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Autore: nuvole_e_popcorn    12/08/2015    0 recensioni
“Quante volte te lo devo dire Ethan!!”
I clienti si guardarono tra loro spaventati, Rebecca tirò un sospiro, spostandosi un ciuffo di capelli carmini dal viso. Lavorava alla Reynolds Architecture & Inc. da quattro anni, ormai era perfettamente abituata alle sfuriate della donna che appena cinque minuti prima era uscita con passo spedito dall'ascensore, tacchi rossi vertiginosi e tubino color opale, capelli biondi che scappavano dalla coda di cavallo ed era marciata (ordinandole di non passare chiamate, né far entrare clienti) nell'ufficio del loro capo, sbattendosi con prepotenza la porta alle spalle.
“Desiderate del caffè?” domandò. Cercando di non far perdere al proprio capo clienti preziosi.
...
Aria Fray è una venticinquenne avvocatessa di una delle Imprese più importanti di Chicago, dopo un passato di cui non parla a nessuno, ha concluso la sua laurea di legge nella metà del tempo e grazie al suo carattere è diventata in breve tempo il capo del gruppo di avvocati che rappresentano l'azienda; il cui Capo è la sua spina nel fianco.
Ethan Reynolds è un trentenne che si è costruito da solo da zero, e se ne vanta. I suoi metodi non sono esattamente ortodossi, ma c'è la sua avvocatessa cazzuta a risolvere i problemi, no?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO PRIMO

DRAMA KING AND DRAMA QUEEN HANNO UN HEART AT HEART

 

“Quante volte te lo devo dire Ethan!!”

I clienti si guardarono tra loro spaventati, Rebecca tirò un sospiro, spostandosi un ciuffo di capelli carmini dal viso. Lavorava alla Reynolds Architecture & Inc. da quattro anni, ormai era perfettamente abituata alle sfuriate della donna che appena cinque minuti prima era uscita con passo spedito dall'ascensore, tacchi rossi vertiginosi e tubino color opale, capelli biondi che scappavano dalla coda di cavallo ed era marciata (ordinandole di non passare chiamate, né far entrare clienti) nell'ufficio del loro capo, sbattendosi con prepotenza la porta alle spalle.

“Desiderate del caffè?” domandò. Cercando di non far perdere al proprio capo clienti preziosi.

“Dannazione Donna! Calmati, smettila di urlarmi in faccia!?” Ethan si stava massaggiando le tempie mentre quella pazza del capo del gruppo di avvocati che lo rappresentava gli urlava contro le peggio cose. Eppure quando l'aveva assunta lo sapeva che sarebbe stata una spina nel fianco. Dio se lo sapeva.

 

Due anni prima

Bene... - disse, spostando l'attenzione dal seno della sua donna delle pulizie – dunque, il suo curriculm... se non fosse così inquietantemente perfetto per il lavoro, oserei dire che sia perfino maniacale” indicò con un gesto del capo le mani della giovane donna che a soli ventitré anni aveva già conseguito la laurea in giurisprudenza e che era stata caldamente raccomandata dal notaio di suo padre; erano piene di cicatrici che mostravano un passato tormentato in cui la giovane donna si era magiata pellicine e forse perfino le unghie. Lei inarcò un sopracciglio perfettamente definito, sporgendosi e appoggiando i gomiti alla scrivania, mettendo se possibile ancora più in mostra le sue mani.

Forse, se lei avesse prestato un'attenzione più maniacale al curriculum piuttosto che alle tette della sua donna delle pulizie, si sarebbe accorto che è alla prima esperienza e non sa neanche da che parte cominciare per pulire un ufficio... ma dubito se ne sia accorto, visto che tutta la sua attenzione è stata sul suo seno prosperoso anche durante questo colloquio” detto questo si alzò e raccolta la sua borsa gli porse la mano.

Arriverderci signor Reynolds”.

Ethan era troppo istupidito per fare altro sennon stringere meccanicamente la sua mano.

Le corse dietro e la raggiunse mentre aspettava l'ascensore.

Ci vediamo lunedì per firmare il contratto!”

 

“Quante volte, Ethan?”

“Ascoltami, dolcezza – la apostrofò, ormai abituato alle sue occhiatacce – qualcuno ha sporto denuncia?”

“Grazie a Dio no! - sbottò lei incrociando le braccia al petto – ma non puoi andare avanti a mettere alle corde in questo modo i tuoi rivali, Ethan! Prima o poi uno di loro finirà col denunciarti seriamente!”

“E quando succederà avrò l'avvocato più cazzuto di tutta Chicago a difendermi” disse, lodandola e cercando di calmarla.

“Neanche io posso fare i miracoli, Ethan” oh, ma i miracoli il suo avvocato cazzuto li aveva già fatti... più di una volta.

Qualcuno bussò alla porta: era Rebecca.

“Drama King e Drama Queen hanno finito di litigare? Ci sono i suoi clienti fuori che cominciano a spazientirsi” Ethan adorava Rebecca, la sua assistente, avevano frequentato lo stesso college ed erano nella stessa compagnia di amici.

“Di loro che sarò disponibile fra cinque minuti” Rebecca annuì e si chiuse la porta alle spalle, uscendo.

“Accidenti! - esclamò Aria, fissando il proprio orologio – sono in ritardo! - sospirò – Argggh dovrò prendere un taxi per arrivare in tempo”

“Serve un passaggio?” le domandò.

“Ehm... davvero...?” Ethan quasi scoppiò a ridere. Aria Fray era una donna caleidoscopica, un momento era il suo avvocato cazzutissimo che aveva già risolto più beghe di qualsiasi altro avvocato della sua azienda quello dopo sembrava ancora una ragazzina insicura.

Ethan si mise in contatto con Rebecca: “Ehy, Becks – la apostrofò – dì a Lucius di portare Aria dovunque abbia bisogno di andare”

“Ok capo. I tuoi cinque minuti stanno per scadere”.

“Grazie Ethan” Aria gli sorrise e uscì dall'ufficio. Ethan rimase per un attimo basito, non era abituato a vederla sorridere, sembrava più giovane quando lo faceva. In genere si comportava sempre come una donna più matura della sua vera età, una venticinquenne normale a quell'ora stava ancora al college pronta per laurearsi, lei invece era già lanciata nel mondo del lavoro, con un cipiglio che faceva invidia ai più vecchi del mestiere; spesso quindi si scordava di quanto in realtà lei fosse giovane.

“Scusami il ritardo, Lexi” la donna, sulla cinquantina alzò lo sguardo dal portfolio che stava leggendo per vedere la giovane donna che stava aspettando.

“Figurati, cara. È stato bravo come un bimbo grande” le sorrise materna, poggiando il portfolio sulla scrivania e dirigendosi verso la nursery dove rimaneva un unico bambino, che seduto nel box stava giocando con alcuni giocattoli, mordicchiando l'orecchio di un coniglio di peluche.

“Non so davvero come possa essermi dimenticata che oggi chiudevate prima” si scusò ancora la ragazza, prendendo il braccio il bambino, che vistola aveva lasciato il coniglietto di peluche e si era aperto in un sorriso sdentato, ma bellissimo; il piccolo appoggiò il viso nell'incavo tra la sua spalla e il collo quasi subito addormentandosi. Aria se lo posizionò sull'anca in modo da poter avere una mano libera e sorrise ancora alla maestra dell'asilo nido del piccolo.

“Tu come stai cara? Mi sembri dimagrita troppo? Mangi abbastanza? Ti prendi abbastanza ferie?” Lexi era stata una cara amica di sua sorella, Adeline, e ora la sua ansia, tipica di ogni donna materna, si riversava su di lei.

“Non ti preoccupare Lexi, sto bene” le sorrise, e la donna rispose al suo sorriso comprensiva.

“So com'è difficile badare a un bambino completamente da sole”

“Ma noi ce la facciamo, vero Polpettino?” ridacchiò Aria, spostandosi un ciuffo di capelli biondi, che si era prontamente sciolta appena salita in macchina, dietro l'orecchio.

“Oggi non sei venuta in bus?” le domandò, incuriosita la donna.

“Mi ha dato un passaggio un amico”

“Oh beh quand'è così, tesoro, non farlo aspettare!”

“No, ma che hai capito!?” ma Lexi la stava già spingendo gentilmente verso l'uscita, ghignando. Aria scosse la testa e risalì sulla macchina nera, dove Lucius la stava aspettando tamburellando sul volante. Quando la vide entrare con un bambino in braccio gli prese un colpo.

“Ti prego non lo dire a Ethan” lo supplicò. Perchè non voleva che il suo capo lo sapesse? Non si sentiva sicura, era tutto nuovo per lei e non voleva mettere troppa carne sul fuoco.

Lucius era un tipo di poche parole così annuì e accettato l'indirizzo riprese a guidare.

“Buongiorno!” Aria proprio non capiva com'era possibile che Annabelle fosse così dannatamente allegra e sveglia alle 8.30 di mattina, ma forse lei non aveva passato la notte in bianco a causa di un bimbo di quattro mesi e mezzo che aveva male ai dentini che cominciavano a irritargli le gengive.

“Nottataccia?” domandò infatti la moretta, osservando le occhiaie dell'amica. Aria sospirò, posando la borsa di pelle nera sulla sua scrivania, annuendo:

“Una sola parola: dentini” disse e Annabelle fece una faccia racapricciata.

“Non capirò mai come ti sia saltato in mente di tenerlo – disse – sì è puccioso e sai che lo adoro, ma sei una donna single, con un lavoro che ti impegna quasi 24/7 e un bambino proprio non ci voleva”.

“An' – la apostrofò Aria – non potevo fare altrimenti.”

“Lo so amica mia, ma non puoi continuare a essere una workaholic... altrimenti a breve avrai un crollo nervoso!”

“Ce la faccio, An'.. ce la faccio. Basta che quell'idiota patentato non faccia troppe cazzate in questi due anni, poi dovrei riuscire a organizzarmi meglio”.

“Ah! - esclamò Annabelle – vuoi scherzare vero? Lui non farà mai poche cazzate.”.

  
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