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Autore: Lovehope_    12/08/2015    2 recensioni
ATTENZIONE:Questa storia è ispirata al romanzo 'Blue lagoon' di Henry De Vere Stacpoole.
Cosa succede quando due ragazzi si ritrovano su un'isola sperduta nel bel mezzo dell'oceano Atlantico?
Sono praticamente l'opposto.
Lei, Jade Mills, diciassette anni, studente modello e obbediente a casa.
Lui, Dorian Anderson, diciotto anni, è tra i ragazzi più popolari e belli della scuola.
Ma un'isola, può cambiare decisamente tutto. Un'isola può far conoscere nel profondo.
E sarà odio o amore?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                 Chapter twenty











Quella mattina mi svegliai particolarmente felice.
Mi sembrava di aver tutto dalla vita. Mi ero ambientata più che bene su quell'isola. Certo, all'inizio sembrava un vero e proprio incubo da serie TV, ma gradualmente tutti ci eravamo adattati.
Noi, 7 ragazzi del liceo di un piccolo paesino in America, avevamo imparato a convivere tra di noi, non solo supportandoci l'uno con l'altro ma anche collaborando e creando l'isola un posto vivibile. E forse, pensandoci, quel posto era anche migliore sotto certi versi rispetto ad un clima civilizzato. Ma era solo un mio punto di vista, non tutti la pensavano come me. Insomma, non si poteva dire lo stesso di Kelsey, con un braccio ustionato e con perenni infezioni. Avrebbe dovuto curarsi con opportune medicine che purtroppo qui non avevamo. A parte lei, tutti amavano quest'isola e la consideravamo un po' una vacanza estiva quasi eterna. Iniziavo a sperare che non ci trovassero mai perché vivere così, a contatto con la natura e lontano dalla tecnologia, era qualcosa di al quanto rilassante e tranquillo. Forse l'unica cosa che mi dispiaceva era non poter rivedere di nuovo i miei genitori. Mi mancava la mia famiglia, inutile negarlo. Mi sarebbe mancata sempre. Anche se, grazie alla presenza di Dorian, riuscivo a non pensarci. Quasi dimenticavo di avere ancora una famiglia che, sicuramente, aspettava con ansia il mio ritorno.
Ma io ero felice lo stesso, con o senza di loro, pensai mentre sistemavo il letto di paglia della mia stanza.
La notte prima, io e Dorian avevamo fatto di nuovo l'amore. Per la seconda volta.
Mi aveva presa così dolcemente che solo al ricordo tremavo di piacere. Certo, all'inizio del rapporto era stato comunque lievemente doloroso. Ma non si poteva dire nemmeno che ero costretta a sopportare quel dolore. Anzi, lo trovavo piacevolmente eccitante. Lo avevo sentito chiaramente quel ‘ti amo’ durante la nostra prima volta.
Mi amava. Dorian mi amava.
E io amavo lui, solo che non glielo avevo ancora detto. Non mi sentivo pronta e non sapevo spiegarmi il perché. Eppure, la prima ad innamorarsi ero stata sicuramente io ed ero anche quella che esternava più difficilmente i proprio sentimenti. Forse per questioni di insicurezza.
Insicurezza? Di cosa avevo paura?
Dorian mi aveva dato tutto se stesso, di quale altra conferma avevo bisogno?
Ero soltanto io ad essere paranoica e sicuramente egoista. Gongolavo per quella dichiarazione e non mi preoccupavo del fatto che forse Dorian aveva bisogno di sentirselo dire. Ovvio, di sentirselo dire, non di saperlo. Perché lui ne era sicuramente a conoscenza, impossibile non esserlo. Tutti lo avevano notato.
Mi destai dai miei pensieri, notando un piccolo quadernetto, proprio in un angolo accanto al letto di paglia. Lo afferrai subito, sedendomi e osservando la copertina completamente nera. Aprii il quadernetto, che pareva più un blocco appunti, e sulla pagina iniziale c’era scritto il nome Jack Torres, ‘colui che aveva lasciato tutti i suoi averi ai prossimi che avrebbero vissuto quell’isola’, cioè noi. Doveva essere il suo diario. Ma come aveva fatto Dorian ad averlo trovato? E dove? Sfogliai lentamente le pagine trovando alcuni appunti di Jack riguardo il cibo e avvistamenti di animali o indigeni. Ad un certo punto, su una pagina comparve il numero 9, segnato in grande, su tutta la pagina. Mentre in basso a destra, scritto in minuscolo ‘Settembre’. La calligrafia era abbastanza disordinata e probabilmente aveva usato qualche pietra visto che sembrava essere gessetto. Sulla pagina dopo c’era segnato il numero 10, sempre con la scritta ‘Settembre’ in basso. E così nelle pagine dopo, i numeri a seguire fino al 30 Settembre. Per poi ricominciare con il primo Ottobre e così via. Sulle ultime pagine segnate, vi era il numero 3 e il mese era Dicembre. Tutto ciò doveva essere per forza opera di Dorian. Aveva trascritto le date giorno per giorno, dal 9 Settembre, giorno in cui avevamo sbarcato su quest’isola dopo la festa sullo yacht, fino ad oggi ovvero 3 Dicembre. Incredibile, erano soltanto passati tre mesi e a me sembrava una vita. Ecco spiegato il perché non avevo ancora dimenticato il viso dei miei genitori. Sospirai pesantemente. Un giorno sarebbe successo, dovevo solo accettarlo. Stavo per chiudere il quadernetto quando qualcosa di strano attirò di nuovo la mia attenzione. Sulla terzultima pagina, esattamente l’1 Dicembre, in alto a sinistra c’era scritto il mio nome. A caratteri piccolissimi e con una scrittura in corsivo, diversa dalla solita in stampatello che aveva usato per tutte le altre parole. Perché c’era scritto il mio nome proprio su quella data?
– Adesso inizi a curiosare anche tra le mie cose? – Una voce derisoria mi fece sobbalzare costringendomi a portare una mano all’altezza del cuore per rallentare i suoi battiti. Le sue braccia mi circondarono la vita, mentre si sedeva dietro di me e iniziava a depositare baci umidi sul spalla. Istintivamente chiusi il diario di Jack Torres/Dorian mentre mi giravo di scatto per fulminarlo con gli occhi. – Ma dico, sei forse impazzito? – Domandai stizzita mentre lui si divertiva nel vedermi con il respiro affannato.
– Ti ho presa con le mani nel sacco, vero tigrotta? – Mi stuzzicò con un ghigno al quanto malizioso.
– Non stavo curiosando, l’ho trovato per caso! – Urlai indignata, alzandomi di scatto e incrociando le braccia al petto. Lo sentii ridere. Una risata così genuina… così cristallina. Si alzò in piedi anche lui, parandosi di fronte a me, con il solito sorrisino birichino. Mi afferrò per i fianchi, portandomi sembra più vicina e facendo in modo che i nostri corpi stessero a stretto contatto. Mi guardò intensamente prima di baciarmi in modo appassionato, tanto da levarmi il respiro. Un attimo dopo, mi ritrovai stesa sul letto appena rifatto, sotto il suo corpo caldo. I miei seni coperti da un sottile velo schiacciati contro il suo torace nudo e le mie gambe attorcigliate attorno al suo bacino. La sua lingua approfondì il bacio chiedendo accesso alla mia bocca. Le sue mani mi accarezzavano il fondo schiena, stringendolo e facendo uscire un mugolio di piacere dalle mie labbra umide e gonfie dei suoi baci. Scese a baciarmi il collo mentre con entrambe le mani gli scompigliavo i capelli, tirandoglieli a tratti. Lo amavo così tanto. Il mio corpo voleva il suo appena veniva sfiorato da quest’ultimo. Come una calamita, si avvinghiava a lui senza volersene mai separare.
– Dorian… - Lo richiamai con un gemito abbastanza roco, colpa dei suoi morsetti sul mio seno. Mugugnò in risposta, stringendo con una mano l’altro seno.
– Perché sulla pagina del primo Dicembre c’è scritto il mio nome? – Domandai sempre con quel tono da hot- line.
In risposta, l’altra mano libera si infilò nelle mutande, e con una carezza focosa mi fece inarcare il bacino in cerca di più attenzioni. Un gesto quasi involontario. – Perché Dorian, eh? – Ritentai, con gli occhi socchiusi, cercando di rimanere lucida.
– Abbiamo fatto l’amore… - Rispose sussurrando, mentre la sua lingua percorreva la zona intorno all’ombelico, per poi infilarla nel foro di quest’ultimo iniziando a giocarci e mimandomi in modo non poco casto un rapporto orale.
Oh, cielo… questo ragazzo mi farà morire dal piacere! Quelle parole, pronunciate con così tanto ardore, mi portarono quasi sull’orlo del precipizio. E non aveva ancora fatto nulla di particolare. Ogni suo gesto mi mandava in uno stato di iperventilazione. A volte pensavo di non riuscire a sopportare tutto quel piacere.
Era troppo. Dorian era troppo. Un forte uragano, pronto a distruggermi.
Le sue mani erano dappertutto, così come la sua bocca che adesso mi stava donando scosse di piacere leccando e baciando la mia zona intima. Gemevo, inarcavo i fianchi, stringendo i suoi capelli e sussurrando il suo nome quasi in segno di preghiera. Si fermò improvvisamente, posizionandosi sul mio corpo. Mi baciò, come per rassicurarmi, prima di entrare dentro di me e affondare in modo delicato. D’istinto, attorcigliai le gambe attorno al suo bacino e demmo inizio ad una danza frenetica. Corpi che si muovevano, sudati. Labbra che si cercavano, con il respiro affannato… Sussurri, mugolii e gemiti risuonavano all’interno della stanza.


– Oddio, hai idea di quanto tu sia fottutamente bella in questo momento? – Domandò Dorian, con il respiro mozzato, le labbra umide e gonfie. Il corpo sudato scosso ancora da alcuni brividi per aver raggiunto l’orgasmo, steso accanto al mio. Avevo il capo rivolto verso l’alto, gli occhi chiusi, la bocca semiaperta ed ero completamente nuda. Respiravo ancora a fatica mentre il mio corpo era ricoperto da un velo umido. L’amore è cosi bello e forte da non riuscire neanche a godertelo fino in fondo. L’amore è intenso. Non riuscivo a gestire tutti quei sentimenti. Mi girai verso di lui, mi guardava con uno sguardo quasi adorante, avrei voluto tanto dirgli di amarlo. ‘Dorian ti amo così tanto da star male’. Ma non avevo il coraggio perché ero soltanto una codarda. Già, una codarda senza speranze. Mi addormentai tra le sue braccia, cullata dal suo respiro regolare e dal calore che emanava il suo corpo. Nudi, senza intralci. Nessuno più ci avrebbe separati. Ero sicura che lo avrei amato per sempre.





Erano passati diversi giorni ormai, tutto procedeva per il meglio. La mia vita su quell’isola e con Dorian mi rendevano felice. Anzi, specialmente la sua presenza, il fatto che mi fosse accanto e che, molto probabilmente mi amasse davvero… Mi faceva sentire al settimo cielo. Facevamo l’amore ogni sera. Al tramonto, due corpi nudi si univano in modo passionale. Senza parole, ma soltanto sussurri e gemiti di piacere. Ed allo schiarire della giornata, alle prime luci dell’alba, capitava che Dorian mi svegliasse per prendermi di nuovo, intensamente. David ormai aveva capito che il mio cuore apparteneva ad un altro, che non poteva avermi se non come amica. Anche se, non mi rivolgeva nemmeno più la parola. Non sembrava arrabbiato con me, ma evitava accuratamente di starmi intorno. Sì, certo mi dispiaceva e alcune volte avvertivo la sua mancanza. Ma quando si è innamorati, gli altri pensieri sono quasi superflui.
Come si può pensare ad un’unica e sola persona tutto il giorno? Possibile che l’unico centro dei miei pensieri fosse Dorian e basta?
Per quanto potesse sembrare una cosa negativa, io la vivevo bene. Troppo bene.
Ma questo sicuramente perché per adesso non andava niente storto ma…appena fosse successo?
Già immaginavo la mia reazione da pessimista nevrotica e depressa. Mia madre aveva ragione, dovevo imparare a vivere le mie occasioni e momenti senza pensare alle conseguenze. Dovevo assaporare quelle sensazioni finché mi fosse permesso, finché fosse stato possibile.
– 8 Dicembre, dovremmo fare l’albero di Natale, Jade. – Dorian era disteso sulle mie gambe, mentre gli accarezzavo i capelli ed ero immersa nei miei pensieri.
– Jade, mi hai sentito? – Mi sfiorò con una mano il viso.
– Eh? Cosa? – Puntai i miei occhi nei suoi che mi guardavano attenta.
– Che pensavi? – Mi chiese incuriosito, mentre si alzava a sedere accanto a me.
– Nulla, dicevi? – Cercai di sviare il discorso, non volevo che Dorian venissi a conoscenza di tutti i miei pensieri. Volevo un po’ di privacy, per la miseria!
– Dicevo… - sospirò, facendomi capire che per questa volta me l’avesse data buona – oggi è l’8 dicembre, dovremmo fare l’albero di Natale. – affermò, sfogliando le pagine del diario che un tempo apparteneva a Jack Torres.
Lo guardai stranita. – E come hai intenzione di farlo, sentiamo? – Chiesi scetticamente incrociando le braccia al petto. Non avevamo palline. Né luci. Né albero. Né niente!
– Ci arrangeremo – rispose – ma io voglio farlo. – Asserì guardandomi serio negli occhi. – E tu mi aiuterai. – Concluse con un ghigno maligno in volto.
– Ma è tecnicamente impossibile! – Alzai le mani al cielo per la sua idea assurda. Ok, non era impossibile ma perché fare un albero di natale usando materiali lontani da quelli che in realtà ci servivano?
– Ma io adoro fare l’albero di Natale… - mormorò con un’espressione da cucciolo smarrito, sporgendo il labbro inferiore. Era bello, particolarmente bello. Ed era mio. Non riuscii a trattenermi nello sporgermi a dargli un semplice bacio a stampo. Lo sentii sorridere sulle mie labbra. Mi staccai e mi stesi sul letto, osservandolo mentre si risistemava i capelli arruffati con una mano.
–Era un sì? – Domandò speranzoso, levandosi la canotta forse per il troppo caldo e restando a petto nudo. Quanto poteva essere eccitante?
– No, era un no. – Decretai girandomi a pancia in giù, beandomi della morbidezza di quella specie di cuscino, fatto con non so che cosa.
Un bacio umido all’altezza delle spalle mi fece rabbrividire. – In realtà non ho mai fatto un albero di Natale e volevo farlo con te la prima volta. – Sussurrò sulla mia pelle.
– Dorian non cercare di intenerirmi. – Affermai con il viso schiacciato sul cuscino. – Qui non possiamo fare l’albero di Natale – dissi girandomi di colpo e trovandomi il suo viso a poca distanza dal mio – e comunque non avrei voglia. – Terminai con fare ovvio.
Anche a me sarebbe piaciuto fare un albero di Natale insieme, ma quando non avevamo materiali adatti e soprattutto quando non c’era lo spirito natalizio, era inutile.
– Non hai voglia? – Chiese, mettendo il broncio e abbassando lo sguardo.
– Esatto – annuii col capo – non ho voglia di fare un bel niente. – Decretai infine, guardandolo divertito.
D’un tratto, Dorian alzò le sopracciglia in un’espressione maliziosa. – Non hai voglia di fare nulla? – Chiese, imprigionandomi con i suoi gomiti ai lati della testa – proprio nulla? – Il suo tono aveva qualcosa di strano, mi stava nascondendo qualcosa.
Osservai le sue labbra carnose poco distanti dalle mie e desiderai assaporarle per poi morderle. D’istinto, inarcai la schiena per portare il capo alla sua altezza. Volevo baciarlo, volevo perdermi in quel sapore.
Ma prima che le nostre labbra potessero scontrarsi, Dorian si allontanò di qualche centimetro. – Io avrei voglia invece di fare qualcosa. – Asserì con un ghigno compiaciuto stampato in viso.
– Cosa? – Domandai deglutendo e aspettando ancora il mio bacio. – Oh, sarebbe vietato ai minori. – Mormorò con voce maligna, mentre alzava una sopracciglia mordendosi il labbro. Seguii quel movimento come incantata, avrei fatto tutto ciò che mi avrebbe chiesto ma doveva placare quella voglia smisurata che avevo di lui.
– Dimmelo. – Ordinai con voce ferma, senza staccare i miei occhi dai suoi. Accennò un sorriso malizioso, anzi, un sorriso consapevole dell’effetto disarmante che aveva su di me. Si sporse, avvicinando le sue labbra al mio orecchio per poi sussurrare parole che mi fecero arrossire ma allo stesso tempo infiammare, proprio lì, al basso ventre.
– E allora? Cosa aspetti? – Domandai con voce fievole allo stesso tempo eccitata. Le sue parole rimbombavano ancora nella mia testa, come una cantilena. ‘ Vorrei baciarti, dappertutto. E poi prenderti così intensamente da lasciarti senza fiato. Leccare ogni centimetro della tua pelle, perché tu sei mia Jade.’
– Dovresti preoccuparti. – Fiatò a pochi centimetri dalla mia bocca.
– Perché? – Domandai in un sussurro, mentre gli accarezzavo quel petto duro come il marmo.
– Perché non ti lascerò neanche un momento di pausa. – Detto questo, incollò in modo irruente le sue labbra alle mie. Le sue mani passarono ad accarezzare ogni centimetro del mio corpo. Non c’era delicatezza nei suoi gesti ma solo impazienza. Mi morse un labbro in modo violento, facendo in modo che lasciassi un gemito non poco rumoroso dalla mia bocca. Passò a leccarmi in modo suadente il collo, la sua mano corse a stringermi bruscamente il mio sedere e di conseguenza inarcai la schiena, desiderando più contatto. Andai a sfiorare, per sbaglio, la sua erezione ormai evidente. Lasciò un suono gutturale che mi fece infiammare in ogni parte del corpo.
– Dorian…- mormorai in preda al piacere. Ero così coinvolta in quelle sensazioni così sublimi, così piene di amore.
Vorrei restare così per sempre. – I suoi movimenti si addolcirono e la sua bocca iniziò a stampare baci casti e umidi sulla mia spalla. Pronunciò quelle parole con così tanto ardore… Era il momento giusto per dirgli quello che veramente sentivo per lui. Io lo amavo con tutta me stessa e quella era l’occasione giusta per dirglielo.
Ma proprio quando dalla mia bocca stavano per uscire quelle fantomatiche parole che dalla porta spuntò Tom seguito da Jessica.
– Dorian abbiam…oh cavolo! – La voce allarmata di Tom fece sobbalzare entrambi.
– Cosa ci fate qui? – Domandò stranito Dorian, alzandosi da sopra il mio corpo e passandosi imbarazzato una mano tra i capelli.
– Noi, ecco…scusa per il disturbo ma ci serve il tuo aiuto – la questione sembrava davvero seria – ora – anzi, serissima.
Dorian non perse tempo ad alzarsi e seguirlo, lasciando me e Jessica sole. Il viso di quest’ultima era cupo e direi abbastanza triste. Dopo quello che mi aveva fatto, dopo il trattamento che mi aveva riservato, l’unica cosa che dovevo fare e si meritava di ricevere era la totale indifferenza. Ma, purtroppo, su certe questioni ero troppo sensibile e Jessica era stata la mia migliore amica per troppo tempo.
– Cosa è successo? – Presi coraggio e mi decisi a porle quella domanda.
– Abbiamo trovato parte della capanna rotta e si pensa siano stati gli indigeni visto che…. – Parlò velocemente mentre continuava a tenere il capo chino.
– No, Jessica – la interruppi – intendevo…cosa è successo a te. – Affermai alzandomi e andandole incontro. La vidi deglutire mentre si portava una mano al viso. Gesto che faceva sempre quando si sentiva stanca.
– Cos’è? Perché ti comporti da amica? – Trasudava antipatia da tutti i pori e io non capivo ancora cosa avesse realmente contro di me. – Non posso? – Chiesi di rimando.
– Non è normale. – Scandì ogni parola acidamente, evitando continuamente di guardarmi in volto.
– Ti sto dando la possibilità di parlarne e sfogarti, nonostante tu mi abbia trattata di merda. Ok, non è normale. Ma a me interessa. – Decretai usando un tono pacato e cercando di mantenere la calma. – Ma fai quello che ti pare. – Ritornai a sedermi sul letto di paglia ma mi sorpresi quando notai che anche lei stava facendo lo stesso.
– Ho litigato con Tom. – Dichiarò con voce rotta, seduta affianco a me.
E per la prima volta dopo mesi, io e la mia migliore amica o ex, eravamo sedute una accanto all’altro. Ed io ero lì, ad ascoltarla e consolarla.

Dopo un’oretta buona in cui mi parlava della litigata tra Tom e Jessica, ormai ex coppia a causa delle stupide paure di quest’ultima, decisi di andare a vedere cosa era successo anche se prima Jessica mi aveva accennato qualcosa.
– Devi avere più fiducia in lui, sennò il vostro rapporto non andrà mai avanti. – Le diedi questo consiglio prima di dirigermi al piano di sotto e sentire un fievole ‘grazie’. Ero felice di aver recuperato anche in piccola parte i rapporti.
Quando arrivai a destinazione, mi pietrificai sul posto a causa dello scenario che mi si presentò davanti. Una parte buona dell’edificio a capanna che avevamo costruito, era distrutto. Compresa la mia stanza. Mi raggelai in piedi stante, solo il mio cuore galoppava in modo anormale. Troppo veloce. Appena mi ripresi dallo shock, subito notai che gli altri non erano lì. Così decisi di cercarli, probabilmente erano sulla spiaggia a cercare di risolvere questo problema, o meglio minaccia, che si era appena presentata.
– Sei un gran figlio di puttana! – Una voce agguerrita, arrabbiata fino al limite.
– Dorian, basta cazzo! Così lo ammazzi, basta! – La voce preoccupata di Tom e il fatto che avesse nominato Dorian, accese una lampadina di allarme nella mia testa. Corsi spaventata verso il luogo da dove provenivano quelle voci. Appena arrivata, scorsi subito la figura di Tom che si intrometteva tra due persone. O meglio, che cercava di allontanare Dorian da un corpo steso a terra. Era David, sanguinante e probabilmente senza sensi.
– Dorian! – Urlai disperata. Per un millesimo di secondo, quest’ultimo dopo avermi sentita urlare il suo nome, si girò verso di me. Un lampo d’ira gli accecò gli occhi e subito dopo, con un scatto rabbioso spinse Tom a terra, buttandosi di nuovo sul corpo inerme di David. Tom iniziò a tossire per il colpo ed io rischiavo di svenire. Più in là, notai Charlotte a terra. Piangeva a singhiozzi, coprendosi il volto con le mani. Stavo per sentirmi male e Dorian non si accorgeva di star per uccidere David. Così, con gli occhi appannati, mi avvicinai velocemente ai due e cercai di spingere Dorian.
– Basta, ti prego! Dorian! Basta! – Iniziai a piangere dal nervosismo e dalla paura, mentre quest’ultimo continuava a non ascoltarmi. Era una delle scene più brutte della mia vita e non riuscivo a capire come Dorian fosse capace di tanta brutalità. Così, non pensando alle conseguenze ma solo al fatto che dovevo salvare David, mi misi in mezzo tra i due. Un pugno violento mi arrivò in pieno viso, buttandomi rovinosamente a terra. Un dolore lancinante mi invase improvvisamente. Le voci erano ormai ovattate e tutto davanti ai miei occhi si presentava offuscato.
– No… - Un mormorio con voce rotta fu l’ultima cosa che sentii, prima di perdere completamente i sensi.



–No, non ti permetto di avvicinarti a lei! Vai via, Dorian! – Una voce arrabbiata mi svegliò di colpo. Il mio corpo era intorpidito, sentivo tutto pesante e faticavo persino ad alzare le palpebre.
– Jessica, ti prego… - Un sussurrò appena udibile. Il tono di voce era triste e lo riconobbi subito.
– Dorian… - Mormorai con la bocca impastata. Sentii un lieve spostamento e poi delle mani calde accarezzarmi il viso. Toccò il punto in cui mi doleva di più, il mio viso si contrasse in una smorfia di dolore. Ma non mi spostavo, volevo quel contatto.
Scusami... – Una voce rotta dal pianto e poi – devi andare via, Dorian. – Aprii gli occhi e la prima cosa che mi comparve davanti fu la figura di Dorian, intento a girarsi. Se ne andò via, lasciandomi di nuovo sola con Jessica. Quest’ultima si sedette al mio fianco.
– Perché lo hai mandato via? – Domandai con una voce appena udibile. Non mi ricordavo granché di quello che era accaduto prima. Soltanto Dorian che picchiava un David ormai sanguinante.
– David! – Sussultai all’improvviso. Era vivo?
– Riposati – mi ordinò Jessica – ti racconterò tutto al tuo risveglio. – Cercai di ribattere ma sentivo le palpebre chiudersi senza il mio volere. Così decisi di abbandonarmi nelle braccia di Morfeo.



– David era di guardia l’altra sera. Ma era andato a fare tutt’altro e gli indigeni, per non si sa quale motivo, hanno attaccato la nostra capanna. Hanno lanciato varie frecce, specialmente nella tua stanza e dopo l’hanno incendiata insieme a metà parte del capannone. – Ero ormai in piedi da parecchi minuti, avevo subito cercato spiegazione dell’accaduto a Jessica che senza esitare aveva iniziato a parlarmene.
– Il motivo per cui Dorian stava cercando di uccidere David? – Domandai, non arrivando alla soluzione più ovvia.
– Jade, gli indigeni hanno colpito la tua stanza. Se quella sera tu no fossi stata nella camera di Dorian, saresti morta. E questo solo perché David era andato a fare chissà cosa. Saresti morta a causa sua. – Ribadì Jessica, guardandomi seria e preoccupata negli occhi.
– Dorian è andato fuori di testa. – Sussurrò prendendomi la mano nella sua e carezzandomela.
– Non è comunque giustificabile. – Mormorai con la voce rotta. Quella scena raccapricciante di Dorian imbestialito e in procinto di uccidere una persona, mi inorridiva. E più ci pensavo, più mi piangeva il cuore.
– Punti di vista. – Decretò la ragazza affianco a me, sospirando e portando lo sguardo davanti a sé.
Mi diressi al piano di sotto, nella stanza di David. Era stato il mio primo pensiero appena sveglia. Dovevo sapere in che condizioni era. Entrai nella stanza, apparentemente vuota a causa del silenzio che regnava. Ma sul letto all’angolo, c’era la figura di David con gli occhi chiusi. Era ricoperto da fasciature, il suo respiro era tranquillo e accanto al letto vi era un secchio pieno di acqua. Mi sedetti su una sedia e iniziai ad osservarlo. Aveva molto ferite, alcune sembravano profonde. Aveva un occhio così gonfio da non riuscire nemmeno ad aprirlo.
– Jade… - Un sussurro fievole aleggiò nell’aria. Era sveglio e adesso mi stava guardando.
– Oddio, David… - mi portai una mano alla bocca tremante – cosa ti ha combinato. – Iniziai a piangere, dispiaciuta per le sue condizioni pessime.
– Perdonami, Jade. – Si sforzava di parlare, nonostante si vedeva palesemente che era difficile per lui farlo.
– Perdonare per cosa? – Chiesi con la voce tremante – non pensarlo neanche per scherzo. – Mi sporsi ad abbracciarlo per quel che potevo, singhiozzando e sperando che si sarebbe rimesso in forma presto. Ma, nel frattempo, mi sarei presa cura di lui.



– Ti ho cercata ovunque. – Dorian fece capolino nella mia stanza mentre mi accingevo a riordinare un letto di paglia ormai sfatto.
– Ora sono qui. – Decretai senza voltarmi. Sentii dei passi alle mie spalle.
– Lo vedo, ma prima no. – Ribatté, avvicinandosi pericolosamente.
– Giusta osservazione. – Commentai sarcastica. Con un gesto brusco, afferrò il mio braccio e mi girò. In pochi secondi, mi trovai faccia a faccia con lui. Il cuore mi balzò fuori dal petto a causa di tutta quella vicinanza.
– Cosa vuoi? – Chiesi acida. Ero arrabbiata con Dorian, forse anche troppo. Il modo in cui si era comportato era imperdonabile.
Mi guardò stranito. – Ora ce l’hai con me? – Mi chiese in modo incredulo. Evitai di rispondere e mi rigirai verso il letto, ritornando a sistemarlo.
– Jade, io… - Sapevo già cosa stava per dire e no, non avrei accettato nessun tipo di giustificazione da parte sua.
– Dorian mi hai profondamente delusa. – Decretai con voce seria. – Avresti potuto ucciderlo, te ne rendi almeno conto? – Alzai la voce in preda alla collera e al nervosismo, con gli occhi puntati sul suo volto coperto da una smorfia di disappunto.
E lo rifarei. – Affermò senza esitare. Rimasi a bocca aperta.
– Cosa? – Non potevo crederci. – Da quando sei diventato così cattivo? – Urlai d’un tratto, con la voce rotta dal pianto.
Ero rimasta basita dalla sua risposta senza un velo di pentimento.
Da quando si tratta di te. – Rispose duro. – Io non avrei sopportato l’idea di perderti. – Scandì quelle parole lentamente, tra i denti, con gli occhi lucidi. – E quando si tratta di te… - si fermò un attimo, la voce gli morì in gola. Sembrava voler piangere.
– E quando si tratta di te, vado fuori di testa. – Concluse, stringendosi in un gesto esasperato la testa fra le mani. Senza accorgermene le mie guance furono rigate da lacrime salate. Non sapevo cosa dire, né fare. Ero combattuta tra la voglia di abbracciarlo e stringerlo a me, e quella consapevolezza che ciò che aveva fatto era senza morale. Mi avvicinai, cercando un contatto con gli occhi che lui cercava di sviare.
– Scusati. – Sussurrai. – Dorian… - un singhiozzo mi interruppe – vai da David e chiedigli perdono. – Glielo stavo ordinando, perché doveva farlo.
Ti prego. – E lo stavo pregando perché in questo modo, se gli avesse chiesto scusa, avrei potuto convincere la mia coscienza a perdonare Dorian. Quest’ultimo si era irrigidito e provava a trattenere le lacrime con tutto sé stesso.
– Scordatelo. – Affermò in un sussurro tra i denti. Non ebbi nemmeno il tempo di replicare che scappò dalla stanza.


Passò qualche giorno, David iniziava a presentare dei segni di miglioramento. Restavo con lui giornate intere nella sua stanza. Gli curavo delicatamente le ferite e parlavamo quasi tutto il tempo, solo quando si addormentava decidevo di uscire da quella stanza e di aiutare anche gli altri. Jessica e Tom ancora non avevano chiarito, o almeno, Tom aveva dichiarato di non voler più ritornare con lei. Jessica dal suo canto, soffriva molto e passava intere giornate a piangere. Charlotte si era chiusa in una fase di mutismo assoluto. Era sempre seduta in una parte della spiaggia e guardava l’orizzonte, probabilmente sperando ancora che qualcuno venisse a salvarci. Aveva rinunciato persino a fare la civetta con Dorian. A proposito di lui, non si vedeva quasi mai. Capitava che qualche volta ci scontravamo mentre io tornavo nella mia camera e lui invece, andava nella sua. Non sapevo perché, ma cercavo il suo sguardo ogni volta mentre lui lo evita, come sempre. Evidentemente da quando gli feci quella proposta su David che lui rifiutò senza un minimo di esitazione, aveva capito che non ero pronta a perdonarlo. Ma, in cuor mio, sapevo che molto presto lo avrei fatto. Mi mancava e per quanto lo vedessi cattivo in quella situazione, ero in astinenza dei suoi abbracci e dei suoi baci.
Quella sera, dopo aver cambiato per la millesima volta la fasciatura al braccio di David mentre lui dormiva beatamente, decisi di ritornarmene in camera. Così, stanca mi avviai fuori da quella stanza. Non poco distanti da me, sentii delle voci. Cercai di ignorarle ma più mi avvicinavo alla camera di Jessica, che ormai era diventa anche la mia a causa di quell’incendio, più le sentivo chiare. Una volta arrivata all’entrata, capii che quelle voci non erano altro che quelle di Jessica e…Dorian. Dorian?
– Se Jade ti vede qui le verrà un colpo. – Disse tra le risate Jessica che era seduta accanto a lui, che in risposta fece spallucce e sorrise guardandola. Sorrise…
- Perché dovrebbe venire qui? – Domandò poi, aggrottando le sopracciglia.
– Lei ormai dorme qui con me. – Rispose Jessica, accarezzandosi il braccio e usando un tono di voce…strano. Anzi, non strano ma da civettuola. Cosa aveva intenzione di fare? Mi morsi il labbro evitando di non imprecare o saltarle addosso.
– Ah. – Fu l’unica risposta di Dorian che portò le gambe al petto, poggiando la testa sulle ginocchia. Jessica continuava a guardarlo, anzi, entrambi continuavano a guardarsi.
– Pensavo dormisse con David, ormai passa le giornate con lui. – Continuò lui, rompendo il silenzio. Una domanda mi sorse spontanea… Come faceva lui a sapere che io passavo il tempo in camera di David?
– Ti dispiace? – Chiese Jessica con un tono di voce impertinente.
– No. – Fu la risposta immediata e dura di Dorian.
– Bene…- Sospirò lei di rimando, leccandosi il labbro inferiore. Ma che diavolo stava facendo?
Entrai come una furia nella stanza, tossendo rumorosamente cercando di farli allontanare. E infatti, riuscii nel mio intento. Jessica si alzò di scatto, abbassando il capo.
– Dorian era venuto a vedere se anche la mia stanza presentava alcune crepe…- Una bugiarda patentata, ecco cos’era. E ci provava anche con i ragazzi altrui… Ma quali ragazzi altrui? Dorian ormai non era più mio, volevo persino marcare il territorio. Quest’ultimo uscì dalla camera senza dire niente, non prima di avermi guardata. I suoi occhi non si posavano su di me da giorni e quando lo fece per quei pochi attimi, mi mancò per qualche secondo il respiro. Mi ripresi da quel momento di trans e notai Jessica che faceva finta di essere impegnata ad aggiustare il letto.
– Quindi? Qualche crepa? – Domandai con un sorriso sarcastico. Risultavo gelosa e acida, ma non riuscii proprio a controllarmi.
– No, no. Tutto a posto. – Rispose continuando a fare l’ingenua. Quella notte non riuscii a chiudere occhio dalla stizza. Prima Charlotte, ora Jessica! Credevo di aver recuperato i rapporti con lei, pensavo di potermi fidare. E invece, sembrava aspettare solo il momento giusto per pugnalarmi di nuovo alle spalle. Oppure…oppure poteva essere soltanto una mia impressione. Sì, probabilmente era così ed io come al solito, ero pessimista e paranoica.

Quella mattina quando mi alzai, cercai di risultare più calma possibile e mi diressi, come ogni volta, nella stanza di David. Quel giorno, decise di cercare di mettersi in piedi. Lo aiutai con molto piacere e fortunatamente ci riuscì. Ero molto contenta per lui. Adesso poteva prendersi l’acqua e il cibo da solo. Non gli permettevo di uscire ancora dalla stanza, ovviamente.
– Jade, è sera ormai e sarai stanca. Vai a dormire. – Era appoggiato alla parete accanto a me e mi guardava sorridente. Annuii ricambiando il sorriso e mentre stavo per girarmi e uscire dalla stanza, mi bloccò trattenendomi per il braccio.
– Grazie di tutto quello che hai fatto per me e di quello che stai continuando a fare. – Decretò infine, con uno sguardo serio. I suoi occhi erano puntati nei miei e mi osservavano in modo intenso.
– Non preoccuparti. – Continuai a sorridere con calore. La sua presa era ancora salda sul mio braccio, non capivo perché non mi lasciasse andare. – David… - Sussurrai guardandolo stranita.
– Dormi con me stanotte. – Alzai gli occhi sul suo viso. Aveva gli occhi verdi che brillavano al chiarore della luna e i capelli ricci arruffati sul viso. Era indubbiamente un bel ragazzo.
– Non…è meglio di no. – Mormorai imbarazzata cercando di scappare ai suoi occhi.
– Ti prego, Jade. – Mi supplicò con uno sguardo afflitto. No, non avrei mai accettato. Avrebbe frainteso tutto e io non volevo ancora illuderlo.
– Buonanotte. – Affermai, sciogliendo la presa e girandomi con l’intento di uscire definitivamente da quella stanza. Ma mi afferrò nuovamente e stavolta, senza preavviso, incollò le sue labbra alle mie. Lo fece in modo così rude che mi diede fastidio. Tempo qualche attimo per capire che diavolo stesse succedendo che mi staccai bruscamente, allontanandomi da lui con gli occhi fuori dalle orbite. Lui aveva il respiro accelerato e continuava a guardarmi in modo intenso.
– Perché…? – Chiesi incredula, in un sussurro. Non rispose ma si limitò a stendersi sul letto, ignorandomi completamente. Non ci stavo capendo più nulla. Uscii frettolosamente e mi diressi a passi svelti nella camera di Jessica.
Quando ci entrai, ad aspettarmi non c’era quest’ultima, ma bensì Dorian. Era seduto sul letto di paglia, con la testa china e tra le mani. Ci fu un attimo di silenzio finché la sua voce tagliente non lo ruppe.
– Quindi è questo che fai tutto il giorno in camera sua? – Alzò la testa e puntò il suo sguardo glaciale su di me.
– Questo cosa? – Non riuscivo a capire a cosa si riferisse. Fece una risata fredda e piena di rabbia.
– Ti sei subito consolata con lui, complimenti! – Me lo trovai a pochi centimetri, mentre la sua voce si era alzata di qualche ottava.
Si riferiva al bacio. Ci aveva visti baciare.
– Stai fraintendendo. – Mi difesi. I suoi occhi grigi adesso emanavano scariche elettriche capace di uccidermi.
– Non raccontarmi stronzate, porca puttana! – Mi urlò contro così forte da farmi salire le lacrime agli occhi. – E io che pensavo a come ritornare da te e tu avevi già trovato qualcun altro! Addirittura David, quello che ha rischiato di farti uccidere! – Era in collera. Era arrabbiato e mi stava scaraventando addosso tutto quello che sentiva.
– Smettila, Dorian! Non è come credi! – Cercai di giustificarmi piangendo e gesticolando. La nostra storia stava diventando un inferno. – Ah no? – Domandò avvicinandosi. Gli occhi infuocati d’ira. – Ero venuto a cercarti, per chiederti scusa e per averti di nuovo con me! Ma io sono un coglione, un grandissimo coglione! – Si agitava sempre di più, aveva il viso in fiamme e avanzava verso di me incutendomi timore.
– Dorian… - Alzai le mani in segno di resa, non riuscivo più a sopportare le sue urla.
– No! Ora mi fai finire! – Mi portai le mani al viso, continuando a piangere interrottamente. – Sai perché sono un coglione? Perché ti ho dato troppa importanza! Perché mi sto rovinando la vita dietro le tue fottute stronzate mentre tu ti diverti e fai la sciacquetta con altri ragazzi! – Non potevo credere alle mie orecchie. Dorian stava diventando sempre più cattivo con me, il mio cuore era frantumato ormai in pezzi.
– E’ stato lui a baciarmi, io non ho fatto niente! – Stavolta gridai anche io, stanca di quelle sue insinuazioni.
– Quindi adesso vuoi farmi credere che in quei giorni passati nella sua stanza avete semplicemente parlato? – Sembrava non voler più sentire ragioni.
– Esatto! – Risposi con enfasi.
– Tutte stronzate! – Mi puntò il dito contro facendomi indietreggiare.
– Smettila di insinuare. Non sono una puttana, Dorian! – Ero arrivata con le spalle al muro, ma il mento alto in tono di sfida non lo abbassavo mai.
Io credo proprio che tu lo sia, invece. – Lo disse in modo pacato, con lentezza e tranquillità, ma soprattutto con voce sicura. Prima di scoppiare in un pianto sonoro e disperato, mi partì d’istinto uno schiaffo. Di tutta risposta, con il volto girato e arrossato, Dorian sferrò un pugno alla parete dietro di me.
– Sparisci! – Urlai tra i singhiozzi.
Quella notte credei di aver raggiunto il limite di sopportazione del dolore, ma ancora non sapevo cosa mi aspettasse.

La mattina seguente, non avrei voluto alzarmi più dal letto. Non volevo vedere nessuno. A fatica mi issai col busto e restai seduta. Dopo pochi attimi dove riuscii ad inquadrare meglio la situazione, notai che al mio fianco il letto non era per niente sfatto. Cosa strana, visto che mi svegliavo sempre prima di Jessica e non era possibile si fosse alzata prima e avrebbe rifatto il letto. Doveva essere mattina tardi, unica soluzione. Una volta uscita fuori dal capannone, sentii delle voci urlare. Corsi subito in spiaggia col cuore in gola, non avevo voglia di altre tragedie. Vidi Tom, Charlotte e David saltare ed urlare guardando verso l’alto. Alzai lo sguardo in cielo anche io e vidi un elicottero. Il mio cuore perse alcuni battiti.
– Oddio… - Sussurrai incredula. Potevamo salvarci!
– Jade, vai a chiamare Dorian! Io vado a prendere il fucile. Corri! – Tom era eccitato, tutti noi lo eravamo. Stavamo per tornare a casa. Non pensai minimamente al fatto che io e Dorian avessimo litigato pesantemente la sera prima, e così mi diressi da lui per avvertirlo. Avevo il fiatone e l’ansia fino al midollo.
– Dorian! – Urlai cercandolo nelle stanze. Ma di lui nessuna traccia.
– Dorian! – Gridai ancora più forte. Il mio cuore stava esplodendo di felicità. Nel capannone non riuscivo a trovarlo, così di tutta fretta corsi al retro. Una volta arrivata lì, non mi servii molto per capire ben la situazione.
Quegli attimi di felicità si trasformarono in quelli più dolorosi e brutti della mia vita.
Dorian era seduto, del tutto nudo, con uno sguardo confuso e i capelli scompigliati. Al suo fianco, Jessica. Era distesa e dormiva beatamente, nuda.
Il mio cuore era di nuovo a terra, rotto in mille pezzi. Irrecuperabile. 








________________________________AUTRICE_________________________________


Ciao a tutti! 
E' inutile che continua a scusarmi per il ritardo, ormai avete capito che non sono costante in queste cose... Ma, siccome manco esattamente dall'anno scorso, ho pensato di scrivere un capitolo luuuunghissimo. E infatti, questo è contiene la lunghezza di quasi due capitoli.
Come potete vedere, è pieno di scene e soprattutto cambiamenti! I 7 giovani dal prossimo capitolo faranno ritorno a casa. Dorian stavolta l'ha combinata grossa... 
Va bene, lascio a voi i commenti. Apprezzo se mi lasciate qualche recensione sia positiva che negativa.
Io inizio a scrivere il prossimo capitolo già da oggi, ma non so quando arriverà.
Alla prossima, un bacio!

- Marta

 
  
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