Raccontare tutto a sua madre e farle domande anche se sapeva che non avrebbe ricevuto risposta erano un modo per chiarirsi le idee. E per rendere il tutto più reale.

 

 

 

 

Andare al Ghirigoro era stato effettivamente di poco aiuto. Anzi, ora la cosa lo preoccupava ancora di più. Non solo il Signor Blotts non c’entrava niente con il visitatore misterioso; quando lui aveva chiesto se si ricordava di aver visto qualcosa di strano negli ultimi tempi, Blotts parlò di un certo signore che aveva voluto comprare una quantità esorbitante di mini-polisucco. E le mini-polisucco erano ancora legali. Harry aveva la sensazione di tralasciare qualcosa.

 

“Merlino! Potrebbe essere chiunque!”

 

-          Kate, tutto bene?

 

-          O sissignore, perfettamente. Elizabeth è ancora dentro.

 

-          Grazie.

 

Si avviò verso la stanza. Aprì la porta.

 

-          Lizzy? Lizzy, sono già arrivato. Vediamo come sta la nostra cara Hermione.

 

Una parte della stanza era completamente invasa da fogli ed articoli. Elizabeth sgranò gli occhi orripilata e incominciò a raccogliere tutto rapidamente.

 

“Questa mania di non poter usare la magia fuori dalla scuola. Merlino perché?”

 

-          Perché sei in anticipo... Cioè, sei in anticipo zio! Di venticinque minuti! Nessun ordine da impartire ai tuoi scagnozzi: inseguimenti, spionaggio, rottura di scatole?

 

-          Dai Lizzy, lascia perdere ok? Non mi risulta il tenente o qualcuno ti abbia importunato. In ogni caso ho fatto più veloce del previsto. Come sta ‘Mione?

 

Harry fece un passo verso il letto.

 

-          Stabile, come al solito. Sei stato tu a richiedere il profumo, i fiori e le altre cose? È molto carino.

 

-          Oh? Sissì, certo. Il profumo e i– i profumi per il bagno e i fiori di... Quei fiori belli. Quelli lì!

 

-          Peonie, Zio.

 

-          Esatto, le peonie!

 

Elizabeth lo guardò di sottecchi cercando di recuperare poco alla volta tutto ciò che in tre minuti era riuscita a spargere per quasi tutta la stanza.

Harry portò una mano sull’avambraccio di Hermione; la accarezzò lievemente, lo sguardo perso in conversazioni e parole ripetute già troppe volte.

 

-          Mi manchi so-tutto-io.

 

Si sporse per darle un bacio sulla fronte avvicinandosi pericolosamente a ciò che Elizabeth tentava di nascondere a tutti i costi. Il fascicolo che ora le dita di Harry stavano afferrando con curiosità.

 

-          Cos’è questo?

 

Elizabeth si sfregò le mani nervosamente senza staccare gli occhi dal fascicolo. Questo non va’ bene, per niente bene, pensò.

 

-          Niente, mi sono portata delle cose da fare mentre ero qui.

 

-          Ah... Vuoi dire che quando sei con lei non le parli?- chiese Harry dispiaciuto.

 

-          No, si!Sai non posso mica sempre parlarle! E poi che te ne frega a te! Non vieni quasi più!

 

-          Lizzy!- la rimproverò Harry accarezzando lievemente la copertina ruvida e passando l’indice sul bordo dei fogli..

 

Elizabeth, temendo il peggio, si fiondò di fronte a lui e avvolse i suoi appunti possessivamente con le mani cercando di toglierli dalla presa ferrea dello zio. Lo guardò spudoratamente negli occhi.

 

Era così nervosa che non si rese nemmeno conto del tono che aveva usato in precedenza.

 

-          Immagino siano compiti. Se sono di difesa contro le arti oscure te li posso correggere.

 

-          No. Non voglio. Ora se puoi restituiscimelo.

 

-          Lizzy ma cosa ti prende? È tutta la mattina che sei intrattabile! Adesso basta.

 

-          Sei tu che prendi le mie cose e non me le ridai!

 

Cercò di tirare a se il fascicolo senza riuscirci e ora Harry la osservava sospettoso.

 

-          Cos’è che non mi vuoi far vedere Elizabeth? Cosa tieni nascosto qui dentro?

 

-          Niente, adesso mi vuoi pure controllare, non ti basta circondarmi di gorilla? È per quello che non c’è nessuno, vero? Tutti quei auror in giro e hai anche vietato le visite... quella povera gente che ha solo la domenica per far visita ai propri cari come fa? Me lo vuoi dire? Tutto per un tuo capriccio iperprotettivo! Non mi lasci respirare; è una fortuna che io debba andare a Hogwarts.

 

Harry ora era visibilmente alterato.

 

-          In questo momento a far capricci non sono di certo io. E non ho deciso io di vietare le visite, è stata una misura presa da un mio sottoposto della quale non ero a conoscenza se proprio lo devi sapere!

 

-          Vedo che nemmeno i tuoi sottoposti ti danno retta.

 

-          Quando torniamo a casa ne riparliamo, ragazzina!

 

-           Di cosa? Non c’è niente da dire.

 

-           Ah si? Allora comincia a parlare in modo appropriato, non come una viziatella!

 

-          Certo, se tu la smetti di controllarmi.

 

-          Non parlarmi in questo tono Elizabeth. Stai passando il limite! Non hai idea-

 

-          Non hai idea qui, non hai idea lì! Dimmi, di cosa dovrei avere un idea. E DAMMI IL MIO FASCICOLO!

 

Harry non mollò la presa nemmeno un attimo. Doveva chiarire adesso. E non poteva lasciare che distogliesse lo sguardo né la concentrazione.

 

-          Prima te l’ho lasciata passare ma ora... Sono stanco di essere trattato secondo i tuoi umori e oggi non è la prima volta! Non hai nessun diritto di parlami così. Ho giurato a tua madre e a me stesso di crescerti come si deve. Non così insolente! Ti ho cresciuta come una figlia! E merito rispetto. Sono–

 

-          TU NON SEI MIO PADRE!

 

In quel momento accaddero più cose allo stesso tempo. Elizabeth non sapeva nemmeno perché l’avesse detto: forse la confusione, la paura, il sentimento di soffocamento... o forse tutto insieme e il voler uscire in fretta da quella situazione non le aveva dato tempo di ponderare le sue parole. Entrambi, l’una per il rimorso, l’altro per lo stupore, lasciarono cadere il fascicolo che sparse fogli ovunque. Negli occhi di Harry passò in un lampo una fitta acuta e sottile. Elizabeth si portò una mano sulla bocca e spalancò gli occhi. Harry, le braccia arrese lungo i fianchi e i pugni chiusi, parlò per primo.

 

-          So di non essere il tuo vero padre, però ho sempre cercato di esserne uno per te. Non lo sono e in qualche modo hai sempre trovato il modo di ricordarmelo, ma non credevo che... Ho provato a fare del mio meglio sai? Sia io che Ginny.

 

-          Mi dispiace. Io non... non volevo...

 

-          Ti vogliamo bene come ad una figlia. Perciò ti trattiamo come tale, con i suoi vantaggi e svantaggi. Non avrai i miei capelli o i miei occhi, ma non credo che siano i geni a fare di una persona un padre o una madre. Sono io che insieme a Ginny ti ho cresciuta. Ginny ed io abbiamo voluto prenderci cura di te, cercando di trasmetterti quei valori fondamentali nella vita perché tu possa essere un giorno indipendente, così come facciamo con James e Lily. Così come i genitori fanno con i figli perché è questo il nostro compito.

 

-          M-Mi dispiace davvero...

 

-          Cerco sempre di fare del mio meglio. So che avvolte non è facile per te, in un certo modo ci sono passato anch’io, ma ce la metto tutta. Ne sono convinto. A quanto pare per te non è abbastanza, però è un mio dovere. Sapevo che un giorno sarebbe potuto arrivare questo momento solo speravo sempre che non... Io... cos’è questo?

 

Harry, che aveva abbassato lo sguardo, corrugò la fronte; s’inginocchiò a prendere quello che sembrava un articolo di giornale. Mai niente nella sua vita lo aveva preparato a tutto ciò che trovò e scoprì quel giorno sparpagliato in tanti fogli, sul pavimento di un ospedale.

 

-          Lizzy?

 

 

 

A/n: Chiedo venia per gli errori di battitura.

Ringraziamenti...( rewiews please!!):

 

lady_slytherin: Piano piano tutto verrà a galla... Cmq Elizabeth é una ragazza forte e testona. Se la caverà!

 

giuliastarr: Non dirò che ho aggiornato presto... eccoti qui il seguito!

 

 

  
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