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Autore: Annabeth1995    14/08/2015    4 recensioni
Seguito di "Forse lei te lo poteva insegnare"
Dal primo capitolo:
All’ingresso della scuola la riccia si trovò difronte una scena che aveva sperato di vedere da quando aveva messo piede li dentro; Draco Malfoy deriso da un gruppo di studenti del sesto anno. Ora però quella scena, invece che soddisfarla, la feceva soffrire. Quante volte era toccato a lei essere umiliata e proprio da Malfoy per giunta? Ma Hermione non era mai stata una persona vendicativa, non era nella sua indole godere del dolore o del disagio altrui.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ecco, questo è l'ultimo capitolo che pubblicherò per adesso. E' dopo questo capitolo, che non mi convince per nulla, che ho capito di non essere abbastanza motivata per portare a termine questa storia. Spero che vi piaccia più di quanto non sia piaciuto a me. 
Annabeth.



Era un’ora che Draco, George, Blaise e Ginny giravano per il castello senza darsi pace. Hermione non era da nessuna parte. Senza parlarsi iniziarono a correre tutti in direzione del parco; se non era dentro doveva per forza essere la fuori! Scesero rapidamente le scale della torre di astronomia sbucando al settimo piano.
Senza parlare, George fece segno agli altri di seguirlo dietro ad un ritratto.
 
“Scorciatoia”
 
Si limitò a biascicare per rispondere agli sguardi perplessi degli altri tre. Si mossero velocemente, quasi correndo. Quando, dopo dieci minuti, uscirono dal cunicolo si ritrovarono solo un piano più in alto rispetto all’entrata. Fortunatamente le scale erano posizionate proprio per scendere in quella direzione. Con la pura ce cambiassero aumentarono ancora il passo iniziando a correre. Stavano per varcare il portone quando una voce autoritaria, da dietro alle loro spalle.
 
“Signori Weasley, signor Malfoy. Fermi, stavo venendo a cercarvi. Dovete seguirmi nel mio ufficio”
“Preside, dopo verremo e ci ascolteremo tutte le ramanzine del mondo per non aver frequentato le lezioni –disse Ginny-, ma ora dobbiamo cer….”
“Cercare la signorina Granger?”
 
Il gruppo si bloccò, George schizzò verso la donna come se ne andasse della sua stessa vita.
 
“Lei sa dov’è? Sta bene? È qui? Lei..”
“Signor Weasley. Per favore seguitemi”
 
Il volto del ragazzo sbiancò. Gli occhi della McGranit erano in tempesta.
 
“La prego, lei dov’è?”
 
La voce di George si stava incrinando.
 
“in infermeria. Ma ancora non potete vederla. Seguitemi.”
 
Un singhiozzo scosse il petto di Ginny, Draco teneva le mani chiuse a pugno infilzandosi i palmi con le unghie, Blaise attonito teneva un braccio sulle spalle della ragazza cercando di rassicurarla ma neppure lui sapeva da cosa. George, gli occhi lucidi e fissi nel vuoto, si diresse verso la preside come un automa.
Non seppe quanto tempo ci misero realmente a raggiungere l’ufficio della donna, ma a loro sembrava infinito. La vecchia professoressa prese posto dietro alla scrivania che un tempo fu di Albus Silente. L’espressione tesa che rifletteva il suo volto era nulla in confronto all’angoscia che le premeva dentro sapendo quale notizia stavano per ricevere quei giovani.
 
“Professoressa..”
 
George Weasley la guardava in tralice, sembrava spiritato. La McGranit sospirò.
 
“Questa mattina, attorno alle dieci, Hagrid ha riportato al castello la vostra compagna. Era entrata nella Foresta Proibita e si è addentrata parecchio in profondità. Il centauro Fiorenzo l’ha trovata vicino al sentiero, ma la signorina Granger era già stata attaccata da due Acrumantule ed è stata punta più volte. Quando Madama Chips l’ha visitata era già in condizioni critiche. Avrà qualche possibilità se supererà la notte ma, devo avvisarvi, per quanto ciò mi rammarichi, che le probabilità sono molto basse”
 
George scattò in piedi e iniziò a correre a perdifiato verso l’infermeria, seguito a ruota da Draco, Ginny e Blaise. La porta della stanza era chiusa. Il rosso e iniziò a tempestare la porta di pugni mentre sua sorella si lasciò scivolare disperata contro il muro per poi scoppiare in un pianto silenzioso. Malfoy e Zabini si ritrovarono impalati a fissare la porta dell’infermeria, da cui il primo era uscito solo poche ore a dietro. La paura gli attanagliava lo stomaco e l’angoscia che provava nel vedere quel ragazzo dai capelli rossi che, fino a quella mattina aveva ritenuto un avversario in amore, distruggersi le nocche contro il legno cresceva di secondo in secondo. Fu in quell’istante che si rese conto di una verità che fino a quel momento non gli era mai stata così chiara. Lui non sapeva cosa provava per Hermione, era simpatica, dolce, buffa ma lui non aveva mai saputo cosa fosse l’amore, almeno non fino a quel momento. George Weasley, a suo modo di vedere, era la reincarnazione stessa dell’amore. Non solo soffriva come tutti, lo stava guardando mentre si disintegrava sotto i suoi occhi.
 
Con passo ansioso lo raggiunse e gli posò una mano sulla spalla al che lui si girò mostrando a Draco tutto ciò che provava; dolore, ansia, impotenza, rabbia e frustrazione. I suoi occhi erano accesi dalla paura e le lacrime scendevano copiose sul suo volto pallido. Non seppe cosa lo spinse a farlo ma lo abbracciò dandogli delle leggere pacche sulle spalle. Anche lui era spaventato da morire, li dentro c’era l’unica persona che non fosse Blaise, che gli aveva dimostrato che il perdono esiste e che lo aveva accolto senza troppe remore. Guardò Zabini, che nel frattempo, era andato a consolare Ginny. Al contrario del fratello, sul volto della ragazza vide solo il dolore della perdita e la rassegnazione. Fu questo forse a spingerlo a parlare.
 
“Smettiamola! Tutti quanti!”
 
I tre lo guardarono senza capire.
 
“Hermione è ancora viva, lei è forte, ce la farà ne sono sicuro!”
 
Non era vero, non era più sicuro di niente, ma doveva farli reagire. Avevano perso un fratello l’anno precedente e ora rischiavano di perdere ancora una persona che per loro era parte della famiglia.
 
“Non puoi saperlo.”
 
Bisbigliò la rossa singhiozzando più forte.
 
“Invece lo so e sai perché? –disse il biondo avvicinandosi a lei e alzandole il mento- Perché lei non molla mai, lei lotta e vince. Sempre! Ha vinto con me, ha vinto con te e ha vinto con tutti e sono più che sicuro che non lascerà vincere due stupide Acrumantule!”
 
George lo guardava concentrato mentre un fiume di emozioni continuava a balenargli negli occhi chiari.
 
“Ha ragione lui Ginny. Ha vinto con tutti noi, ha combattuto contro Tu-Sai-Chi, è stata pietrificata da un Basilisco, ha affrontato un lupo mannaro, ha fondato l’Esercito di Silente. Lei ce la farà!”
 
Girandosi verso Draco gli mimò un grazie silenzioso. Lui non aveva creduto ad una sola parola, lo aveva assecondato per la sorella. Ma George non ci cedeva veramente.
 
La porta dell’infermeria si schiuse per lasciar passare Madama Chips che, con il viso tirato, fissò uno ad uno i volti dei quattro ragazzi che la stavano aspettando.
 
“È stabile. Potete entrare a vederla per cinque minuti. Se uno di voi vorrà restare per la notte faccia pure, ma solo uno”
 
La seguirono, oltre i battenti di legno fino ad un lettino nascosto dalla tenda tirata. Quando l’infermiera la scostò, rivelando Hermione, a tutti il sangue si gelò nelle vene. Era pallida e la pelle del viso sembrava tesa sulle ossa, come fosse sul punto di squarciarsi. Le labbra esangui, sotto gli occhi due profonde occhiaie violacee si stagliavano nitide sulla pelle. I capelli avevano perso la loro lucentezza, i vestiti erano stracciati, un braccio e una gamba fasciati da garze che piano piano si stavano tingendo di rosso.  Se non fosse stato per quelle perdite di sangue continue avrebbero potuto credere fosse già morta. Ginny crollò a terra, il viso pallido deformato dal dolore e la paura. Draco la rimise in piedi tirandola per le braccia e affidandola a Blaise.
 
“Portala fuori di qui, falla sfogare e poi distraila. E non lasciarla mai da sola, non vorrei facesse stupidaggini. Tra poco ti raggiungo”
 
Il moro annuì e con un po’ di fatica portò la ragazza lontana dalla vista della sua migliore amica.
Malfoy, più pallido del solito, si rivolse a George.
 
“Vieni a mangiare, sarà ancora qui quando tornerai”
“Non lo sai, non puoi dirlo con certezza. Io non mi muovo di qui. Tu va pure, a lei penso io.”
 
Gli occhi del ragazzo erano divenuti più scuri, come se stesse brancolando nel buio più totale.
Draco gli posò una mano sulla spalla.
 
“Ti porto qualcosa da mangiare quando torno. Poi ci mettiamo d’accordo per sta notte.”
 
Il rosso scosse la testa.
 
“No, rimango io. Ti prego, non togliermi la possibilità di dirle addio se non dovesse…. Se non dovesse…”
“Ho capito. Resterai tu ma, per qualunque cosa, mandami un Patronus e io saprò che dovrò correre qui, intesi?”
 
Nessuna risposta, solo un impercettibile cenno del capo.
Draco uscì, lanciando un’ultima occhiata alla sua migliore amica stesa sul quel letto. Le lacrime iniziarono a colare lungo il suo viso. Prese un respiro e se le asciugò proseguendo verso la Sala Grande, lasciandosi alle spalle la porta dell’infermeria. Distrutti. Lui, George e Ginny. Se lei fosse morta li avrebbe distrutti.
 
  
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