Crossover
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Autore: Odinforce    15/08/2015    5 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16
 
Harry Potter ed Edward Elric stavano affrontando una battaglia difficile. Alphonse Elric, loro unico avversario, stava mettendo a dura prova le loro capacità: gli incantesimi del giovane mago avevano scarsi effetti su di lui, dal momento che si trattava di un’armatura vivente; l’Alchimista d’Acciaio non riusciva nel frattempo a dare il massimo, perché l’avversario era il suo amato fratello... e non voleva rischiare di ucciderlo. Alphonse, tuttavia, non dimostrava affatto lo stesso riguardo nei confronti di Ed, e non si faceva scrupoli nel colpirlo a piena potenza: riuscì a spazzarlo via con un pugno, dopo aver schivato un’altra trasmutazione del terreno.
« Hai deciso di arrenderti, fratellone? » commentò Alphonse, la voce giovanile corrotta dalla rabbia. « Hai capito l’errore che hai fatto e che meriti di morire? »
Ed si rialzò in piedi, ansimando.
« Io... non ho fatto errori » dichiarò. « Non ho fatto... ciò di cui mi stai accusando... »
« Davvero? E come spieghi la situazione in cui ci troviamo adesso? Perché hai di nuovo gli automail e io mi trovo di nuovo in questa dannata armatura? Come abbiamo fatto a perdere i nostri corpi un’altra volta, se è stata opera tua? Forse dovrei rivolgermi al tuo nuovo amico... mi sembra più sveglio di te, in questo momento. »
Al si voltò a guardare Harry, rimasto in piedi ma immobile durante quel breve scambio di battute. Il ragazzo aveva ancora la bacchetta in mano, ma non sapeva cosa farci dopo aver tentato invano tutto quello che sapeva. Non aveva mai dovuto affrontare un nemico del genere... uno che oltretutto aveva un legame affettivo con il suo alleato.
« Edward mi ha parlato di te » disse Harry, cercando di guadagnare tempo. « Mi ha raccontato la vostra storia... di quanto abbia lottato e sofferto pur di restituirti il corpo che avevi perso. Non posso immaginare ciò che stai passando in questo momento... ma sono certo che accanirti contro tuo fratello non risolverà niente. Tutto questo è opera di Nul, non lo capisci? È stato lui ha portarci tutti in questo mondo... costringendoci a combattere fino alla morte! Se ha restituito a Ed i suoi poteri e i suoi autocosi, deve aver fatto lo stesso con te. Vi ha messo l’uno contro l’altro! »
Al restò in silenzio, spostando lo sguardo da Harry a Ed e viceversa. Non c’era modo di capire cosa gli passasse per la testa, dato che non aveva un viso con cui dimostrare le proprie emozioni. Alla fine, tuttavia, decise di muovere un passo verso Harry.
« E chi mi assicura che stai dicendo la verità? » domandò, avvicinandosi sempre di più. « Perché dovrei credere a te, che vieni da un altro mondo? Ormai mi trovo nella condizione di non potermi fidare di nessuno... nemmeno di mio fratello. A meno che tu non abbia in tasca una Pietra Filosofale o un altro potere in grado di farmi tornare umano all’istante, sei ancora mio nemico! »
Harry abbassò lo sguardo, analizzando la situazione. Curioso, una volta aveva avuto davvero una Pietra Filosofale in tasca... ma ora tutto ciò che aveva era la Bacchetta di Sambuco, utile in quel momento quanto un secchio sfondato. Anche se Al era fratello di Edward, doveva essere fermato in qualche modo.
Poi, tuttavia, ricordò di avere qualcos’altro in tasca... e un piano che poteva funzionare si formulò nel frattempo tra i suoi neuroni.
« Credo di avere qualcosa che faccia al caso tuo » disse Harry, che estrasse dalla tasca quello che sembrava un vecchio involto. Lo sollevò per mostrarlo bene ad Al: un vecchio cappello da mago tutto sporco e rattoppato; il gesto attirò anche l’attenzione di Ed, che tuttavia rimase immobile al suo posto senza capire.
« A cosa serve quello straccio? » domandò Al confuso.
« Questo è il Cappello Parlante, bada a come parli » rispose Harry, cercando di mantenere un tono credibile. « È dotato di molti poteri, tra i quali quello di riportare le vittime di un incantesimo o di una maledizione allo stato originale. L’ho trovato tra le macerie del mondo da cui provengo: volevo usarlo su Edward alla fine di questa guerra, per restituirgli il braccio eccetera... ma credo che adesso sia più utile a te. Giusto, Ed? »
« Oh » fece il biondo, che finalmente cominciava ad intuire qualcosa. « Sì, certo... avremmo dovuto pensarci prima, ma tu mi hai attaccato subito, Al. Con quello possiamo restituirti il tuo corpo. »
Al tacque di nuovo, ancora sospettoso. Alla fine, tuttavia, sembrò convincersi di ciò che i due ragazzi stavano dicendo.
« E va bene » dichiarò incrociando le braccia. « Fammi vedere cosa sai fare con quel coso. »
« Ottimo » fece Harry con un sorrisetto. « Allora avvicinati, Al, devo mettertelo sulla testa. »
L’armatura obbedì e si chinò lentamente in avanti. Harry nel frattempo sollevò il Cappello verso di lui; non appena fu abbastanza vicino, tuttavia, il ragazzo infilò la mano libera dentro il Cappello, sperando con tutto il cuore che l’idea funzionasse. Trovò quasi subito ciò che si augurava di trovare, impugnò l’elsa e la tirò fuori; Al ebbe appena il tempo di vedere una spada scintillante venir fuori dal cappello, mentre Harry si avventava su di lui con la nuova arma tra le sue mani. Il ragazzo sferrò un fendente ben piazzato contro la sua testa, staccandola dal resto dell’armatura e facendola volare per diversi metri.
Al indietreggiò, colto di sorpresa, e finalmente si rese conto di essere caduto in un tranello. Nel frattempo Edward faceva la sua mossa, ispirato dal diversivo di Harry, batté le mani e trasmutò il suolo ai suoi piedi, generando una colonna di pietra che si schiantò alle spalle di Alphonse. L’armatura fu spinta con violenza, andando a sbattere contro la duna di rovine più vicina. Harry ne approfittò per raggiungere Ed, spada e bacchetta alla mano; non c’era tempo per le spiegazioni, ma solo per darsela a gambe. Così afferrò l’amico per un bracciò e girò su se stesso, pensando intensamente ai suoi nuovi amici.
Quando Al ritrovò la sua testa e si guardò intorno, Ed e Harry erano spariti.
 
Nel frattempo, Luke Skywalker ed Hellboy erano impegnati ad affrontare il principe Nuada, che continuava ad attaccarli senza pietà, per nulla intimorito dall’inferiorità numerica. L’elfo sfruttava velocità e tecnica per tenere testa ai due avversari contemporaneamente; oltretutto si era rivelato molto resistente, se non immune, ai poteri della Forza di Luke, costringendolo perciò ad affidarsi unicamente alla sua spada laser. Hellboy faceva del suo meglio per colpire Nuada a mani nude: dal momento che quello continuava a saltare e a schivare, aveva messo via la pistola per non rischiare di colpire Luke. Sperava che la sua mano di pietra risolvesse la situazione ancora una volta... se solo fosse riuscita a colpire il nemico.
Nuada agitò la lancia verso il basso, costringendo Luke a balzare all’indietro per evitarla; Hellboy non fece in tempo e il bastone lo colpì alle gambe, cadendo a terra. L’elfo si fece avanti per finirlo, ma un cumulo di detriti si sollevò all’improvviso da terra, dritto contro di lui. Nuada ne distrusse alcuni, ma alla fine fu travolto. Luke aveva usato la Forza per controllare gli oggetti del Cimitero, che fortunatamente non vantavano la stessa immunità di quel tenace avversario. Tornò da Hellboy e lo aiutò ad alzarsi, approfittando di quei secondi di tregua.
« Stai bene, Red? »
« Ho preso sgambetti peggiori » tagliò corto il diavolo. « Coraggio, facciamolo fuori una volta per tutte! »
I due rivolsero lo sguardo su Nuada, intento a riemergere dalle macerie che lo avevano travolto. Era malconcio, ma con sufficienti energie da restare in piedi e mantenere il puro odio nei suoi occhi, nonché la sete di sangue. Luke ed Hellboy si erano già lanciati contro di lui, armi in pugno, intenzionati a finirlo; Nuada restò in guardia, pronto a difendersi.
Mentre Hellboy sferrava un pugno dritto contro la faccia dell’elfo, Luke faceva un salto con capriola, atterrando alle sue spalle; la spada laser fendette l’aria, ma fu fermata da una lama d’argento prima che riuscisse a tranciare il corpo di Nuada. Nello stesso istante, la mano di pietra di Hellboy fu bloccata da uno scudo tondo, recuperato dall’elfo pochi istanti prima.
Da non crederci, pensarono entrambi i Valorosi. Nuada era riuscito a difendersi perfettamente da un simile attacco coordinato! Se non fosse stato un folle assassino, sarebbe stato un guerriero da ammirare. L’elfo non perse tempo e respinse entrambi gli avversari, compiendo una giravolta che li sbilanciò.
« Proprio non capite, vero? » ribatté Nuada, guardandoli con la solita aria di sfida. « Non sono tornato per cadere un’altra volta... sono tornato per vincere! Non importa quanto mi attaccherete, io non mi fermerò... io non cederò! E alla fine, rimarrò in piedi per guardare le vostre carcasse. »
Crack!
L’elfo fu colto da un improvviso stupore mentre due nuovi individui apparivano sulla scena. Erano Harry e Edward, giunti sul posto grazie alla Materializzazione del giovane mago; l’incantesimo aveva permesso ai due di raggiungere gli alleati più vicini. I loro sguardi trovarono subito Luke ed Hellboy, in evidente difficoltà.
« Harry! Ed! » fece Luke, sollevato nel vederli.
« Ragazzi, state bene? » domandò Harry.
« Attenti! » gridò Hellboy. Nuada, resosi subito conto di aver a che fare con altri alleati della sua nemesi, si scagliò su di loro, lancia e spada in pugno. Harry e Ed si misero in guardia, per difendersi da un attacco che tuttavia non arrivò mai; Hellboy intervenne e afferrò Nuada alle spalle. Gli sferrò un pugno e lo scaraventò lontano con una forza enorme; l’elfo sparì oltre una duna di rovine, lontano dal campo visivo di tutti.
« Uff... c’è mancato poco » sospirò Ed. « Grazie, Red. »
« Prego » grugnì Hellboy, non ancora sollevato dall’improvviso cambiamento. « State bene, voialtri? Non avete una bella cera... contro chi vi siete battuti? »
« Te lo spiego più tardi » tagliò corto Harry, rinfoderando la spada. « Dobbiamo tornare subito dagli altri, ho un brutto presentimento. Aggrappatevi tutti a me, subito! »
Ed, Luke ed Hellboy obbedirono. Un attimo dopo Harry si era già Smaterializzato, portando tutti con sé, in cerca degli altri Valorosi.
 
Lo scontro tra Po, Lara e Tai Lung proseguiva implacabile, senza esclusione di colpi. I due Valorosi non avevano cominciato il duello con il piede giusto, ma in breve tempo erano riusciti a trovare la giusta strategia da applicare contro il loro avversario. I loro attacchi combinati permettevano loro di tenere testa a Tai Lung, cogliendolo più volte di sorpresa; il leopardo aveva sottovalutato le tecniche dell’archeologa, e ora stava pagando le conseguenze. L’ultimo colpo, un calcio ben piazzato sulla schiena, lo mandò al tappeto.
« Wohoo! » esclamò Po, tornato finalmente euforico. « Ti sta bene, gattaccio! Ecco cosa succede a chi si mette contro i mitici Valorosi! »
Tai Lung si rialzò, sotto lo sguardo allibito dei suoi due avversari. Cominciava ad ansimare per la fatica, ma non aveva ancora intenzione di arrendersi: il suo sguardo era carico di rabbia e odio in una quantità indescrivibile, come se fosse sul punto di esplodere.
« Mh... siete forti, devo riconoscerlo » ringhiò. « Ma non è ancora finita... »
Il leopardo si guardò intorno, nel mucchio di armi in cui Lara e Po lo avevano mandato a sbattere. A un certo punto sorrise ed estrasse una spada dal terreno, di un verde brillante e l’aria letale.
« Oh cavolo! » esclamò Po, sgomento. « La riconosco... quella è la Spada degli Eroi! »
« Oh? Dunque viene dal tuo mondo? »
« Proprio così » disse Tai Lung, mentre impugnava soddisfatto quell’arma. « Custodita per anni nel Palazzo di Giada... una lama così affilata da poter tagliare al solo... ahia! »
Mentre parlava fu colto da un improvviso dolore al dito, come se si fosse tagliato sul serio: una scena ridicola che non si addiceva a un essere così malvagio.
Un attimo dopo, tuttavia, Tai Lung si era già ripreso ed era tornato in azione. La sua nuova spada fendette l’aria, costringendo Lara e Po a scansarsi in due direzioni opposte; come sempre, il leopardo preferì concentrarsi sul panda, suo unico obiettivo per tornare alla vita. Po fu costretto a schivare, non avendo con sé alcuna arma in grado di proteggerlo dalla Spada degli Eroi, ma non poteva farlo in eterno; Tai Lung riuscì in questo modo a metterlo contro le spalle al muro, pronto a finirlo una volta per tutte.
Un raggio di luce verde colpì Tai Lung alle spalle. Il colpo fu doloroso, ma riuscì solo a far cadere il leopardo in ginocchio; si voltò e individuò Lara a breve distanza, mentre impugnava un’altra spada tra le mani. Po, sollevato, riconobbe l’arma che la donna si era portata dietro per tutto il tempo: Excalibur, la spada magica.
« Tendi a dimenticarti troppo spesso di me, bastardo! » dichiarò Lara.
« Grrr » fece Tai Lung, sempre più furioso. « Sono stufo di te, donna... ora ti riduco a fettine! »
« Non muoverti, Tai Lung! » esclamò Po, attirando la sua attenzione. Il leopardo tornò a guardarlo, notando che aveva recuperato la determinazione; inoltre teneva le mani in una strana posizione, come se impugnasse un bastone invisibile.
« Cosa credi di fare, panda? »
« È ovvio, no? Cerco di impedirti di ridurre la mia amica a fettine. Credo che la mia nuova arma possa tenere testa alla tua spada... che ne dici, vogliamo metterle a confronto? »
Tai Lung e Lara guardarono Po con la stessa aria confusa. Il leopardo, tuttavia, fu colto da un’improvvisa rivelazione.
« Ma quello » fece, indicando l’aria tra le mani di Po, « non sarà mica l’Invisibile Tridente del Destino? »
« Eh già » commentò Po con un sorriso. « Che fortuna trovarlo da queste parti, eh? »
Il panda iniziò a gesticolare, facendo roteare l’arma invisibile sopra la sua testa. Lara non riusciva a capire se stesse bluffando o meno, non aveva fatto caso a Po mentre recuperava il tridente. Tuttavia era riuscito nell’intento di distrarre Tai Lung.
« Stupido panda » ringhiò. « Shifu doveva essersi davvero bevuto il cervello per scegliere uno come te! E quando tornerò a casa insieme alla tua testa, capirà finalmente la misura del suo sbaglio! »
Tai Lung calò la Spada; Po sollevò il Tridente per parare il colpo. Per alcuni istanti, il leopardo pensò alla vittoria mentre la sua arma superava il limite imposto dal panda. Pensò di aver tagliato in due il Tridente e di aver spezzato la difesa di Po. Si sbagliava, ma se ne rese pienamente conto solo quando Po afferrò la lama con entrambe le mani. Non aveva mai avuto l’Invisibile Tridente del Destino: glielo aveva solo fatto credere per farlo avvicinare.
Po riuscì a bloccare il fendente di Tai Lung, tenendo salda la Spada tra le mani. Il nemico aveva una forza micidiale, ma anche lui non era da meno, e oppose una notevole resistenza; riuscì infine a strappargli la Spada, gettandola via. Lara approfittò di quel momento per lanciarsi su Tai Lung e colpirlo con Excalibur, quando accadde l’imprevisto: il leopardo si decise a ignorare Po e a concentrarsi su Lara. Così riuscì a schivare il colpo e a contrattaccare: le sferrò un pugno in pieno petto, mandandola a sbattere contro una trave di legno. La ragazza si accasciò a terra, priva di conoscenza.
« Hah! Finalmente hai smesso di ronzare, insetto » commentò Tai Lung.
« Nooo! »
Il pugno di Po lo colpì in faccia, facendolo barcollare. Il panda lo afferrò quindi per la coda e con uno strattone gli fece fare un volo di parecchi metri; Tai Lung atterrò poco lontano, ma con una forza tale da creare un buco nel terreno. Po si stupì di vederlo rialzarsi in piedi, anche se era in condizioni critiche: ormai Tai Lung era allo stremo delle forze... ma ancora intenzionato a combattere.
Oppure no?
Il leopardo mosse appena un passo in avanti, per poi crollare a terra con tutto il suo peso.
« Uff... meno male » sospirò Po, sollevato che fosse finita.
Crack!
Il nuovo rumore attirò l’attenzione del panda, che tornò subito in guardia. Vicino a lui apparve improvvisamente Harry, al quale stavano aggrappati Ed, Luke ed Hellboy; un po’ malconci, ma sani e salvi.
« Ragazzi! »
« Po! Stai bene? » domandò Luke. « Dov’è Lara? »
« Tutto bene, abbiamo appena sistemato... oh santa polenta in agrodolce! Lara! »
Il panda indicò la direzione in cui l’aveva vista l’ultima volta. I Valorosi si voltarono tutti a guardare: Lara giaceva ai piedi di un cumulo di rovine, ancora incosciente; sopra di lei, una gran quantità di oggetti, armi e macerie rischiava di crollarle addosso.
« Presto, portiamola via di lì! » ordinò Hellboy. Iniziarono tutti a correre verso la donna, ma Luke fu più veloce. Mentre correva, levò una mano verso Lara, che fu sollevata dal terreno; il suo corpo fu allontanato pochi attimi prima che la massa di oggetti le crollasse addosso, e finì illesa tra le braccia di Luke.
Tutti i presenti restarono immobili per un lunghissimo minuto, in attesa. Harry, Edward, Po ed Hellboy mantenevano lo stato di guardia, aspettando un possibile ritorno di Tai Lung o di altri nemici. Luke reggeva ancora Lara in braccio, mentre questa riprendeva i sensi.
« Ugh... »
« Stai bene? » domandò il Jedi.
« C-credo di sì. Grazie. »
I due si guardarono negli occhi un po’ troppo a lungo, e una buona dose di imbarazzo colpì entrambi.
« Ehm, sarà meglio andarcene, adesso » dichiarò Harry, spezzando il silenzio. « Dobbiamo trovare Jake e Sora... aggrappatevi di nuovo a me. »
I compagni obbedirono e afferrarono Harry per il vestito. Non appena furono tutti pronti, il ragazzo si Smaterializzò ancora.
 
Poco lontano, gli ultimi due Valorosi erano ancora alle prese con il loro avversario, il colonnello Quaritch. Questi, chiuso nel suo gigantesco esoscheletro d’acciaio, stava mettendo a dura prova le capacità di Jake e Sora; aveva dotato l’AMP Suit di nuove armi e dispositivi, raccolte nel Cimitero poco prima di incontrare la sua nemesi. I due ragazzi si trovarono così ad affrontare un intero arsenale ambulante, schivando raffiche di proiettili, raggi laser e missili in quantità enormi. Quaritch attaccava con tutto quello che aveva, provocando più danni all’ambiente che ai suoi avversari: interi cumuli di rovine saltavano in aria sotto i suoi colpi, sollevando nubi di polvere e detriti. Anche Sora si trovò in difficoltà, nonostante fosse dotato di un’arma pressoché invincibile: quel tipo gli impediva di sferrare colpi che lo avrebbero fatto tacere a lungo.
« È tutto quello che sai fare, vecchio? » gridò Jake, uscito illeso dall’ultimo attacco. « Mia suocera saprebbe fare di meglio con una manciata di pietre! »
Quaritch si voltò a guardarlo, lanciandogli un’occhiata furiosa. Aveva smesso di sparare.
« La tua arroganza non ti salverà stavolta, Sully » dichiarò. « Né le tue idee brillanti... le stesse che ti hanno fatto passare dalla parte di quei selvaggi! Dimmi una cosa... sei contento di aver scelto una vita da primitivo tra la giungla e le bestie? »
Jake abbassò il fucile e gli andò incontro, sicuro di ciò che faceva. Eroe e malvagio si trovarono quindi faccia a faccia, in un silenzio carico di sfida.
« Sono felice di aver fatto la mia scelta » rispose il guerriero Na’vi, sorridendo. « È stata la migliore che abbia mai fatto in tutta la mia patetica vita. E se questa nuova vita mi rende ai tuoi occhi una bestia, sono felice comunque... perché sono pur sempre migliore di ciò che sei tu! »
Quaritch digrignò i denti, disgustato.
« Sarò felice anch’io, molto presto » disse, rimettendosi in guardia. « Quando ti avrò tolto tutto ciò che ti è caro! »
« Adesso, Sora! »
Il colonnello rilevò movimento alle sue spalle, ma non fece in tempo a voltarsi. Sora apparve in un lampo da dietro le macerie e lo colpì a una gamba, danneggiandola gravemente. L’AMP Suit perse l’equilibrio e cadde a terra. Il diversivo di Jake aveva funzionato.
« Ottimo lavoro, ragazzo » disse il Na’vi soddisfatto.
« Hehe... grazie » fece Sora con un sorrisetto. « È stata una mossa azzardata, ma alla fine è andata bene. »
« Lo so, ma in battaglie del genere non si può vincere senza rischiare. È finita, Quaritch, hai perso! » aggiunse, rivolgendosi alla macchina riversa al suolo.
L’AMP Suit si muoveva ancora, nel tentativo di rialzarsi. Sembrava non fare caso alla gamba che si stava praticamente staccando... un gesto che evidenziava la sua decisione a non arrendersi.
« Non hai ancora imparato, Sully... non è finita niente... finché respiro! »
Qualcosa di piccolo saltò fuori dall’esoscheletro, atterrando ai piedi di Sora. Il ragazzo ebbe appena un istante per scorgere una sfera metallica, quando questa esplose con un botto fragoroso. Jake non fece in tempo ad intervenire, e vide una palla di fuoco divampare nel punto dove un attimo prima c’era il suo giovane alleato. Quaritch gli aveva lanciato addosso una bomba!
« Sora! »
« Ugh... non temere... il prossimo sarai tu! »        
Il colonnello sollevò un braccio del suo esoscheletro, armato di mitra. Tuttavia non ebbe neanche il tempo di premere il grilletto, perché una musica attirò la sua attenzione.
 
Put on your Sunday clothes we're gonna ride through town
In one of those new horse drawn open cars
We'll see the shows at Delmonico
And we'll close the town in a whirl
And we won't come home until we've kissed a girl!

 
Jake e Quaritch abbassarono lo sguardo nello stesso momento, mentre un piccolo robot faceva la sua comparsa sul terreno di fronte a loro. Era Wall-E, già incontrato prima dai Valorosi: percorreva l’area con i suoi cingoli tutto tranquillo, incurante della situazione di pericolo in cui era finito. Si limitò a fare un cenno di saluto con la mano a Jake, per poi raggiungere il cumulo di rovine più vicino. Evidentemente era ancora alle prese con la sua ricerca.
Crack!
Un attimo dopo, un nuovo gruppo era apparso sulla scena. Jake rimase a bocca aperta mentre il resto dei Valorosi piombava all’improvviso sul posto, grazie alla Materializzazione.
« Ragazzi! Eywa sia lodata... state bene? »
« Quante volte dovremo sentircelo dire per tutto il giorno? » borbottò Hellboy, sbuffando. « Noi stiamo bene, e tu? Abbiamo interrotto qualcosa di serio? » aggiunse, rivolgendo lo sguardo su Quaritch.
« Un momento, dov’è Sora? » esclamò Harry. « Credevamo fosse con te, Jake! »
« Oh cazzo... Sora! »
Jake si votò, ma quando tornò a guardare nel punto dell’esplosione non vide traccia di lui. Possibile che quella bomba lo avesse ridotto in cenere?
« Ora basta! »
Quaritch aveva urlato, e in un gesto di rabbia aveva rimesso in piedi l’AMP Suit. Il danno alla gamba non era poi così grave, dopotutto.
« Non importa quanti siete... io voglio solo quel traditore di Sully! Perciò fatevi da parte o vi ammazzerò tutti, branco di mostri! »
I Valorosi ascoltarono ogni parola, ma senza alcuna intenzione di obbedire. Perciò si misero in posizione di guardia, pronti ad affrontarlo.
« Fermo! »
Le sorprese non erano ancora finite. Qualcun altro aveva parlato, e quando l’intero gruppo si voltò a guardarlo riconobbero Tai Lung, apparso sulla cima di una duna.
« Il panda è mio! Spetta a me ucciderlo » dichiarò, indicando Po.
« Tienitelo pure » disse un’altra voce. Dalla duna di fronte era giunto Nuada, lo sguardo implacabile come al solito. « Io voglio il diavolo che si accompagna a lui. »
« E quello è il mio fratellone... non ho ancora avuto il piacere di farlo a pezzi. »
Ed si voltò, ancora incredulo a ciò che aveva appena udito. La figura di Alphonse si stagliava sopra di lui, su una terza duna.
I Valorosi erano circondati. Quattro dei loro nemici li avevano inseguiti per tutto il Cimitero per stanarli, e ora li avevano radunati in un unico posto. Non erano sicuri di poterli battere in quel momento, vista la situazione così disperata: inoltre, la sorte sul loro compagno Sora era del tutto ignota.
I quattro nemici non esitarono un istante di più. Ognuno di essi si lanciò subito all’attacco, in una furia cieca; i Valorosi restarono in posizione, pronti a difendersi. La scontro ricominciò, ancora più violento e feroce di prima; Quaritch sparava all’impazzata dappertutto, Nuada agitava le sue lame in ogni direzione nel tentativo di raggiungere Hellboy; Tai Lung sferrava pugni e calci alla cieca, in cerca di Po; Alphonse faceva lo stesso, pur di scovare Edward.
In mezzo a quel casino c’era anche Wall-E, ora terrorizzato dagli spari e dai colpi che vedeva esplodere nei dintorni; cercò di mettersi al riparo, ma era come trovarsi nell’occhio di un ciclone... non poteva far altro che aspettare che cessasse.
« Ugh... »
Sora riaprì gli occhi, visibilmente frastornato. Sentiva male dappertutto e gli fischiavano le orecchie. Si mosse con cautela, cercando di capire dove fosse e come stava: l’esplosione lo aveva scaraventato lontano, facendolo finire dentro un cumulo di rovine. Stava bene, a parte qualche graffio... dopotutto era sopravvissuto a botte peggiori, si disse.
Una luce azzurrina attirò la sua attenzione; si voltò e vide qualcosa di metallico brillare. L’urto con quell’affare lo aveva disincastrato dal mucchio di rovine, rimettendolo in funzione: aveva una forma ovale, fatta interamente di metallo bianco; uno schermo rotondo sulla parte superiore mostrava un paio di quelli che sembravano occhi, di un azzurro luminoso, che illuminavano l’ambiente come una torcia elettrica.
Il robot individuò Sora e si mise in posizione eretta, levitando ad un metro da terra. Sembrava in attesa di ordini.
« Ehm... tu chi sei? » domandò il ragazzo, incerto.
« EVE » rispose la voce elettronica del robot, con una tonalità decisamente femminile.
« Eve? Un momento... »
Subito gli tornò alla mente l’immagine incisa da Wall-E su un muro, in cui ritraeva se stesso in compagnia di un altro robot: ora si rendeva conto che il robot che aveva di fronte somigliava molto a quello disegnato da Wall-E.
« Allora sei tu... Eve! La ragazza di Wall-E! »
Eve si allarmò, facendo un suono simile a un « oh » preoccupato.
« Wall-E? » fece. « Dove? »
Prima che Sora potesse rispondere, una serie di rumori attirò l’attenzione di entrambi. Spari, urla ed esplosioni in quantità risuonavano dall’esterno. Il ragazzo giurò di aver sentito le voci di Harry e di Po, nonostante si fosse separato da loro da tempo. Oltretutto, Jake era ancora alle prese con il suo nemico.
Sora non perse altro tempo e venne fuori dalle macerie, seguito a ruota da Eve. In un attimo, tutto divenne chiaro: i suoi compagni erano di nuovo riuniti e stavano affrontando quattro nemici, compreso Quaritch; quest’ultimo sparava all’impazzata dappertutto, complicando le cose a tutti.
E in mezzo a quel caos, riconobbe anche Wall-E.
« Waaaaaaa! »
« Wall-E! » gridò Eve, e nel suo suono era evidente la paura.
« Resta qui, andrò ad aiutarli » le disse Sora, ma Eve si stava già preparando ad agire. I suoi occhi divennero feroci mentre alzava il braccio destro, estraendo quello che sembrava un piccolo cannone.
« Wall-E – Pericolo – Nuova direttiva – Difendere! »
Eve prese il volo, schizzando verso l’alto con la forza di un proiettile. Sora la seguì con lo sguardo, allibito come non mai: un attimo dopo, il robot bianco si era già scagliato sul campo di battaglia, sparando una serie di raggi laser in difesa di Wall-E. Eve mirò con precisione su Quaritch, poiché lo aveva identificato come la minaccia maggiore: i suoi colpi distrussero facilmente le armi dell’AMP Suit, staccandogli persino un braccio. Quaritch, colto di sorpresa, non riuscì a contrattaccare; anche Nuada, Alphonse e Tai Lung furono coinvolti dall’attacco, e furono costretti a retrocedere.
« Maledizione! » ruggì il leopardo, cercando di mettersi al riparo. « E quell’affare da dove salta fuori? »
Eve si abbassò di quota, raggiunse Quaritch e lo colpì in pieno, provocando un’esplosione enorme. L’AMP Suit fu scaraventato all’indietro, ridotto ormai praticamente a pezzi; il colonnello non ebbe altra scelta che uscire dall’abitacolo e fuggire.
« Ritiriamoci » ordinò, rivolto ai suoi alleati. « Non possiamo sconfiggerli in queste condizioni! »
Alphonse, Tai Lung e Nuada si scambiarono un’occhiata. Non erano d’accordo, ma in quel momento si resero conto di non avere altra scelta.
« Se credi che ti lascerò andare ti sbagli di grosso, sua stronzezza reale » disse Hellboy, puntando la pistola contro l’elfo.
« Non temere... ci rivedremo! »
L’elfo gettò a terra una fiala, che esplose provocando un’enorme nuvola di fumo verde. I Valorosi, accecati da essa, furono costretti a fermarsi: era qualcosa di molto simile a una bomba fumogena, utile per celarsi al nemico e favorire la fuga. Quando il fumo si diradò, infatti, gli otto compagni furono costretti a constatare la nuova realtà dei fatti: i loro nemici erano fuggiti.
All’improvviso era calato il silenzio su tutta l’area. Lo scontro aveva devastato ulteriormente un luogo già compromesso da innumerevoli battaglie, e alcune macerie erano ancora fumanti per i colpi subiti. I Valorosi erano tutti in piedi, guardandosi intorno con aria rassegnata; Eve era ancora all’erta, l’arma puntata nella direzione in cui i nemici si erano allontanati.
« Maledizione! » sbottò Jake irritato. « Ormai li avevamo in pugno. »
« Ci toccherà affrontarli di nuovo, allora » commentò Harry. « Ma almeno adesso sappiamo con chi abbiamo a che fare. »
« Già... purtroppo » fece Ed, il più amareggiato fra tutti. I suoi compagni lo videro prendere a calci ogni oggetto che trovava per terra, urlando nel frattempo al vento.
« Perché? Perché? Perché hai scelto lui, Nul? È mio fratello! Perché, maledetto? Di tutti i maledetti bastardi che ho affrontato nella mia vita... perché proprio lui??? »
Nessuno si azzardò a dire niente. Edward Elric aveva tutto il diritto a reagire così, dopo aver affrontato suo fratello. L’unico che forse poteva capirlo era Luke, ma come gli altri aveva deciso di restare in silenzio, aspettando che si calmasse da solo. Ed si piegò sulle ginocchia pochi secondi dopo, esausto per tutto.
Sora si avvicinò a lui, cercando di consolarlo.
« È inutile » sussurrò Ed, ancora sconvolto. « È proprio come ha detto Draven... siamo qui per combattere. E combattere comporta un sacco di cose... soffrire, uccidere... morire. »
« Non abbatterti, Ed » disse Sora. « Non è il momento giusto per questo. Non è ancora successo niente di irreparabile: siamo vivi e abbiamo ancora la forza per combattere. Hai ragione, combattere comporta sofferenza e morte, ma non solo: e noi combattiamo per tornare a casa... per vincere. »
Ed alzò lo sguardo, poco convinto dalle parole dell’amico.
« Vincere? Finora non mi sembra che siamo riusciti a combinare un granché. Guardati intorno: abbiamo scoperto che un sacco di gente ci ha lasciato la pelle in questo posto, e che mio fratello si è unito ai cattivi... cosa abbiamo fatto di buono, finora? Eh? »
Inaspettatamente Sora sorrise, e gli indicò un punto alle sue spalle.
« Be’, abbiamo fatto ritrovare loro. »
Ed si voltò. Lo stesso fecero gli altri Valorosi. Wall-E aveva visto Eve e stava correndo da lei.
« Eeeevvaaaa! »
« Wall-E! »
I due robot si abbracciarono, felici di ritrovarsi dopo chissà quanto tempo. I loro suoni elettronici, per quanto artificiali, sembravano sprizzare gioia da tutti i pori. Non erano solo semplici automi venuti da un altro mondo... erano molto di più: esseri in grado di vivere, di capire, di amare. Alla loro vista, i Valorosi non poterono fare a meno di sorridere, dal primo all’ultimo; come aveva detto Sora, avevano pur sempre fatto qualcosa di buono per loro.
Perché l’eroismo si trova anche nei piccoli gesti.
Jake richiamò tutti i compagni poco dopo, una volta sazio di quella romantica scenetta.
« Ormai è chiaro che Nul non è qui » dichiarò il guerriero Na’vi, guardandosi intorno. « In questo posto non c’è niente per noi, a parte dolore... come se non ne avessimo già abbastanza. Suggerisco di andarcene, prima che quei maledetti tornino all’attacco; non possiamo farci cogliere impreparati un’altra volta. »
« Sono d’accordo » convenne Lara. « Inoltre dovremo restare sempre uniti, da ora in poi: abbiamo visto cosa succede se proviamo a separarci. Non sarà più necessario, dopotutto, ora che abbiamo fatto rifornimento di armi e mezzi, giusto? »
Gli altri compagni annuirono.
« Leviamoci di torno, allora » disse Hellboy, prendendo un sigaro. « Per oggi direi che le brutte sorprese siano state fin troppe... ma almeno possiamo dire di aver incontrato tutti i nostri avversari. »
« Non tutti » aggiunse Luke. « Tra i malvagi che finora ci hanno attaccati, non ho riconosciuto nessuno che provenga dal mio mondo... e ora comincio a temere che Nul possa aver scelto mio padre come mia nemesi. »
« Continuare a pensarci su non ci sarà d’aiuto » tagliò corto Jake. « Dobbiamo proseguire e pensare a un nuovo piano. »
Così, senza aggiungere altro, i Valorosi si rimisero in marcia. Non c’era tempo per riposare, né per riflettere su quanto accaduto; il nemico li aveva trovati. Se non fosse stato per l’intervento provvidenziale di Eve, le cose si sarebbero complicate... e forse ci sarebbe scappato il morto, alla fine.
Così si lasciarono lo scenario alle spalle, mentre la musica romantica di Wall-E rompeva il silenzio che dominava il Cimitero dei Mondi.
Ora era più importante che mai restare uniti, fino alla fine. 
   
 
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