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Autore: Vale__91    14/08/2015    1 recensioni
Una ragazza. Miami. Una villa. La famiglia Depp. Delle vacanze estive molto movimentate, dove una ragazza riceverà da sua madre un regalo che le segnerà la vita.25° CAPITOLO (EPILOGO)
(Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA: sì, sono tornata davvero. E' passato tanto tempo, troppo forse che ho persino perso il conto, ma a volte l'importante è tornare, no? Non ho mai voluto abbandonare la scrittura o questa storia, semplicemente è mancata l'ispirazione per troppo tempo, ma non lascerò che questo accada di nuovo e scriverò una degna conclusione per questa storia. Ora che ho 24 anni ho sicuro molte consapevolezze in più e spero comunque di non deludere chi si è affezionato a questa FF e a chi inizierà a leggerla solo ora. Riprende esattamente da dove è terminato l'ultimo capitolo. So che la vita di Johnny è radicalmente cambiata dall'inizio di questa storia ad oggi, ma per forza di cose dovrò mantenere la sua vita precedente, e quindi vivrà con Vanessa, e non sarà sposato con Amber Heard (meno male, almeno qui :) ). Bene ho detto abbastanza, spero il capitolo vi piaccia. Se avete voglia di recensire, di fare domande o darmi consigli sappiate che sono bene accetti! Grazie a tutti e buona lettura!




Un raggio di sole filtrò dalla finestra della camera da letto e mi colpì dritto in viso. Il calore ci mise poco a farmi aprire gli occhi, dischiusi le palpebre e quasi disorientata mi guardai attorno. Per un secondo credetti di trovarmi ancora a Miami nella mia camera d'albergo, quando notai Ben dormire beato al mio fianco disteso di schiena con la testa affondata nel suo cuscino e uno sguardo simile a quello di un bambino che dorme sereno senza alcuna preoccupazione al mondo. Mi sedetti sul letto, consapevole di essere senza vestiti e priva di qualunque imbarazzo gli sorrisi nel silenzio di quella mattina d'estate. Cercando di fare il più lentamente possibile per non svegliarlo mi girai verso il comodino dove avevo lasciato il cellulare, per controllare che ore fossero quando neanche avuto il tempo di girarmi sentii la mano di Ben toccare la mia. Mi voltai e lo trovai a stropicciarsi un occhio, ancora mezzo addormentato.
«Dove pensi di andare?» disse con la voce ancora roca dal sonno.
Lo guardai senza rispondere. Il petto nudo coperto per metà da un lenzuolo bianco lo rendeva tremendamente sexy. Sorrise un attimo e mi voltai completamente per rispondergli coprendomi fin sopra il seno.
«Volevo solo vedere che ora fosse.»
Mi trascinò a sé con entrambe le braccia quando finii a un passo dal suo viso, così vicino che fu inevitabile sfiorare le sue labbra calde.
«Buongiorno.» disse a bassa voce.
«Buongiorno.» risposi sorridendo.
«Non credo sia poi così importante che ore siano ora, non credi?»
«Cosa te lo fa pensare?»
«Che siamo qui da soli, in questa stanza... Nudi.»
Mi resi conto di che sorriso ammiccante e disarmante avesse. Per giorni avevo cercato di ignorare le sue provocazioni, ma ora che eravamo così vicini, non solo fisicamente, le mie barriere erano cadute, non mi interessava sapere dove saremmo arrivati dopo la notte appena passata e se saremmo mai andati da qualche parte o sarebbe finita lì, mi bastava godere di quel momento come se fosse eterno.

Alzai il lenzuolo che ci copriva appena per osservare i nostri corpi.
«Ora che che me lo fai notare, eh sì, siamo proprio come mamma ci ha fatti.» lo dissi nel modo più provocante possibile e mi accorsi che Ben si rese conto della mia sfacciataggine.
«Signorina Witter, non la riconosco più».
Mi avvicinai per baciarlo. Non capivo bene cosa mi stesse succedendo, mi sentivo al settimo cielo, dopo tanto tempo non mi interessava più di nient'altro al mondo. Per un attimo, dovetti ammetterlo, dimenticai persino i Depp.
Passai con la mano sul suo petto, sui suoi addominali scendendo sempre di più fino a quando non arrivai alla sua intimità.
«Così mi farai impazzire.»
«L'idea era quella.»
Presa dall'eccitazione del momento saltai a cavalcioni su di lui, volevo ripetere le emozioni provate la sera precedente e moltiplicarle all'infinito. Mi afferrò i seni con entrambe le mani poi mi avvicinò a sé e mi baciò con trasporto. Sentì il suo sesso crescere sotto di me e non persi tempo, lo volevo con tutta me stessa, lì in quel momento. Ben era perso nel piacere di possedermi un'altra volta, mi guardava mentre travolta dalla passione mi appoggiai con una mano al suo torace. Sentii una scarica dietro la schiena quando si sollevò e prendendomi di peso mi lasciò scivolare sul letto ormai disfatto, sembrava ci fosse stata una guerra quella notte. Cambiammo più volte posizione, sembravamo non essere mai sazi di quel momento, di quell'unirci l'un l'altro.
Raggiunsi l'orgasmo più volte, mi resi conto di come forse mai ero stata così bene a letto con un ragazzo. Raggiunto anche lui il piacere ci accasciammo stremati sul letto, sudati, l'uno accanto all'altro.
«Jen.» disse quasi col fiatone.
Non risposi, lo guardai raggiante, mi lesse nel pensiero, entrambi felici, soddisfatti, non avevamo bisogno di parole.
«Che ne dici di andare a fare colazione?»
«Sì, penso sia il caso di rimettersi in forze, ora se vuoi puoi anche vedere che ore sono.»
Trasportata dagli eventi avevo perso la cognizione del tempo, non avevo la più pallida idea di quanto fosse passato. Presi il telefono poggiato sul comodino e vidi due chiamate senza risposta ed un messaggio.
«Oh mio Dio.»
C
on la mano premuta sulla bocca rilessi più volte le poche parole del messaggio di Johnny che mi aveva mandato.
«È davvero così tardi?»

«No, sono le 10:30.» dissi distratta «Quanto dista l'aeroporto da qui?»
Il momento era svanito, ero tornata alla realtà, quella da cui ero voluta fuggire con Ben sulla sua moto e che ora inesorabile tornava a prendermi.
«L'aeroporto? Cosa stai dicendo? È successo qualcosa?»
Lanciai il telefono sul letto dove Ben era rimasto seduto per fargli leggere l'sms di Jo e corsi in bagno per cambiarmi. Fu forse la prima volta in vita mia che mi preparai in cinque minuti. Sicuramente avrei voluto che le cose andassero diversamente ora che sembrava avessi trovato un po' di pace, e quasi non pensavo più a quello che stava succedendo a Miami, per una volta volevo pensare a me e me soltanto, ma ancora una volta così non poteva essere.
Rientrai in camera e presi le mie cose.
«Non dice altro? L'hai chiamato? Mi vuoi spiegare?»
Dovevo dirgli qualcosa, non potevo andarmene senza dire una parola, senza raccontargli cos'era successo poco prima della nostra partenza.
«Ben vedi, io ho un impegno con i Depp, tu lo sai, mi dispiace vorrei restare, ma non posso fargli questo.»
«C'è dell'altro, te lo leggo in faccia.» mi fissò, io rimasi in silenzio. Sembrava che ora non ci fosse arma abbastanza efficace per difendermi dal suo sguardo. Sembrava conoscermi più di quanto conoscessi me stessa.
Sospirai e chiusi gli occhi, cercai di trovare il coraggio e dirgli la verità, non volevo mentirgli. Gli raccontai di Matt, di mia madre, di quello che avevo visto il giorno dell shooting fotografico, di Johnny, del bacio rubato e delle foto che forse gli avrebbero rovinato la vita. Mi lasciò parlare senza intervenire, mentre io avevo solo voglia di piangere. Non volevo tornare, non volevo dover affrontare quell'incubo, ma non potevo più aspettare.

«Verrò con te.» disse fermo, deciso.
«No Ben, è una cosa che devo affrontare da sola, rimarresti solo coinvolto in questo casino e non voglio, non dopo quello che hai passato in questi giorni.»
«Io ti capisco, non ti biasimo, per questo voglio starti vicina, permettimi di... »
«Ben, non insistere, ho preso questa decisione e non tornerò sui miei passi. Tu hai bisogno di rimanere qui ancora per un po' con la tua famiglia, ti prego.»
Fece un cenno di assenso con la testa, e io molto più tranquilla ripresi a mettere via le mie cose.
«Lascia almeno che ti accompagni in aeroporto.»

§


Porsi il mio casco a Ben e presi il mio borsone pronta ad andare. Non sapevo quale sarebbe stato il primo volo per Miami, quanto sarebbe costato, non importava, ora dovevo solo tornare lì e riprendere ciò che avevo lasciato.
«Grazie del passaggio, e salutami tanto tuo padre e tuo fratello, mi spiace di non essere riuscita a salutarli come si deve. Ci pensi tu vero?»
Annuì con la testa.
«Perchè fai così?»
«Così come?»
«Mi prendi in giro?! Sembra che stia andando in guerra.»
«Io ho capito bene le tue ragioni e le tue intenzioni, altrimenti avrei chiuso il discorso quando mi hai detto del bacio con Johnny.»
«Credevo di essere stata abbastanza chiara, e non ti ho chiesto di capirmi ho solo voluto essere sincera con te e tornare per un valido motivo, senza sparire all'improvviso.»
Più lo guardavo, pù sentivo che avrebbe voluto dirmi altre mille cose, ma si limitò ad avvicinarsi, a darmi un bacio sulle labbra e a dirmi di chiamarlo appena avessi potuto.
Mi allontanai da lui, a malincuore. Quei giorni nonostante le disavventure passate erano stati carichi di una vita che mi mancava da tempo, una vita che mi era sfuggita di mano troppe volte. Ora speravo solo che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi, in qualche modo dovevo convincermi che anche questa era una possibilità.
Mi recai alla biglietteria. Il primo volo fortunatamente sarebbe partito da lì a un'ora. Passai i controlli e mi recai al gate una volta annunciato. Non avevo voglia di pensare a nulla, mi limitai a prendere il telefono e rileggere il messaggio di Jo e la mia risposta “Torno il più in fretta che posso”.
Partito il volo ci impiegai quasi tre ore ad atterrare. Un caldo torrido copriva Miami quel pomeriggio, sembrava di essere finiti nel deserto. Presi un taxi e senza esitare o fermarmi un attimo mi diressi a casa Depp.
Arrivati nel vialetto notai con sorpresa che non c'erano altre auto intorno alla villa, né fotografi o giornalisti.
Impossibile” pensai.
Dopo il putiferio che sicuramente era scoppiato con l'uscita della rivista scandalistica, questo posto doveva pullulare di gente, nascosta anche sugli alberi e nei cespugli, invece niente, nessuno. Pensai che se c'erano, dovevano essersi nascosti molto bene, o forse Johnny e gli altri se n'erano già andati da un pezzo e ora la casa era vuota.
Piena di dubbi pagai il tassista e mi avvicinai alla porta di casa. Titubante suonai alla porta, tesa quasi come la prima volta. Passò poco fin quando qualcuno venne ad aprire.
“Allora non se ne sono andati” mi dissi in un misto tra felicità e incertezza.

«Oh, bentornata Jennifer.»
Fu un secondo, mi si gelò il sangue nelle vene. Non poteva essere vero, cosa diavolo ci faceva lì?!
«Mamma?!»

   
 
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