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Autore: Ila43    13/08/2015    1 recensioni
Sarah è una ragazza solare, bella e conosciuta nella sua città. La sua vita sembra perfetta, tranne per il fatto che non ha idea di cosa sia l'amore e nemmeno crede nella sua esistenza. Stefano di fatto suo sa cos'è ma non lo vuole, per lui esiste solo il divertimento e le belle donne.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sarah non aveva avuto molti ragazzi. Ci aveva provato molte volte a costruirsi qualcosa di serio, ma ogni volta tutto le si era rivoltato contro crollandole addosso. Ogni giorno, prima di uscire di casa per andare al lavoro, si ripeteva che nessuno sarebbe mai più riuscito a farla soffrire, lei era in grado di essere felice senza bisogno di qualcuno accanto pronto a spezzarle il cuore alla prima occasione.
Quella mattina, come al solito, si svegliò presto. La casa era ancora avvolta nel buio e nel rilassante silenzio di quando tutto deve ancora cominciare. Era da poche settimane che aveva trovato un lavoro part-time, in un’azienda poco distante da casa, come impiegata d’ufficio, e ciò le impegnava le monotone giornate di quella calda estate.
Dopo essersi vestita con la sua t-shirt preferita, quella bianca con le maniche oro, e i jeans chiari, decise di darsi un ultimo sguardo all’enorme specchio che adornava una delle pareti della sua stanza. Non si piaceva per niente, eppure tutte le sue amiche insistevano nel dirle che era una bellissima ragazza e che presto avrebbe trovato l’amore. Quale amore? Si ripeteva lei di continuo, affranta. Neppure i suoi lunghissimi capelli rossi e i lineamenti fini avrebbero potuto aiutarla in quell’arduo compito. Aveva smesso di credere ai sentimenti che i ragazzi dicevano di provare per lei quando il primo l’aveva costretta a un anno di litigi e proibizioni mentre il secondo l’aveva lasciata senza alcun motivo dopo appena due mesi.
Sarah uscì di casa appena l’orologio verde con i grandi numeri neri indicò le 7:30h. La sua vecchia Polo borbottò rumorosamente quando si accese prima di immettersi nella strada principale diretta verso il centro.
Passata un’intera mattinata ad archiviare documenti e inviare e-mail finalmente arrivò l’ora di rientrare a casa. Ferrara a quell’ora del pomeriggio era molto trafficata e i tempi da trascorrere in auto erano notevolmente più lunghi. Arrivata al semaforo prima della via che avrebbe dovuto imboccare per arrivare a casa, la luce, prima verde, passò a un acceso arancio che la costrinse a fermarsi. In quel momento Sarah sentì un forte urto provenire dal retro dell’auto che la fece quasi sbattere contro il volante. Una volta scesa dalla macchina, sconvolta da ciò che era accaduto, si trovò un auto blu scuro, di cui non riconobbe il modello, appoggiata in malo modo al paraurti della sua polo. Il giovane ragazzo, all’incirca sui 18 anni, uscì dalla macchina rapidamente e le andò incontro borbottando fra sè.
-Oddio guarda cos’è successo! La mia macchina! Non sai che con l’arancione si può ancora passare?-.
Sarah sentì una vampata di rabbia correrle lungo la spina dorsale fino alle guance.
-La colpa sarebbe mia? Non ti hanno detto che i bambini non devono guidare le macchine? Guarda cos’ hai combinato!-.
-Puoi stare tranquilla tesoro, sennò ti si alza la pressione-. Rispose lui con un sorriso sornione – Ora spostiamoci da questo incrocio prima che qualcun altro si unisca alla nostra discussione e prendiamoci un caffè nel bar qui accanto cosi possiamo compilare i dati per l’assicurazione-.
Sarah rimase interdetta. Quel ragazzo aveva appena causato un incidente, ammaccando la sua adorata auto ed era così sfacciato da chiederle di bere un caffè insieme. Rimase qualche istante in silenzio, senza sapere cosa avrebbe dovuto rispondere. Non gli era mai successo nulla di simile e di conseguenza annuì, probabilmente ancora sconvolta da ciò che era accaduto.



Il caffè bollente le bruciava la gola, ma in quel momento era l’ultima cosa che contava. Il ragazzo seduto davanti a lei ingoiava a bocconi enormi una pasta alla crema senza nemmeno alzare lo sguardo qualche volta nella sua direzione. Sembrava completamente indifferente all’accaduto, come se quel pomeriggio fosse come uno dei tanti che trascorreva lì. Una volta terminato il pasto, fissò l’attenzione su Sarah.
-Allora, dicevamo, tu pensi che la colpa sia mia. Probabilmente è così. Ma io ho 18 anni e non sono un bambino, non penso che tu sia tanto più grande di me sai?-.
Sarah rimase in silenzio qualche secondo studiando la situazione. Dopo essersi spostata dagli occhi i capelli di un rosso rubino decise di rispondere. – Ho 20 anni compiuti da poco quindi, no, non sono di tanto più grande di te ma a differenza tua io non corro in culo alle macchine ferme ai semafori!-.
-Cazzo dai..era arancio, potevi passare benissimo. Diciamo che per avere 20 anni guidi un po’ da schifo però te la lascio passare perché sei una donna-. Il ragazzo allungò sul tavolo un foglio con sopra scritti un nome, un indirizzo e un numero di telefono. In quel momento Sarah pensò di prendere il foglio con i dati del ragazzo, che si chiamava Stefano, e di scappare il più velocemente possibile a casa. L’assicurazione avrebbe pensato al resto e lei non avrebbe più dovuto vedere quello stronzo che si permetteva di parlarle in quel modo.
-Puoi prenderlo il foglio, mica ti mangia. Ora se aspetti qui vado un attimo a pagare il conto. Non andartene piccola. Sei troppo bella per scappare via da me ora.- Stefano si alzò dopo aver mostrato un altro dei suoi sorrisi e si diresse verso la cassa.
Le sue parole avevano colpito Sarah nel profondo. Era un ragazzo antipatico, stronzo, sfacciato e maleducato ma in quel momento le parole che le riservò le avevano fatto sentire un lieve pizzicore sulle guance. Fissando Stefano, fermo alla cassa, notò subito i suoi capelli scuri scompigliati, la carnagione olivastra e quella postura da “Il mondo è mio” che la lasciò disorientata.
Prima ancora che il ragazzo potesse tornare da lei, mise il foglio con i dati in borsa e uscì dal locale il più velocemente possibile. Nessun ragazzo sarebbe mai più riuscito ad entrare nel suo cuore, soprattutto non dopo averle distrutto il paraurti dell’auto. Se ne andò dal parcheggio senza voltarsi, nemmeno quando Stefano tentò di chiamarla.

   
 
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