Una
nuova Slice of Life, nella speranza di farvi sorridere. Ispirata
a una recente nascita in famiglia. Buone ferie!
CAPITOLO
3
RON
– HERMIONE
“ALBUS
SEVERUS”
“Albus
Severus!” Ron Weasley pronunciò quei due nomi con
il tono di chi tenta di digerire
un piatto particolarmente indigesto. Invano.
Accanto
a lui sua moglie continuò a camminare in silenzio, cercando
di mascherare
l’accenno di sorriso che si disegnava sulle labbra
all’indignazione di Ron, con
scarsissimo successo.
“La
mia unica sorella si fa otto ore di travaglio e … E lui
… Lui … Che, poi, posso
anche provare a capire Harry … Voglio dire …
E’ cresciuto con quei Babbani e
quel bullo per cugino … E poi quel paio di volte che
è morto per mano del
vecchio Voldy, sono cose che ti segnano, Hermione … Qualche
danno celebrale
dovrai pur riportarlo, ma mia sorella? Ginny sa tutto di nomi ridicoli!
La mia
famiglia sa tutto di nomi ridicoli! Ah!” Concluse con un
mugulio di
frustrazione che all’orecchio di Hermione Granger-Weasley
suonò tremendamente
simile a “Bilius”.
Lei
lo guardò di sottecchi, decidendo che era il caso di lasciar
correre e non
intervenire a metà tirata. In realtà la strega
aveva trovato molto più
preoccupante che Ginny avesse deciso di avere anche questo bambino in
casa,
anziché al San Mungo. In realtà non era
così inconsueto nel Mondo Magico. La
signora Weasley aveva avuto tutti e sette i suoi figli in casa per
esempio.
Tutti, compreso quel mezzo gigante tanto indignato che le camminava
accanto:
per certe donne la maternità era la cosa più
naturale del mondo. E poi c’erano
quelle come lei.
Ignaro
della piega non troppo lieta che avevano preso i suoi pensieri, Ron
continuò. “
Aspetta solo che gli vengano
le lentiggini e gli spuntino i capelli rossi, come a James!”
“La
nostra Rose ha i capelli rossi e le lentiggini, Ron!”
osservò Hermione, un po’
piccata.
“Che
c’entra?” Domandò suo marito
completamente sincero. “Lei è assolutamente
meravigliosa, stupenda, intelligente come sua madre.”
Osservò, guadagnandosi un
sorriso indulgente da parte di Hermione. La cecità paterna
di Ron era una delle
qualità che aveva scoperto solo di recente, ma la trovava
assolutamente
adorabile.
“Albus
Severus! Oh sì, già me l’immagino
… Sarà davvero una passeggiata quando il
soldo di cacio andrà ad Hogwarts … Speriamo solo
che il piccoletto prenda da
suo zio…”.
“E
padrino.” Concluse per lui Hermione.
“Charlie?
E chi stava parlando di Charlie?” Chiese Ron prima di notare
il sorriso
divertito sul volto della moglie, mentre svoltavano a destra superando
un
negozio di giocattoli.
“Ah
non era a lui che ti riferivi?” Osservò lei,
guardando il marciapiede con un
certo interesse per camuffare il brillio divertito nei suoi occhi.
“Beh, in
ogni caso sarà sufficiente che tua sorella gli insegni una
delle sue fatture
Orcovolanti.”
“Già!”
Concordò Ron che più di qualche volta si era
trovato dall’altro lato del
celeberrimo incantesimo di Ginny.
“Albus
Severus! Si può sapere chi nel pieno delle sue
facoltà mentali chiama un figlio
così? Un gatto, forse, ma un bambino?”
“Oh,
non saprei, Albus è un bel nome …”
Ron
si fermò a metà passo, il piede leggermente
sollevato dal terreno, fissandola
come se le fossero spuntate vibrisse e orecchie da gatto. Di nuovo
“Sì, certo,
tesoro, per uno stregone di cento anni che dirige una Scuola di Magia
… Non per
un neonato!”
Hermione
decise di tener per sé il fatto, piuttosto ovvio, che anche
il Professor
Silente era stato un bambino un tempo.
“Che
Potter abbia zero fantasia in fatto di nomi è un dato di
fatto, il nostro
figlioccio ne è la prova vivente … Ma il nome di
Piton? Questo si chiama
raschiare il fondo del barile, Hermione!”
“Beh,
Ron, abbiamo scoperto che il Professor Piton era un uomo
incredibilmente
coraggioso …” Tentò lei.
Il
marito la guardò male. “Piton era un essere
sgradevole e non c'è dose di eroismo o
coraggio o shampoo che mi possa far dimenticare come si è comportato con
noi …
Con te a scuola.” Sentenziò con un tono che non
ammetteva repliche.
Hermione
non si fece scoraggiare. “Sai Ron se solo il suo amore fosse
stato corrisposto,
magari…”
Lui
sbuffò. “ Sì, sì, ok
… Ha avuto una vita di mer…” Lo sguardo
di lei lo fermò a
metà parola “Difficile e ha fatto una fine
orribile, ma ciò non toglie che … O
miseriaccia, e se il povero piccolo prendesse qualcosa da lui? Non
potrei
sopportarlo!” Ron
assunse una
espressione visibilmente preoccupata.
“Oh,
sono sicura che Ginny
gli insegnerà l’igiene
personale…”
Ron
la ignorò, ingoiando il vuoto. “Sento che
… Mi ci vuole … C’è bisogno
di un
palloncino, Hermione. Quel poveretto ha decisamente bisogno di un
palloncino!”
**
* **
Provvidenzialmente,
come nelle migliori storie, c’era uno stand che vendeva
palloncini solo qualche
incrocio più in là, in una piazzetta a pochi
passi dal numero 5 di Grimmauld
Place. La coppia si fermò per acquistarne al nipote uno con
un bel orsetto
disegnato.
“È
sicuro di non volerne uno con il nome di suo nipote?” Chiese
il venditore
collaborativo quando Ron gli spiegò qual’era
l’occasione.
Per
tutta risposta, lui strabuzzò gli occhi allontanandosi di
qualche passo, come se
il pover’uomo l’avesse canzonato.
“Non
badi a mio marito.” Lo rassicurò Hermione,
salutandolo. “È l’emozione di essere
di nuovo zio … Gli gioca sempre brutti scherzi.”
**
* **
Il
numero 5 emerse scenograficamente sotto gli occhi della coppia,
incuneandosi
tra il 6 ed il 4 con la stessa prepotenza di sempre.
Dopo
la Seconda Guerra Magica il ritratto della Signora Black
s’era finalmente
arreso all’evidenza ed aveva lasciato che Harry lo rimuovesse
dalla parete, al
suo posto troneggiava un imponente ritratto della famiglia Potter, uno
in le
cui figure sorridenti e salutanti avrebbero al più presto
necessitato dell’ultima
addizione.
Harry
scese le scale raggiante, i capelli scompigliati e gli occhiali un
po’ storti
sul naso, andando incontro agli amici di sempre.
“Oh,
siete arrivati! E avete anche portato un palloncino, che pensiero
gentile!
Venite, venite, Ginny e vostra madre sono di sopra con i bambini!
Dovete vedere
quanto è bellino! E James si sente già un
perfetto fratello maggiore.” Spiegò
Harry, facendogli strada su per le scale.
Molly
li aspettava sulla soglia della camera da letto.
“Oh
cari, siete arrivati, finalmente … Venite,
Venite … È veramente un bambino
grazioso e con un nome così … Così
…
S-P-E-C-I-A-L-E.” Scandì la matriarca con una
certa enfasi tutta rivolta al suo
ultimo figlio maschio, pronta a fulminarlo con lo sguardo e non solo
con quello
al minimo accenno di dissenso.
Hermione
e Ron entrarono nella camera, salutando e captarono subito il piccolo
volto
rosa sotto un berretto azzurro tra le braccia di una Ginny sorridente,
benché
stanca. Eccola lì, l’ultima addizione alla
famiglia. James se ne stava
appollaiato sul letto accanto alla madre con l’espressione di
chi si era già
stufato della novità e avrebbe volentieri giocato con un
nuovo giocattolo.
“Lo
stavo giusto dicendo ad Hermione, mentre venivamo qui!”
Rispose Ron a sua
madre. Riuscendo con infinita abilità a parere della moglie
a pronunciare quell’enorme
bugia senza strozzarsi e colorandosi appena di rosso sulle orecchie.
Quanto
a lei, nascondendo una risata in un singhiozzo non troppo credibile,
Hermione
Granger – Weasley afferrò il palloncino dal palmo
rilassato del marito e
porgendolo a Ginny esclamò “Noi … Ecco,
abbiamo portato un regalino per Albus
Severus!”.