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Autore: marmelade    13/08/2015    1 recensioni
Un venerdì sera, un appartamento al terzo piano, un gatto che miagola e tre amiche, ognuna con una paura diversa, nascoste dietro sorrisi tremanti e colli di birre.
C'è Vanessa, che ha paura di perdere Luke.
C'è Jade, che ha paura dei suoi sentimenti nei confronti di Michael.
C'è Mary, che ha paura di soffrire ancora una volta per Ashton.
Un venerdì notte, sigarette spente malamente in bicchieri di plastica, qualche lacrima amara, un gatto che dorme beato e tre amiche, che si ritroveranno ad affrontare le loro uniche e sole paure.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~
When I was younger I saw my daddy cry and curse at the wind.
He broke his own heart and I watched as he tried to reassemble it.
And my momma swore that she would never let herself forget, and the day that I promised I'd never sing of love if it does not exist. But darling...
 You are the only exception
 
 
 

L'unica eccezione.

 
«Mary!»
La voce di Jade risuona sonoramente lungo tutto il parcheggio all’aperto dell’ospedale.
Alcuni infermieri lì fuori – occupati nella loro pausa sigaretta – guardano la ragazza scendere dal sediolino posteriore della Kawasaki Ninja e togliersi il casco con agilità, lasciando che la sua chioma rossa esca allo scoperto dopo tutto il peso di quell’accessorio. Gli occhi dei presenti sono puntati in due direzioni diverse, come se stessero assistendo ad una partita di tennis, ed entrambe le visioni sono un bel vedere: il primo sguardo, ovviamente, finisce sulla moto verde fluo di Michael – che intanto ha ancora il casco sul capo, intento a parcheggiare – mentre, il secondo sguardo, finisce sul posteriore di Jade, con tanto di occhi sbarrati e bava alla bocca. Tutto questo non può che far arrabbiare ed ingelosire Michael che, dati quegli occhi indiscreti sul culo della sua ragazza - e anche sulla sua moto, c’è da ammetterlo - fa rombare pericolosamente il rombo rumoroso del motore in segno di minaccia. Gli infermieri lì fuori sembrano aver capito le intenzioni non troppo gentili di Michael, per cui finiscono di fumare le proprie sigarette e, una volta buttati i vari mozziconi sull’asfalto grigiastro, rientrano in ospedale per svolgere il loro lavoro, concentrando i loro occhi indiscreti su qualcosa di decisamente più importante.
Jade, ovviamente, non si è accorta di nulla – anche se l’idea di Michael geloso la eccita da morire – troppo impegnata ad urlare il nome di Mary e a camminare a passo spedito verso l’amica, che ha appena chiuso dietro di sé la portiera della macchina di Ashton.
«Jadey!» urla la mora in risposta, alzando una mano – libera dall’ingombro del mazzo di fiori che si porta dietro – poi saltella sul posto, felice di vedere una delle sue migliori amiche e, soprattutto, felice di essere lì per vedere suo nipote.
Jade si affretta a raggiungerla, chiudendosi di poco il giubbotto di pelle nera sul petto, per poi aprire le braccia e fiondarsi sulla figura piccola di Mary che, nonostante l’ingombro dei fiori, l’abbraccia forte, come se non la vedesse da tempo. Eppure, l’ha vista ormai tre giorni fa e, come al solito, ha sentito lei e Vanessa fino a pochi minuti prima.
«Sono così emozionata, cazzo!» esclama Jade, tenendo stretta l’amica tra le braccia «non riesco ancora a crederci!»
«A chi lo dici» ribatte Mary «non ho fatto che pensarci tutta la mattina!» poi si staccano lentamente, dopo essersi stritolate abbastanza come se volessero risparmiare quegli abbracci per quando saliranno in camera da Vanessa che, sicuramente, dirà loro di non fare il solito casino che fanno ogni volta con la risata sulle labbra. Non possono farci niente se il loro tono di voce è troppo alto e la loro emozione è alle stelle: nemmeno un ospedale potrà stoppare quella loro gioia immensa.
«Hai preso i fiori?» domanda Jade, una volta staccatasi dall’abbraccio. Mary annuisce, per poi alzare il boquet che ha in mano e sorridere soddisfatta.
«Iris blu, ovviamente! E tu hai preso la cioccolata?» domanda. Jade allora annuisce e sorride maliziosamente prima di aprire la capiente borsa nera e cacciarne soddisfatta una scatola di cioccolatini.
«I suoi preferiti, ovviamente!» esclama con un sorriso «avrei voluto prenderle il sushi, ma poi ho pensato che non fosse il caso.»
Mary scoppia a ridere, scuotendo il capo. Conoscendo Jade, avrebbe potuto davvero prenderle il sushi e portarglielo come regalo e, a Vanessa, sicuramente non avrebbe fatto orrore ricevere quel tipo di regalo, tutt’altro.
«La porteremo dal giapponese una volta uscita dall’ospedale» propone Mary, una volta smesso di ridere.
Jade, allora, annuisce, trattenendo una smorfia. Lei odia qualsiasi cosa sia legata al pesce in generale, quindi per lei il sushi è una specie di cibo satanico da cui stare alla larga ma, per Vanessa e le sue voglie post partum questo ed altro.
«Sempre a complottare, voi due! Non immagino cosa combinerete una volta che saremo saliti in camera.»
La voce di Ashton compare da dietro le spalle di Mary, accompagnata dalla sua figura, dopo aver chiuso completamente la macchina per poi aggiustarsi la massa incontrollabile di capelli con una mano.
Un sorriso malizioso compare sulle labbra di Jade non appena quest’ultimo si avvicina alla sua ragazza, affiancandola, trovandosi proprio gli occhi verdi di Jade di fronte.
«Oh sai, cose da donne. Stavamo architettando un piano per ucciderti nel sonno.»
Mary ride nuovamente alle parole dell’amica e nemmeno Ashton può trattenere un sorriso divertito.
E’ da quando lui e Mary sono tornati insieme definitivamente che Jade continua a fare battutine di quel genere, da quando quella sera a cena – una settimana dopo essersi fidanzati per la settima volta - si sono visti tutti insieme e Jade, ad un certo punto della serata, ha minacciato di bruciargli tutti i capelli con la candela presente al centro della tavola quella stessa sera.
«Fammi almeno sapere quando hai intenzione di attuare il piano, così posso godermi le ultime ore di vita, no?!» e un sorriso malizioso si apre anche sulle labbra di Ashton, che butta un’occhiata a Mary per vedere se ha colto il senso di quell’allusione che riguarda loro due, ma lei, per tutta risposta, gli molla una leggera gomitata nello sterno che lo fa gemere sommessamente dal fastidio.
«Non sai che esiste l’effetto sorpresa, tesoro mio? Un po’ di pazienza e verrà anche la tua ora, quando meno te l’aspetti!» esclama Mary ironicamente, con le gote rossastre per l’imbarazzo, mentre Ashton si massaggia leggermente la parte colpita dalla gomitata. Jade ride divertita a quella scenetta tra i due quando, ad un tratto, il braccio di qualcuno si posa intorno alle sue spalle.
«Ti salvo io fratello, tranquillo. Ormai ho quasi imparato a difendermi dalle tecniche di distruzione di Jade» dice Michael, la sigaretta quasi conclusa tra le labbra ironiche. Jade, a quelle parole, aggrotta la fronte e rivolge uno sguardo confuso al suo ragazzo.
«Cosa intendi tu quando dici che hai imparato a difenderti? Nasconderti nel bagno finché la mia ira non si placa?» e Michael arrossisce di poco, abbassando lo sguardo mentre Ashton scoppia a ridere fragorosamente con quella sua rumorosa e sonora risata. Poi, quest’ultimo, dopo essersi ripreso un po’, si avvicina al rosso, che ha ancora lo sguardo poggiato sui suoi anfibi consumati.
«Bel modo di difenderti, Michael» esclama dandogli una pacca sulla spalla, per poi ridere di nuovo.
La sua risata, però, viene bloccata da Mary, la quale - dopo essersi alzata sulle punte per raggiungerlo – gli sferra un piccolo colpetto sul capo che lo fa bloccare di botto. Quando Ashton si volta, lo sguardo di Mary lo sta fulminando e le sue braccia sono conserte sotto il seno, poggiate sul suo maglioncino bianco. Inclina di poco il capo ed imbroncia le labbra in una smorfia contrariata, per cui Ashton smette di ridere e porta la sua mano a massaggiare la nuca, anch’essa colpita. Le mani di Mary saranno pure piccole, ma sono letali.
Jade ride e – abbandonando la presa di Michael - si avvicina alla sua amica, stringendole la vita.
Poi punta il dito contro Ashton.
«Attento alla macchina, Irwin. Non vorrei che, all’improvviso, le tue ruote si sgonfino magicamente» sorride ed entrambe voltano le spalle ai loro ragazzi, ancora abbracciate, e si avviano verso l’entrata dell’ospedale, riempendosi nuovamente la bocca di chiacchiere e risate.
E Michael ed Ashton non possono fare altro che sospirare e guardarsi complici perché, anche se le amano, le loro ragazze sanno come essere pericolose.
 
Dall’interno della stanza 333, Vanessa sente dei passi che calcano con forza il corridoio, avvicinandosi sempre di più alla sua stanza. Luke alza lo sguardo dallo schermo del cellulare – dove sta guardando e riguardando quelle poche foto che ha potuto fare a suo figlio – ed è estremamente confuso, mentre Vanessa sorride: quante volte ha sentito arrivare quei passi pensanti, accompagnati dalle risate rumorose, aleggiare nelle sue scale ogni venerdì sera. Ormai li riconoscerebbe anche tra mille e non può fare a meno di pensare che, alla fine, il bello dell’amicizia è anche questo, ovvero conoscere e saper riconoscere quei piccoli gesti semplici a cui nessuno dà troppa importanza.
Improvvisamente, Vanessa nota due pugni fare capolino da dietro la porta – già aperta – e posarsi sulla superficie legnosa, creando un leggero rumore.
«E’ qui che alloggia la neomamma più bella del mondo?» domanda la voce di Jade, ancora fuori la porta.
Vanessa ridacchia e Luke – che ha finalmente capito – sorride.
«E c’è anche il papà più bello del mondo!» replica allora Luke, la voce leggermente più alta del normale.
Poi, qualcuno, sbuffa da fuori la porta. «Sempre il solito modesto sei, oh! Mai una volta che i riflettori non vengano puntati anche su di te!»
Vanessa sa che è Mary a parlare, perché quel tono ironico lo riconosce sempre e scoppia a ridere proprio mentre le sue amiche fanno la loro entrata trionfale in stanza, con tanto di braccia aperte e risate a non finire.
«Auguri, neomamma!» esclamano entrambe in sincrono, per poi buttarsi a capofitto verso il lettino ed abbracciare Vanessa, nonostante tutti gli ingombri ospedalieri.
Si abbracciano forte e si tengono strette, cercando di non fare male a Vanessa, mentre parte qualche imprecazione di Jade nei confronti di quella flebo maledetta ed ingombrante e fa ridere tutte e tre di gusto, che sembrano quasi non volersi staccare. I punti quasi non le fanno più dolore quando si stringono in quell’abbraccio che dura minuti infiniti, e che potrebbe anche durare ore.
«La fate salutare anche a noi o no?» s’intromette improvvisamente Ashton, facendo capolino da dietro la porta con il suo solito sorriso, seguito a ruota da Michael.
«Siete sempre le solite!» aggiunge il rosso, entrando nella stanza alle spalle di Ashton. Jade e Mary si staccano riluttanti da Vanessa, che sorride, mentre i due ragazzi le vanno incontro.
L’abbracciano anche loro, lasciandole dei baci sulle guance a turno, facendole gli auguri, mentre Jade e Mary, dopo aver poggiato il bouquet di Iris sul comodino di fianco al letto, salutano anche Luke – che già iniziava a lamentarsi scherzosamente di non essere stato considerato – facendo gli auguri anche a lui, che ringrazia emozionato.
Ashton, nemmeno il tempo di salutare Vanessa, inizia a riempirla di domande sul cesareo, su quando è entrata in sala operatoria, su come sia il bambino e cosa abbia provato non appena l’ha preso in braccio per la prima volta. Tutti dettagli ai quali Vanessa cerca di rispondere fino a quando Mary – seduta su un piccolo spazio di lettino accanto a lei – non lo blocca.
«Ashton! Smettila di farle tutte queste domande, è ancora frastornata!» lo riprende, gli occhi sgranati ed esterrefatti. Certe volte, quando Ashton inizia a parlare, è impossibile fermarlo.
«Ma no, Mary, tranquilla, io...»
«Sono solo curioso!» ribatte il riccio, interrompendo la voce pacata di Vanessa «non ho mai avuto un’amica neomamma, dovresti concedermi delle domande!» Mary, allora, scuote il capo rassegnata, facendo ridacchiare il resto dei loro amici.
«Che c’è, Irwin, già stai pensando di volerne uno tutto tuo?» lo prende in giro Michael, in piedi accanto a Jade – seduta dall’altra parte del lettino – sferrandogli uno dei suoi soliti sguardi maliziosi.
Mary sente il rossore invaderla dalla testa ai piedi ed abbassa il capo, con lo sguardo che va a poggiarsi sulle sue dita screpolate, mentre Ashton boccheggia qualcosa di incomprensibile che fa ridacchiare il rosso e Luke, seduto sulla poltrona accanto a lui, dandogli il cinque.
«Io... no! Cioè... non lo so, non adesso e... oddio, cioè io e Mary... no-non...?! Era solo curiosità!»
«Michael, fatti i cazzi tuoi!» sbotta Jade, fulminando il suo ragazzo con lo sguardo, che ancora ridacchia «e adesso, volete uscire da qui dentro tutti e tre?!»
«E dove andiamo?!» domanda improvvisamente Luke, allungandosi di poco in avanti con gli occhi sgranati.
Jade scrolla le spalle. «Ma che ne so, dove vi pare. A fumare una sigaretta, a guardare i culi delle infermiere, a farvi infilare cateteri, tutto quello che volete, basta che usciate fuori di qui!»
«Jade ha ragione!» aggiunge Mary, abbandonando l’imbarazzo provocatole poco prima «oggi è venerdì e, come ogni venerdì, abbiamo le nostre tradizioni da rispettare!»
«Anche in ospedale?!» domanda Ashton esterrefatto, aggrottando la fronte.
«Anche in ospedale!» asserisce Jade, alzando la voce ed alzandosi dal lettino. Afferra Michael – estremamente confuso - per un braccio, poi fa alzare Luke dalla poltrona e raggruppa tutti e tre i ragazzi, spingendoli verso la porta della stanza.
«E adesso, fuori di qui!» esclama, non appena i tre sono definitivamente fuori «lasciateci in pace!» detto questo, chiude la porta della stanza, lasciando gli sguardi allibiti dei tre fuori dalla stanza, mentre Vanessa e Mary ridono a crepapelle, quasi fino alle lacrime.
Jade si volta verso di loro e si unisce a quelle risate, per poi riprendere postazione accanto al piccolo spazio creato sul lettino di Vanessa, che cerca inutilmente di tenersi la pancia per non sentire dolore.
«Dio, questa flebo mi uccide!» esclama infastidita – una volta smesso di ridere – alzando gli occhi al cielo. «Ce l’ho da stamattina e mi fa un male cane! La leverei anche a morsi, se potessi.»
«Beh, invece del la flebo, potresti prendere altro a morsi...» dice allusivamente Jade, menre il suo sguardo si fa malizioso, come ogni volta che allude a qualcosa che si avvicini vagamente al discorso del sesso.
Vanessa sospira. «Jade, credimi, dopo tutto questo, i miei desideri sono completamente sv-?»
«Tadaaa!» esclama Jade con il pacco di cioccolatini tra le mani, senza far finire la frase di Vanessa che, in quel momento, la guarda con occhi grati e felici, facendole nuovamente scoppiare a ridere.
«Non ditelo a Luke» si raccomanda, mentre le sue mani scartano la scatola come fosse un regalo di Natale.
«Potrebbe iniziare a rompere e a rimproverarmi che la cioccolata non mi fa bene adesso, che non dovrei mangiarla e tante altre raccomandazioni che, sicuramente, gli avrà suggerito sua madre» aggiunge poi, non appena afferra il primo cioccolatino e lo porta in bocca, gustandoselo appieno, come se non ne mangiasse uno da anni e Jade e Mary, vedendola così felice, si sorridono soddisfatte.
«Allora, dov’è il nipote?» chiede Jade curiosa, mentre Vanessa ingoia il cioccolatino.
«L’hanno portato stamattina ed è rimasto con noi un’oretta, poi l’hanno portato di nuovo al nido» spiega, per poi prendere un’altro quadratino di cioccolata dalla scatola delle meraviglie. «Credo che tra un po’ lo riporteranno a conoscere le zie» e sottolinea quella parola che fa sorridere Jade ed emozionare gli occhi di Mary, che non vedono l’ora di conoscerlo.
«Come ti senti tu?» domanda Mary, inclinando il capo da un lato.
Vanessa poggia la testa sul cuscino e socchiude gli occhi. «Stanca» sospira, ripensando alla fatica della giornata. Poi le immagini di lei che tiene in braccio suo figlio le ritornano alla mente e una strana sensazione fa capolino alla bocca dello stomaco, facendola sorridere mentre riapre gli occhi blu.
«Ma sono felice. Credo di non essere mai stata così felice in vita mia.»
Gli occhi iniziano a pizzicarle di gioia dopo quelle parole rivolte alle sue amiche che, nel frattempo, sorridono sincere.
«Avete presente quella sensazione di caldo? Non un caldo fastidioso, di quello che ti fa sudare tutto il giorno... è un caldo strano, confortevole, un caldo che ti piace, di quelli che provi quando ti senti veramente a casa. Ecco, io mi sento così: mi sono accorta che tutte le volte che mi sentivo bene o felice, in realtà non era la felicità vera e propria. Quando ho preso mio figlio tra le braccia, io... non so come spiegarvelo, ma ho sentito che per lui, più di chiunque altro, ne è sempre valsa la pena. Tutte le volte in cui mi sono lamentata, in gravidanza, tutte quelle voglie strane che Luke ha dovuto subirsi, beh... ne sono valse la pena. E anche se questo batuffolo mi farà disperare – perché vi assicuro che mi farà disperare – so che ne varrà sempre la pena. Mi sento come le ragazzine di fronte alla loro prima cotta, come la prima volta che mi sono resa conto che Luke era quello giusto: io credo di essermi innamorata, ragazze. E so che questo amore durerà davvero in eterno.»
Qualche lacrima ha abbandonato i suoi occhi, mentre le sue labbra esprimono felicità.
Mary e Jade sono sicure di non averla mai vista così felice come in quel momento e possono giurare di sentirla anche loro quella sua stessa gioia, nonostante loro siano solo le zie acquisite di quel bambino.
«Te l’avevamo detto che non avresti dovuto preoccuparti di nulla, no?» dice Jade, poggiando il palmo della sua mano sul dorso di quella di Vanessa, che annuisce leggermente col capo.
«E Luke è rimasto» aggiunge Mary, rivolgendole un sorriso dolce. «Ed è felice, Vane, è felice sul serio. Non credo di aver mai visto Luke così felice da quando confessò a me e Jade di volerti chiedere di uscire con lui per la prima volta» e Vanessa ridacchia, perché ricorda quel loro primo appuntamento al bowling, dove Luke perse miseramente contro di lei.
«Mi sento finalmente bene» ammette Vanessa, e non esiste altra verità.
Tutte quelle paranoie che si è fatta nei mesi precedenti le sembrano totalmente inutili, adesso che tutto procede nel migliore dei modi. Sa che dovrà affrontare altri ostacoli e che crescere un bambino non è semplice ma, almeno, Luke sarà con lei. E non pensa più che lui possa fuggire da lei e dal bambino, lasciandola sola: Vanessa gliel’ha letta negli occhi l’intenzione di non voler uscire per qualsiasi motivo al mondo dalla sua vita e da quella di loro figlio.
Luke ama lei e quella parte di loro appena nata, e non potrebbe essere più felice.
«E voi, invece?» sbotta improvvisamente Vanessa, la voce con un tono più alto del normale per richiamare l’attenzione delle sue amiche che, adesso, la guardano confusa.
«Noi cosa?» domanda Mary, aggrottando le sopracciglia.
«Andiamo, su!» esclama Vanessa aprendo di poco le braccia «vi conosco troppo bene, malandrine! So che avete delle cose da raccontarmi, ve lo leggo negli occhi» poi le indica, passando l’indice dall’una a l’altra, senza smettere di guardarle in modo malizioso. «Guardate che vi conosco, eh! Avrò anche appena partorito, ma non sono mica scema! So che c’è qualcosa che dovete dirmi!»
Mary arrossisce nuovamente, per poi mordersi il labbro inferiore e cercare di guardare da un’altra parte, provando ad interessarsi a quelle spoglie mura bianche della camera ospedaliera di Vanessa, mentre Jade rotea gli occhi al cielo e sospira con fare esasperato.
«E va bene, va bene!» esclama, battendosi le mani coperte dai jeans scuri, facendo sorridere Vanessa.
Mary si volta verso di lei, cercando di recuperare il respiro che è mancato in quei pochi secondi, prestando attenzione a Jade che, intanto, si passa nervosamente una mano tra i capelli rossi.
Poi sospira e pensa che, al momento, vorrebbe solo una sigaretta.
«Io e Michael abbiamo deciso di andare a vivere insieme.»
 
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“Sono fidanzata. Io sono fidanzata.”
E’ questa la prima cosa che pensa Jade ogni volta che si sveglia, che fa colazione e che vive la giornata da ormai quasi dieci mesi a quella parte. Perché lei ancora non può crederci che, chissà per quale astruso motivo, adesso abbia una relazione stabile e che sia sentimentalmente coinvolta.
Certe volte Jade si guarda allo specchio per vedere se qualcosa in lei è cambiato, ma i suoi capelli rossi sono sempre lì, così come i suoi occhi verdi e il resto delle sue piccole sfaccettature che – lei non ci crede – la rendono fantastica.
Non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a questo punto eppure, ogni volta che Michael rimane a dormire da lei – e ormai sono meno le volte in cui lui va a dormire a casa sua che il contrario – non può fare a meno di pensare che non esiste cosa più bella di svegliarsi accanto a Michael e vederlo addormentarsi dopo aver fatto l’amore.
Era stata proprio una di quelle sere, mentre guardavano un film – rigorosamente horror - sul divano, che Michael aveva parlato senza preavviso.
«Voglio vivere con te» aveva detto, proprio mentre il serial killer mieteva un’altra delle sue vittime, sgozzandola senza pietà.
«Shh Michael, fammi godere questa tortura!» aveva risposto lei, afferrando due patatine dalla ciotola che tenevano sul divano tra di loro.
«Jade, sono serio» e la voce di Michael – solitamente ironica – non era mai stata così decisa.
Jade aveva sbuffato, mentre i suoi tentativi di vedere il film in santa pace svanivano nell’oblio.
«E’ come se vivessimo già insieme» aveva detto, infilando un’altra patatina in bocca «dormi qui quasi tutte le sere!»
«Jade, non voglio vivere a casa tua» Michael aveva messo in pausa il film, facendo in modo che Jade si voltasse verso di lui con sguardo quasi omicida. Se quello era l’unico modo per attirare la sua attenzione, allora si sarebbe anche fatto uccidere.
«Voglio vivere in una casa nostra, dove possiamo pagare l’affitto insieme ed arredarla come più ci piace. Questa è casa tua, è già arredata e paghi la metà dell’affitto con i tuoi genitori. Io mi sento un ospite in questa casa, anche con te accanto, e non voglio più sentirmi così. Io voglio vivere con te, Jade.»
Jade era rimasta completamente spiazzata dalle sue parole. Certo, lei e Michael stavano bene insieme, ormai si era quasi abituata del tutto al fatto che fossero fidanzati – l’aveva detto anche a sua madre che, conoscendola, era rimasta sconvolta – ma non sapeva se vivere insieme fosse la scelta giusta per loro.
Jade aveva i suoi spazi e il suo tempo libero, così come Michael – che parte del suo tempo libero lo passava in officina a dare cure alla sua moto – ed era sempre stata convinta che la convivenza e il matrimonio limitassero in un certo senso quei momenti personali.
«Michael, io...» aveva balbettato incerta, per poi sospirare «io non so se la convivenza sia adatta a noi. Voglio dire, sai come sono fatta io! E se dovessi impazzire per le tue mutande sporche in giro per casa o per il fatto che ti chiudi in bagno, rimanendoci le ore intere?»
Michael aveva riso, per poi allungarsi verso di lei e farle una carezza. «Babe, sono abituato ai tuoi momenti di follia totale» e Jade gli aveva fatto una smorfia contrariata «sono certo che ce la caveremo e riusciremo a sopportarci a vicenda. E ti prometto che non lascerò nessuna mutanda sporca in bella vista.»
Jade, con la mano calda di Michael sulla guancia, aveva riso in uno sbuffo divertito. «Ne dubito fortemente»
«E’ un sì?» aveva chiesto lui, gli occhi verdi e speranzosi - come quelli di un bambino – persi in quelli di Jade che, davanti a quell’amore, non aveva saputo trattenere un sorriso.
«E’ un sì.»
Michael, allora, aveva sorriso più di lei e, prima che potesse controbbattere, si era fiondato sulle sue labbra e l’aveva baciata passionalmente, portando la mano dietro la sua nuca per stringerla forte a sé.
“Sono fidanzata. Io sono fidanzata” aveva ripetuto mentalmente Jade, mentre le labbra di Michael erano ancora unite alle sue “sono fidanzata e sto per andare a convivere con il mio ragazzo che, già lo so, lascerà le mutande sparse in giro in bella vista. E mi sta bene così.”
 
 
 
 
 
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«Io... sono senza parole.»
«Non ci posso credere...»
«Sì, okay, basta fare le esagerate!» sbotta Jade, roteando gli occhi al cielo. E’ già da dieci minuti buoni che Vanessa e Mary vanno avanti così, facendo uscire dalla loro bocca quei commenti confusi ed increduli riguardo alla notizia che Jade ha appena raccontato per filo e per segno.
«Non è essere esagerate, Jade!» esclama Vanessa, rimanendo con la bocca aperta in un perfetto cerchio.
«Tu che vai a vivere con Michael, dio!» aggiunge Mary, toccandosi di poco il viso con una mano senza nascondere quel sorriso che le è sorto sulle labbra nell’udire quella notizia. «Ci avresti mai creduto, se te lo avessero detto qualche mese fa?»
«Mary ha ragione» annuisce Vanessa «prima la notizia sconvolgente che ami Michael, adesso questo. Non dirmi che tra qualche mese rimarrai incinta anche tu!»
«Sei scema?!» esclama la rossa inorridita, ritraendo le mani al petto come se avesse toccato qualcosa di sporco, facendo scoppiare a ridere Mary quando nota quell’espressione disgustata sulle labbra di Jade.
«Io... lo so che va contro i miei principi» sospira quest’ultima, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio «eppure sono stranamente felice. Mi sento come se per Michael potessi fare qualsiasi eccezione, come se lui fosse l’unica eccezione della mia vita – ed effettivamente lo è – e per lui potrei anche decidere di sposarmi – ovviamente a Las Vegas – e vivere il resto dei miei giorni con lui. Il fatto è che io non vedo l’ora di passare il tempo con lui in una casa nostra, di stare a pranzo con lui anche senza dirci nulla e di goderci quelle cose che, con fatica, abbiamo trasportato in quella casa. Voglio vivere con Michael anche se quella casa sarà un fottuto casino per il semplice fatto che ci viviamo entrambi. So che lui è l’unico e solo per cui farei tutto questo e non posso che essere più felice di così.»
Mary e Vanessa si scambiano uno sguardo intenerito, per poi posarlo su Jade: mai avrebbero pensato che, prima o poi, la loro amica avrebbe messo la testa apposto, innamorandosi per la prima vera volta. E Michael, secondo loro – e secondo Jade – non poteva che essere perfetto per lei, con quella tenerezza celata dietro battutine ironiche e sorrisi maliziosi.
«E’ bello sentirti dire questo, sai?» dice Vanessa, inclinando di poco il capo.
«Vane ha ragione» aggiunge Mary «abbiamo sempre sperato che l’amore di colpisse e, adesso che è arrivato, non potevamo che chiedere di meglio. Michael è tutto quello che hai sempre desiderato, nel tuo profondo e cinico cuoricino» e Jade ridacchia, perché sa che le sue amiche hanno ragione: Michael è tutto quello che vuole e che vorrebbe per il resto della sua vita.
Vanessa volta il capo verso Mary. «E tu, invece?» dice all’improvviso, inarcando un sopracciglio «che hai da raccontarmi?»
Mary sussulta, colta alla sprovvista, e il suo volto va immediatamente a fuoco. «N-nulla» balbetta, strofinandosi di poco la guancia per alleviare quel rossore.
Jade aggrotta la fronte, incrociando le braccia al petto. «Andiamo Mary, su! Sei rossa come un peperone e balbetti come un disco graffiato! Hai anche il coraggio di dire che non hai niente da raccontare?!»
Mary sospira. «Davvero. Non ho nulla da dire» aggiunge ancora, portandosi una ciocca di capelli corti dietro l’orecchio con la mano sinistra, mentre l’altra si posa sul materasso del lettino.
Ed è solo in quel momento che Vanessa – con i suoi occhi esperti – lo vede.
E non le sembra affatto una visione.
«Mary?» la richiama Vanessa, facendo sì che la ragazza le rivolga uno sguardo interrogativo con i suoi occhi castani. Poi la bionda alza un dito nella sua direzione, con un sorriso che – di certo – non è malizioso.
«E’ un anello quello che porti all’anulare?»
Mary si sente come raggelata sul posto. Piega di scatto il braccio dietro la schiena, nascondendo la mano, mentre anche gli occhi confusi e curiosi di Jade la guardano arrossire per l’ennesima volta dopo la domanda di Vanessa.
«N-no!» esclama con la voce più alta del normale «che dici? Avrai visto male!»
«E allora perché hai nascosto la mano, eh?» la interroga Jade, facendo la voce grossa che spaventa Mary, perché lei sa di cosa è capace la rossa.
«Ma non è nulla, davvero!» continua a giurare Mary, che più parla e più arrossisce, tenendo sempre nascosta la mano dietro la schiena senza alcuna intenzione di portarla allo scoperto.
«Guarda che il mio occhio è allenato, signorina!» tuona Vanessa, quasi come fosse sua madre «riconoscerei uno di quegli anelli anche da lontano! Ora, forza, fuori la mano, se non vuoi farmi alzare per ridurti come si deve!»
«Ti ricordo che ci sono anche io qui, e sono molto brava con le parolacce!» interviene Jade, alzando nuovamente la voce. Mary, allora, sa di non avere più scampo – anche perché le sue amiche sembrano estremamente serie ed è sicura che Jade potrebbe riempirla di insulti fino a far nascere metà della sua generazione con il mal di testa – così sospira e fa sbucare lentamente la mano tremante, con Jade e Vanessa in trepidante attesa e curiose di sapere cosa si nasconda dietro quel piccolo accessorio.
Mary allunga la mano sinistra con imbarazzo, abbassando il capo come se volesse nasconderlo nel suo maglioncino bianco – rivelando quello che le sue amiche hanno chiesto con insistenza.
Gli occhi di Jade e Vanessa quasi s’illuminano alla vista di quell’oggetto piccolo e semplice – adatto alla loro amica – ma meraviglioso: due anelli sottili di oro bianco sono incastrati tra loro, come se nessuno potesse spezzarli e, al centro, li uniscono delle piccole ma luminose pietre di acquamarina dal colore chiaro e leggero, quasi trasparente, ma che sa dare la giusta luce.
Vanessa e Jade rimangono a fissarlo per minuti interminabili prima di riportare i loro occhi chiari su Mary che, a differenza loro, ha ancora la testa bassa e le gote imbarazzate.
«Oh mio Dio... Mary...» sussurra Vanessa, tenendole ancora la mano «questo non è un semplice anello, vero?» domanda piano, nonostante sappia già la risposta.
Mary trova il coraggio di scuotere leggermente il capo, tenendo ancora lo sguardo basso e le labbra intrappolate su tessuto del suo maglione.
«Non mi dire che...» balbetta Jade, incredula «oddio, non dirmi che tutto quello a cui stiamo pensando è vero...»
Mary sospira, sentendosi andare ancora più a fuoco. Le dita di Jade e Vanessa si stringono ancor di più intorno alla sua mano – ancora intrappolata tra le loro – e lei percepisce la loro curiosità e l’ansia che le assale per l’attesa di quella risposta, che Mary fa fatica a pronunciare.
Eppure, adesso che l’hanno capito, lei non ha davvero più via d’uscita.
Annuisce leggermente col capo alle parole di Jade, con la paura e l’emozione che l’assalgono nello stesso momento e può percepire sulla sua pelle la felicità delle sue migliori amiche, per poi alzare lo sguardo e notare nei loro occhi che le sue sensazioni non erano affatto sbagliate.
Vanessa sorride e, nei suoi occhi blu, può quasi notare delle lacrime commosse mentre Jade, nonostante quell’incredulità iniziale, adesso sorride a trecentosessanta gradi, facendo comparire sulla sua guancia quell’unica fossetta che possiede mentre i suoi occhi, da verdi, sembrano quasi azzurri, segno che è veramente felice.
«Oddio, Mary...» balbetta Vanessa, la voce che trema.
«Tu...» aggiunge Jade.
E il loro sorriso si apre ancora di più quando Mary ricambia, ancora più emozionata, e pronuncia quelle parole che mai nella sua vita avrebbe pensato di dire ad alta voce.
«Io ed Ashton ci sposiamo.»
 
~

«Odio gli eventi di famiglia.»
Questa era stata la prima frase che Mary aveva esclamato non appena avevano messo piede in casa.
Erano appena tornati da casa della sorella di lei dopo aver passato la serata in onore del suo trentaduesimo compleanno in compagnia di amici e, soprattutto, di tutta la numerosa famiglia di Mary.
Ad Ashton quella famiglia era sempre piaciuta, l’avevano sempre trattato come un figlio – soprattutto la nonna di Mary che, oltre ad essere innamorata della sua gentilezza, era pazza dei suoi capelli ricci - e a lui non dispiaceva passare un po’ di tempo in più con loro. Chi odiava passare il tempo con la sua chiassosa famiglia, invece, era proprio Mary: fatta eccezione per sua nonna e sua sorella, Mary – più che altro – odiava passare più di due ore insieme a sua madre che, essendo sempre stata la più critica e pedante della famiglia, aveva sempre da ridire su tutto, dalla preparazione del dolce – in quel caso – a cose più gravi.
Per cui per Mary era stata una liberazione uscire da quella casa una volta finita la festa, perché le parole di sua madre proprio non riusciva più a reggerle e quelle piccole discussioni che avevano avuto durante la serata le avevano fatto solo venire un gran mal di testa.
Ashton, consapevole del rapporto tra le due, non le aveva fatto domande per evitare che Mary si arrabbiasse ancora di più, per cui l’aveva lasciata guadare fuori dal finestrino della macchina mentre tornavano a casa e aveva acceso la radio per non rimanere troppo in silenzio.
Poi Mary aveva finalmente parlato, non appena entrata in casa, e ad Ashton era sembrato doveroso farla rilassare. Sapeva quanta tensione tendesse ad accumulare Mary in quelle serate e non aveva proprio voglia di vederla piangere dalla rabbia per aver raggiunto il limite della sopportazione estrema: era troppo paziente e troppo buona con chiunque, Mary, e rischiava sempre di rimanerci male in qualsiasi occasione.
«Il dolce era buonissimo, Mary» l’aveva tranquillizzata Ashton, sfilandosi la maglia una volta arrivati in camera da letto. Mary aveva sospirato, iniziando a sfilarsi il cardigan morbido di dosso.
«Non è per il dolce, Ash» aveva detto, poggiando la maglia appena sfilata sulla sedia, rimanendo con le braccia scoperte «il problema è un altro» e si era avvicinata a lui, chiedendogli con un solo gesto di aiutarla a sfilare quella maledetta tutina a scacchi dai bottoni posteriori e troppo complicati per sbottonarli da sola, soprattutto con le mani tremanti per la rabbia. Ashton aveva iniziato a sbottonarli con facilità, sfiorandole man mano la pelle per farla rilassare sotto il suo tocco morbido poi, una volta sbottonati tutti, aveva circondato la sua vita con le braccia per poi lasciarle un bacio sul collo.
«Che problema c’è, allora?» aveva domandato quanto più teneramente possibile al suo orecchio e Mary aveva sospirato, facendogli una carezza sulla mano prima di staccarsi da lui.
«Non mi va di parlarne, adesso» gli aveva risposto, sfilando la tutina per poi sedersi sul letto per togliere le calze scure e gli stivali ed infilare finalmente il pigiama. Gli aveva rivolto un ultimo sguardo prima di avviarsi nel bagno per struccarsi, ed Ashton – in quei pochi secondi – aveva avuto modo di guardare i suoi occhi: non erano solo stanchi per la serata, ma anche tristi e spenti, segno che qualcuno – probabilmente sua madre – le avesse detto qualcosa che l’aveva ferita nel profondo perché Mary, anche altre volte, non era mai stata così triste e senza voglia di parlare quando le capitavano certe cose.
Ashton odiava vederla così, per cui, volente o nolente, Mary avrebbe parlato.
Si era infilato nel letto dopo aver messo i pantaloni della tuta e aveva aspettato che Mary tornasse dal bagno e si accoccolasse contro di lui, prima di tirare un sospiro e chiederle quello che lui, in realtà, già sapeva.
«Che ti ha detto tua madre... su di noi
Ashton aveva sentito le mani di Mary stringersi ancora di più intorno alla sua vita, segno che la rabbia era tornata a scorrere nelle sue vene e che lui aveva indovinato ciò che la turbava maggiormente.
«Ha detto che siamo uno sbaglio» confessa Mary in un sussurro, la testa poggiata sul cuore di Ashton.
«Che ci prendiamo e ci lasciamo milioni di volte e non riusciamo ad arrivare ad una conclusione. Siamo sempre con due piedi in una scarpa ed è evidente che questa relazione sta stretta anche a noi, che non ci sopportiamo e non riusciremo mai a sopportarci con questi presupposti, che non ci amiamo abbastanza per continuare ad andare avanti e che dovremmo lasciarci andare definitivamente senza ritornare sui vecchi passi. Ha detto... ha detto che prima o poi accadrà che ci lasceremo di nuovo perché noi non duriamo mai e non siamo capaci di durare e che sarebbe meglio vivere le nostre vite in solitudine, ognuno per conto proprio, invece che insieme, perché creiamo solo danni... soprattutto a noi stessi.»
Le parole di Mary avevano preso una piega più triste ed Ashton era sicuro del fatto che stesse trattenendo quel groppo di lacrime in gola che, invece, avrebbe tanto voluto far fuoriuscire. Lui non aveva risposto, non aveva trovato le parole adatte per risponderle mentre il suo cervello e i suoi pensieri erano sintonizzati già su un altro pianeta, un pianeta che forse a Mary non sarebbe piaciuto, ma lui non vedeva l’ora di visitarlo.
«Forse ha ragione» aveva sospirato mestamente lei, con una nota grave nel tono di voce. «Forse è vero che siamo sempre il solito sbaglio madornale. Dovrei lasciarti vivere la tua vita in pace, senza di me, e invece ancora ti trattengo qui e ti faccio soffrire. Dimmelo se mi odi, Ashton, dimmelo se vuoi andare via... io non ti tratterrò, non stavolta, mai più, perché so di essere la persona che nessuno vorrebbe mai al proprio fianco, che sono pedante ed antipatica, per cui ti lascio andare se è questo che...»
«Sposami.»
Le parole di Mary erano state improvvisamente interrotte da quella proposta. Aveva sgranato gli occhi a quelle parole che, più che un ordine, sembravano le parole più naturali del mondo. Le mani avevano iniziato a tremarle così forte che Mary si era improvvisamente alzata, mettendosi seduta tra le lenzuola per rivolgere uno sguardo confuso ad Ashton.
«Che?!» aveva domandato lei con la voce acuta e strozzata, cosa che aveva fatto sorridere ancora di più Ashton.
«Ho detto...» e si era alzato di poco anche lui, mettendosi seduto nel letto per poter guardare meglio Mary negli occhi, poggiando la sua mano sul viso fresco di lei «...sposami»
Mary si era persa in quei pozzi verdi, guardandoli a fondo: aveva sempre visto sincerità, in quegli occhi, nonostante tutto il male e, anche in quell’occasione, quest’ultima non venne a mancare.
Eppure aveva paura, e il problema non era Ashton. Era lei.
«Ashton, io...» aveva sospirato impaurita «lo sai che il matrimonio non è nel mio dna» aveva poi detto, ripetendo quelle parole che Ashton le aveva sentito dire più e più volte nelle varie occasioni in cui si ritrovavano a parlare di matrimonio o, peggio, dei divorzi e delle separazioni.
«L’hai mai provato? Sei stata sposata e non me l’hai detto?» l’aveva presa in giro lui con un sorriso, cercando di smorzare quella tensione creatasi solo ed unicamente in lei.
Mary aveva ridacchiato nervosamente a quella battuta, poi lui si era avvicinato al suo viso.
«Sei pallida e sconvolta. Vado a prenderti un bicchiere d’acqua» aveva detto, lasciandole un bacio sulla fronte prima di alzarsi dal letto ed avviarsi in cucina. Ashton sapeva quanto Mary fosse terrorizzata dall’idea del matrimonio a causa della separazione dei suoi quando era molto piccola e si era convinta dell’idea che anche lei, un giorno, si sarebbe separata. Non aveva mai visto la gestione di un matrimonio, come portarlo avanti senza fallire, per questo aveva paura: temeva di compiere gli stessi errori dei suoi genitori.
E a Mary tremavano le mani al solo pensiero di lei con un vestito bianco e candido da sposa con cui percorrere la navata alla fine della quale ci sarebbe stato Ashton ad attenderla.
Aveva sentito i passi di Ashton avvicinarsi frettolosamente lungo il piccolo corridoio, per cui aveva fatto un ultimo sospiro per tranquillizzarsi e aveva aspettato che entrasse in camera. Quella di Ashton era stata solo un’ipotesi e loro non ne avrebbero più parlato almeno per qualche anno o, perlomeno, Mary avrebbe cercato di evitare e sviare l’argomento ogni qualvolta si presentasse l’occasione.
Ma quando Ashton era rientrato in camera, tra le mani non aveva il bicchiere d’acqua come aveva promesso: le aveva sorriso man mano che si avvicinava al letto, poi d’improvviso si era inginocchiato alla parte laterale e aveva aperto quella scatolina blu proprio di fronte agli occhi – ancora sgranati – di Mary.
 E il cuore aveva preso a tremarle.
«Saremo pure un casino individualmente, ma insieme siamo l’errore più bello di sempre. E non m’interessa se continueremo a litigare, a fare casino e a rompere i piatti per la rabbia...» e Mary aveva sorriso a quel ricordo, di quella volta che aveva rotto un piatto proprio in una delle loro infinite litigate «...io voglio stare con te. Non m’interessa del parere di nessun’altro, non voglio nessun’altra che non sia tu. E ti prometto che, anche se rischieremo di cadere di nuovo, anche se la vita ci porrà degli ostacoli di fronte, io sarò accanto a te. Non ti lascio andare più via, Mary, ma più e per nessuna ragione al mondo. Ho capito da subito che tu saresti stata l’unica eccezione, l’unica e sola che avrebbe indossato quest’anello...» Ashton, con gli occhi emozionati ancora puntati nelle iridi di Mary, aveva preso tra le dita quell’anello meraviglioso e afferrato la mano sinistra di Mary e le aveva carezzato dolcemente l’anulare con il polpastrello del pollice.
«Sposami, Mary» le aveva ripetuto nuovamente con un sorriso «dimmi che mi vuoi sposare almeno quanto lo voglio io. Dimmi di sì
Mary l’aveva guardato nuovamente negli occhi: non aveva potuto fare a meno di notare la sincerità e l’amore che caratterizzavano quelle iridi verdi di cui si era tanto innamorata ormai quasi tre anni prima. Avevano avuto i loro alti e bassi per infinite volte, ma avevano sempre saputo come superarli in ogni caso.
E aveva capito che, forse, la paura era solo la scusa che si era creata per non ricevere altre batoste.
Gli aveva sorriso con le lacrime agli occhi e l’unica cosa che avrebbe voluto era tenerlo con sé per il resto della vita.
«Sì, Ashton» aveva risposto con la voce tremante per l’emozione «sì. Milioni di volte
E Ashton si era sentito finalmente completo quando, con gli occhi pieni di lacrime, le aveva preso l’anulare e gliel’aveva baciato, prima di metterle quell’anello che già da tempo bramava di infilarle: l’aveva fatto piano, lentamente, godendosi il momento per tenerlo impresso nella sua mente.
Anche se, nonostante tutto, quel ricordo l’avrebbe tenuto sempre con sé.
Poi Ashton si era allungato verso di lei – che, senza accorgersene, aveva versato qualche lacrima – e le aveva baciato la punta del naso prima di farli strofinare teneramente.
«Sai, tua nonna stasera mi ha chiesto quando ti avrei fatto la grande proposta» aveva confessato Ashton sottovoce, asciugandole le lacrime, mentre uno sguardo curioso si era instaurato sul viso di Mary.
«Ci pensavo da tanto e stasera, mentre ti guardavo e ti ascoltavo parlare di noi, ho pensato che fosse il momento giusto. Non sarà stato il massimo del romanticismo, ma almeno mi hai detto sì.»
Mary aveva portato la mano sul suo viso e gli aveva accarezzato la guancia con dolcezza.
«Ti è andata bene, Fletcher» poi aveva ridacchiato «immagina se ti avessi detto di no.»
Ashton si era avvicinato ancor di più alle sue labbra, poi aveva riso, facendo spuntare quelle due meravigliose fossette ai lati delle sue guance.
«Probabilmente tua nonna non ti avrebbe più rivolto la parola.»
Mary aveva riso insieme a lui, poi si era lasciata trasportare dalle labbra di Ashton finalmente sulle sue.
Aveva sorriso in quel bacio: avrebbe sposato l’amore della sua vita.
 
 
 
 
 
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Quando Mary finisce di raccontare com’è andata la richiesta della proposta, Vanessa e Jade sono ancora lì che la guardano incredula. Non avrebbero mai immaginato che Mary prendesse in considerazione l’idea del matrimonio: la sua idea era sempre stata contraria e negativa a riguardo e, soprattutto con Ashton, non l’aveva minimamente messo in conto. Si erano presi e lasciati tante volte che non avevano la stabilità di un rapporto sano, figurarsi di un matrimonio.
Mary coglie i loro sguardi confusi, e si stringe di poco nelle braccia. «E’ andata così. Non c’è altro da aggiungere» dice, mordendosi poi il labbro inferiore. Probabilmente – pensa Mary – le sue amiche si aspettano un continuo del racconto, qualcosa di più romantico ed eclatante alla Ashton – che, si sa, è sempre stato un po’ megalomane – o perlomeno un dettaglio che faccia cogliere qualcosa di più.
E invece no: Mary non dice più nulla, perché è esattamente così che è andata la situazione.
D’un tratto vede Vanessa boccheggiare un po’ con le labbra – rimaste serrate fino alla fine del racconto – mentre le sue iridi blu sono ancora puntati su di lei.
«Io... io... io...»
«Vane, stai ben-?!»
«Io lo sapevo che prima o poi avresti ceduto!» esclama improvvisamente, facendo sobbalzare anche Jade seduta al suo fianco. Mary si porta una mano sul petto per lo spavento, notanto le labbra della bionda aprirsi man mano in un sorriso.
«Cavolo Mary, se avessi detto di no ad Ashton ti avrei presa a botte e non ti avrei più rivolto la parola per il resto della vita!» aggiunge, colpendo il pugno sul palmo della mano aperta «lo sapevo, io so sempre tutto!»
«Non avresti mai saputo dire di no ad Ashton, Mary» aggiunge Jade, anche lei con un sorriso «sei talmente innamorata di lui che faresti qualsiasi cosa, anche sposarti» e marca bene quell’ultima parola, facendola arrossire fino alla punta dei capelli per poi nascondere il viso tra le mani.
«Dio, io che mi sposo!» esclama Mary, con la bocca coperta e la voce ovattata «ci avreste mai creduto?»
«Dopo aver conosciuto Ashton, sì» risponde ovvia Vanessa, e Mary le rivolge uno sguardo tramite lo spazio delle sue dita. «E’ da quando ce l’hai presentato che so che è lui quello giusto per te. E non importa quante volte vi siete lasciati e quante volte vi siete ripresi... siete sempre tornati più forti di prima e adesso il matrimonio... vi consoliderà ancora di più. Siete fatti per stare insieme.»
Mary sbuca dal suo nascondiglio temporaneo con un sorriso sulle labbra e guarda le sue amiche, seriamente felici per lei: è vero, Vanessa è quella che ha sempre avuto un punto debole per Ashton – a differenza di Jade che, dopo la terza rottura, aveva già in programma una vendetta ben articolata – sarà perché si somigliano, sia fisicamente che caratterialmente, o perché vanno tanto d’accordo, ma lei ha sempre saputo che Ashton avrebbe fatto felice Mary in qualsiasi circostanza. E, anche se è dura ad ammetterlo, anche Jade ha sempre creduto in Ashton e nelle sue capacità di saper rischiare e rimettersi in gioco per Mary.
«Io non pensavo di poter amare così tanto una persona» sospira in un sorriso, portandosi una ciocca di capelli corti dietro l’orecchio. «Sapete meglio di me come l’ho sempre pensata sull’amore: per me non esisteva, punto. Non avevo mai trovato una persona che s’interessasse a me, qualcuno che mi vedesse come più di un’amica o di una consigliera ed ero convinta che non avrei mai trovato quella persona capace di farmi tremare le ginocchia, come succede nei libri. E invece è arrivato. Come un fulmine improvviso, come la prima neve invernale... lui è arrivato quando mi ero arresa, alle porte di un nuovo anno, e ha saputo come farmi iniziare daccapo e diversamente. Non avrei mai pensato di dire di sì ad una proposta di matrimonio... eppure quando Ashton mi ha infilato questo anello - l’anello di sua nonna - ho capito che lui è sempre stato il mio strappo alla regola, la mia unica eccezione. E non avrei mai potuto dirgli di no.»
 Le sue amiche la guardano emozionate: ai loro occhi, Mary rimane sempre la più piccola del gruppo, quella più timida ed impaurita anche dalla sua stessa ombra. E invece, adesso, sembra che stiano parlando con una ragazza nuova, che affronta la vita di petto e ha smesso di dire di no anche alle sue paure più grandi.
«Adesso posso farlo...» dice improvvisamente Vanessa, facendo incuriosire le altre due che, subito, puntano i loro sguardi confusi su di lei. Quest’ultima fa un enorme sospiro con gli occhi chiusi per secondi che sembrano interminabili e, quando li riapre, Mary e Jade per poco non perdono un timpano.
«Ommiodddio Mary si sposa! Mary ti sposi!» squittisce a gran voce.
«Penso che la signora della stanza affianco ti abbia sentito. Forse l’infermiera al bancone no, però, puoi ripeterlo anche per lei?» la canzona Jade con le braccia incrociate al petto, facendo ridacchiare Mary, ma Vanessa è troppo occupata ad essere entusiasta per darle ascolto.
«Allora, prima di tutto dovremmo scegliere il vestito per te e poi per noi, le damigelle d’onore. Poi c’è la location da scegliere e da prenotare, i fiori, il fotografo e poi...»
«Vane, frena! Non ci sposiamo mica subito!» la interrompe Mary tra le risate, ponendo le mani davanti agli occhi. La bionda indietreggia di poco col collo, aggrottando la fronte per poi incrociare nuovamente le braccia al petto, curiosa.
«Non vogliamo farlo adesso» dice Mary, facendo un sospiro «abbiamo tante cose da concludere e, anche se entrambi vogliamo un matrimonio semplice ed intimo, dobbiamo mettere una gran parte di soldi da parte prima di cominciare.» spiega pacatamente. Poi il suo sguardo si posa sull’anello al suo anulare e sorride: la cosa che l’ha commossa di più è che Ashton le abbia offerto l’anello di fidanzamento di sua nonna, quello che lei gli aveva donato quando lui aveva diciassette anni. Ashton aveva raccontato a Mary quella storia dopo il funerale di sua nonna, quando le si era accoccolato al petto facendosi accarezzare i capelli e piangendo senza alcuna vergogna. Sapeva quanto Ashton tenesse a quell’anello e lei si sentiva estremamente onorata di portare quel cimelio di famiglia al quale lui teneva col cuore.
«Mi basta sapere di essere completamente sua. E non m’interessa quando, come e dove ci sposeremo... l’importante è essere consapevole di amarsi» e le parole di Mary sono vere e piene di sentimento, lo stesso sentimento che prova ogni giorno sempre di più per Ashton e che non è mai svanito.
«E allora io le ho detto “ehi bella, sai cosa ti manca? Il mio numero di cellulare!”»
Una voce ovattata e familiare arriva dal corridoio, aldilà della porta della stanza e, dopo quella frase – detta con enfasi – si susseguono delle risate divertite e dei commenti non proprio casti e Vanessa, Mary e Jade si guardano, avendo capito perfettamente di chi si tratti.
«Amore!» esclama Luke aprendo la porta della stanza «guarda chi è venuto a trovarti!»
La figura di Calum Hood spunta da dietro le spalle larghe del biondo con il suo solito sorriso furbo. Si alza gli occhiali da sole sui capelli spettinati, scoprendo gli occhi piccoli e castani, luminosi come sempre.
«Ehilà, mammina!» esclama, aprendo le braccia, per poi allungarsi a passo svelto verso Vanessa e tuffandosi verso di lei, che lo accoglie in un abbraccio.
«Calum lo sai che, detto da te, questo mammina mi terrorizza a morte?» gli dice Vanessa, dandogli poi una pacca sulla spalla. Calum ride di gusto, facendole una carezza sui capelli.
«Oh, non preoccuparti Vane» esclama lui, staccandosi da quell’abbraccio «non voglio mica essere io il tuo papino» la canzona poi, facendole un occhiolino, alludendo sicuramente a cose non troppo caste.
Vanessa ridacchia, scuotendo il capo con fare esasperato: con Calum non c’è mai niente da fare.
«Sei sempre il solito pervertito, Hood!» esclama Mary divertita, battendosi una mano sulla gamba.
«Non cambi mai!» aggiunge Jade, roteando gli occhi al cielo.
«Ehi bamboline, pensavate che mi fossi dimenticato di voi?!» esclama ancora Calum, per poi cingere entrambe le sue larghe braccia intorno alle spalle di tutte e tre, stringendole in un abbraccio.
«Zio Hood non dimentica mai le sue bambine!»
Le tre scoppiano in una risata sonora, poi – come se si fossero messe d’accordo – gli mollano dei colpi sullo sterno per farlo allontanare, cosa che fa gemere dal fastidio Calum perché – pur se palestrato – le mani di quelle tre sono letali così come le loro menti, lui l’ha sempre detto.
«Vacci piano, Hood, quella che stai toccando è pur sempre la mia donna» s’intromette la voce di Michael, guardando male Calum, che ha ancora la mano posata sulla spalla di Jade. Il moro, colpito dallo sguardo arrabbiato di Michael, alza le mani.
«Vengo in pace, Michael, sai benissimo che non le farei mai nulla!» si giustifica, mentre Michael raggiunge Jade, cingendole le braccia intorno alle spalle. Jade sbuffa, mentre un moto di eccitazione la prende dentro e la scuote: odia e adora Michael ogni qualvolta manifesti gelosia. E’ una cosa che non sopporta ma che, allo stesso tempo, la eccita da morire. Poggia le mani sulle braccia di Michael, come per abbracciarlo, e lui la stringe più forte, lasciandole un bacio sulla nuca.
«Insomma, ma cosa mi tocca sentire?!» sbotta nuovamente Calum, battendo le mani l’una contro l’altra, facendo sobbalzare Mary. Le tre ragazze lo guardano confuso, mentre Mary si alza dal materasso per lasciare il posto a Luke - che si accomoda accanto a Vanessa – e raggiunge Ashton, che ha già preso posto sulla sedia lì accanto, sedendosi sulle sue gambe.
«A che ti riferisci, Cal?» domanda Jade curiosa, notando gli sguardi maliziosi di Luke ed Ashton.
Calum sospira, passandosi una mano dietro la nuca. «Prima tu...» ed indica Jade con l’idice, cogliendola di sorpresa «...che vai a vivere con Clifford. E poi tu...» e stavolta indica Mary «...che ti sposi con Irwin! Insomma ragazze, ma cosa vi è preso?!» ed apre le braccia con fare teatrale «non vi ho mai sentito parlare di convivenza e matrimoni e, adesso, tutto d’un tratto cambiate idea?!»
Mary arrossisce dalla testa ai piedi e nasconde il volto nell’incavo del collo di Ashton, che ride divertito e le carezza la testa, proprio mentre quella gli da una botta sullo sterno per farlo smettere.
«Non siamo mica qui per parlare della mia convivenza e del matrimonio di Mary, Cal!» sbotta Jade imbarazzata «ti vorrei ricordare che è appena nato tuo nipote!»
Calum incrocia le braccia al petto. «L’amore vi ha rincitrullite» dice, scuotendo il capo, buttando poi lo sguardo verso Vanessa «e ha rincitrullito anche te!»
«Io sono sempre stata una rincitrullita d’amore, ormai dovresti saperlo!» risponde lei, per poi ridacchiare.
«E a me è sempre piaciuta così!» aggiunge Luke, allungandosi verso la guancia di Vanessa per lasciarle un bacio. Calum, a quella scena, rotea gli occhi al cielo.
«Se solo avessi scelto me, Vane...» sospira Calum con una punta divertita nel tono di voce. Quel sospiro fa ridacchiare tutti – compresa Vanessa, che scuote il capo – tranne Luke, che guarda male il suo amico. Sta quasi per ribattere, quando dalla porta – lasciata aperta – sbuca nuovamente l’infermiera di prima, la quale trasporta la culletta trasparente che tutti stavano aspettando.
«E’ ora della pappa» annuncia quest’ultima pacatamente, trasportando la culla proprio accanto al letto di Vanessa. Jade e Michael si sporgono leggermente in avanti, entrambi con i sorrisi sulle labbra, per ammirare quel piccolo fagotto appena arrivato, mentre Mary ed Ashton si alzano entrambi dalla sedia e si avvicinano alla culla. Anche Calum compie qualche passo avanti, sporgendo il capo da dietro le spalle di Mary per guardare per la prima volta suo nipote.
Vanessa prende suo figlio tra le braccia, circondandogli il corpo per poi lasciargli un bacio sulla fronte sotto lo sguardo intenerito ed innamorato di Luke. Si sporge nuovamente verso Vanessa, lasciandole una carezza dolce che la fa rabbrividire, poi allunga un dito verso suo figlio e gli sfiora dolcemente la guancia rossastra.
Vanessa alza lo sguardo e sorride: nota gli occhi lucidi e i sorrisi che la circondano, e non potrebbe essere più felice di così. Sono sorrisi sinceri, sorrisi che le vogliono bene e che sono contenti per lei e Luke e che non vedono l’ora di poter crescere e giocare con quel bambino come fosse loro.
«Dì ciao» sussurra Vanessa a suo figlio con lo sguardo ancora puntato sui suoi amici «dì ciao agli zii, Filippo»
Mary e Jade guardano Vanessa, che ha lo sguardo puntato verso di loro, e sorridono: quante volte, parlando tra loro, Vanessa aveva espresso il desiderio di dare quel nome al suo primogenito, nome che le ricordava le sue fierissime origini italiane.
Vanessa rivolge vari sguardi ai suoi amici: guarda Jade e Michael, che ancora si tengono stretti e ancora non può crederci che due teste gloriose come le loro possano amarsi così tanto. Guarda Mary ed Ashton - il braccio di lui poggiato intorno alle spalle di lei – e pensa al loro matrimonio e al fatto che sono stati fortunati a trovarsi, ad inciampare l’uno nell’altra. Guarda Luke e non può che vedere gioia nei suoi occhi azzurri, occhi a cui è stata fortunatamente destinata per il resto della vita.
Poi guarda Calum – i suoi capelli spettinati, i suoi occhi a mandorla che no, non sono asiatici – e sorride: Calum, che è stato fondamentale per loro tre tutte le volte in cui ce n’era bisogno, che è stato il cupido di quelle tre relazioni che, adesso, stanno pian piano dando i loro frutti.
Calum che ha aiutato Luke a trovare lavoro in quel locale, proprio dove si sono conosciuti lui e Vanessa.
Calum che ha fatto notare a Michael quella rossa scatenata che sapeva avrebbe catturato l’attenzione del suo amico.
Calum che ha costretto Ashton a partecipare a quella stupida festa di Capodanno, che gli ha permesso di incontrare l’amore della sua vita e che l’ha aiutato a tornare sui suoi passi ogni qualvolta lui e Mary si perdevano.
Calum che – Vanessa e Luke sono già d’accordo – sarà il padrino di Filippo, anche se lui ancora non lo sa.
Ognuno di loro si avvicina pian piano a Filippo, sfiorandolo di poco, ammirando quel bambino piccolo ed appena nato e rivolgendosi a lui con voci assurde che fanno ridere il resto della comitiva.
 
Nella stanza 333, in quel venerdì pomeriggio, si respira aria di novità.
Si sente amore nell’aria, amore di coppie consolidate e di un amore appena nato, uno di quegli amori che sembrano scritti con l’inchiostro e che non svanisce nel nulla.
E’ l’amore di chi si vuole bene, di chi vive quell’amicizia solida e forte che è destinata a durare.
L’amore che ti unisce a determinate persone che sei sempre stato destinato ad incontrare e ad amare: quella strada a senso unico che ti lega a loro e non ti lascia andare più.
 
 
 
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Buuuuongiorno!
O buon pomeriggio... o buona sera. Insomma, dipende a che ora leggerete questo capitolo e questo inutile (e sclerotico) spazio autrice.
SIAMO ARRIVATI ALLA FINEEEEE!
Eggià, dopo mesi, siamo arrivati alla tanto attesa fine. E pensare che questa storia doveva finire in due settimane, e invece... invece sono la solita ritardataria cronica e logorroica che non smette mai di scrivere e di parlare e allunga sempre il brodo. Ecco.
No comunque, a parte tutto, è finita.
Mi mancheranno tanto questi personaggi (che, spoiler, troverete in altre storie e sotto altre spoglie, ma detttaaagli u.u) e scrivere di loro è stato evadere dalla realtà ed immaginare di essere davvero lì, con loro ma, soprattutto, con quelle che sono due delle persone più importanti della mia vita (inserire sviolinata qui, prego).
Senza Jade e Vanessa non so davvero come farei. In poco tempo mi hanno capita più di qualsiasi altra persona che, magari, ho vicino tutti i giorni, mi fanno sentire bene ed apprezzata per quello che sono e non giudicano o criticano i miei sbagli ma, anzi, cercano di farmeli capire e di spronarmi a fare di meglio. Immaginare di essere con loro fisicamente, anche se solo in una storia, mi ha fatta sentire a casa.
Sono due persone veramente fantastiche e io non potrei chiedere migliori amiche più perfette di così.
Bene, il momento sviolinata è finito u.u avrei potuto fare di meglio, lo so, ma loro già sanno cosa significano per me, quindi non mi dilungo troppo e passo al capitolo!
 
  • Ve l’avevo detto che avevo grandi sorprese per le altre due coppieeee!
Eh già, alla fine Jade e Michael decidono di andare a vivere definitivamente insieme (con un contorno di mutande sparse per casa e calzini sporchi) e, sorpresa delle sorprese, Mary ed Ashton si sposano!
E tutti hanno avuto il loro lieto fine :)
 
  • L’entrata in scena di Calumino!
Potevo mai lasciarlo fuori?! Ovviamente no! Il mignottone del mio cuore (nostro, anche di Vane e Jade u.u) poteva mai mancare con le sue battute da perfetto Casanova e quell’occhio malandrino? E poi è stato lui ad unire tutte queste coppie, in un modo o nell’altro... ha fatto in modo che s’incontrassero, anche se inconsapevolmente. E’ stato proprio un bravo cupido, bisogna ammetterlo :D
Avevo quest’idea di inserire Calum cupido (o Stranamore, come dice Jade) da quando ho iniziato a scrivere questa storia, ma non sapevo se farlo o meno. Poi, mentre scrivevo, mi sono ritrovata Calum versione angioletto e diavoletto sulle spalle: uno mi diceva di inserirlo, di dare retta al mio cuore e dargli la possibilità di apparire, l’altro invece diceva il contrario.
Alla fine ho unito entrambi ed è uscito fuori Calum pervertito as always, ma con quel pizzico giusto di dolcezza che lo rende un ottimo cupito.
Standing ovation per Calumino!
  • Il nascituro! *-*
Il piccolo fagotto ha finalmente un nome... Filippo! Come il principe della Bella Addormentata nel bosco anche se, in realtà, Vane gli ha messo questo nome per un altro motivo u.u
Chi la segue forse può capire hahaha
 
Alla fine è andato tuuutto bene!
I protagonisti sono tutti vivi e vegeti e pieni di novità e sono tutti felici *-*
Yaaay, big happy ending!
E niente... io vi lascio qui!
Stanotte parto per la Germania, ecco perché ho aggiornato oggi invece di domani, e torno il ventisei (a nessuno frega, ma vabbé).
Soo, è probabile che dopo il ventisei avrete qualche altra sorpresa u.u
Non do nessuna certezza perché va a finire che poi non combino nulla e addio, vi lascio così hahaha poi mi porto sfiga da sola e non va bene!
Vi ringrazio infinitamente per aver letto/seguito/preferito/ricordato e recensito questa storia.
Siete tutte dolcissime e io vorrei riempirvi di baci tutte *-*
Grazie per aver aspettato pazientemente gli aggiornamenti constantemente in ritardo di questa storia, grazie per aver subito i miei mille cambiamenti e i miei lunghissimi scleri da “autrice” (tipo questo, lol), grazie per avermi sopportato e per esservi appassionate ai personaggi e alle loro storie!
Grazie, grazie, grazie, sul serio! Non smetterò mai di ringraziarvi abbastanza!
Come al solito, per qualsiasi cosa, vi lascio i miei contatti di facebook twitter ed ask per insulti (soprattutto, lo so, li merito u.u) e anche per qualsiasi domanda, o anche solo per una chiacchierata! A me fa sempre piacere conoscervi :D
Detto questo, vado davvero via.
Ci sentiremo presto (spero!) con nuove storie, nuovi personaggi, ma anche con questi che avete ritrovato qui... con nuove storie alle spalle, ovviamente!
Un bacione enorme a tutte, e grazie ancora!
Mary ♡
 

L’angolo musicale di Mary:
 
Oggi la chef consiglia il piatto della casa, che è FLY AWAAAAYYY!
Dio, ma l’avete sentita?! E’ bellissimaaaaaa *-*
Mi piace un sacco questo nuovo sound! Bravi, bravi, bravi, veramente *-*
Tra l’altro, ieri sera, Fletcher mi ha mandato dei segnali: sapevo che sarebbe accaduto qualcosa stamattina, perché non è da me mettere la sveglia presto in estate, a meno che non debba fare qualcosa di importante. Ad ogni modo, sapete quanto avrei dovuto dormire (che poi non ho dormito, ma vabbé) secondo il calcolo della sveglia?
Sette ore e sette minuti. Sette.
La mia telepatia con Ashton mi spaventa sempre di più, giuro.
 
La chef consiglia anche una canzone che, sarà pure vecchia, ma a lei piace oggi e non sa nemmeno perché: Want you to want me, di Jason Derulo.
E’ da tutta la mattina che la canto e la ballo come una pazza e, boh, penso che la farò ripartire proprio adesso hahaha
 
Vado sul serio, giuro.
Anche se questo angolo musicale di Mary devo sfuttarlo più spesso...
Ho finito, davvero.
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
  
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