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Autore: YuGiesse    12/08/2015    2 recensioni
"Era un ragazzo mai visto, aveva un'aria da menefreghista, sedeva su un'antica sedia di legno con le gambe incrociate sul tavolo, i suoi occhi profondi riuscivano a mettere in soggezione anche con un solo sguardo, quel tipo di ragazzi che lui odia."
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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“… ed è per queste ragioni, e per la mia determinazione che dovreste eleggermi come rappresentante d’istituto.”
Finalmente era finita, aveva enunciato il suo discorso con tutta la calma e la compostezza che lo distingueva dagli altri; fin dall’età più tenera fu costretto dalla sua famiglia, una tra le più importanti d’Inghilterra, a seguire lezioni d’etichetta.

Dopotutto a qualcosa sono servite malgrado non le abbia mai sopportate.

Era talmente immerso nei suoi pensieri da non rendersi conto che qualcuno l’aveva seguito fuori dalla sala conferenze.
“Johnatan Brown,discorso magnifico, sei degno del cognome che porti.” Disse la ragazza che Johnatan identificò subito come Adeline Harvey, insopportabile figlia di papà.

 Sai benissimo che odio il mio cognome, stronza.
“Ti ringrazio, Harvey” Rispose seccato.

Si concesse solo in quel momento di voltarsi verso di lei e ciò che vide fu una ragazzina con dei vestiti sciatti, nonostante la disponibilità economica della famiglia, capelli castani a caschetto e anonimi occhi nocciola.
Lei fece un ghigno, più un mostrare i denti che un vero sorriso e parlò con voce velenosa:
“Magari sarà la volta buona in cui tuo padre sarà minimamente fiero di te.”
Dicendo questo gli voltò le spalle lasciandolo con l’amaro in bocca, ma non ebbe modo di impensierirsi ulteriormente perché in quel momento arrivò Anthony, il suo migliore amico.
“Sei stato fantastico, fratello. La vittoria è già tua.” Affermò dandogli un’amichevole pacca sulla spalla.

 Almeno ci sei tu che credi in me…

E continuò dicendo: “Perfino il gruppo della mia ragazza, con il quale solitamente ti scontri, non ha avuto nulla da ridire. Questa volta hai fatto centro.”
John scoppiò a ridere ed esclamò: “Ma non mi dire! La prima volta dopo quattro anni, cos’è una specie di tregua?”
L’amico sbuffò e considerò, con quella che lui definiva ‘saggezza’: “Come la fai tragica, loro non ti odiano e lo sai, avete solo idee differenti.”
Si passò una mano tra i ricci corvini e disse: “ Ti ricordo, Little Tony, che siamo arrivati al punto di discutere addirittura sul meteo del giorno dopo in quanto avevamo app diverse sul telefono.”
Sentendosi chiamato con quell’appellativo ridicolo Anthony ribattè deciso: “ Allora il sestetto non ha tutti i torti a considerarti  rompi palle, lo sai che quel soprannome non lo sopporto.”
“Ancora mi chiedo come fai a stare con una di quelle.” Dichiarò il neocandidato all’amico.

In quel momento, nemmeno fossero state chiamate, arrivarono Loro.

 Parli del diavolo ed ecco che spuntano le corna.

Il sestetto altro non era che un gruppo di sei ragazze le quali frequentavano il penultimo anno;
Alison Evans : la troia;
Sophie Holmes : la santa;
Iris Rivers : la bugiarda;
Bethany Turner : la manipolatrice;
Julia Phillips : la schiva;
Cleo Potter : la stronza.

Sophie corse incontro al suo ragazzo e le sue amiche furono costrette a seguirla.

“Ma guarda un pò chi si degna di fare un giretto tra noi comuni mortali!”
Disse in tono alquanto altezzoso Johnatan.
Sophie, dopo aver dato un bacio a fior di labbra ad Anthony, si voltò e gli fece la smorfia.
“Abbassa la cresta, Brown, noi dobbiamo ancora votare.” Gli ricordò Bethany con voce serafica.
“I tuoi giochetti non funzionano con me, Turner.” Ribattè piccato il ragazzo.
Iris gli lanciò un’occhiata di fuoco e disse: “Ti ricordo che dovrai lavorare con noi nel caso in cui riuscissi a vincere.”
“Nel caso remoto, non dargli false speranze. Non sopravvivrebbe.” Continuò Cleo in tono velenoso.
 
A sedare la discussione in corso arrivò la vicepreside, la professoressa Suzan Hamilton, la quale entrò in scena dicendo in tono bonario: “ Suvvia ragazzi, non date cattivo esempio ai ragazzi più piccoli.”
Solo in quel momento lo strano gruppo venutosi a formare si rese conto che intorno a loro si era radunata mezza scuola.
Julia sussurrò: “Ecco, come sempre attiriamo l’attenzione.”
“E di che ti lamenti?!” Le chiese Alison con un sorriso soddisfatto.
La vicepreside scoccò alle ragazze un’occhiata fulminante e riprese a parlare dicendo: “Vi ho cercato perché devo farvi conoscere un nuovo studente, si chiama Caesar Jackson.”
Così dicendo indicò il nuovo arrivato. Un ragazzo abbastanza alto, con occhi e capelli scuri, li squadrava con aria annoiata e parlò: “Se avete finito con questa sceneggiata direi di andare dritti al punto quindi sbrighiamoci così posso uscire da questa gabbia.”

Ma quello è il ragazzo di stamattina, non sbagliavo a definirlo menefreghista, è anche molto maleducato, ma chi si crede di essere?!

La Hamilton nemmeno sentì l’affermazione del ragazzo in quanto impegnata a guardare il sestetto e disse con voce leggermente alterata: “ Mi è stato riferito che qui qualcuno ha fatto uso di un linguaggio scurrile nei confronti di un professore quindi, voi sei, venite con me.”
Detto ciò si volto verso Johnatan sorridendo amabilmente e chiese dolcemente: “ Brown, caro, potresti prendere il mio posto e portare Caesar a fare il giro della scuola?”
Seppur riluttante il ragazzo si trovò costretto ad annuire ed intercettò un’occhiata di fuoco da parte di Alison.
Dopodiché, riuscì a sentire prima che il sestetto voltasse l’angolo con la vicepreside  la battuta nemmeno tanto velata di Julia che disse: ” A nostra discolpa posso dire che il professor Saladin è un vero bastardo.”
“Ci ha prese di mira solo perché siamo un gruppo affiatato” le diede manforte Bethany.
“Anche perché siamo decisamente belle.” Affermò Iris.
“E intelligenti” continuò Sophie.
“E fottutamente popolari” finì, con la solita eleganza, Cleo.

Solo allora si girò verso il nuovo arrivato e con tutta la calma che riuscì a trovare disse: “Pronto per il tour?”
Caesar fece schioccare la lingua e roteò gli occhi: “Prima finisce meglio è.”

Qualcosa mi dice che sarà una giornata molto lunga.
 
 
   
 
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