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Autore: Heyale    11/08/2015    2 recensioni
Sasuke era scappato dal suo villaggio anni prima, e come lui e suo fratello, anche sua figlia ha dovuto rendersi conto di non vivere nel mondo che credeva. Sarada Uchiha vede nella fuga la sua unica via d'uscita quando nessuno risponde più alle sue domande.
Shikadai Nara pensa che la sua migliore amica gli confidi sempre tutto.
Inojin Yamanaka è convinto che la ragazza che gli piace non possa scappare dalla sua vita.
Boruto Uzumaki alla fine tiene alla sua compagna di team, e non vuole che corra pericoli.
Ma si sa, ad un Uchiha, di questo importa ben poco.
  
Dal testo:
Fu questione di un attimo, e lo Sharingan eterno apparve al centro dei suoi occhi. I tavoli erano completamente ribaltati, a terra giacevano i vassoi e i cibi ormai irrecuperabili, Sasuke e Sakura fissavano allibiti il corpo di Sarada tremare tra le braccia di Shikadai.
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Sarada incontrerà nuovi compagni, a loro volta nuova generazione di vecchi compagni di Sasuke. Affronterà nuovi pericoli, tenteranno di riportarla a casa, dovrà fronteggiare tanti nemici. Lei ha il suo obbiettivo, ma basterà per farle dimenticare cos'ha lasciato al Villaggio della Foglia?
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sarada Uchiha, Shikadai Nara, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Sarada 03 Riassunto del capitolo precedente: Nel tragitto verso il covo di Orochimaru, Aki e Sarada si imbattono in Fuyuko, in apparenza una semplice nemesi del ragazzo. Sarada viene a sapere che Aki è il soprannome di Akito, ma lui non le racconta granché di Fuyuko, anzi, dice che gliene parlerà insieme a Daichi. Finalmente arrivano al covo, e Sarada fa la conoscenza di Daichi Uzumaki, un ragazzo rosso dagli occhi quasi uguali a quelli di Boruto. All'inizio lui non si presenta bene perché è impegnato a rimproverare Aki (sebbene siano coetanei), ma in seguito si presenta e incoraggia Sarada a parlare di sé.
Nel frattempo, Boruto convince sia Inojin che Shikadai a partire con lui in una missione di salvataggio per riportare a casa Sarada e Sasuke confida a Naruto tutte le sue preoccupazioni.


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03
Io credo in me e dico addio agli eroi puerili


"Allora, da dove posso iniziare...?" Sarada si strofinò la mano sul collo, sbuffando. "Comincerò con le presentazioni. Io sono Sarada Uchiha, compagna di team di Boruto Uzumaki e-"
"Uzumaki, hai detto?" Daichi aguzzò lo sguardo. "Eppure non ne ho mai sentito parlare."
"Infatti, anche io ho trovato strano che ci fosse un altro Uzumaki quando Aki mi ha detto di te" spiegò l'Uchiha, pensierosa. "Uzumaki è il cognome del nostro Hokage e dei suoi figli, non sapevo che ce ne fossero altri in giro."
"Non sai proprio nulla del team Taka, eh?" Aki appoggiò i gomiti sul tavolo, senza l'ombra del suo solito ghigno sul viso. Poi si rivolse verso Daichi. "Dobbiamo insegnarle un po' di cose."
"Con calma, però" replicò l'altro, poi parlò di nuovo con Sarada. "Tuo padre è Sasuke Uchiha, no?"
Sarada annuì, leggermente insicura. A quel punto, chi fosse suo padre non lo sapeva nemmeno lei. Guardò i ragazzi scambiarsi una veloce occhiata, e in quel momento la situazione si chiarì in merito a quei due: evidentemente, Aki doveva essere quello esperto nei combattimenti, un tipo furbo nelle strategie ma meno attento nelle questioni della realtà; Daichi doveva essere l'opposto, ovvero quello con più calma e abilità di riflessione nella vita di tutti i giorni ma meno forte nei combattimenti. Almeno, quello era lo scan a prima vista di Sarada, che fosse vero era tutto da vedere.
"Possibile che tu non sappia nulla?"
"Se mi lasciate finire forse saprete anche il perché" ribatté Sarada, irritata da tutte quelle domande. Mica era colpa sua se Sasuke aveva preferito il silenzio ad un normale dialogo padre/figlia. "Mio papà non mi ha mai raccontato niente, spesso non è nemmeno a casa. Non ho idea di chi siano Suigetsu, Juugo o Karin, non so nulla di questo posto o di cosa ne sia stato. E'...tutta colpa sua se io sono scappata. Solo sua." la ragazza strinse i pugni lungo i fianchi, mordendosi il labbro inferiore. "Non mi ha mai detto nulla in merito allo Sharingan, sono cresciuta senza conoscere nemmeno la mia abilità innata, mia mamma non poteva comunque essermi d'aiuto, quindi diciamo che l'esperienza da autodidatta non è andata poi così bene. In ogni caso, tornando alle presentazioni, ci sono altri due personaggi fondamentali in questa storia. Il primo è Shikadai, ovvero il mio migliore amico. Ho lasciato a lui l'unico biglietto dove ho scritto che me ne sarei andata, sperando che lasci perdere le ricerche."
"Mossa alquanto stupida" commentò Aki, contrariato. "Se è il tuo migliore amico è ovvio che farà partire delle ricerche per trovarti."
"Lo so, ma...insomma, non potevo fargli questo."
Daichi sbuffò, scuotendo la testa, mentre pensava che Aki aveva commesso un grosso errore portando Sarada in casa loro, sicuramente i ninja del Villaggio della Foglia avrebbero trovato tutti e tre.
"Va' avanti" disse infine il rosso, concentrato sul racconto per raccogliere quante più informazioni possibili.
Sarada incrociò le braccia: "Poi c'è Inojin, che, beh...è il ragazzo che un po' mi piace, sostanzialmente è sua la colpa di una delle sfuriate che ho fatto con lo Sharingan."
"Perché? Ti ha rifiutata?" Aki fece un sorrisetto, inclinando leggermente la testa.
"Non ci siamo nemmeno mai dichiarati" sbottò invece Sarada, stizzita. "E' solo che una ninja lo stava per baciare e allora ho perso le staffe, ho ribaltato venti metri di superficie. C'erano tavoli ovunque, il cibo era finito per terra, le persone erano a terra e mi fissavano terrorizzate. O meglio, l'hanno fatto finché non ho perso i sensi. Tutto questo è successo ieri sera."
I due ragazzi spalancarono gli occhi, credendo che si trattasse di un aneddoto lontano. Sarada rimase impassibile, forse arrabbiata con se stessa per aver perso il controllo per così poco. Dopo un sospiro, Daichi si alzò e sfilò la katana dalla schiena di Sarada, mentre lei lo guardava confusa. Lui rimase indifferente, sfilò gli occhiali dal suo viso e anche il coprifronte, per poi sorridere: "Allora ora te ne vai a riposare. Tranquilla, ti svegliamo per cena."
"Scherzi?" domandò la ragazza, posando le mani sui fianchi. Quel tipo era davvero strano.
"No, non scherza" si intromise anche Aki, prendendo l'Uchiha per le spalle e guidandola per il corridoio fino ad arrivare in una stanza da letto. "Fai la nanna, Sarada. Al tuo risveglio ci sarà la pappa."
La mora alzò le sopracciglia: "Mi prendi per il culo?"
"In realtà sì, lo sto facendo" Aki sorrise affettuosamente. "Dai, va'. A dopo."
Ad ogni secondo che passava, Sarada era sempre più convinta di essere finita in un covo di matti. Comunque non poteva negare di essere sfinita, e senza pensare a cosa stesse realmente facendo, annuì e sparì nel buio della camera, buttandosi a capofitto sul letto. Non le importava chi fossero i due ragazzi là fuori, sapeva solo che poteva fidarsi di loro.
"Buonanotte" mormorò infine, con il tono della voce decisamente più tranquillo.
Aki scoppiò a ridere: "Sembri una bambina, che tenera. Buonanotte, Uchiha."


"Temari, sono a casa!"
Shikamaru tolse le scarpe all'entrata della casa, e sentì la porta di qualche camera di sopra chiudersi di scatto.
"Temari?" ripeté, dando un'occhiata in cucina. La cena era sul tavolo, ma di sua moglie e suo figlio non c'era traccia. Si grattò la nuca, annoiato, ma quando stava per andare al piano di sopra Temari piombò addosso a lui come una furia, spingendolo di lato per la foga. Shikamaru la fissò mentre si stringeva il coprifronte dietro ai capelli e quando si avvicinò a lei, lei si girò di scatto e lo prese per le spalle.
"Dimmi un po', nostro figlio assomiglia di più a me o a te?"
"Eh?" il Nara sgranò gli occhi, confuso. "A...me, credo. Abbiamo sempre detto che assomiglia a me."
"Allora lo dico a te che sei un incosciente! Siete sempre svogliati che servono le minacce per farvi alzare dal divano però quando dovete fare di testa vostra correte come dei fulmini, eh? Perché ti ho sposato?!"
"Wow, Temari, dolce amore mio, ti ringrazio" Shikamaru roteò gli occhi al cielo, seccato. "Che problema c'è?"
"Shikadai è sparito!"
Il moro sbiancò, capendo allora la furia di sua moglie. Scattò all'ingresso e si infilò le scarpe in un istante, tirando su la cerniera del gilet.
"Cazzo" mormorò tra i denti. "Hai ragione, Temari, perché mi hai sposato?"
"Me lo stavo chiedendo" sbuffò la donna, che nella drammaticità della situazione cercava di alleggerire la tensione. "Shikamaru..." mormorò, e lo shinobi si girò verso di lei.
"Dimmi."
La bionda sorrise appena, stringendo per un attimo la mano di suo marito: "Shikadai è come te anche sul fronte dell'amicizia. Sono sicura che ha seguito Sarada. Dopotutto mi va bene che ti assomigli."
Shikamaru sorrise, e dopo aver dato un bacio sulla fronte a Temari, uscirono entrambi di casa per avvisare l'Hokage.

"Inojin, la cena è pronta!" Ino stava sistemando gli ingredienti nella ciotola di Ramen quando chiamò suo figlio. Era tornata a casa da poco a causa del lavoro in fioreria e si era messa subito a cucinare, non si era nemmeno preoccupata quando suo figlio non aveva risposto al suo saluto.
"Sai!" la bionda chiamò allora suo marito, che arrivò in cucina dopo pochi istanti. Aveva il solito sorriso cordiale dipinto il viso.
"Scusa se ho fatto tardi, ma come sai domani all'alba partiranno le squadre per trovare Sarada e quindi Naruto mi ha trattenuto. Dov'è Inojin? Non l'hai chiamato?"
Ino alzò le spalle: "Certo che l'ho chiamato, ma non credo che mi abbia sentita. Andresti a chiamarlo tu?"
Sai annuì, sorridendo, e si avviò verso il piano di sopra. Peccato che quando tornò giù non aveva la stessa espressione rilassata, anzi, la sua era un'espressione di pura disperazione. Corse in soggiorno, in bagno, fece un salto anche fuori e salì sul tetto, in pochi secondi controllò l'intera casa ma di Inojin non c'era traccia.
"Sai?" Ino guardò male suo marito. "Che ti prende?"
"Non trovo Inojin."
"Hai perso nostro figlio?" sbottò Ino, spaventata.
"Tu eri a casa prima di me!" rispose a tono Sai, appoggiando le mani sui fianchi. "E comunque non è questo il problema, dov'è andato?!"
"A me lo chiedi?" strillò la bionda con la sua vocetta acuta, ripercorrendo tutto il tragitto di Sai all'interno della loro casa. Inojin non c'era proprio da nessuna parte. "Muoviti, Sai. Andiamo da Naruto."
"Ma Naruto sta già cercando Sarada!" replicò l'altro, preoccupato.
"Inojin è nostro figlio, baka!" gridacchiò istericamente Ino, prendendo suo marito per la manica. "Vuol dire che dovremo solo cercare più di un fuggitivo."

Naruto e Hinata stavano discutendo della scomparsa di Boruto quando Ino, Sai, Shikamaru e Temari piombarono nell'ufficio dell'Hokage sebbene fossero le otto di sera passate. Si guardarono uno ad uno, sorpresi di trovarsi tutti lì nello stesso momento. Ino e Shikamaru compirono lo stesso gesto di portare la mano alla fronte, Sai fece un risatina imbarazzata, Temari buttò la testa all'indietro, Hinata scosse il capo e Naruto si limitò a sbuffare.
"Credo di sapere perché ci troviamo tutti qui" iniziò il Settimo, sedendosi sulla scrivania con nonchalance. Del resto, quando era con i suoi amici, non aveva bisogno di restare tutto impeccabile. "Boruto è sparito."
"Anche Shikadai." borbottò Shikamaru.
"E anche Inojin." terminò Sai, demoralizzato.
"Io l'avevo detto a mio figlio di restarne fuori" iniziò Naruto, furibondo. "E lui no, ovviamente. Anche perché-"
"Naruto!" la porta si spalancò, e fecero capolino Sasuke e Sakura, che sgranarono gli occhi non appena videro tutti i loro ex compagni raccolti in quella stanza. Ino stava per chiamare la sua migliore amica come era solita a fare quando il Settimo scoppiò in una risata disperata, fingendo poi di piangere: "Ma che generazione è questa?!"
"Naruto, non mi sembra il caso..." Hinata appoggiò le mani sul braccio del marito, rivolgendosi poi ai presenti. "La situazione è chiara, no?"
"In realtà non per noi" intervenne Sakura, chiudendo la porta alle sue spalle. "Che ci fate voi qui?"
"Vuoi sapere che c'è, Sakura?" chiese retoricamente Naruto, esaurito. "C'è che Sarada è scappata magari per motivi anche intelligenti, e magari Shikadai e Inojin le sono andati dietro per motivi altrettanto intelligenti, ma Boruto perché diavolo se n'è andato? Lui...lui e Sarada, a quanto so, sono come eravamo io e Sasuke!"
"Infatti tu mi sei venuto dietro per anni" brontolò Sasuke, incrociando le braccia.
"Boruto è più spericolato di me" replicò Naruto, mettendo il broncio. "Comunque sia, sono sicuro che la troveranno forse più in fretta di noi. E torneranno a casa sani e salvi."
Shikamaru fece un passetto avanti, ghignando: "Questo lo stai dicendo per dire un'affermazione o per cercare di convincerti?"
"Tutte e due" sbuffò il biondo, sgranchendosi le braccia. "Comunque sia, alle quattro di domani mattina partiranno tutte le squadre di ricerca. Vado subito ad avvisare di cercare anche i nostri figli e..." Naruto si bloccò mentre tutti lo stavano fissando, e se ne uscì con un sorriso da scemo. "Niente, scusate. Potete stare tranquilli, li troveremo. Se volete potete partire anche voi, vi sospendo dal vostro lavoro fino a che non ritroveremo i nostri quattro monelli."
Il resto della comitiva annuì, e in poco tempo si dileguarono tutti quanti. In quello studio rimasero solo Naruto, Sakura e Sasuke, rimasti lì forse per uno strano senso del dovere.
Naruto tirò un sospiro di sollievo, perdendo anche quel minimo di professionalità che gli era rimasto. Era con il suo team.
"Ve lo prometto, ragazzi. Riporteremo a casa i nostri figli prima del previsto."
Sasuke strinse Sakura in un mezzo abbraccio, e quest'ultima poi guardò Naruto: "A cosa stavi pensando prima, quando ti sei interrotto?"
Il biondo sorrise: "Sapete, fa strano dire 'i nostri figli' quando sembra ieri che affrontavamo gli esami per diventare chunin. Ho solo pensato a questo."
"Hai ragione" Sasuke annuì, facendo un mezzo sorriso. "Siamo cresciuti anche noi, alla fine."
"Puoi dirlo forte, teme."
"Taci, dobe."




Le prime luci del mattino svegliarono Inojin che, dopo essersi stiracchiato per bene, si preoccupò di svegliare Shikadai e Boruto, che dormivano rannicchiati vicino ai resti del fuoco acceso la sera prima. Inizialmente non fu molto facile, ma dopo averli minacciati di usare la tecnica del Capovolgimento Spirituale per farli alzare si misero subito in piedi, un po' barcollando ma comunque stabili. Fecero colazione in svelta con le provviste che aveva portato Shikadai, e si rimisero in viaggio a distanza di un'ora dal loro risveglio. Il primo giorno di ricerche era andato bene, non avevano avuto problemi e ancora nessuno li aveva trovati. Ancora quando erano al villaggio, Yutaka aveva indicato loro la strada e poi aveva dovuto giurare di non dire nulla in merito alla loro partenza. Così i tre giovani chunin saltavano da un ramo all'altro della foresta in cerca di qualcosa che potesse condurli a Sarada, ma al momento non c'era ancora stato nulla a favorirli. Ma loro tre non si abbattevano, concentrati sul loro obbiettivo, sicuri di raggiungerlo, prima o poi. Bastava solo avere pazienza e un po' di fortuna.


"Non la vai a svegliare?"
"Finché dorme lasciala nel mondo dei sogni."
Aki reggeva una tazza di the caldo tra le mani, ci soffiava sopra ogni tanto, giusto per raffreddarlo poco a poco. Daichi invece se ne stava seduto sulla mensola con una ciotola di cereali in mano, addosso aveva ancora il pigiama e probabilmente non l'avrebbe tolto prima delle undici.
La sera prima i due avevano discusso di ciò che avrebbero fatto con Sarada, perché entrambi erano a conoscenza del rischio che correvano nel tenerla con loro. Del resto però erano già un team, e non potevano abbandonarla. L'unico rimedio, quindi, era allenarla per prevenire ogni evenienza. L'avrebbero aiutata a migliorare l'abilità in combattimento, la velocità e i riflessi, perché nel caso qualcuno li avesse dovuti trovare, lei avrebbe dovuto evadere prima di tutti. Una volta completato l'allenamento, che pensavano potesse durare al massimo due settimane, sarebbero andati in cerca di qualcuno in grado di aiutarla con le abilità magiche, e quindi sviluppare anche lo Sharingan.
"Spiegami solo una cosa" iniziò Daichi, alzando lo sguardo verso il suo compagno. "Perché l'hai portata qui? Insomma, non è mica la prima ninja smarrita che trovi eppure hai deciso di fare il buon samaritano."
"Non so perché l'ho fatto" Aki si strinse nelle spalle, posando la tazza sul tavolo. "Mi sta simpatica."
"Nessuno qui ha detto che sia antipatica, dico solo che è strano che tu le abbia addirittura detto di diventare parte del team."
"Mi sembrava disperata, tutto qui. Aveva bisogno del nostro aiuto."
Daichi annuì, e poi scese dalla mensola. Sapeva che il suo amico, sotto la scorza di ironia e indifferenza, aveva comunque un animo buono, e che forse era quella parte di lui responsabile di tutta quella situazione. Non che a lui dispiacesse, ma era comunque strano. Aveva vissuto per anni solo con Aki, e ora si ritrovava con un'altra ragazza in casa, tra l'altro un'Uchiha.
"Buongiorno!" Sarada spuntò dalla porta della cucina con un sorrisone, e si sedette di fianco ad Aki dopo essersi stiracchiata. "Dormito bene?"
"Dovremmo essere noi a chiedertelo" precisò Daichi, mettendo sul tavolo i cereali che erano rimasti. "Ieri sera abbiamo provato a chiamarti, ma dormivi di sasso."
La mora sorrise, un po' imbarazzata, ma in fondo lo sapeva che sarebbe finita così. Poteva restare sveglia tutte le ore che voleva, ma quando poi toccava il letto dormiva come un ghiro. Iniziò a mangiare e i due ragazzi le spiegarono i loro piani, che a lei andavano più che bene. Se non era stata capace di sviluppare le sue abilità ninja all'interno del suo villaggio, allora l'avrebbe fatto fuori.

Quando i tre raggiunsero l'esterno, Sarada notò per terra una serie di armi diverse, tre o quattro pergamene e vari alberi coperti da decine di piccoli bersagli. Sembrava un campo di allenamento normale finché Aki non sfoderò la sua spada e si mise subito di fronte a lei, puntando l'arma alla sua gola. Aveva un sorrisetto ironico stampato in faccia, e Sarada si sorprese nel vedere con quanta fermezza la spada restava a mezz'aria senza tremare mai. Si rese conto solo dopo qualche secondo che la spada era rivolta proprio verso la sua gola.
"Cosa dovrei fare?!" sbottò, allontanandosi di qualche passo.
"Riflessi, ragazza. Hai bisogno di riflessi lucidi." fece notare Daichi, in piedi dietro di loro. Ora che lo notava, Sarada pensava che il rosso stava molto meglio con l'uniforme che non in tenuta casalinga. Riconobbe il simbolo degli Uzumaki su entrambe le maniche della maglietta azzurra, anche se la maglia a rete che arrivava quasi ai polsi e copriva la pancia le ricordava parecchio Shikamaru. Doveva solo capire perché lui avesse il coprifronte e Aki invece no.
"Devi difenderti, no?" rispose l'Hozuki, ovvio. "Prova con ogni tuo mezzo."
"Mi vuoi uccidere?" domandò retorica la ragazza, parecchio sconcertata dalla situazione surreale. Aki scosse la testa, ma nemmeno due secondi dopo si era già avventato su di lei, di nuovo alla carica con quell'enorme spada. Sarada sentiva il cuore esploderle in petto, si chiedeva come Fuyuko avesse potuto rimanere impassibile davanti a quell'espressione terrorizzante del ragazzo.
"Ce l'ho!" esclamò improvvisamente Daichi, facendo un sorrisone.
"Sappiamo che ce l'hai, amico" ghignò Aki in tutta risposta. "Ma non è il momento più opportuno per gridarlo ai quattro venti." e si scagliò nuovamente su Sarada, che balzò via con più velocità rispetto all'attacco precedente.
"Che simpatico, Aki. Davvero, esilarante" il rosso fece finta di offendersi, però alla fine si sedette a terra e si sistemò il coprifronte. "Dicevo il nome per il nostro team!"
"Sarebbe?" chiese Sarada, salendo sul ramo di un albero, preparandosi la katana stretta tra le mani. Certo non avrebbe battuto la spada di Aki, ma poteva sicuramente essere una buona difesa.
"Akisada. O Sadaki. Come volete." Daichi incise le due alternative sul tronco di un albero, proprio mentre Sarada piombò sulle spalle di Aki dall'alto, chiudendo il suo collo contro la katana.
"Razza di bastarda" sibilò il ragazzo, ridendo, cercando di liberarsi di lei. "Non vale approfittare dei momenti di distrazione!"
"Invece sì!" Sarada saltò via, mettendosi di nuovo di fronte a lui. "Comunque è originale il nome. Mi piace che tu abbia unito le nostre iniziali, Daichi. Io preferisco il secondo."
"Sono d'accordo con l'Uchiha!" sorrise Aki, mettendosi in posizioni di guardia. "Sadaki sia."
I due combattenti partirono di nuovo all'attacco, e si sentì uno terribile stridio non appena le due lame si incrociarono, anche se Aki ci mise assai poco a disarmare Sarada. La ragazza finì a terra, e proprio mentre sperava che Aki fermasse la lama, quella le stava per piombare precisamente sullo stomaco. Fu grazie a qualcosa che inizialmente non capì che la lama non la colpì in pieno, e solo dopo vide che Daichi la teneva saldamente in braccio guardando il suo amico con una smorfia seccata.
"La smetti di fare il figo? Così la traumatizzi." infierì il rosso, con un tono parecchio scocciato.
"Tu mi hai appena traumatizzata" disse Sarada, guardando gli occhi di Daichi così da vicino. "Un istante fa eri a sette metri da noi, come hai fatto?!"
Aki si appoggiò all'elsa della sua spada, ghignando: "Mentre io ci tengo a dimostrare le mie abilità, l'Uzumaki qui presente ne fa uso solo in caso di estrema emergenza. Per quanto mi scocci ammetterlo, è persino più forte di me."
La mora fissò sbalordita il ragazzo che la teneva in braccio, e lui fece un sorrisetto: "Sorpresa?"
"Quindi dovrei temere te e non lui?"
"Lui è un cretino e basta, io ragiono su ciò che faccio" rispose Daichi, e poi si rivolse al ragazzo di fronte a loro. "La pianti con quel ghigno? Sei maledettamente irritante."
In un balzo Aki fu di fianco a loro, fortunatamente la spada era rimasta dov'era prima. Appoggiò una mano sulla spalla di Sarada non appena il rosso la mise giù: "Vedi, Sarada, al ragazzone rosso dà fastidio che io lo constringa ad utilizzare le sue tecniche. Invece io lo faccio per il suo bene."
"Stavi per infilzarmi!" sbottò la mora, irritata, dandogli un sonoro pugno sulla spalla. Se c'era una cosa che non sopportava, era quando si scherzava su certe cose. Lei non era mai stata abituata ai combattimenti, se non fosse stato per Daichi quel colpo sarebbe sicuramente andato a segno.
"Non ti avrei mai colpita" rispose calmo l'Hozuki, tirandola per la manica in modo che si sedette sul ramo insieme a lui.
"Io scommetto di sì."
Daichi sospirò: "No, su questo ha ragione. Si sarebbe fermato, ha una certa abilità. Ciò non toglie che se evitava tutto questo casino era meglio."
Aki sorrise, rimettendosi in piedi e balzando giù. Sarada osservò i suoi movimenti, e pensò che quando aveva provato ad immaginare come fossero realmente quei due ragazzi, aveva totalmente sbagliato. Sentiva che si sarebbe divertita parecchio, anche se avesse dovuto correre dei pericoli. Sebbene li conoscesse da molto poco, si fidava di quei due. Se non altro, le avevano detto più cose loro in un giorno che non suo padre in quindici anni. A quel pensiero, la ragazza lasciò penzolare le gambe e perse il suo sguardo sul manto d'erba sottostante. Ricordava bene quando Sasuke le diceva che non le aveva trasmesso lo Sharingan, eppure lei l'aveva sempre sentito, sebbene lui continuasse a negare. Poi ricordò anche tutte quelle volte che, quando lui faceva il suo ingresso in casa dopo giorni di assenza, lei correva ad abbracciarlo e restavano stretti finché non arrivava Sakura. Le mancavano quel genere di abbracci, e senza rendersene conto portò le mani sulla spalla opposta, stringendosi per cercare di sentire di nuovo quel calore. Forse, le stava mancando più del previsto.
"Ehi, ninja della Foglia" Aki fu di nuovo vicino a lei, e Sarada notò che il suo sguardo era diverso rispetto a prima. Ora la fissava preoccupato, sicuro del fatto che qualcosa non andasse. "Che hai, mh? E' la seconda volta che ti succede."
"Io...ho ancora paura di aver fatto la cosa sbagliata."
"E' ovvio che l'hai fatta!" sbottò lui, allargando le braccia. "Non ci si abbraccia mica da soli. Se vuoi un abbraccio, basta dirlo."
Sarada scosse la testa, divertita, ma sorrise non appena le braccia del ragazzo le furono attorno, e per qualche secondo riuscì a sentire lo stesso calore degli abbracci che tempo prima dava a suo padre. Lo strinse a sua volta, espirando profondamente.
"Devi stare tranquilla, Sarada" mormorò Aki al suo orecchio, parlando piano come mai aveva fatto prima. "Adesso ci siamo noi per te."


"Siamo sicuri che sia da questa parte, Shikadai?"
"Non ho mica il Byakugan" brontolò il Nara, fermandosi in cima ad un albero. "Però stiamo seguendo la pista che Yutaka ci ha detto, sperando che Sarada non abbia deviato da qualche parte."
"Stiamo andando al covo di Orochimaru" esordì Boruto, e gli altri due si voltarono a guardarlo, confusi e sbalorditi. "Ehi, guardate che ogni tanto sto attento in classe!"
Inojin sghignazzò: "Non sembrava. I tuoi pisolini erano costanti."
"Simpatico, Yamanaka" sbuffò il biondo, e si rimisero subito in viaggio. "Mancheranno sì e no venti kilometri. Ricordiamoci che comunque siamo partiti poco dopo di lei e che sicuramente si sarà fermata per la notte, non può essere tanto distante."
Shikadai, che apriva la fila, scosse la testa demoralizzato. A quel punto, forse non conosceva Sarada bene come credeva. Voleva trovarla più di ogni altra cosa al mondo, ma non era sicuro che lei avrebbe voluto tornare al villaggio con loro. Anzi, ne era praticamente convinto.
"Shikadai, tempistiche?"
Fu distratto solo da Inojin, che lo affiancò in un istante.
"Per il covo?" chiese il Nara. "Beh, forse mezz'ora. Anche meno. Ma non è detto che la troveremo, ci stiamo illudendo troppo."
"Forse sei tu che ti demoralizzi" infierì Boruto, raggiungendo i due. "Non può essere distante. E' fisicamente impossibile."
"Si spera." concluse Shikadai, riportando il silenzio nel trio. Il cuore gli martellava forte in petto, un po' per lo sforzo a cui non erano mai stati sottoposti, un po' per l'agitazione di ricevere un no come risposta nel caso ce l'avesse avuta davanti. Ad un tratto, gli sembrava che la sua migliore amica non fosse mai stata tale.


Naruto osservò un'ultima volta le tre squadre che aveva preparato per cercare i quattro piccoli ninja dispersi chissà dove.
Nei tre gruppi che aveva formato c'erano almeno cinque jonin, mentre a capitanarli c'erano rispettivamente uno o entrambi i genitori dei ragazzi scomparsi: Shikamaru e Ino, Sai e Sakura, Sasuke e Hinata.
Temari era rimasta a fianco di Naruto per sostituire Shikamaru, dato che essendo già braccio destro del Kazekage di Suna, ovvero suo fratello, sapeva bene come svolgere il lavoro. Del resto poi si fidava del marito, anche se non andava di persona era sicura che avrebbe rivisto suo figlio prima del previsto. E messo in castigo a vita di conseguenza.
"Bene, ci siamo" Naruto si mise di fronte ai tre gruppi, pronti a scattare al momento del via. Erano già alle porte di Konoha, un passo e sarebbero stati fuori. "Confido in voi per riavere i nostri ragazzi nel minor tempo possibile, alle conseguenze delle loro azioni ci penseremo più tardi. Mi raccomando, impegnatevi al massimo."
Tutti annuirono, e prima che il Settimo desse il via, lui si avvicinò a Sasuke, posandogli una mano sulla spalla: "La troverete. E se così non sarà, interverrò io stesso. Avviserò tutti i Kage, di sicuro non può essere sparita in solo un giorno. Stai tranquillo."
Sasuke annuì: "Grazie." mormorò solamente, prima di partire al segnale dell'amico.
Naruto lo sapeva bene, quel grazie conteneva tutto ciò che Sasuke avrebbe voluto dirgli. Era sempre stato così.


Le lame di Aki e Sarada si incontrarono per l'ennesima volta, stavolta alla pari, dato che entrambi usavano una katana. Prima frontale e poi laterale, un passo avanti e uno indietro, era un duello combattuto quasi allo stesso livello. Ovviamente c'era sempre un po' di vantaggio per Aki, abile spadaccino ormai da anni, ma Sarada non se la cavava male. L'aveva detto pure Daichi, e se lo diceva lui, allora lei doveva fidarsi ad ogni costo.
I due combattenti erano entrambi sudati, dato che ormai si allenavano da un'ora e mezza, ma nessuno sembrava essere stanco. Ogni tanto si fermavano, scambiavano un paio di battute e ricominciavano: un po' con i kunai e gli shuriken, un po' con le katane e un po' di combattimento a distanza. Si affrontavano in campi che entrambi conoscevano, se Aki avesse combattuto contro Sarada utilizzando solo arti magiche, allora lei sarebbe andata subito al tappeto. Per il momento era meglio allenare solo il corpo a corpo.
"Ehi, fermatevi un attimo!" Daichi si alzò in piedi, alzando anche una mano. "Sta arrivando qualcuno."
"Che?" Aki si allarmò subito, chiudendo gli occhi per un istante cercando di avvertire qualche rumore. "Merda." sibilò solamente, prendendo Sarada per il polso. "Dobbiamo nasconderci."
"Non possiamo scendere giù?" chiese lei, confusa da tutta quella preoccupazione.
"Il sigillo ci mette troppo" spiegò il rosso, buttando tutte le armi in un cespuglio. "E' un gruppo di tre ninja, stanno a meno di cento metri da qui."
I tre si scambiarono uno sguardo preoccupato, e cercarono dei nascondigli: Sarada e Daichi sulle fronde di un albero piuttosto fitto e Aki si sistemò più in basso con la Tagliateste tra le mani.
"Perché vi preoccupate tanto?" chiese Sarada a bassa voce, e Daichi si girò verso di lei.
"Perché potrebbero essere Fuyuko e la sua banda. L'ultima volta li abbiamo conciati male, forse vogliono la rivincita."
Tra i tre calò il silenzio, e vi rimase finché i tre ninja sconosciuti non arrivarono dove prima loro si stavano allenando. Sarada spalancò gli occhi nel vedere che l'avevano già trovata, si chiedeva come potesse essere stato possibile. Inojin, Shikadai e Boruto stavano lì in piedi esaminando il territorio, e lei si portò le mani alla bocca.
Daichi le fece un cenno, e lei rispose annuendo, e mimò con la bocca i tre nomi che aveva detto loro anche la sera prima. Daichi capì al volo, e per un attimo non riuscì a capire le intenzioni di Sarada. Avrebbe potuto andarsene in quel preciso istante, uscire allo scoperto e tornare nel suo villaggio. Guardava i suoi amici con uno sguardo sofferente, e quando il primo dei tre parlò, lei portò la mano allo stomaco.
"Te l'avevo detto, Inojin. Non è qui." Shikadai scosse la testa, deluso.
"Cazzo" sbottò Boruto, scuotendo vigorosamente la testa. "Forza, dobbiamo trovarla. Dobbiamo fare prima dei jonin. Io la devo trovare."
"Lo sappiamo" mormorò Inojin, sistemandosi lo zaino sulle spalle indolenzite. "E se penso a come ci siamo salutati...io le devo dire le cose come stanno."
"Calmati, Romeo" rispose il biondo, ridacchiando. "Rivedrai la tua Giulietta prima del previsto, promesso. Ora dobbiamo solo capire dove sia."
"Perché non hai chiamato anche Yutaka? Il suo fiuto ci avrebbe aiutati."
"Perché, Inojin-rincretinito, suo padre ha un esercito di cani. Un. Esercito. Di. Cani. Da. Fiuto."
Shikadai sorrise: "Abbiamo tante cose da dire a Sarada tutti quanti. Ora bando alle ciance, rimettiamoci in marcia."
I tre balzarono via in un istante, e quando Daichi si girò verso Sarada dopo aver osservato tutta la scena, notò che la ragazza era voltata di spalle con le mani strette lungo i fianchi e il labbro inferiore tra i denti. Si chiese se avesse visto o no i suoi amici parlare di lei, ma si rispose che aveva semplicemente ascoltato, quando vide il suo labbro tremare. Solo un brivido, nulla di più. Non c'erano lacrime, singhiozzi, nulla. Solo la pelle d'oca e uno sguardo impassibile negli occhi perso chissà dove.




#AngoloAutrice
Che poi, io dico, non è un angolo questo.
Okay, beh, bando alle ciance sono tornata e spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Ammetto che rileggendo il primo capitolo non mi piace per nulla, ma ormai non posso più cambiarlo.
Comunque, il team Sadaki è ufficializzato e già ci sono le prime difficoltà: come reagirà Sarada dopo aver rivisto i suoi amici?
Stay tuned!

Ale xx
  
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