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Autore: AshikaRamasamy    12/08/2015    1 recensioni
"La miglior lezione è osservare i maestri al lavoro"
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Brooke Shields, Michael Jackson
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Kristen era scioccata da quanto detto prima.

Michael Jackson, il direttore dell’accademia voleva aiutarla? Ma era priva di parole sopratutto perchè, conoscendolo da tre giorni, lui si era già offerto di aiutarla.Quanto poteva essere dolce?

Si sentiva felice, ma allo stesso tempo non sapeva se accettare o rifiutare.Le era capitata molte volte di incontrare persone con cui alla fine ci rimase male, e non voleva fare lo stesso anche adesso.

Ma dall’altra parte, si fidava di lui.Ancora un’altra preoccupazione.Se non avrebbe trovato un lavoro al piú presto non avrebbe potuto prendersi un’appartamento e di conseguenza non saprebbe dove trasferirsi dopo il soggiorno scaduto in hotel, inoltre quel signore che conobbe la metteva in suggestione.Poteva fidarsi di Michael, almeno sperava.

“Io...Insomma, non vorrei disturbarti...” bisbiglió cercando di non evidenziare il nervosismo appena creatosi in lei.

“Ah! Non sei un disturbo..! Davvero! Ci sono tanti lavori qui a New York, dobbiamo solo entrare in tutti i buchini e prenderli” spiegó con un filo di divertimento sul viso.

“Peró vorrei sapere che tipo di lavoro cerchi...” continuó dopo aver svuotato la tazzina di caffè.

“Qualsiasi...Quando ero a Los Angeles lavoravo come cameriera...” rispose accennando un sorriso.

“Cameriera?” chiese leggermente preoccupato.

Sapeva benissimo che molti uomini attaccavano bottone con le cameriere e non voleva che Kristen si trovasse in
quella situazione.Dopo tutto, lui era protettivo.

“Sí, peró mi vanno bene altri lavori” si affrettó a dire.

Lui annuí e tra di loro caló di nuovo quel silenzio di sempre.Scrutava in silenzio i movimenti nervosi e imbarazzati della
ragazza; quel modo di portarsi la tazzina alle labbra, lo faceva impazzire, per non parlare del modo in cui si leccava le
labbra per portare via alcuni resti di cappuccino.

Non voleva rompere quel silenzio; voleva che lo facesse lei, almeno per una volta.

In silenzio, osservava Kristen, come il predatore studia la sua preda; tutto in silenzio.

E finalmente quel fatidico momento arrivó, infatti come sperava Michael, Kristen pose fine a quel tormento con una domanda banale.

“Ehm...Da quanto lavori alla Mjj Studios?”.

Sorrise a quella domanda.

“Da ben 6 anni” rispose.

“Wow...”.

“Già.Pochi?”.

“Beh, in realtà non saprei...Forse sono tanti, ma forse anche pochi...” mormoró accennando una risata nervosa che lo
contagió.

“Per me sono pochi.Pochi ma impegnativi...Cioé era stato difficile trovare tutti quesi ballerini!” esclamó sorridendo.

“Ci credo..!! Sono molti! E hanno anche tanto di quei talenti da vendere!”.

Risero entrambi, ma poi Kristen saltó su con un’altra domanda.

“Beh, io ti ho parlato di me...Anche se non molto...Perché non mi parli di te? Ho sentito che sei anche professore di
canto e di ballo hip hop..!”.

Michael ridacchió imbarazzato mentre poggiava entrambi i gomiti sul tavolo e la guardava negli occhi.

“Sí! Sono anche professore di canto e ballo! Scusa la domanda, ma come hai fatto a scoprirlo?” domandó sorpreso ma
allo stesso tempo curioso.

Lei si morse il labbro inferiore e mentí, non sapeva se sarebbe stata una buona idea rivelargli la verità, sopratutto senza
il consenso di Rachel.

“L’ho sentita in giro...Parlano di te in continuazione..!” disse.

“Ah... È vero…Scommetto che sono state le ragazze dell’accademia a parlarne..!” replicó accennando una risata che
fece sorridere Kristen.Quelle fossette la mandavano fuori di testa.

Lei lo guardó meravigliata; Rachel aveva ragione: chi non vorrebbe il signor Michael Jackson? Una stupida forse, anzi,
neanche.Forse sarebbe stata la prima a mettersi in fila.

Accennó un sorriso nervoso percependo gli occhi di lui su di lei.

“Kristen?”.

La ragazza alzó lo sguardo sentendosi chiamare per nome.

“Mi piace il tuo sorriso...” disse serio mentre la fissava negli occhi.

Kristen arrossí di botto e sgranó appena gli occhi facendo allarmare Michael.Aveva affrettato con i complimenti?

Eppure sentiva il bisogno di farglieli.

“Tutto apposto..?” le chiese cercando di apparire tranquillo, anche se i suoi occhi dimostravano il contrario.

Anche lei andó nel panico, anche se non sapeva il perché.

“Sí...Scusami...Io...Io dovrei andare adesso...” disse mentre si alzava dalla sedia.

Lui si morse il labbro inferiore senza smettere di fissarla.Aveva sbagliato.

“Se vuoi ti accompagno”.

“No..! Prendo un taxi...Grazie per tutto questo...É stato un piacere!” esclamó agitata.

“Anche per me...Comunque se vuoi domani possiamo cominciare a cercare qualche lavoro”.

“Domani?”.

“Sí, se vuoi”.

“Domani non riesco! Dovrei uscire prima per andare a finire un lavoro che ho lasciato in sospeso prima” mentí.

Si chiedeva il perché lo faceva, ma anche lei non sapeva la risposta.

“Ah...Beh allora quando non sarai occupata dimmelo ok?” le parló dolcemente.

Lei annuí e prese lo zainetto.

“Pago io” disse Michael.

“Grazie...Bene, allora scappo! Grazie!”.

“Ci vediamo domani”.

“Certo! Ciao!”.

La ragazza scostó la sedia rimettendola sotto al tavolo e poi scappó via, in preda al panico e all’imbarazzo.

Camminó velocemente, cercando di allontanarsi al piú presto dal locale dove si trovava Michael, che rimase ancora seduto a fissare la tazzina vuota.Non era andato come voleva lui, non voleva che Kristen scappasse.Aveva programmato una bellissima chiacchierata, una passeggiata fino al parco, ma quel complimento bastó per mandare tutto a monte.Sospiró e si portó una mano sulla folta capigliatura.


Chiusa nella camera dell’albergo, Kristen fissava in silenzio la soffitta.

Le sue parole le rimbombavano in testa, continuamente.Perché era fuggita via? Amava i complimenti, aveva sempre desiderato che qualcuno gliela facesse e l’unico fino ad adesso era sempre stato Sam e suo fratello, ma quando toccó a Michael, lei, lei non sapeva il motivo del suo comportamento.

Era fuggita.Era fuggita da un ragazzo.Cosa penserà ora lui di lei? 

Sbuffó e chiuse gli occhi pensando a quanto avrebbe voluto avere suo fratello al suo fianco.

Avrebbe voluto raccontargli tutto, dirgli dei complimenti, “dell’appuntamento” andato male, ma sopratutto di
LUI.Parlargli di Michael, della sua premurosità, del suo aiuto, ma non sapeva come farlo.Chiuse gli occhi cercando di
scaricare via la tensione dovuta a poco prima e sospiró.


Anche Tyler, nel suo garage, seduto su una sedia, sorrideva fissando la foto di lui e la sua famiglia.

I suoi genitori lo mancavano, gli mancava sua madre, suo padre, sua sorellina.Si chiedeva se era davvero un buon fratello, se davvero riusciva a mettere al primo posto la felicità della sua amata sorellina, ormai lontana da lui.Si domandava se tutto quello che aveva fatto, le promesse fatta ai genitori prima che morissero, se davvero le stava mantenendo.

Non erano ricchi, non lo erano mai stati, ma cercava in tutti i modi di renderla felice, donandole solo il suo amore e a volte pensava che forse era un pó poco.Non poteva permetterle di fare un viaggio, di comprarle ció che voleva per paura di finire tutti i risparmi, ma lei lo rassicurava sempre, gli diceva sempre che era un ottimo fratello, e gli bastava solo quello, solo quello per sentirsi fiero di se stesso, ma dopo ricadeva ancora.

Venne interrotto dallo squillo del suo cellullare che sullo schermo segnava il nome della sua sorellina: Kristen.

Contento e felice rispose senza aspettare altro.

“Sorellina!!” esclamó allegro e pimpante come una Pasqua.

Quella, appena udí l’urlo di suo fratello, non fece altro se non scoppiare a ridere.

“Fratellone!! Come stai?!”.

“Benissimo! Tu?!”.

“Bene!! Che fai di bello?”.

“Nulla, ti stavo pensando!” replicó sorridendo dolcemente.

“Sul serio? Anch’io lo stavo facendo! Ti pensavo! Va tutto bene lí?”.

“Sí! Da te?”.

“Sí...”.

“Piccola?”.

“Mh?”.

“Sicura di stare bene? Guarda che ti conosco benissimo eh! Non ci casco!” disse con un tono di voce calma e
mansueta.

“Beh...Ehm...In realtà non proprio tutto bene…”.

Lui cominció ad allarmarsi.

“Cos’hai!? Ti trattano male?!”.

“Nono! All’accademia va tutto bene...Se non per la professoressa di danza classica che richiede troppa perfezione,
ma...Ehm...Non so come dirtelo...” mormoró in preda all’imbarazzo.

“Cosa...? Piccola? Hai incontrato qualche ragazzo..?” provó ad indovinare.

“No…Cioé sí... É il direttore dell’accademia…Si chiama Michael Jackson…” disse infine.

Si sentí sollevata, finalmente era riuscita a dirglielo; ora sperava solo in una reazione positiva, anche se suo fratello non l’aveva mai sgridata.

“Sul serio!? Da quand’é che lo conosci?” chiese sorpreso.

“Da tre giorni...” rispose in un sussurrio.

“Tre giorni..? Perché non me l’hai detto, piccola?”.

Era calmo.Non poteva arrabbiarsi, sapeva benissimo che l’argomento “ragazzo” per sua sorella era una cosa
imbarazzante e di cui si vergognava subito.In quel momento doveva sostenerla e starle vicino, sperando che quel
Michael sia un bravo ragazzo.

“Non sapevo come dirtelo…Sai com’é…” replicó.

“É un bravo ragazzo?”.

“Sí...Oggi mi ha invitata a prendere qualcosa da bere insieme a lui...”.

“DAVVERO!?”.

“Sí...Scusami se non te l’ho detto prima...”.

Tyler sorrise.

“Non ti preoccupare sorellina, ti capisco...Sono felice per te..! Appena riesco ti raggiungo, ok? Vorrei anche
conoscerlo! Quanti anni ha?”.

“Trenta...”.

“Trenta...Non é vecchio?” scherzó facendola ridere.

“Fratellone! Non mi piace! Lo considero solo un’amico...É anche professore di ballo e canto, sai!?”.

“Wow...Quindi dovrai fare lezione con lui?”.

“Sí..!”.

“Felice eh?”.

“Smettila fratellone..!” esclamó imbarazzata.

Tyler ridacchió.

“Comunque, ti trovi bene?”.

“Sí, anche se mi manchi un casino...” rispose.

“Cercheró di raggiungerti appena posso, ok?”.

“Sul serio!? Porti con te anche Sam?” urlacchió.

“Certo! Se lo vuoi lo porto!”.

“Come vanno le cose tra voi due?”.

“Bene! Mi tiene sempre compagnia! Oggi mi ha invitato a casa sua”.

“Ci vai vero?”.

“Posso?”.

Dall’altro capo del telefono, Tyler udí una fragorosa risata da parte di lei.

“Ma scherzi?! Certo!”.


“D’accordo mammina! Allora ci andró” esclamó assumendo una voce da bambino piccolo.

Sentire la sua sorellina ridere lo faceva stare bene; avrebbe potuto fare lo spiritoso anche in mezzo alla strada, basta che lei non smettesse mai di sorridere e ridere.

“Comunque...Come farai quando ti scaderà il soggiorno in hotel?” le chiese.


“Oh..! Ehm...Michael si é offerto di aiutarmi a cercare un lavoro, per adesso” disse.

“Ah sí? Wow..Carino questo Michael..! Spero solo che ti tratti bene..!” bisbiglió.

“Certo..! Dalla prima volta che l’ho conosciuto, mi è sembrato subito un tipo apposto..!” ammise.

“Meglio cosí sennó ti avrei raggiunto subito e lo menavo”.

Lei ridacchió.

“Non credo che serva”.

“Meglio cosí! Comunque mi fa piacere che ti stia aiutando! Davvero...Lo dovrei ringraziare un giorno” disse sorridendo.

Anche Kristen dall’altra parte sorrideva, ma subito dopo si ricordó del complimento e ritornó seria e triste.

Si sentiva una stupida ad averlo lasciato lí, doveva essere “un’appuntamento” con un lieto fine, invece per lei si
dimostró il contrario.Era stupida, era fuggita solo per un complimento, ma non sapeva neanche lei il motivo di questa
sua reazione.Aveva solo paura e basta.Paura.Quale paura? Non lo sapeva.

“Anche a me fa piacere” disse infine, cercando di sembrare il piú normale possibile.

“Piccola? Dovrei lasciarti adesso…Scusami, ma mi è arrivata una macchina mezza rotta…Quindi dovrei subito
mettermi all’opera..!”.

“Non ti preoccupare! Ci sentiamo allora!”.

“D’accordo! Per qualsiasi cosa chiamami eh!”.

“Anche tu! Buon lavoro!”.

“Grazie piccola!”.

“Ciao!”.

“Ciao!”.

Il ragazzo chiuse la chiamata e si alzó dalla sedia dirigendosi verso a un uomo sui quarant’anni, che con camicia e cravatta, lo attendeva con le mani intascate e gli occhi altrove.

“Buogiorno! Cosa potrei fare per lei?” chiese gentilmente.

L’uomo si voltó verso di lui e appena lo notó sorrise dolcemente porgendogli la mano.


La mattina successiva, Kristen si sveglió di buon umore.La telefonata con sua fratello le bastó per tirarla su di morale, anche se di Sam nessuna traccia.Sapeva che era impegnato con il lavoro, perchè anche lei lo era e sperava che un giorno anche lui avrebbe potuto trovare un lavoro migliore; la paga era pochissima, le ore estenuanti.

Saltó giú dal letto e spalancó le persiane non curandosi del calore dovuti ai raggi solari che stava cominciando a riempire la piccola stanza.

Si diresse in bagno e tiró fuori da una borsina piccola, spazzolino e dentifricio, poi si guardó allo specchio e quasi si spaventó.

Aveva un pó di occhiaie e non si meravigliava, perchè la sera precedente non chiuse gli occhi pensando a
Michael.All’immprovviso si sentiva disarmata, non sapeva cosa fare, come reagire; quel ragazzo la stava portando fuori di testa.Si sentiva strana, diversa, si meravigliava di sè stessa.

Dopo essersi lavata, spalancó la grossa valigia che suo fratello le compró con quei pochi risparmi messi da parte.Voleva che avesse tutto, per non parlare di Sam che gliela riempí tutta.

Sorrise nel vedere la maglia azzurra che Sam le regaló prima della partenza, cosí decise di indossarla tanto per sentirlo vicino, poi scelse un paio di jeans neri e infine un paio di scarpe da ginnastica bianche.

Si vestí e si legó i capelli in una coda alta per il caldo estenuante di fuori,prese il suo solito zainetto e dopodichè uscí dirigendosi verso all’ascensore, ma proprio quando stava per ammaccare il pulsante per farlo salire su, dato che era al piano di sotto, un’altra mano la precedette.

Una mano che lei conosceva benissimo.Leggermente intimorita alzó lo sguardo e incontró quello di che quando la vide gli spuntó un sorriso smagliante su quelle labbra carnose e leggermente larghe.

“Buongiorno bella!”.

“Buongiorno...Come va?” chiese cercando di apparire tranquilla anche se non lo era per niente.

“Oh, benissimo, lei signorina?”.

“Bene grazie...Deve andare al piano terra?”.

“Certo.Devo colazionare, no?”.

“Già!”.

“Lei ha già fatto colazione?” le domandó.

“No...Stavo...Stavo andando a colazionare pure io...” replicó sorridendo appena.

“Beh, se vuole gliela posso offrire io” disse con un ghigno strano sul viso; un ghigno che a Kristen non piacque molto.

“Ehm...Io avevo intenzione di andare ad un bar...” mentí distogliendo lo sguardo dal suo e puntandolo sull’ascensore
che si spalancó lasciando liberi alcune persone che la salutarono gentili.Lei ricambió ed entró dentro seguita da lui.

“Ad un bar? Lascia questo dell’hotel e va a fare colazione ad un bar?” chiese in modo sarcastico.

“Sí...Perchè, è sbagliato?” chiese senza puntare lo sguardo su di lui.

Si sentiva a disagio, lui la fissava troppo e a lei dava fastidio.

“No, ma se non fossi in lei non sprecherei una colazione offrita 

Kristen si morse piano il labbro inferiore e quello non potè evitarlo.La scrutava da capo a piedi, soffermandosi in
particolare sulle sue piccole curve.

L’ascensore finalmente si fermó e quando le porte si aprirono, Kristen si tuffó fuori, quasi correndo.Voleva scappare.Da
lui.

“É stato un piacere parlare con lei, e la ringrazio molto, ma credo che prenderó qualcosa al bar, anche perchè sono in ritardo” disse.

Non la rispose, la guardó e basta, ma proprio quando stava per voltarsi e andare via, la sua grande mano afferró il polso piccolo e stretto di lei, costringendola a fermarsi.

Si voltó verso di lui e lo scrutó nascondendo una smorfia di terrore.

“Vieni bellezza, ti offro io la colazione oggi e non pretendo rifiuti, chiaro?” esclamó serio.

Lei schiuse le labbra e annuí facendo comparire un sorriso perverso sul volto di lui.

“Bene.Seguimi”.

Sempre con il polso di lei incastrato in una sua mano, avanzarono verso a un’altra sala colma di tavoli, dolcetti e molto altro.Tutto quello che si trovava in un bar. 

Cercando di sembrare un galantuomo, l’uomo le scostó la sedia e lei si sedette ringraziandolo, mentre lui si piazzó su quella di fronte a lei.Poggió entrambi i gomiti sul tavolo e incroció le dita giocando con essi, senza smettere di osservarla, invece lei cercava di fare di tutto pur di non incontrare il suo sguardo; non tanto per la vergogna, ma per il disagio che le trasmetteva.

Non la conosceva e già si comportava cosí.

“Cosa ordini?” le chiese.

Lei sorrise appena e si aggiustó lo zainetto sulla spalla.

“Cappuccino e un cornetto al cioccolato” rispose fissando un mazzo di tovaglioli posti sopra al loro tavolo.

“D’accordo…Mi scusi?” richiamó l’attenzione di una tipa alta e robusta e quando lo vide sorrise venendogli incontro.

“Buongiorno cosa le porto oggi?” domandó.

Lui sorrise.

“Buongiorno! Per me caffè e brioche alla crema, per la signorina cappuccino e cornetto al cioccolato.Grazie” replicó.

Kristen non disse nulla, ma si limitó a sfoggiare un sorriso sforzato non appena quella la guardó.

“D’accordo! Aspettate un minuto”.

“Non ti preoccupare”.

“Grazie...”.

Appena quella signora si allontanó, lui saltó subito fuori con una domanda che fece sorridere Kristen.

“Quindi ti hanno presa?”.

“Sí! Menomale!”.

“Ne sono felice! Ti trovi bene?”.

“Molto..! Il direttore dello studio è molto bravo” ammise leggermente rossa in viso.Solo a pensarlo arrossiva come a un
peperoncino.

“Bravo o qualcos’altro?”.

“Nono, bravo”.

“Ok...Comunque dove andrai quando ti scadera’ il soggiorno qui in hotel? Insomma, ti sei cercata un lavoro o
un’appartamento...Sai benissimo che se entri in un’accademia non puoi piú muoverti da qui” disse.

“No, peró oggi ho intenzione di cercarne uno...”.

“Sarà difficile trovarne uno, sopratutto perchè sei molto giovane, ma se per caso ti dovrebbe scadere il soggiorno, ho una camera in piú per gli ospiti a casa mia”.

Kristen arrossí e il disagio cominció a crescere sempre di piú.Si domandava cosa avesse preso di prima mattina.

“Non si preoccupi, credo che andró da una mia amica...” replicó mentendo.Cercava di mantenere la calma.

“Hai già trovato un’amica?” chiese sorpreso.

“Sí…”.

“Capisco...Beh, peró se vuoi puoi venire anche da me, non c’é problema” disse infine.

La loro conversazione fu interrotta dalla tipa di prima che serví loro ció che avevano ordinato poco prima.

La ringraziarono e questa volta nessuno dei due parló.Erano impegnati a mangiare e a bere e per Kristen questo fu un sollievo.

Non amava gli sguardi di lui su di lei, la faceva pensare ad un maniaco e basta.

Fece tutto in fretta; per prima cosa mangió il cornetto e poi bevve d’un sorso tutto il cappuccino, finendo cosí prima di lui.

“Wow...Hai finito tutto...” esclamó fissando la tazzina ormai vuota.

Lei sorrise e aspettó che anche lui finisse prima di alzarsi sempre seguita da lui che si aggiustó la cravatta e infine sistemandosi lo zaino e il vestito lo ringrazió.

“Grazie...Sicuro di voler pagare tu?”.

“Certo bellezza” mormoró guardandole il petto.

S’imbarazzó parecchio e lo salutó con un gesto della mano prima di voltarsi e correre verso l’uscita.

Guardó l’orologio di una farmacia non troppo lontana da lei: segnava le 8:18.Spalancó gli occhi.Era in ritardo, tra dodici minuti esatti sarebbero cominciate le lezioni e lei doveva pure cambiarsi.

Cominció a correre chiedendo il permesso a quasi tutte le persone e scusa a quelli in cui andava loro incontro.Non voleva arrivare in ritardo.Non al quarto giorno di accademia.

Continuando a correre, intravide un taxi sul procinto di partire, cosí aumentó la velocità e agitó le braccia per aria cercando in tutti i modi di richiamare l’attenzione dell’autista, che, grazie a Dio la notó e si fermó subito, mentre lei con l’affanno lo ringrazió e vi fiondó dentro.

“Dove dovrei portarla signorina?”.

“Alla MJJ Studios.Grazie..!” rispose con ancora il fiato corto.

“D’accordo!”.

Cominció a guidare e per sua sorpresa, l’autista andava veloce, anche se faceva delle curve da paura, ma meglio cosí.Le mancavano ancora cinque minuti e in quei pochi cinque minuti doveva cambiarsi e cercare l’aula, a parte informarsi sul corso della prima ora di mattinata.

Dopo quei sette minuti che a lei parvero pochissimi, lo sportello si aprí e lei lo ringrazió per l’ennesima volta pagandolo, prima di salire quelle poche gradinate e dirigersi dentro.

Per sua fortuna la campanella non era ancora suonata e molti dei studenti erano ancora a gironzolare per i corridoii.

Camminó a passi veloci verso al calendario che segnava le ore e i corsi di ciascun studente.Con il dito puntato sul foglio cercó il suo nome, discorrendo il dito in modo veloce.

Spalancó gli occhi appena lesse la parola “Hip Hop”.Doveva incontrare Michael? Come poteva? Ieri lo aveva lasciato al bar ed era fuggita via, e ora avrebbe dovuto vederlo di nuovo.

Leggermente agitata e nervosa, si passó una mano sulla nuca prima di sospirare e dirigersi arresa verso al proprio camerino.

Non poteva saltare la prima ora di lezione; non voleva e non poteva neanche.

Spalancó la porta e la richiuse alle sue spalle prima di togliersi lo zainetto dalle spalle e poggiarlo sulla panchina vuota.

Si svestí subito e indossó un paio di tuta da ginnastica, si sistemó al volo i capelli e uscí andando in cerca della sala in cui si sarebbe tesa la lezione con il signor Michael Jackson.

Mentre avanzava con passi quasi indecisi e alterati salutó Rachel che era impegnata a riscaldarsi appoggiata ad un’asta di legno; forse aveva danza classica.Rachel ricambió e le sorrise dolcemente, prima che Kristen potesse entrare dentro alla stanza ormai gremita di studenti eccitati e altri normali.

Lei non sapeva in quale categoria mettersi; se in quelli eccitati o normali.Si sentiva strana, emozionata, intimorita e confusa.

“Ehy”.

Sorrise nel vedere un ragazzo veninirle incontro.Era molto giovane e lo aveva visto anche nelle lezioni precedenti; si trovavano sempre vicini e pensava di attaccare bottone per prima, in modo da potersi fare qualche altro amico oltre che a Kristen e si meraviglió quando lui fece il suo primo passo.

“Ciao!”.

“Piacere sono James Collins” si presentó porgendole la mano con un sorrise simpatico e dolce sul viso.

Lei ricambió il sorriso e allungó la mano intrecciandola in quella sua.

“Piacere mio! Sono Kristen Moore” replicó a sua volta mentre agitava su e giù le loro mani.

Sciolsero la presa e lui continuó a guardarla.

“Ti ho vista all’audizione! Sei stata forte! Da quanto balli?” chiese curioso.

Lei sorrise contenta da quel complimento e rispose subito dopo.

"Ho iniziato a ballare da quando ero piccola...” rispose.

“Sul serio? Che scuola hai frequentato?”.

“Io...Io non ho frequentato nessun corso...”.

“Ah no?”.

“No...Ho imparato ballando per strada..Sai...Con altri ragazzi poco piú grandi di me” spiegó sorridendo dolcemente.

James ricambió il sorriso.

“Sei molto brava! Davvero..!”.

“Grazie..! Anche tu te la cavi”.

“Sul serio?”.

“Sí!”.

“Ahah, grazie per il complimento allora!”.

“Di nulla!”.

Continuarono a parlare fino a quando qualcuno entró dalla porta chiudendola.

Tutti smisero di parlare e il cuore di Kristen prese il soppravvento alla vista di lui.Michael Jackson.

Fece il suo ingresso sorridendo; sorrideva lasciando che su quelle goti perfette comparissero quelle fossette di cui molte ragazze andavano pazze.

Non smise di sorridere e appena il suo sguardo incontró quello di Kristen, quel sorriso di prima si trasformó in qualcosa di dolce, che peró non venne ricambiato da parte sua che abbassó lo sguardo con le guance ormai in fiamme.

Indossava una camicia blu, incastrata dentro a quei suoi soliti pantaloni neri e ai piedi portava quei mocassini di cui andava fiero, accompagnate da delle calze bianche.I capelli erano legati in una coda bassa, lasciando peró liberi alcuni ciuffi ribelli che, come sempre, gli incorniciavano perfettamente il viso, rendendolo ancora piú bello di quanto lo fosse già.

“Buongiorno ragazzi!” esclamó tutto pimpante mentre si piazzava al centro della grande sala da ballo.

“Buongiorno professor Jackson” risposero in coro.

Lui ridacchió mordendosi il labbro e si portó una ciocca di quei ricci perfetti dietro all’orecchio.

“Chiamatemi Michael.Fate finta che sia un vostro compagno” replicó sorridendo.

Ci fu un silenzio tombale, ma poi qualcuno parló.

“Sul serio..?”.

“Certo.Non voglio essere soltanto il vostro professore di Hip Hop e canto, ma anche un vostro amico...Se cosí si puó dire...Quindi se avete qualche problema, non esitate a venire da me, chiaro? Sapete dove potete trovarmi” disse senza mai smettere di sorridere.

La sua voce, il suo modo di sorridere e di passare quella lingua sul labbro inferiore...era la fine per molte ragazze, per non parlare di quei occhi scuri e profondi capace di farti perdere dentro.

“D’accordo...” mormorarono sorpresi.

“Bene! Allora, come ogni anno impongo delle regole durante le mie ore di lezioni e non, quindi voglio che le rispettiate” parló.

“Quali sono?” domandó quel ragazzo di nome James.

Michael sorrise e intascó una mano.

“Beh, sono pochi ma fondamentali” rispose.

Ci fu una piccola pausa e poi riprese a parlare.

“Affronterete questi anni di studio insieme e crescerete insieme imparando dagli errori degli altri e anche dai propri.Avrete un tempo di almeno 3 mesi per riposarvi e prendervi una pausa e poi ricomincerete il prossimo anno con un’esame di canto e ballo.E se lo supererete frequenterete il secondo anno, invece se non vi esercitate e di conseguenze non lo supererete, ripeterete l’anno insieme ad altri nuovi ragazzi.Avete capito?”.

“Certo...”.

“Quindi per crescere insieme e imparare, vi chiedo gentilmente di non urlare durante alle lezioni, usare un linguaggio appropriato e se si dovrebbe commettere un’errore, mettere da parte l’orgoglio e chiedere scusa.Saremo come una famiglia; nessuno deve prendersi gioco di nessun’altro, compreso il sottoscritto, nessuno deve alzare le mani all’altro compagno e se si hanno delle difficoltà tutti devono essere disponibili ad aiutare il prossimo, ma sopratutto ci deve essere amore e fratellanza.Voglio che vi sentiate a vostro agio e quindi vi prego anche di tirare fuori le vostre opinioni,idee e consigli.Non abbiate paura perché siamo liberi di esprimere un nostro parere e nessuno ci puó dire nulla.Chiaro?”.

“E se uno non é brava a ballare?” chiese una ragazza.

Lui sorrise dolcemente.

“Non c’é nessuno che non sappia ballare.Tutti sanno fare qualcosa.Tutti sanno ballare, ma hanno un stile proprio e diverso dagli altri, quindi non consideratevi mai incapaci di fare qualcosa e non permettete a nessuno di dirvi che non sapete fare una cosa.Se volete raggiungere un obiettivo dovete crederci...Dovete crederci ed essere capaci di sognare.Mettete tutta la vostra forza di volontà e buttatevi senza il timore di non poter raggiungere il vostro sogno” rispose con tono di voce dolce e pacato.

A sentire quelle parole, tutti rimasero colpiti, in particolare Kristen, che con occhi curiosi, innamorata da ció che diceva, ascoltava in silenzio pensando a tutti i sacrifici che fece per arrivare a quello che era adesso.

Non era stato facile per lei, passare ogni giorno davanti ad una scuola di ballo, affacciarsi alla finestra e vedere molti ballerini alle prese con i loro passi, con il loro sogno, mentre lei avrebbe dovuto lavorare mattina e sera, ricevendo una paga scarsa per quelle ore estenuanti e faticose.

“Bene...Credo di aver detto tutto...Qualcuno ha domande?” chiese.

Nessuno alzó la mano, nessuno parló.C’era un silenzio assurdo che lasciava udire perfettamente i respiri di tutti i presenti unirsi e creare un’unica sintonia e melodia.

“Bene...Cominciamo con la lezione allora!”.

   
 
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