7.
Sensibile
Frances
boccheggiò in preda al panico.
Tentava di socchiudere gli occhi, ma le palpebre ricadevano
pesantemente ad
oscurarle la vista mentre i polmoni venivano compressi rendendole
impossibile
respirare. Avvertiva le gambe insensibili penzolare nel vuoto, e la
gravita
oscillare su di lei, facendosi a tratti insostenibile e a tratti
indistinta.
Voci si accartocciavano gracchiando, ferendole le orecchie in uno
stridere
aggrovigliato ed incomprensibile. Sarebbe morta, lo sapeva.
Alzò con fatica un
braccio pulsante di spasmi a tastarsi il petto, eppure non riusciva a
sentire
nulla, se non la sua carne e la stoffa stropicciata dei vestiti.
Abbandonò il
braccio lungo il fianco, alzando il volto e spalancando la bocca,
riuscendo a
malapena ad aprire gli occhi su un cielo compatto ed indistinto, che
scivolava
velocemente su se stesso.
«-es?
Frances?»diecimila
parole!!!!!
La ragazza si riscosse. La fronte madida di sudore
luccicò sotto le
lampade al neon, la schiena s’incurvò leggermente
in avanti sulle gambe
incrociate. Respirò avidamente. Stava bene. Era viva.
...Ma allora perché avvertiva quel senso di
ansia, di oppressione di
quando qualcosa presto andrà male?
«Frances, stai bene?»
ripeté Mara, l’insegnante di modern, osservandola
con gli occhi chiari ed enormi sul viso diafano e affilato dagli zigomi
sporgenti.
Le ciglia di Frances sfarfallarono fulmineamente,
«Sì, scusami. Mi sono
incantata per un attimo»
«Sei pallida» insisté la
donna.
«Sto bene, sul serio. Ho solo avuto una
sensazione...» assicurò la
quindicenne, con un movimento vago della mano.
Restarono in silenzio fino a che Anna non chiese se
dovessero fare anche
i grand jeté en tournant, con la disapprovazione generale.
«Che c’è? Chiedevo!»
esclamò quella. Infatti, lo ricordò a Mara, che
mise la musica. Frances si tirò
in piedi aggrappandosi ad una delle sbarre da muro, e si
sistemò nell’angolo
dietro le compagne.
Era bello sudare. Avvertire i muscoli bruciare e pulsare
sotto la pelle
madida, il petto alzarsi ed abbassarsi furiosamente, ogni profondo
respiro
vorticare nei polmoni. E per un po’ Frances non si
concentrò su altro, solo
sulla sua fatica, e la rara sicurezza di esserci e di essere viva. Non
assorbì
la musica come faceva di solito, quando diventava un essere indistinto
e
fragile e denso si fumo impalpabile. La voce di Florence mentre cantava
Ship To
Wreck voleva farla piangere, perché le ricordava di come ci
si sentisse ad
essere sul punto di rovinare tutto ciò che più ci
sta caro. Ma Frances non
volle ascoltarla, quel giorno, e non chiuse gli occhi per cacciare le
lacrime a
fine lezione, ma si avvicinò ansante
all’insegnante. Era una donna bella, Mara,
magra e ossuta, dai tratti sibillini e la pelle sottile come carta,
lunghi
capelli d’ebano dalle punte più chiare dritti come
spaghetti e le labbra
sottili e ben disegnate. Suo padre sosteneva che fosse inquietante, ma
Frances
non pensava di aver mai visto una donna più bella, una donna
più forte da aver
sostenuto sue matrimoni distrutti e due figli in grembo, una donna
più vera.
«Mara, posso parlarti un attimo?»
E la cosa più bella era che capiva, sul serio.
«Dimmi tesoro.»
La quindicenne non sapeva da dove cominciare, si
grattò una guancia,
«Beh, in questi ultimi giorni ho fatto conoscenza con quattro
ragazzi... E una
ragazza... E, un giorno che andavo a casa dei ragazzi ho raccontato a
tutti di
Rick. Cioè, non stavo molto bene quei giorni,
così avevo preso quei calmanti
che mi ha detto il dottore... E, boh, ora non so proprio
perché l’ho detto
loro. Il punto è che sono le uniche persone con cui ho
parlato al di fuori
della mia famiglia da quando ho iniziato il liceo, ma ora non me la
sento più
di vederli...»
Mara sembrò pensarci su, annuendo,
«Ti senti in imbarazzo?»
«Sì, e loro si preoccupano per me ma
io non voglio perché ci conosciamo
da poco. Vorrei solo seppellirmi, ora.»
«Beh, se si preoccupano vuol dire che ci tengono
a te. Magari devi
lasciarti un po’ di tempo, ma secondo me non dovresti
tagliare ogni contatto
con loro. Col tempo capiranno.»
Frances abbassò lo sguardo annuendo piano e
mordendosi le labbra.
«Ma dimmi» l’insegnante
trattenne a stento un sorrisino malizioso
«c’è
mica qualcuno di loro che ti piace?»
La ragazza avvampò «No! No, no. No,
insomma, no, non credo, no. Forse, probabilmente
no.»
Mara arricciò le labbra screpolate,
«Peccato, è la mia parte preferita
sentire le vostre storie sentimentali...»
Il telefono di Frances vibrò per terra accanto
alla bottiglietta d’acqua
ormai vuota. La quindicenne lo sbloccò perplessa, sotto lo
sguardo attento
della donna.
Numero
sconosciuto - Raffaello Hamato
Buongiorno
principessa, sei ancora viva?
Ad April sta venendo un esaurimento nervoso, sai?
Frances
sbarrò gli occhi. Come faceva ad
essere irritante anche nei messaggi? Com’è che
aveva il suo numero? Voltò lo
schermo del telefono verso Mara, «No, ma io devo tenermeli
cari questi, scusa?»
esclamò sardonica.
La donna esaminò lo schermo, sorrise e lo prese
delicatamente dalle mani
di Frances, rispondendo al messaggio.
Frances
Canvernon so se le
ho già dato un cognome, nel caso non me lo ricordo
più °_°*
Cos’è,
ti manco?
«Ahh, che scrivi Mara!!!!»
strillò la ragazza, in preda al panico.
«Shh, lascia fare a me» la
rassicurò l’insegnante, ridacchiando.
La ragazza si fece disperata «Ma quello mi sta
pure antipatico!»
«Chi detesta compra.»
«Mara!!»
Numero
sconosciuto – Raffaello Hamato
Non
ti fai sentire per giorni e fai
anche la preziosa?
Frances
Canver
Danza.
E i miei problemi.
Numero
sconosciuto – Raffaello
Hamato
..Potevi
almeno avvisare.
Frances
Canver
Alcune
cose non si possono dire a voce
Raph osservò il telefono sconcertato. Non
sapeva che rispondere.
Raffaello
Hamato
Sai
com’è, di solito tendi a cacciarti
nei casini, non si poteva sapere...
Numero
sconosciuto – Frances Canver
..Beh,
grazie della fiducia
«Tendi a cacciarti nei guai Frances? Non mi
sembravi il tipo»
La ragazza ridacchiò, «Non do a
vedere molte cose...»
«Beh, come ti ho detto tempo fa io so che sei
una che se vuole mangia la
faccia alle persone. Ma non credevo che lo facessi sul serio»
rise Mara.
Numero
sconosciuto – Raffaello Hamato
Va
be’, la prossima volta cerca di farti
sentire, però
Frances
Canver
Vedrò...
«April, mi ha risposto. A me sembra non stia poi
così male...» commentò
Raph, trattenendo un sorrisetto.
La
rossa si sporse sullo schermo
del suo T-Phone – Tarta-Phone – con sguardo
apprensivo, «Non so, avresti dovuto
sentirla l’altro giorno... quando mi ha parlato al telefono
sembrava davvero
distrutta...»
«Magari è perché ci ha
raccontato del suo amico» osservò Leo, spegnendo
la televisione.
«Probabilmente... secondo me non dovremmo
parlarne quando la rivedremo»
«Se la
rivedremo»
«Non portare sfortuna Raffaello!»
Mara riconsegnò il telefono a Frances
«Mah, a me sto Raffaello non sembra
così male. Si è preoccupato in fondo»
Frances abbassò lo sguardo sullo schermo,
dandosi tempo per rispondere, «...Magari
hai ragione te...»
Frances
Canver
Grazie,
comunque.
Angolo
Autrice
Lo
so, biblico ritardo ç_ç!!!!
Perdonatemi, ma avevo un blocco, ho riscritto il cap tre volte e
nemmeno questa
mi convince appieno, ma è meglio di quelli che avevo provato
prima... Sì, fa
abbastanza pena ma non dateci peso °_°* comunque siamo
arrivati a diecimila
parole in questo cap! *applausi vari*
Mi scuso ancora per
il ritardo, cercherò
di pubblicare il prossimo più in fretta e risponderò
alle recensioni – cosa che
non ho fatto in questo mese, sorry T.T!