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Autore: Gwen Chan    29/01/2009    5 recensioni
Nel 2030 Il figlio di Near, Mello, trova un death note. Il proprietario è Light che è tornato sulla Terra per completare la creazione del suo mondo perfetto. Ma Mello non userà il quaderno, anzi riuscirà a cambiare Light e tra i due si instaurerà una strana amicizia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Perfetto….sì, era proprio perfetto.
Un ragazzo sui sedici anni avvicinò il naso alla vetrina gelata e, come un bambino, resto lì ad ammirare la meraviglia esposta: un trenino. Non un trenino qualsiasi, ma un’ottima riproduzione dell’Orient Express, dipinta a mano.
Sì, di sicuro, sarebbe stato un ottimo regalo di Natale per suo padre.
Mello, così si chiamava il ragazzo, si sporse per vedere il cartellone del prezzo. Sempre 500 dollari. La prima volta che aveva sentito quella somma, aveva rischiato l’infarto.
“ Per un trenino?!” aveva esclamato e il commesso gli aveva lanciato una certa occhiataccia… Era successo tutto circa un anno prima ; da allora Mello aveva iniziato a mettere da parte i soldi e, a furia di mance e paghette, era quasi riuscito a raggiungere la somma necessaria. Ancora qualche giorno …
Ogni pomeriggio Mello, dopo la scuola, correva al negozio di giocattoli, pregando che il trenino non fosse stato venduto. Una volta aveva provato a chiedere al commesso di tenerglielo da parte, ma quello lo aveva guardato malissimo e lo aveva quasi cacciato via. Il ragazzo ammirò per l’ultima volta il giocattolo, poi staccò le mani dalla vetrina e se le mise in tasca. Mentre camminava, pensò a quanto fosse strano che un uomo di quasi quarant’anni si divertisse ancora con i trenini, ma suo padre era fatto così. A scuola, molto ragazzi prendevano in giro Mello proprio per questo motivo, però lui non si vergognava. Anzi, era ben felice di avere un padre che riusciva ancora a trovare del tempo per giocare e parlare con lui.
“Sei davvero fortunato” gli ripeteva spesso il suo migliore amico Andrew, guardandolo con invidia.
Mello fu sottratto bruscamente ai suoi pensieri da un gorgoglio… caspita se aveva fame! La mattina era uscito senza fare colazione, poi la scuola e gli allenamenti… ormai il suo stomaco era arrivato al limite e reclamava un pasto caldo. Sognando un hot dog gigante, Mello si infilò in una viuccia dove, in fondo, si sbracciava una figurina.
“ ehi, Mello, c’mon”
Il ragazzo sorrise di piacere. Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque.
“ ciao, Big Joe”, salutò, dando il cinque ad un omone nero, col grembiule macchiato di ketchup. Big Joe preparava gli hot dogs migliori di tutta New York.
“Allora, Mello, come va” aveva appena cominciato Joe, quando la pancia di Mello emise un gorgoglio piuttosto violento. Joe si accigliò, poi sorrise: “Fame, eh… il solito?”.
Mello annuì con vigore, pregustandosi un ottimo hot dog con maionese, ketchup e formaggi. Dopo pochi minuti, che al ragazzo parvero ore, Big Joe gli porse un sacchetto. Mello, però, le mani sepolte nelle tasche, non lo prese.
“ è caldo” gli assicurò Big Joe.
Rassicurato, il ragazzo tirò fuori le mani dalle tasche del giaccone (freddo, freddo) e prese il sacchetto, iniziando a divorare il panino. Big Joe non si smentiva mai.
“Sai ho pensato di andare al Sud, dai miei, durante le vacanze di Natale” cominciò Joe
mpf.. al momento Mello aveva altro per la testa e inizialmente non recepì il messaggio.
“Due settimane dalla mia famiglia non sarebbero male, non credi?” continuò l’omone, un po’ spazientito.
Improvvisamente, Mello realizzò il significato del messaggio, guardò Joe con gli occhi pieni di orrore e rischiò di strozzarsi perché l’ultimo boccone gli andò di traverso. Joe gli porse una lattina di Coca-Cola con un’aria a metà tra il divertito e l’arrabbiato.
“vedi di non morire… non sarebbe una buona cosa per i miei affari, non pensi?”
“ Due settimane? Vai via? Come faccio per tutto quel tempo senza i tuoi hot dogs. Mi vuoi far morire di fame? E se mentre sei via, qualcuno occupa il tuo posto? E se ti succede qualcosa…?”
“ Certo che sei un credulone! Ci sei cascato! Non abbandonerei mai i miei fedeli clienti. E poi Natale è vicino e guarda cosa ho comprato”. Big Joe si chinò e da sotto il chioschetto tirò fuori un minuscolo alberello di Natale.
“ Pensavo di addobbarlo, sai per ravvivare un po’ il “ negozio”.”
A Mello sembrò un’ottima idea. Finito di mangiare prese il portafoglio e chiese “ Un dollaro, vero?”. Joe fece un gesto spazientito, come per dire” lascia stare”. Mello lo ringraziò dal profondo del cuore. B.J aveva un’empatia particolare :infatti aveva capito subito che il ragazzo stava risparmiando e aveva rifiutato i soldi. Mello lo ringraziò ancora, poi si avviò verso il grattacielo, dove abitava, con la mente impegnata in complicati calcoli.

Era talmente preso dai suoi pensieri che non vide il lampione davanti a lui e ci andò a sbattere contro.

“Ehi, è arrivato lo scemo!”. Un gruppo di teppisti cominciò a ridere, additandolo. “ Ehi, sempre con la testa fra le nuvole? Pensi tanto al futuro, ma così non arriverai alla maturità. Ehi, bello, sveglia!”.
Li ignorò, mormorando tra i denti. In fondo avevano ragione. Aveva sempre la testa fra le nuvole, impegnato in chissà quali progetti. A scuola riceveva continui rimproveri perché restava per ore a fissare la lavagna con sguardo vacuo. “Il signor sto per” lo chiamavano i suoi compagni, da quanto il professore di Inglese aveva detto che in Greco antico il verbo mello indicava l’idea di futuro. Mello, però, non poteva fare a meno di sognare, di immaginare il giorno in cui sarebbe stato famoso, proprio come suo padre. In fondo suo padre era Nate River, il più famoso detective del mondo, meglio conosciuto come Near. Il detective che, ad appena diciannove anni, aveva risolto il caso Kira, il più complicato che l’INTERPOL avesse mai affrontato. Mello aveva ascoltato i complicati ragionamenti di L e di Light, di Near e di Mello, il migliore amico di suo padre, da cui il ragazzo aveva preso il nome, fin da quando era bambino. Near glieli aveva narrati ogni notte con la sua voce pacata e per Mello erano stati come fiabe. Anche adesso che era cresciuto, a volte, pregava suo padre di raccontargli ancora una volta della sconfitta di Kira.
Mello fu sottratto ai suoi pensieri da un tuono che squarciò il cielo, facendo presagire un temporale. Poi, improvvisamente, un oggetto gli sibilò davanti al naso e cadde a terra. Si trattava di un quaderno, con la copertina nera e sgualcita. In altre occasioni, Mello avrebbe pensato che un quaderno piovuto dal cielo non era normale e sarebbe corso via, lasciandolo sul marciapiede. Invece, spinto da una forza misteriosa, lo raccolse rapidamente e, quasi senza accorgersene, lo infilò sotto la giacca, mentre un dubbio si insinuava in lui come un tarlo. Il cuore cominciò a battergli all’impazzata. Continuò a battere mentre correva verso casa, mentre saliva le scale, mentre entrava in casa.
“ Mamma, papà, sono a casa” urlo, per avvisarli della sua presenza. Poi corse in camera, chiudendo a chiave la porta. Posò velocemente il quaderno sulla scrivania, fissandolo con un misto di paura, disgusto e curiosità. Sapeva cos’era. L’aveva capito nel momento in cui l’aveva raccolto. Improvvisamente si ricordò di quando era bambino.
“Papà, come faceva Kira ad uccidere la gente?”
“ aveva un quaderno…. Un quaderno magico.” rispondeva Near e Mello rimaneva a bocca aperta.
Sì, non c’erano dubbi. Quello era il quaderno magico. Quello era il Death Note.

   
 
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