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Autore: Ormhaxan    13/08/2015    2 recensioni
Inghilterra, 1471. Dopo la sanguinosa battaglia di Barnet, in cui Edward IV ha perso la vita, la corona passa a suo fratello minore Richard. Re severo ma giusto, Richard prende in moglie - sotto consiglio del fratello Edmund, Arcivescovo di York - Anne Neville, vedova del suo nemico Edouard di Lancaster, Principe del Galles.
Il matrimonio, però, non sarà inizialmente felice e Richard dovrà fare i conti con una giovane e fredda sposa, un regno in tumulto e dimostrare che anche un "sole di mezzanotte" può essere caldo e luminoso come un sole splendente.
Genere: Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anne Neville, Edmund Plantagenet, Elizabeth Woodville, Richard Plantagenet / Richard III
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Londra, Castello di Westminster -  Windsor, Castello di Windsor, Novembre - Dicembre 1475
 
 
 


Richard stava sbrigando alcune faccende burocratiche – leggere pergamene una dopo l’altra piene di lamentele da parte di alcuni lord, scrivere a sua volta altre lettere da inviare l’indomani al sorgere del sole, firmare decreti e apporci sopra il sigillo reale – quando la sua lady madre, la Duchessa di York, fu annunciata dal suo paggio.
Richard si alzò dal suo scranno non appena la donna mise piedi nel suo studio privato, regale e fiera nel suo abito dai colori scuri, e la salutò con il consueto baciamano seguito da un altro bacio, molto più affettuoso, su di una guancia.

“Ma Mère, cosa ci fate voi qui? – chiese sorpreso – Sarei venuto da voi la prossima settimana, come vi avevo scritto nella lettera inviatavi qualche giorno fa.”
“Lo so bene, Dickon, ma ho preferito anticipare la visita e venire da voi oggi.”
Cecily Neville abbozzò un mezzo sorriso, nonostante tutto continuava a chiamare il suo figlio minore con il suo nomignolo d’infanzia, proprio come aveva sempre fatto anche con il maggiore, Edward, dopo che questi era divenuto il sovrano d’Inghilterra.
“Ho sentito alcune voci circolare, - proseguì mentre lui le porgeva la sedia su cui si sedette – voci che non mi sono affatto piaciute, e sono qui perché sono preoccupata per voi.”
“Voci? – Richard inarcò un sopracciglio e tornò a sedersi dall’altra parte del tavolo – Quali voci vi sono giunte, madre?”
“Ho saputo che il rapporto tra voi e la Regina è nuovamente instabile, che dopo la vittoria in Francia e la sfortunata tragedia capitata a Calais qualcosa si è spezzato tra di voi, che in questo mese passato avete evitato il suo letto. – disse con una calma che celava apprensione – Inoltre, voci più che attendibili mi hanno parlato di un ritorno di Elizabeth Shore a corte, e sappiamo entrambi quale sia la reputazione di quella donna.”
“Non ho intrapreso alcun rapporto con Lady Jane se è questo che state insinuando, Madre, tantomeno ho intenzione di prendere un’amante. – mise subito in chiaro Richard – Ho fatto un giuramento ad Anne, un giuramento che ha a che fare con la fedeltà e il mio onore, e intendo rispettarlo fino a quando il nostro legame avrà valore agli occhi di Dio e degli uomini e forse anche oltre.”
“Parole sagge, che ti fanno onore, eppure non smentiscono le mie paure: il vostro rapporto è stato nuovamente messo alla prova, la perdita del vostro povero bambino vi ha allontanato, e la partenza di Anne per Windsor ne è la prova.”
Il viso di Richard si indurì, la sua mascella si contrasse, e i suoi occhi vennero annebbiati da un velo di tristezza mista a rabbia.
“E’ stata una sciocca, una stupida sciocca, si è imbarcata verso Calais senza pensare alle conseguenze… - il suo pugno andò a sbattere violentemente contro il massiccio tavolo – Sua sorella Isabel ha quasi perso sua figlia in quello stesso tratto di mare, lei stessa è stata presente quando la tempesta ha cercato di reclamare la vita di tutti loro, e nonostante i pericoli si è imbarcata e…”
“Lo ha fatto perché in pena per voi, perché vi ama più della sua stessa vita, più…”
“Più della vita di nostro figlio? – Richard si alzò bruscamente e date le spalle alla madre fissò fuori dalla vicina finestra – Ned è tutto ciò che abbiamo, per quanto cresca in salute è di costituzione esile, e l’Inghilterra ha bisogno di un secondo figlio. Io avevo bisogno di quel bambino, di una nuova speranza, di un nuovo inizio per celebrare la mia vittoria in Francia…”
“Credi che non sappia costa state provando, figlio mio? – anche la Duchessa si alzò – So bene cosa entrambi state provando, anche io ho fatto tanti sbagli, ho perso un figlio per la mia testardaggine e il mio essere impulsiva.”
“Di cosa state parlando, madre?”
“Parlo di vostro fratello Henry, del bambino vissuto solo poche ore che ho dato alla luce nel Febbraio del 1441 a Rouen. – sospirò – Vostro padre era stato appena nominato luogotenente della città da Re Enrico, vostra sorella Anne aveva compiuto da poco un anno, e Richard ritenne fosse meglio per me e per la bambina rimanere in Inghilterra per altri mesi, fino alla nascita del bambino, alla fine dell’inverno. Io, invece, fui di parere discordante e contro i suoi ordini lo seguì subito dopo…
Ero avanti con la gravidanza, - continuò – qualche mese più avanti di Anne, prossima al confinamento eppure mi imbarcai e viaggiai su di una lettiga fino a Rouen. Poco dopo il mio arrivo iniziarono i dolori, dolori indescrivibili, e il bambino nacque prematuro e morì poco dopo. Vostro padre fu accecato dal dolore e dalla rabbia, per la perdita del suo primo figlio maschio, e per mesi evitò le mie stanze, non riuscì a guardarmi negli occhi.”
“E voi? Voi cosa avete fatto, madre?”
Cecily Neville sorrise tristemente ripensando a quelle settimane così lontane nel tempo, a quei ricordi dolorosi che aveva sepolto in un angolo buio della sua memoria, e con sguardo vacuo rispose:
“Piansi tutte le mie lacrime, mi maledii per la mia avventatezza, per non aver dato ascolto a vostro padre. Piansi e pregai tutti i giorni e tutte le notti la Vergine di perdonarmi, di concedere al lord mio marito la forza di perdonare e andare avanti, supplicai di farlo tornare da me così che io potessi dargli un altro figlio, l’erede che per causa mia gli era stato strappato in modo così crudele. – alzò lo sguardo verso il figlio e fece qualche passo nella sua direzione – Meno di un anno dopo nacque vostro fratello Edward, due anni dopo Edmund, poi le tue sorelle e infine voi.”
“Mi dispiace per ciò che avete passato, ma mère, davvero. Non avevo mai sentito questa storia, non avevo idea…”
“Io e vostro padre non ne abbiamo mai parlato, io non ne ho mai più parlato fino ad oggi, ma non è per la vostra comprensione e la vostra pietà che sono qui. – si avvicinò ancora e posò una mano esile e appena rugosa sulla spalla del figlio – Vi ho raccontato questo tragico avvenimento perché tu capissi che non importa cosa la vita riservi, quante perdite dovrete subire, alla fine tutto ciò che importa è la misericordia e l’amore che proviamo per le persone a noi care. Quello che davvero importa è l’amore che nutrite per Anne, quello che lei nutre per voi, e ciò che la vita vi ha concesso: vostro figlio, il piccolo Ned, e gli altri che sono sicura verranno se voi troverete nel vostro cuore la forza di perdonare.”
Richard abbassò il capo e annuì lievemente: “Amo Anne più della mia stessa vita, Madre, dovete credermi. Per lei farei di tutto, ma questo dolore…”
“Questo dolore è lo stesso che sta provando lei in questo momento, mentre parliamo, vi distruggerà se voi non vi dimostrerete più forti di lui e non starete insieme. – gli prese una mano – Richard, vi supplico, dovete credermi: andate da Anne, passate del tempo insieme, lenite insieme il vuoto dalla perdita e permettete al vostro amore di essere più forte di tutto questo.”
Richard rimase in silenzio per alcuni istanti, le parole di sua madre che si ripetevano nella testa, e alla fine disse: “Farò sellare il mio cavallo dopo pranzo, partirò per Windsor questo pomeriggio stesso, andrò da Anne e insieme cercheremo di andare avanti.”
Cecily gli accarezzò una guancia e sorrise orgogliosa: “Ecco, questo è il mio ragazzo!”
“Presumo di dovervi ringraziare. – Richard ricambiò il sorriso – Grazie, Ma Mère.”
“Che Dio vi protegga, sempre, e vi conceda quello che è stato a me negato: lunghi anni accanto alla persona amata, invecchiare insieme, guardare i propri figli crescere, diventare uomini forti ed essere orgogliosi di loro.”
 
 

**




In un angolo semibuio e intimo della cappella di Saint George, la Regina Anne stava raccolta in preghiera, le ginocchia esili posate sul freddo marmo e le mani giunte dalle quali pendeva un rosario.
Si era trasferita presso il castello di Windsor dieci giorni prima, nella speranza di fuggire le malelingue e gli occhi indiscreti della corte, evitare lo sguardo pietoso delle sciocche dame di compagnia e l’insopportabile presenza di Richard al suo fianco durante gli inutili banchetti e le cerimonie ufficiali.
La sola vista della sua ombra rendeva il suo cuore più pesante di quanto già non fosse, stare nella stessa stanza con lui e sopportare i suoi atteggiamenti freddi e distaccati le provocava attacchi di pianto isterico, e quando la notte lui non andava da lei, preferendole un letto vuoto e freddo, arrivava quasi a desiderare di essere morta lei su quella maledetta nave al posto del suo povero bambino innocente.
In quei giorni passati lontano da Londra, Anne aveva trascorso tutto il suo tempo a pregare chiusa nelle sue stanze o nella cappella privata adiacente il castello, arrivando persino a dimenticare di mangiare o dello scorrere inesorabile delle ore; spesso, a sera tarda, le sue dame andavano da lei per assicurarsi che stesse bene e riportarla nella sue stanza, così da prepararla per la notte, e in un paio di occasioni l’avevano addirittura trovata addormentata sul freddo marmo, stremata per la fatica a cui continuava a sottoporsi.
Anche quel giorno non era stato diverso dai precedenti: Anne si era alzata all’alba, aveva indossato i primi vestiti che le sue dame le avevano proposto, e dopo una veloce e frugale colazione si era incamminata verso la cappella per recitare le sue preghiere mattutine.
Aveva saltato il pranzo, con buona pace dei cuochi e dei paggi che con cura preparavano prelibate pietanze e imbandivano tavole, perso la cognizione del tempo e non si accorse neanche che qualcuno era entrato e stava percorrendo la navata in cerca di lei.

“Agnes, è già ora della messa a letto?” chiese con tono quasi irritato, costretta ad interrompere le sue preghiere dopo che un’ombra aveva coperto la sua primaria fonte di luce, trattenendo successivamente il fiato quando si accorse che la persona entrata non era affatto Agnes, la sua dama di compagnia, ma Richard.
“C-cosa ci fate qui?” chiese balbettando appena, rimanendo con le ginocchia piegate sul pavimento, sbattendo nervosamente le palpebre.
“Volevo accertarmi delle vostre condizioni, mia cara, della vostra salute. – si avvicinò di un paio di passi, posizionandosi in modo da poter vedere bene il suo viso, il suo bel viso non più roseo ma pallido e smagrito – Anne, mia cara, siete pallida come la cera di queste candele e il vostro viso è così scarno.”
“Da qualche tempo non ho appetito, sto digiunando per fare ammenda dei miei peccati, per purificare la mia anima. – spiegò in tono calmo – La preghiera è il mio pane e la mia acqua, mi tiene in forze, e non ho bisogno di altro. Quello di cui ho bisogno è pregare, chiedere perdono, espiare i miei peccati.”
“Anne, mia dolce Anne, non c’è alcun peccato da espirare. – le disse con voce instabile: vederla in quello stato gli spezzava il cuore, lo faceva sentire personalmente responsabile, un mostro privo di anima – Usciamo da qui, torniamo al castello, ceniamo insieme. La cuoca ha preparato dell’ottimo cervo, e ci sono anche i tuoi dolci preferiti, buon vino.”
“Così da darvi nuovamente occasione di guardarmi con disprezzo e sentirmi rifiutata da voi? – Anne scosse la testa – No, vi ringrazio Maestà, ma come ho detto non ho fame.”
“Anne, mia cara, non sono giunto qui per guardarvi con disprezzo, tenere le distanze da voi, rifiutarvi ma per chiedervi perdono per avervi trascurata e incolpata ingiustamente della perdita del nostro bambino. Sono qua, davanti a voi, perché voglio cercare di dimenticare e andare avanti insieme; perché vi amo più di ogni cosa, della mia stessa vita; perché non posso vivere senza di voi e proprio per questo non permetterò a questo dolore di dividerci e di consumarci lentamente.”
“Ma è colpa mia, Richard, quello che è successo è solo colpa mia: avrei dovuto pensare, agire saggiamente e in modo cauto come ci si aspetta da una Regina, e invece mi sono imbarcata e sono corsa al vostro capezzale senza pensare alle conseguenze. – Anne trattenne un singhiozzo – Se solo non fossi stata così sciocca, così impulsiva, adesso stringerei tra le braccia il nostro bambino. Un bambino, Richard, un secondo erede!”
“Basta, Anne, basta con queste assurdità! – la prese tra le sue braccia, la strinse forte nonostante le sue proteste, e quando la sentì singhiozzare come una bambina spaventata le accarezzò i lunghi capelli ramati racchiusi in una lunga treccia e le baciò più volte il capo – Io vi amo, Anne, e qualsiasi pensate essere la vostra colpa io vi perdono! Vedrete, ci saranno altri figli, dozzine di figli e molto presto questa sciagura sarà un lontano ricordo.”
“Anche io vi amo, vi amo e non merito il vostro perdono, la vostra misericordia…”
“Basta, Anne, basta. Calmatevi adesso, asciugate le lacrime, e lasciate insieme a me questo posto saturo dell’odore di incenso e candele. Voi non appartenete a questo posto, ma al cielo azzurro e limpido, alle feste di corte, a me. – le tese una mano e l’aiutò ad alzarsi – Venite, ma belle, andiamo.”
Anne annuì, afferrando la mano calda di lui e alzandosi, permettendogli di condurla fuori da quelle tenebre che quasi l’avevano inghiottita, verso la luce e una ritrovata serenità, un nuovo capitolo della loro vita insieme.

 

**



Richard decise di festeggiare il Santo Natale presso Windsor, lasciare la capitale a favore di un clima più mite, ridurre al minimo i lussi e lo sfarzo dopo la dispendiosa guerra francese.
Anche i nobili che presenziarono furono in numero minore rispetto agli anni precedenti, pochi intimi e membri del consiglio, familiari giunti da ogni dove: la Contessa di Warwick, Isabel Neville – quest’ultima aveva deciso di ritirarsi presso il convento dell’Abbazia di Tewkesbury e vivere una vita fatta di preghiere il più lontano possibile dalla corta e dagli intrighi politici – con sua figlia Margaret, le sorelle di Richard, Ann ed Elizabeth, la Duchessa di York, e più importanti tra tutti Edmund Plantageneto, il quale era giunto tre giorni prima da Ludlow insieme al piccolo Edward di Middleham, Principe di Galles.
Rivedere suo figlio per la prima volta dopo la tremenda perdita aveva fatto riacquistare ad Anne il sorriso, la spensieratezza e la gioia che sembrava aver perso per sempre, e anche Richard riuscì a liberare la mente da dolorosi pensieri e godersi quegli attimi preziosi che insieme avevano speso come una vera famiglia.

Quella sera, la sera prima dell’inizio del festeggiamenti del Santo Natale, sarebbe stata speciale anche per un altro motivo: Anne aveva finalmente realizzato di essere nuovamente pronta per concedersi completamente a Richard, compiacerlo e ritornare ad essere in tutti i sensi sua moglie.
Il sovrano giunse nelle sue stanze non appena le dame uscirono, trovandola in piedi accanto all’imponente letto intarsiato, vestita solo con una tunica di lino.
Anne gli sorrise nervosa, le sue mani si spostarono verso i nastri della sottile veste, iniziando a slacciarli mentre Richard si avvicinava a lei impaziente e la guardava con occhi pieni di desiderio.
Non appena la veste toccò terra circondò il suo esile corpo con le sue braccia, facendo scontrare gentilmente i loro corpi, e come un felino si avventò famelico sulle sue labbra.
“Fate l’amore con me stanotte, mio amato, datemi un figlio.”
Richard sorrise in risposta, percorse la linea della schiena nuda con la punta delle dita, e a pochi centimetri dalle sue rosee labbra confessò: “Temevo che non me l’avreste mai chiesto.”



*



Angolo Autrice: Salve, gente! Dopo il capitolo precedente dovevo a questi due una riconcigliazione degna di loro, e spero di esserci riuscita al meglio! Il racconto di Cecily, ovviamente, è frutto della mia fantasia ma ha basi storiche visto che il bambino che diede alla luce a Rouen visse per pochissime ore e che il parto avvenne poco dopo il loro trasferimento nel continente.
Avviso che stiamo al termine della storia, vorrei scrivere altri quattro capitoli in tutto se riesco, non manca molto.
Infine, come sempre, ringrazio tutti voi che leggete in silenzio, seguite la storia e recensite.

Alla prossima,
V.
  
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