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Autore: eeneys    13/08/2015    1 recensioni
《Lei non mi può obbligare.》dico io stringendo i denti e iniziando già a non sopportarlo a Mister "devifarequellochedicoio"
《Giovedi alle sei di pomeriggio, puntuale. Ora prego può andare.》 dice alzandosi e aprendomi l'altra porta collegata con la sala principale
《Arrivederci. 》mi dice lui sorridendomi e aspettando una mia mossa
Raccolgo tutto ed esco ma prima di poter replicare ancora una volta quella sua imposizione, lui mi chiude la porta in faccia.
Che stronzo del cazzo
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Il telefono di casa sta suonando da minuti, con fatica apro gli occhi e scendo dal divano.

Guardo l'orologio che segna le 8 pm e sbuffo, mi sono addormentata sul divano con la tv accesa, come una vecchia.

È stata una giornata pesante, mi giustifico mentalmente così e mi sto chiedendo chi può essere a chiamarmi in modo cosi insistente.

Il telefono continua a squillare senza sosta e mi catapulto a rispondere.

《Pronto.》sbuffo al telefono, uno sbadiglio mi scappa dalla bocca

《Julia, sono mamma.》mi dice la voce al telefono, sento mia madre piangere e mi inizio a preoccupare

《Mamma, che succede?》le chiedo io ormai perfettamente sveglia

《Tuo padre si è sentito male, mi ha detto che sentiva dolori oggi ma ha deciso lo stesso di uscire a mangiare una pizza con gli amici del bowling. Stava tornando con Brian in macchina, Brian aveva bevuto troppo e tuo padre ha guidato al posto suo, ha perso il controllo perché ha avuto un malore.》mi dice lei singhiozzando ancora di più

《Mamma che cavolo sta succedendo?》le urlo prendendo dall'armadio una valigia e dei vestiti a caso

《Siamo in ospedale e stanno cercando di rianimarlo. Gli è venuto un infarto mentre guidava ed hanno fatto un incidente.》dice lei piangendo

Il telefono cade dalle mani e non posso far a meno di guardare il muro della mia stanza con gli occhi spalancati e senza una traccia di lacrima.

《Julia.》senti urlare dal telefono ma non rispondo sentendo qualcosa spezzarsi dentro di me.

Prendo il telefono lentamente e con voce tremanti rispondo

《Mamma, sto venendo.》

-

《Questo silenzio mi imbarazza.》dice Ek mentre guida al mio fianco

Sono le 8 pm a New York, ho chiamato da poco a Lilian per farle sapere che sono arrivata sana e salva dopo 10 ore di voli e soste. Lei ha appena finito il suo turno, dato che lì ad Anchorage sono le 4 pm, ed è triste per non avermi potuto accompagnare.

《Scusa.》dico io semplicemente guardando fuori dal finestrino, le luci di New York mi sono mancate ma non riesco a far uscire nessuna parola dalla mia bocca.

《Julia. È in coma ma c'è ancora una speranza.》mi dice lei guardandomi mentre il solito traffico ci circondava.

《Come mai Matt ti ha permesso di guidare?》 Le chiedo io non volendo parlare di mio padre

《Beh..non gli ho detto nulla. Gli ho detto che ti sarebbe venuto a prendere Miguel.》dice lei facendo un sorriso sbarazzino

Il suo viso si è addolcito ed è leggermente più tondo, è già incinta da 8 mesi, il gran momento si sta avvicinando e insieme a lei anche Violet è ansiosa.

Nonostante Ek è incinta di due gemelli non è  per niente ingrassata. Anche se la pancia è decisamente enorme, come fa a guidare?

《Tu non dovresti guidare.》osservo io lanciandole un'occhiata storta mentre sfreccia per le strada libera, verso l'ospedale

《Me lo dicono tutti. Ma io non demordo. Perché devo limitarmi? Sono solo incinta.》mi dice lei sbuffando e girando in modo brusco

《Ek! Ci sono delle vite qui dentro!》urlo io tenendomi allo sportello

《Tranquilla.》dice lei ridendo per il mio spavento

Le diedo uno schiaffo sulla testa prima di urlare uno "scema".

-

《Ciao tesoro.》dice mia madre facendomi un sorriso tirato

L'abbraccio cercando di non piangere e affondo il viso sul suo collo che profuma di vaniglia.

《Come stai?》le domando io sentendomi improvvisamente stanca e staccandomi dall'abbraccio

《Non so dirti di preciso come sto e forse è meglio che non te lo dico. Tu, tu come stai piccola mia?》Mi chiede mia mamma accarezzandomi una guancia

《Non molto bene..》sussurro io abbassando lo sguardo sulle mie dt. Martens nere.

《Entra qualche minuto, perché poi l'orario delle visite finisce.》mi dice lei tirandomi leggermente una ciocca di capelli per farsi guardare negli occhi

《Parlagli un po'. Gli farà bene.》sussurra lei ancora

Abbozzo un sorriso e cammino verso la porta con il numero 4.

Entro e sospiro pesantemente alla vista di mio padre in quelle condizioni.

Decido di non sedermi. In questa stanza e in questa momento, mi sento tremendamente a disagio.

《Ehi papà.》dico io prendendo la sua mano e stringendola tra le mie

Resto in silenzio per 10 minuti cercando di dire le parole giuste.

《Che fai? Cosa fai? Non ci fare preoccupare.》gli dico io sperando in una sua reazione

《Sei stato tu quello più forte nella nostra famiglia. Sei stato tu a fare forza a te stesso e a me per la situazione di mamma. E adesso? Adesso ti vuoi arrendere così?》Gli chiedo io sentendo le lacrime uscire dai miei occhi

《Questa è una lotta più dura, lo so. Ma tu puoi farcela. Mi hai sempre insegnato che si lotta sempre per quello che si vuole, sennò poi si possono avere dei ripensamenti per tutta la vita.》mi asiugo le lacrime e lascio la sua mano

Gli do un bacio sulla fronte bianca cosparsa di capelli castani e gli accarezzo una guancia

《Sei sempre stato il mio eroe. Il mio eroe preferito. Il mio eroe che vince tutto. Non mi deludere nemmeno in questa battaglia.》gli dico io camminando verso la porta

Lo guardo per l'ultima volta ed esco.

《Ek è andata via?》chiedo a mia madre una volta uscita dalla stanza

《Sì cara.. a quanto pare Matt ha dato di matto perché ha guidato.》dice lei facendo un piccolo sorriso

《Me lo immaginavo.》dico io sorridendo e scuotendo la testa

《Cara, c'è qualcuno che ti aspetta giù mi ha detto Ek prima di andarsene. Ah e scendi il borsone a quanto pare ti accompagna questa persona.》 Dice mia madre con uno sguardo stanco

《Ve bene. Se vuoi però resto io qui.》 Le dico io strofinandomi gli occhi fregandomene del mascara e dell'eyeliner

《No, vai. La zia Carol ieri ha fatto il turno perché io ero troppo sconvolta per restare. Ora tocca a me.》Dice lei guardandomi seria

《Va bene. Ci vediamo domani.》dico io dandole un veloce bacio sulla guancia e prendendo la valigia

-

《Valigia del cazzo.》impreco io cercando di tirare la valigia di cui un piede si è appena incastrato in una presa per l'acqua piovana.

《Hai bisogno di una mano per caso?》Mi chiede una voce alle mie spalle

《Rob.》dico io spalancando gli occhi e girandomi verso di lui

《Sì, proprio io. Allora vuoi una mano?》continua a chiedere lui avvicinandosi a me e alla valigia

《Ma non eri a Londra?》Gli chiedo io scioccata

《Ho saputo di tuo padre. Le ragazze mi hanno chiesto di venire ad aiutarti dato che non hai la macchina.》dice lui riuscendo a liberare la valigia

《Vieni con me dai.》continua a dirmi lui camminando a passo svelto sul marciapiede grigio

Lo seguo, ancora scioccata e confusa

Appena entriamo in macchina inizio a fargli qualche domanda

《Perché sei sceso?》Gli chiedo io sospettosa

《Te l'ho già detto. Volevano che ti aiutassi.》mi dice lui freddo

Guardo il suo profilo, i capelli sono più lunghi rispetto al mese passato, non l'ho più visto dal giorno dopo il mio compleanno e sembra così  diverso. 
I suoi occhi azzurri sono concentrati sulla strada.
Dal maglione nero si intravede un grande succhiotto violaceo sul collo. 
Le sue mani bianche stringono il volante senza mai staccarsi da esso.

《Non sei obbligato.》gli dico io

Chi gli ha fatto quel succhiotto?

《Non lo sono, lo so. Ma hanno rotto troppo tutti e quattro.》dice lui sbadigliando

《Ma come hai fatto ad arrivare a New York così presto?》Gli chiedo io stranita

《Sono già a New York da qualche giorno.》dice lui svoltando a destra verso una strada piena di luci natalizie e di enormi palazzi

《Ah..come mai?》 Gli chiedo io non riuscendo a frenare la mia lingua

《Non sono affari tuoi Julia.》dice lui frenando all'improvviso davanti ad un palazzo grigio e alto.

《Scusa..》sussurro io stringendo le mani sul mio cellulare

《Scendi.》dice lui scendendo dalla macchina e prendendo la mia valigia

Scendo dalla macchina e lo seguo dentro al palazzo.

Entriamo in ascensore e sento di essere  attratta da qualcosa, o forse da qualcuno.

Sono attratta da lui, ancora e ancora.

《Ti ci senti più con il carciofo?》chiede lui guardando i numeri cambiare sul display mano a mano che saliamo i piani

《Con chi?》chiedo io non capendo

《William o come si chiama.》borbotta lui

《Oh..lo vedo al lavoro ed usciamo in comitiva insieme..quindi certo che lo sento. .》dico io sentendomi in imbarazzo

《Capisco.》dice lui sospirando appena la porte dell'ascensore si aprono al 13° piano

Lo guardo aprire la porta blu, con il numero 51 stampato in rosso.

Entro in quel piccolo appartamento vuoto, con qualche mobile spoglio, senza televisione, senza lampade e tappeti.

È una casa spoglia e sola.
Vuota.

《L'ha affittata per te Miguel, all'ultimo minuto. Ora vado, mandami un messaggio quando hai bisogno.》dice lui uscendo e chiudendosi la porta alle spalle

Mi sento improvvisamente sola.

Corro verso la porta e l'apro, urlo il nome di Robert, ma lui già è andato via.

Rientro sentendomi più stanca di prima.
Mi dirigo verso il frigorifero, il mio stomaco brontola, non ci trovo nulla.

Vado verso la mia borsa e prendo un pacco di biscotti da viaggio dati dalle hostess sui voli per arrivare a New York.

Tolgo le scarpe e i jeans blu, il maglione celeste lo butto per terra insieme al resto.

Esco dalla valigia dei leggins vecchi e con i buchi e il vecchio maglione verde oliva di papà, li indosso, sentendomi a casa.

Apro il pacco dei biscotti e inizio a mangiucchiarli, sentendo dopo poco il mio stomaco non contento per quei miseri 4 biscotti.

Prendo il cellulare e mandai un messaggio

Julia a Robert 
"Ritorna."

Dopo pochi secondi ricevo la risposta

Robert a Julia 
"È successo qualcosa?"

Julia a Robert 
"Mi sento sola, vale come bisogno?"

Robert a Julia 
"No, non vale. Non mi disturbare più con queste cazzate. A domani."

Guardo a bocca aperta quel messaggio e ricaccio giù le lacrime e l'amarezza.

Forse finalmente lui ha ricominciato, senza di me.

Mi addormento sul divano scomodo con solo un plaid e un cuscino duro.

Mi addormento pensando a cosa devo aspettarmi ancora dalla vita.






-
Ciao a tutti! Vi ringrazio per seguire How long, spero in qualche vostro commento, se volete potete seguirla su Wattpad, dove ci sono capitoli in più. 
Grazie ancora per seguirla! Un Bacio eeneys 

 

   
 
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