Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Humble_Narcissist    11/08/2015    2 recensioni
Dal testo:
“ Reo non riusciva a spiegarsi perché, proprio in quel momento, dopo una vita intera trascorsa a nasconderli, i suoi pensieri gli fossero sfuggiti dalle labbra senza controllo. Forse, semplicemente, non ce la faceva più a tenerseli dentro ed aveva agito d'istinto, alla ricerca di qualcuno con cui condividerne il peso. “
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“ Se Seijuro intendeva davvero sviscerare qualcosa - che si trattasse di un problema di matematica, di uno schema tattico avversario o dell'intima verità di una persona, non faceva molta differenza - c'era da star sicuri che sarebbe arrivato, implacabile, fino all'osso, a dispetto di ogni ragionevole pudore e senza alcuno scrupolo. “
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“ Reo, inane al pari di una foglia frustata dal vento, rimase appeso al filo che lo collegava a Seijuro, lasciandosi studiare ed esplorare come molte altre volte era già accaduto; eppure, l'abitudine nulla toglieva al senso di oppressione, allo sgomento che sempre, inevitabilmente, lo teneva inchiodato lì, ai piedi dell'imperatore, succube della sua asfittica influenza. “
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Rakuzan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Sottopelle

 

 

 

 

 

quinto strato:

 

 

 

 

Questione di fiducia.

 

 

 

Vie silenziose, semideserte, pochi passanti. Negozi in chiusura, saracinesche già parzialmente addormentate, cucine di ristoranti e take-away foriere di profumi sempre più intensi.

Era quasi ora di cena.

Reo e Rumiko, soli nell'intervallo placido della sera, passeggiavano senza guardarsi, l'uno accanto all'altra. A differenza della maggior parte dei giovani, non avrebbero partecipato allo spettacolo della notte, perchè il ritmico succedersi dei loro passi, un po' indolenti, li spingeva dritti verso casa.

Eppure era venerdì.

Il terminal degli autobus, comodamente situato alla fine di una strada rettilinea che partiva proprio dall'incrocio del liceo Rakuzan, occhieggiava ormai a pochi metri di distanza, spezzando la luce bianca dei lampioni con le sue enormi tettoie. Gli studenti lo raggiungevano facilmente a piedi ed i trasporti erano puntualissimi, mai una corsa cancellata senza preavviso. Quel mostro di cemento e lamiera faceva bene il suo dovere, ma proprio per questo, Rumiko sapeva che le restavano davvero pochi minuti per iniziare - e concludere - una conversazione soddisfacente con Reo.

 

<< Beh, eccoci qua. Il mio bus dovrebbe arrivare a breve. Tu, invece, prenderai la linea 7? >>

Reo non aveva molte altre opzioni per raggiungere casa propria, quindi quella domanda era assolutamente retorica, tanto per dire qualcosa e rompere il ghiaccio.

La linea 7 costituiva praticamente un collegamento diretto tra il liceo ed il quartiere dove vivevano i Mibuchi. Bastavano venti minuti per compiere tutta la tratta e tornare indietro, mentre il trasporto che avrebbe preso Rumiko ci impiegava un'ora buona, ma almeno non prevedeva cambi e coincidenze, a differenza di quello della mattina.

<< Rumi-chan, so che muori dalla voglia di chiedermi di Akashi, quindi, per favore, non girarci troppo attorno. >>

<< Ma per chi mi hai preso?! >> si lamentò Rumiko, tentando di sembrare realmente scandalizzata. << ...non sono mica una pettegola! Sai che mi importa degli affari tuoi! >>

<< Va bene, va bene. >> tagliò corto Reo, agitando il polso come se stesse scacciando una mosca fastidiosa.

<< Certo che sei proprio un bel tipo! Peggio di una zitella in menopausa! >> sbottò quindi Rumiko, indispettita da quell'atteggiamento scostante. << ...Vuoi tenere il muso? Fa' pure! Ma almeno mostra un po' di rispetto per chi cerca solo di aiutarti, come Kotaro ed Eikichi. Se ripenso ai loro sguardi preoccupati e a come li hai ignorati brutalmente, mi sale un nervoso! Ti è sembrato giusto mandarli via senza neppure una parola?! >>

No, non gli era sembrato affatto giusto, ma agire secondo coscienza avrebbe significato mettere in pericolo l'equilibrio della squadra. Se avesse raccontato del colpo basso di Seijuro ai suoi fedelissimi amici, quelli sarebbero sicuramente andati su tutte le furie, perché erano fatti così, teste calde. Pur chinandosi spesso dinnanzi all'imperatore a causa del suo ruolo e della sua innegabile importanza, vivevano di altre priorità oltre alla vittoria e non si risparmiavano mai se si trattava di difendere un membro del trio. Solo del trio, chiaramente. Con gli altri, potevano raggiugere anche discreti picchi di spietatezza ed era proprio quello il problema.

Seijuro, inutile negarlo, aveva sempre ragione. L'umore dei compagni, la salute del gruppo, la coesione e la giusta dose di superficialità, tutte queste cose pesavano quasi completamente sulle spalle di Reo ed erano condizionate dal suo comportamento.

Quindi che fare?

 

<< Rumiko, ho dovuto tenere la bocca chiusa. Non è stato facile neanche per me. >>

<< Ma si può sapere cosa diavolo è successo da giustificare tutto questo mistero?! >>

Reo si fermò dietro Rumiko, la testa incassata nelle spalle e gli occhi puntati verso il cielo spruzzato delle prime stelle, poco luminose, ma in qualche modo rassicuranti. L'unica persona con cui poteva ancora parlare gli stava ripetutamente chiedendo di farlo e, forse, avrebbe dovuto in parte assecondarla, se non altro per alleggerirsi un po' lo spirito.

<< Akashi ha capito che sono gay e, molto probabilmente, anche che mi sento attratto da lui. >>

<< Cosa?!! Ma come...? >>

Rumiko si girò di scatto e quasi finì addosso all'amico. Non la sorprendeva che il reale orientamento sessuale di Reo fosse stato scoperto, del resto, era quasi scontato - per tutti tranne che per lei - , ma non riusciva proprio ad immaginare come si potesse considerare desiderabile Akashi Seijuro. Lo aveva conosciuto appena poche ore prima e già sperava di non doverlo rincontrare in futuro. Il suo aspetto era senza dubbio molto gradevole, ma l'alterigia con cui si imponeva sugli altri glielo aveva reso immediatamente odioso.

<< ...proprio con Chucky, la bambola assassina? E pensare che hai fatto tanta scena solo perché a me piace Kotaro! Credo che la mia scelta sia molto più comprensibile delle tua. >>

<< Non posso darti torto. Akashi è... una persona fuori dal comune. >> mormorò tristemente Reo. Le conseguenze di quella giornata così densa di cambiamenti cominciavano a farsi sentire. Desiderava solo buttarsi a letto e dormire fino al diploma.

<< Fuori dal comune mi sembra un tantino riduttivo! >> esclamò Rumiko, il petto gonfio e le mani sui fianchi, chiuse a pugno. << ...Ho visto come vi comanda a bacchetta e quanto riesce ad essere intimidatorio anche solo con le parole! Mette i brividi, ha qualcosa di anormale. >>

Anormale... Quella parola, per Reo, era una specie di taboo fin da quando si era reso conto di essere gay e di appartenere, quindi, ad una realtà che veniva ancora considerata “anormale” in molti ambienti e famiglie, compresa la sua, nonostante il progresso e la modernità tanto osannati nel ventunesimo secolo. Era molto arrabbiato con Seijuro, ma di certo non sopportava che venisse tacciato di anormalità così su due piedi, soprattutto da qualcuno che, in fin dei conti,non sapeva nulla di lui.

<< Rumiko, ho deciso che con te voglio ricominciare dal principio, per conoscere la persona che sei davvero e non quella che mi hai mostrato finora, ma ti avverto, se sentirò di nuovo uscire dalla tua bocca giudizi sulla presunta normalità od anormalità degli altri, non vorrò più vederti e al diavolo i bei programmi che ci siamo fatti. >>

Rumiko rimase un po' interdetta dalla severa reazione di Reo, ma ne comprese le motivazioni e non esitò a chiedere scusa.

<< Hai ragione, ho sbagliato ad esprimermi in quel modo. Sono solo un po' confusa e parlo senza pensare. Oggi mi sembra di stare su una giostra che gira troppo veloce. >>

<< A chi lo dici, Rumi-chan... >> sospirò Reo, rabbonito e sollevato dalla resa di Rumiko. << ...comunque, ho voluto solo darti una piccola strigliata, so che sei una signorina per bene. >>

<< No, ti prego, non chiamarmi in quel modo, uccidimi piuttosto! >> esclamò subito lei, fingendo di pugnalarsi. << ...La signorina per bene non vincerà mai! Resterò una felicissima zoticona fino a quando non mi infileranno in una bara! >>

Per quanto non ne avesse le forze e neppure la voglia, Reo si sentì sul punto di ridere. Quella Rumiko così spontanea ed autoironica sembrava fargli davvero bene, peccato averla conosciuta dopo più di due mesi.

 

<< Rumi-chan, il tuo pullman. >>

<< Aspetta un secondo, prima devo dirti una cosa seria! >>

<< Ok, se vuoi restare a dormire qui... >>

<< Accidenti! Tieni il telefono acceso, ti chiamo subito! >>

 

Neppure il tempo di far chiudere le porte automatiche che il “Nokia tune” già reclamava attenzioni da qualche punto imprecisato della cartella di Reo. Come al solito, il recupero del mitico cimelio richiese un po' di tempo e molta perizia.

 

<< Pronto, Rumi-chan, sono secoli che non ci sentiamo! >>

<< Spiritoso! Ora sta' zitto e lasciami parlare... So che probabilmente vorresti soltanto essere lasciato in pace, ma credo che a tutti serva qualcuno su cui poter contare. Quando l'anno scorso non avevo amici stavo malissimo, riuscivo a pensare solo alle cose che non mi piacevano, sia a casa che a scuola. Le ragazze del Derby sono state un'ancora di salvezza, mi hanno restituito l'allegria, ecco perché faccio di tutto, persino ingannare gli altri, pur di tornare con loro. Adesso, io... >>

Rumiko si prese una piccola pausa. Era imbarazzata e non le sembrava completamente giusto offrirsi senza sapere di cosa l'altro avesse davvero bisogno. Ormai, comunque, stava ballando, tanto valeva andare fino in fondo.

<< ...io non pretendo di essere un'ancora per te e so benissimo che hai già i tuoi compagni, però... Insomma, conta pure su di me, per qualsiasi cosa. >>

Reo si sentì coccolato e protetto da quella maldestra premura che prometteva molto più di quanto richiesto. Con che coraggio avrebbe potuto rifiutarla?

<< Conterò su di te, Rumi-chan. A questo proposito... >>

 

Il resoconto dello sfortunato dialogo con Seijuro fu breve, ma molto sofferto.

Rumiko lo ascoltò in silenzio, mentre gli ammortizzatori dell'autobus la facevano saltellare ad ogni dosso - odiava star seduta sui mezzi - e, alla fine, si soffermò a riflettere soprattutto su quanto accaduto dopo l' uno contro uno.

Non riusciva a comprendere perché il nano infame - pseudonimo che aveva amorevolmente affibbiato a Seijuro - si fosse spinto ad umiliare Reo senza alcuna ragione apparente, ma poi le sovvenne una possibile interpretazione dei fatti. Niente di più facile che quel tiranno avesse mirato dritto all'orgoglio di Reo solo per servirsene a proprio vantaggio, sapendo che un ragazzo dignitoso come lui, dopo lo smacco subito, non si sarebbe mai più permesso alcuna défaillance, anzi, avrebbe giocato con più grinta di prima, anche e soprattutto per ostentare indifferenza.

<< Akashi è un bastardo e, Reo, questo giudizio sono liberissima di esprimerlo! Ti ha trattato di merda perché così può tenerti meglio in pugno. >>

<< Sicuramente, ma non mi resta che far finta di nulla e andare avanti. Non posso lasciare la squadra, sia perché giocare a basket mi appassiona troppo, sia perché se lo facessi, creerei un sacco di problemi anche agli altri. Quindi zero piagnistei, massimo impegno. >>

<< Tutto secondo i suoi piani... >>

<< Beh, in fondo succede sempre così e la maggior parte delle volte è una fortuna. Comunque sta arrivando anche il mio pullman, ci sentiamo più tardi? Mi voglio schiacciare con la testa contro il finestrino e non pensare a nulla. >>

<< Va bene, tranquillo. Ciao! >>

<< Ciao. >>

 

 

La radio mandava un motivetto disgustosamente melenso, partorito probabilmente da una idol del momento un po' più oca delle altre. Reo avrebbe voluto chiedere all'autista di cambiare, ma quello sembrava gradire molto la canzone: smozzicava le parole del ritornello e tamburellava persino con le dita a tempo sul volante.

“I gusti delle persone, a volte, sono assurdi”, considerazione che spinse automaticamente Reo a meditare sui propri. Con Rumiko aveva ammesso solo di essere attratto da Seijuro e, probabilmente, non lo aveva fatto per errore, né per volontaria omissione.

É davvero possibile amare qualcuno di cui si ignorano le cose più importanti, qualcuno perennemente distante e chiuso in se stesso? Qualcuno che ti mortifica... La risposta a queste domande, che pure si poneva da tempo, alla fine gli era giunta da sola, senza pensarci troppo. Parlando di getto, aveva dato voce ai suoi reali pensieri. Non si trattava d'amore, bensì di banale desiderio carnale abbellito con qualche fronzolo romantico.

E allora perché continuava ad avvertire un terribile senso d'oppressione? Avrebbe dovuto gioire della nuova consapevolezza e tirare un sospiro di sollievo, non indulgere ancora in un sentimento artificiale. Cosa gli impediva di lasciarlo andare? Forse la mancanza di un diversivo, di un'attrazione equivalente?

No... Non era così semplice. In realtà, il suo attaccamento per Seijuro metteva radici su un capriccio, un puntiglio personale in cerca di soddisfazione. Si era messo in testa che doveva esserci dell'altro, o meglio, qualcun altro, ben nascosto dietro la facciata del ragazzo sempre perfetto, e nessuno avrebbe potuto fargli cambiare idea se non il diretto interessato.

Cerca che ti ricerca, all'inizio quasi per gioco, l'osservazione distaccata si era trasformata in attenzione ossessiva per ogni minimo particolare del viso, ogni gesto distrattamente eseguito senza controllo, ogni intonazione alterata rispetto al solito, arido, eloquio formale.

 

<< Mi sono fregato con le mie mani, pazzesco. >> bisbigliò Reo tra sé e sé. L'abitacolo vuoto gli sembrava adatto ai monologhi e comunque parlava spesso da solo senza farsene un problema.

Le strade che gli sfrecciavano accanto cominciavano già a ripopolarsi di comitive ridenti, mentre la luna si specchiava placida sui tombini di metallo. Chissà cosa stavano combinando quei due... Solitamente, il venerdì sera, c'era il ritrovo al B.B.Q.

Avendo riposto il telefono in tasca, afferrarlo e cercare un numero in rubrica era fin troppo facile per accampare scuse, quindi agì, anche se con un po' d'ansia.

 

<< Pronto? >>

<< Ciao, Eikichi. >>

<< Reo, sei tu?! Perché mi hai chiamato con l'anonimo? >>

<< Temevo che altrimenti non mi avresti risposto... >>

Pur ritenendo di non aver sbagliato, Reo si sentiva ugualmente in difetto e temeva che i suoi amici potessero respingerlo come lui aveva fatto con loro.

<< Ma no, dai, lasciamo perdere. Oggi eri fuori di testa e non volevi altre rotture, lo capisco. >>

<< Voi non siete una rottura, è solo che... >>

<< Ehi, t'ho detto lascia perdere! Non ci pensare. >>

<< Va bene, grazie della pazienza. Kotaro è lì con te, vero? State andando al B.B.Q? >>

<< Ehm... >>

<< Eikichi? >>

<< Sì, è qui con me e siamo all'ingresso. >>

<< Ok, vi rubo solo un attimo, me lo passeresti? >>

<< Non posso. >>

<< E perché scusa? >>

<< Senti, Kotaro non l'ha presa bene come me e non vuole parlarti. Sai quanto è permaloso, ma tra poco gli passa la scimmia, sta' tranquillo. >>

In effetti, Reo se lo aspettava, per quello non aveva chiamato direttamente Kotaro. Litigavano sul serio molto raramente, ma quando capitava potevano passare anche giorni prima che si scambiassero di nuovo qualche parola.

<< In effetti non ha torto, però devi assolutamente convincerlo a venire al telefono. >>

<< E come? Credimi, ora è proprio nero. Appena ha capito che stavo parlando con te si è buttato dentro e non mi ha neppure aspettato! >>

<< Digli “Nyan-san*”. >>

<< Cosa?! >>

<< “Nyan-san”, fidati! >>

Reo sentì la voce di Eikichi allontanarsi dall'apparecchio, mentre borbottava frasi sconnesse sul fare da balia ai mocciosi che bisticciano.

 

“Nyan-san” era una specie di codice di sicurezza segreto, da usare solo nelle emergenze. La storia che c'era dietro aveva ormai molti anni. Un giorno, in quarta elementare, Reo e Kotaro litigarono per chi avesse diritto all'ultimo dolcetto a forma di palla da basket servito dal mini-club. Kotaro sosteneva che spettasse a lui per il fattore età, mentre Reo diceva di averne mangiati di meno. Alla fine, lo prese l'allenatore, ma i due bambini non si parlarono lo stesso per una settimana e, forse, avrebbero prolungato il silenzio ad oltranza se Nyan-san, il gattino di Kotaro, non fosse stato investito da un tram. Quell'evento rappresentava una causa di forza maggiore e le ostilità furono subito interrotte. Kotaro stette tutto il pomeriggio a casa di Reo a disperarsi, ma poi la sera, i suoi genitori vennero a prenderlo con un gatto identico a Nyan-san ed in perfetto stato di salute, dicendogli che gli dei erano stati buoni e lo avevano salvato. Reo capì subito che si trattava di una menzogna bella e buona, ma si guardò bene dal dirlo a Kotaro, feliccissimo di stringere ancora tra le braccia il suo amico peloso - Nyan-san 2.0, comunque, era ancora vivo, grasso e pigro. -

Da quel giorno, ogni volta che durante un litigio si verificava qualche evento prioritario, bastava dire “Nyan-san” per far tornare la pace o, almeno, per impostare una tregua momentanea.

 

<< Adesso devi ascoltarmi per forza, sono le regole. >>

<< Già, sei stato proprio meschino a giocarti la carta di Nyan-san. >>

<< Dovevo chiederti scusa per il mio comportamento. Ti ho mandato via in malo modo e senza spiegarti nulla, mi dispiace molto. Purtroppo, anche adesso non posso dirti cosa sia successo con Akashi, ma ti assicuro che c'è un valido motivo. >>

<< Non mi interessa... >> Kotaro aveva un tono freddo e risoluto, estremamente raro per una persona esuberante come lui. << ...e sai perché? Ogni volta è la stessa storia. Credevo che ultimamente le cose fossero cambiate, ma mi sbagliavo. Io ti ho sempre raccontato tutto, mentre tu mi nascondi anche le stupidaggini. >>

<< Ma cosa dici?! Ti ho confessato il mio segreto più... >>

<< Eh, no, qui devo contraddirti. Andiamo, ti sei mai davvero impegnato per mascherare quel segreto? Credo che il tuo modo di essere così eccentrico sia soltanto una scusa comoda per toglierti l'obbligo di dichiarare certe cose ad alta voce. >>

Reo ascoltava incredulo le dure parole di Kotaro, mentre le lacrime incominciavano a pizzicargli gli occhi. Possibile che il suo più caro amico pensasse questo di lui? E se avesse avuto ragione? Davvero tutto ciò che lo caratterizzava, la sua stessa personalità, era una farsa, un'esagerazione negli atteggiamenti con un vile scopo, ben preciso?

<< I-io non... Non sono come dici. Il mio carattere non sarà certo perfetto, ma almeno è autentico. Fingere qualcosa che può metterti in situazioni sgradevoli sarebbe da stupidi. >>

<< Beh, sicuramente fingi di essermi amico. >>

<< Non è vero! Maledizione Kotaro, perché stai mettendo in discussione tutto quello che noi... >

<< Perché sono stanco di essere trattato come un imbecille che non merita considerazione! >>

I clienti del B.B.Q cominciarono a fissare Kotaro che, ormai, stava praticamente urlando contro il telefono senza considerare dove si trovasse. Eikichi capì l'antifona e lo trascinò per il braccio verso l'uscita, rimpiangendo amaramente la porzione gigante di ali di pollo che aveva appena fatto in tempo ad ordinare.

<< E lasciami, gorilla! >>

<< Cosa? >>

<< Non ce l'avevo con te, Eikichi sta facendo l'idiota! Smettila di tirare! >>

 

Una volta fuori dal locale, Kotaro tentò di tranquillizzarsi, ma ormai aveva già oltrepassato il punto di non ritorno.

<< Kotaro, ascolta... >>

<< No, per una volta parlo io! So di non essere intelligente come Akashi, ma per te ci sono sempre stato! >>

<< Ed io lo apprezzo moltissimo! >>

<< Come se me ne fregasse qualcosa della gratitudine, volevo solo che mi considerassi all'altezza dei tuoi problemi! >>

<< Ma lo faccio! >>

<< Ah si? Smettila di sparare stronzate! Mi consideravi all'altezza quando non mi haidetto di Natsu-chan? Ho dovuto scoprirlo per caso! E soprattutto, mi consideravi all’all'altezza quando non mi hai detto dell'infarto di tuo padre?! >>

Già, era vero. In quell'occasione, Reo non aveva parlato con nessuno, ma non per mancanza di fiducia. Semplicemente, si era illuso che tacere avrebbe reso l'incubo meno reale.

<< ...La mia prima reazione è stata giustificarti, perché dovevi aver avuto sicuramente un buon motivo per non dirmi di Gori-san, così mercoledì ho fatto finta di niente e ci sono passato sopra. Ma poi, ragionando con più calma, mi sono reso conto che ad un vero amico non si può nascondere una cosa tanto importante per più di due anni! Stasera hai di nuovo un segreto e, magari, domani ce ne sarà un altro. >>

<< Kotaro, hai ragione su papà, ma devi credermi, non ti ho raccontato nulla prima solo perché ero troppo spaventato per affrontare la situazione. >>

<< E allora con Akashi? Che problema c'è? >>

<< Ecco, io... >>

Reo chiuse gli occhi e trattenne il respiro. Dal modo in cui avrebbe continuato la frase sarebbe stato deciso il futuro della sua amicizia con Kotaro. Doveva scegliere: farsi odiare, o far odiare Seijuro.

<< ...non posso dirtelo. >>

<< Benissimo, allora neanche io ho più nulla da dirti. >>

 

La linea cadde in una frazione di secondo, lasciando Reo completamente solo. Aveva scelto di sacrificarsi perché temeva troppo uno scontro diretto fra Kotaro e Seijuro. Non voleva che il suo amico venisse coinvolto o addirittura danneggiato da una faccenda che non lo riguardava direttamente. Con un po' di buon senso, sarebbe riuscito a farsi perdonare e contemporaneamente a non compromettere la squadra. Certo, in quel momento, si sentiva più distrutto e triste che mai. Fare la cosa giusta poteva essere davvero molto difficile.

 

<< Ragazzo, questa è l'ultima fermata, devi scendere! >>

<< Sì, mi scusi... >>

 

Distratto dai propri pensieri, Reo non si accorse subito di essere arrivato a destinazione. Scese dalle scalette spaesato ed esitante, come se avesse compiuto un viaggio di cent'anni e non ricordasse più la strada di casa. Il cancello era già aperto e l'erba fresca del giardino luccicava per l'umidità della sera. Nell'aria il tipico odore di terra bagnata.

Sakura stava finendo di scaldare il riso, mentre Gori, come al solito, guardava il telegiornale in soggiorno e, di tanto in tanto, chiedeva alla moglie quando sarebbe stata servita la cena.

 

<< Reo, tesoro! Non ti aspettavamo a casa stasera. >>

<< Sei dispiaciuta? >>

<< Ma che dici, sciocchino! É solo che, di solito, il venerdì ceni fuori con gli amici. >>

<< A volte bisogna cambiare. >>

<< Sì, hai ragione. Com'è andata oggi a scuola? >>

<< Bene. >>

<< E gli allenamenti? >>

<< Anche. >>

<< Siamo di poche parole a quanto pare. Va' a lavarti le mani, è quasi pronto. >>

<< Veramente non ho molta fame, vado a letto. >>

<>

<< Fa niente, per oggi passo. >>

 

Sakura vide le spalle di Reo sparire gradualmente in cima alle scale e capì che quei maledetti cavoli avrebbe dovuto mangiarseli tutti lei, perché a Gori non piacevano.

 

<< Caro, hai visto come si comporta tuo figlio? >>

<< Cara, perché ogni volta che fa qualcosa di male è solo mio figlio? >>

<< Sii serio, mi rispondeva a stento! >>

<< Non farci caso, probabilmente ha litigato con Natsumi-san. Sai come sono emotivi i ragazzi a quell'età. >>

<< Sì, sarà questo. Il nostro piccolo Reo, alle prese con l'amore... >>

<< Beh, non è più tanto piccolo, a quanto pare. >>

<< Già, come passa in fretta il tempo... Ma comunque, anche se è cresciuto, deve sempre portarmi rispetto! >>

<< Questo è fuori discussione. >>

<< E i cavoli glieli lascio per domani! >>

<< Certo, certo. >>

 

 

 

 

 

 

La stanza di Reo era completamente immersa nell'oscurità; anche la veneziana della finestra era stata sbarrata per non permettere al minimo barlume di penetrare. La sveglia sul comodino segnava ancora le 21 e 30. Troppo presto per dormire, troppo tardi per riavvolgere e tornare indietro.

Reo era davvero esausto, ma proprio per questo, non riusciva a riposare e si rigirava nel letto da quasi due ore. Gli stava capitando un po' troppo spesso il paradosso di voler recuperare le energie e di possederne ancora troppe, o almeno, quante bastavano per tenergli occupata la mente. Uno squillo del cellulare lo distrasse dalle sue elucubrazioni e, per un attimo, sperò si trattasse di Kotaro; invece, era un sms di Rumiko.

 

 

Rumi-chan: Ehi, devi farti 1 smartphone ed installare ChitChat*, xkè altrimenti costringi le xsone a farsi la ricarica! >:(

 

Me: Non è detto che le persone debbano per forza parlare con me.

 

Rumi-chan: Ancora nervosetto?

 

Sì, decisamente, Reo era ancora nervosetto e non sapeva quando gli sarebbe passata. Nel giro di pochi giorni la sua vita aveva subito una strana deviazione e la maggior parte delle fermate non era stata affatto piacevole.

 

Me: Ho litigato con il tuo moroso.

 

Rumi-chan: Kotaro??

 

Me: Ovvio, quanti morosi hai?! Ah, giusto, in teoria ci sarei anche io.

 

Rumi-chan: Ma qndo sarebbe successo? E xkè?

 

Reo: Mentre stavo sul pullman gli ho telefonato per chiedere scusa e la conversazione è degenerata. Ce l'ha con me perché dice che non gli racconto niente della mia vita e che, quindi, non lo considero davvero un amico.

 

Rumi-chan: Forse nn ha tt i torti...

 

Me: Non sei di aiuto.

 

Rumi-chan: Scusa ^^”. Cmq, sono sicura ke si aggiusterà tt. Tu e Kotaro siete amici da tnt tempo, no?

 

Me: Fin dalle elementari. E anche se alle medie siamo stati 3 anni separati, non ci siamo mai persi di vista.

 

Rumi-chan: Deve sl calmarsi, vedrai. Ora, nn x fare l'insensibile, ma devo x forza cambiare discorso. Stasera ho kiesto ai miei dell'invito a pranzo e loro hanno detto di sì. Ti andrebbe di venire dmn? Visto ke è sabato...

 

Me: Va bene, ci sarò, a patto che tu smetta di scrivere abbreviato. Leggerti è cancerogeno.

 

Rumi-chan: Dimenticavo di avere a Ke fare cn un grande letterato! Installa ChitChat e poi ne parliamo! Cerca di dormire... A dmn!

 

Me: Notte, a DOMANI.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

Salve! Questo capitolo è un po' strano, mi rendo conto, ma anche il precedente non era poi così scorrevole. Purtroppo ho una vera e propria passione per i dialoghi e ne scrivo di lunghissimi, forse perché leggo spesso copioni e canovacci di spettacoli teatrali ^^”

Spero di non avervi annoiato, grazie di essere arrivati fino a qui e grazie alle ragazze che hanno recensito il precedente capitolo.

 

  1. Nyan-san = signor Miao o qualcosa del genere .-. --- Una piccola curiosità: Nyan-san è il nome del gatto di Hiroshi Kamiya, doppiatore di Akashi nell'anime di Knb ( e di tanti altri personaggi fighissimi come Levi di Snk :o... ).

  2. involtini di cavolo = paradossalmente, dovrebbero essere il piatto preferito di Reo, stando alla character guide dell’autore.

3) ChitChat = un nome idiota e ridicolo per un'applicazione equivalente a Whatsapp, ma la mia versione è migliore, perché le telefonate si sentono e le chat non crashano mai u.u

 

Un abbraccio e alla prossima!

 

 
   
 
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