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Autore: De_drums    15/08/2015    1 recensioni
Catfish!Klaine (sms+chiamate+descrizioni)
Kurt Hummel è un semplice adolescente omosessuale di Lima, cittadina chiusa e omofoba nell’Ohio.
Una sera viene aggiunto su Facebook da un certo Blaine D. Brown, ragazzo bello e affermato che vive a Los Angeles, una delle mete principali di Kurt.
Un'amicizia che si trasformerà in qualcosa di più, chat dopo chat.
Bugie, inganni, incontri, promesse, speranze, amore.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel, Kurt Hummel, Nuove Direzioni, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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And here we go again.
Okay, so che l’ho già detto l’altra volta ma sono ripetitiva quindi tendo a specificare le cose più volte.
So che teoricamente una storia così potrebbe protrarsi avanti per capitoli, ma non ho mai scritto una mini-long quindi non è proprio nelle mie capacità. Ragion per cui questo e il capitolo successivo presenteranno dei salti temporali e dei flashback –mi torna meglio così, davvero.
Il quarto, il quinto e il sesto, invece, saranno in successione. Il settimo sarà di nuovo ambientato qualche mese dopo –e probabilmente ci sarà un altro capitolo più l’epilogo o forse solo l’epilogo, devo capire come gestire la cosa.
E niente, magari non ve ne frega nulla, ma preferisco specificare prima.
Quuuuindi niente, vi lascio alla lettura e gna, se volete farmi sapere cosa ne pensate mi trovate sempre qui.
(Ringrazio Lu per l’immagine –che ho messo solo ora perché sono impedita e non riesco a modificare l’altro capitolo lol)
Deb
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Cap.2
 
Chiamata in arrivo da Kurt
 
“Kurt?”
“Vengo a Los Angeles!”
“Cosa- oddio, sei serio?”
“Sì!”
“Quando?”
“Mio padre ha una conferenza il prossimo mese e-“
“Conferenza?”
“Sì, non te l’ho detto? Si è candidato per il Congresso degli Stati Uniti, deve andare a L.A per un meeting”
“Wow, okay. Come l’hai convinto?”
“A fare cosa?”
“A portarti con sé”
“Gli ho parlato di te. All’inizio non voleva, non si fida degli sconosciuti, però ha capito che la cosa mi rende felice e alla fine ha ceduto”
“Sto sorridendo come un idiota –ci vedremo”
“Sì” confermò Kurt felice.
“Quando?”
“Partiamo il ventiquattro marzo , stiamo lì per una settimana”

“Non ci credo ancora, dolcezza”
“Pretendo un abbraccio”
“Non ti lascerò più andare, promesso”
 
 
Era passato un mese da quella telefonata, e Kurt era finalmente atterrato a Los Angeles.
Non vedeva l’ora –conosceva Blaine da quasi tre mesi, ormai, e il legame che si era instaurato tra di loro era qualcosa di unico.
Era così nevoso che, mentre aspettavano di poter ritirare le valigie, aveva preso a fare avanti e indietro per tutto l’aeroporto, finché Burt non gli aveva posato le mani sulle spalle, costringendolo a fermarsi.
“Senti Kurt, so che sei emozionato all’idea di vedere questo –come hai detto che si chiama?”
“Blaine, papà”
“Giusto. So che muori dalla voglia di incontrarlo, ma ricordati che potrebbe succedere qualunque cosa”
“Stai dicendo che secondo te non si presenterà o che sarà una specie di maniaco?”
“Io non- senti figliolo, sto solo cercando di metterti in guardia sui possibili rischi. So che ci sei affezionato, ma non l’hai mai visto prima d’ora e potrebbe essere chiunque
“Lo so, ne sono consapevole” sospirò Kurt. “Ma mi fido, se non fosse così  non sarei mai venuto fin qui”
Burt gli lanciò un’occhiata preoccupata. “Ricordarmi dove dovete incontrarvi”
“All’ingresso del Griffith Park”
“Okay, andiamo”
 
Un’ora più tardi, erano davanti ai cancelli del parco.
Scesero dal taxi e Burt lasciò la mancia all’uomo, che li salutò cortesemente e ripartì. “Ci siamo”
“Ci s-siamo” balbettò Kurt.
“Qualunque cosa succeda non esitare a chiamarmi, capito?”
“Sì. Grazie papà” rispose abbracciandolo.
Burt andò via, lasciando suo figlio ad aspettare quel misterioso sconosciuto.
 
(15.45)
Sono qui. Non vedo l’ora.
 
(16.00)
Blaine?
 
(16.30)
L’appuntamento era mezzora fa, cazzo.
 
(16.50)
Dove sei?
 
Nessuna risposta.
Kurt aspettò, aspettò ed aspettò, ma Blaine non si fece né sentire né vedere.
Preoccupato, cominciò a chiamarlo ripetutamente –stava andando in panico, aveva paura gli fosse successo qualcosa. Ma niente, Blaine non rispose a nessuna delle sue chiamate, scattava sempre la segreteria telefonica.
Kurt compose velocemente il numero di suo padre, sperando che almeno lui non lo ignorasse. “Papà?”
“Ehi figliolo, che succede?”
“Non si è presentato. Non risponde ai messaggi né alle chiamate, non so che fare”
“Non muoverti, vengo a prenderti”
Si sedette sul marciapiede, arrabbiato e deluso. Come poteva essere possibile? Blaine era sembrato così entusiasta all’idea di incontrarlo, non riusciva a credere che gli avesse dato buca in quel modo.
La vibrazione del telefono gli segnalò che qualcuno gli aveva scritto.
 
(17.45)
Non posso proprio incontrarti, Kurt. Mi dispiace da morire, solo- non posso.
 
Le lacrime iniziarono a scendere sul suo viso, e Kurt non fece assolutamente nulla per fermarle.
Fu così che Burt lo trovò poco dopo, il viso nascosto tra le ginocchia e il corpo scosso dai tremori.
Lo abbracciò stretto, aiutandolo poi a rialzarsi e salire sul taxi che li stava aspettando.
Nessuno proferì parola, durante il viaggio di ritorno.

 


Kurt fu svegliato dalla suoneria del cellulare, posato sul comodino.
Lo prese, sbattendo faticosamente le palpebre, ma quando vide il nome sullo schermo rifiutò la chiamata e si girò dall’altra parte.
Non aveva nessuna voglia di sentire le scuse –perché di scuse si trattava, ne era certo- che Blaine gli avrebbe rifilato.
Solo che Blaine non aveva nessuna voglia di lasciarlo in pace, evidentemente.
Continuava a mandargli messaggi –così tanti che Kurt, ad un certo punto, decise di leggerli.
Se non altro per farlo smettere.
Ne trovò alcuni della sera prima –certi erano stati inviati ad orari improbabili, segno che Blaine era stato sveglio tutta la notte.
 
(21.00)
Kurt, ti prego, scusami. Scusami, scusami, scusami.
 
(22.00)
Sono stato un idiota, dio. So che mi odi.
 
(23.00)
Hai intenzione di non parlarmi mai più, vero?
 
(00.00)
Ormai ti sarai addormentato, ma ti prego, appena vedi questo messaggio rispondimi.
Ho bisogno di parlarti, Kurt.
 
(01.30)
Almeno dammi la possibilità di spiegare. Per favore?
 
(03.00)
Buonanotte, Kurt. Spero solo che potrai perdonarmi, prima o poi.
 
(09.00)
Kurt…?
 
(10.00)
Ti prego. Solo- dimmi qualcosa.
 
(10.30)
Fottiti.
 
(10.31)

 
(10.35)
Cosa ti aspettavi, Blaine? Che ti perdonassi come se nulla fosse?
(10.36)
Sono rimasto ad aspettarti per quasi due ore.
(10.38)
E non hai idea di quanto sia stato stressante preparare tutto, convincere mio padre – hai mancato di rispetto non solo a me, ma anche a lui. Te ne rendi conto?
(10.42)
È solo l’ennesima delusione –la mia vita è sempre stata una merda totale, non so cosa mi aspettassi.
 
(11.00)
… posso chiamarti? Ho bisogno di sentirti davvero, non ce la faccio a continuare in questo modo.
(11.30)
Kurt?
 
(11.32)
Chiamami.
 
Chiamata in arrivo da Blaine
 
“Ciao.”
“Ehi…”
“Di’ quel che devi, non ho tempo da perdere”
“Sono stato stupido e lo so, ma –non posso incontrarti. Forse prima o poi troverò il coraggio, ma non ora –non ce la faccio. Voglio vederti, devi credermi, ma ho bisogno di tempo”
“Perché?”
“È complicato. Troppo complicato, non capiresti”
“Non capirei!? Ho il diritto di sapere, Blaine. Sono io quello che è rimasto ad aspettare per due fottutissime ore, non tu!”
“Oddio no, lo so –lo so” sospirò Blaine. “È solo che non mi sento pronto a-“
“A cosa!?”
“Ho dei problemi. Questa cosa mi è sfuggita di mano e no, non mi sto pentendo di averti contattato, se è quello che stai pensando”
“Allora cosa, Blaine? Non capisco, davvero –ci sto provando, ma non capisco” disse Kurt stancamente.
“Ci sono delle cose che non ti ho detto ma non voglio- cazzo Kurt, non voglio avere questa conversazione al telefono”
“Trova un modo, Blaine. Cerca di spiegarmi come stanno le cose, perché ora come ora non so se riuscirò più a fidarmi di te. Pensavo di aver trovato qualcuno su cui poter contare, anche se ci conosciamo da soli tre mesi, e invece nulla –in un attimo, è tutto sparito”
“…”
“Stai-stai piangendo?”
“Io-“ all’altro capo del telefono, Blaine singhiozzò, la voce spezzata. “Kurt, c’è-c’è una cosa che devi sapere”
“… dimmi”
“Non vivo a Los Angeles”
“Cosa!?”
“Non vivo a Los Angeles” ripeté in un sussurro. “È per questo che non ho potuto incontrarti –ci sono anche altri motivi, ma questo è uno dei principali”
“Oddio, io- wow, perché non me l’hai detto subito? Ti rendi conto che sono venuto fin lì per incontrarti e tu non-sei serio?”
“Mai stato più serio. Mi dispiace davvero, avrei voluto dirtelo ma-“
“Hai dei problemi, chiaro” sbuffò Kurt.
“Kurt, devi credermi. Ci incontreremo prima o poi, te lo prometto, e ti spiegherò ogni cosa- ma ho bisogno di prendermi un po’ di tempo per me stesso prima, pensare a cosa voglio fare –ho delle cose da risolvere”
“Sai che ci vorrà del tempo prima che torni a fidarmi di te, vero?”
“Sì –sì, e ti giuro che farò tutto il possibile. Ci tengo a te, Kurt, non immagini neanche quanto”
“Blaine?”
“Sì?”
“Dove vivi?”
“Ora mi odierai, lo so-“
“Dove vivi, Blaine?”
“In Ohio” disse a voce così bassa che Kurt credette, per un momento, di averlo immaginato.
“In Ohio” ripeté lentamente. “Quindi viviamo nello stesso stato e tu mi hai fatto volare fino in California”
“Mi scuserò per tutta la vita, se necessario, ma ti scongiuro- perdonami”
Wow. Io credo- credo di aver bisogno di pensarci su, Blaine, okay? Non so come mi sento, ho solo una gran confusione in testa”
“Lo capisco e non voglio forzarti, io- accetterò qualunque tua decisione, anche se non vorrai più parlarmi e mi cancellerai completamente dalla tua vita. Lo accetterò”
“Devo solo capire come affrontare la situazione, Blaine. Ci-ci sentiamo, okay?”
“O-okay” mormorò Blaine. “Scusami ancora, Kurt, davvero”
 
Kurt chiuse la chiamata, rigirandosi il cellulare tra le mani.
Non aveva la più pallida idea di cosa fare- dimenticare Blaine e andare avanti con la propria vita, oppure continuare a parlargli?
Era in balia dei suoi stessi sentimenti.
Da una parte voleva chiudere ogni contatto, era deluso e ferito, si sentiva tradito come spesso gli era capitato durante la sua vita.
Però Blaine era così- era semplicemente Blaine, e sapeva che non sarebbe riuscito a rinunciare facilmente a quell’amicizia. Gli aveva mentito, sì, aveva sprecato tempo ed energie per lui –ma nonostante tutto sentiva di non poter chiudere con lui come se nulla fosse.
Blaine era stata la prima persona ad accettarlo così com’era, senza paura- neanche i ragazzi del Glee erano mai riusciti a farlo sentire in quel modo.
Si massaggiò le tempie, mentre suo padre apriva piano la porta, gettando un’occhiata nella stanza.
“Ehi, papà”
“Come stai?”
“Mi sento… strano? Non so cosa fare”
“Sai come la penso” Kurt annuì. “Ma so che prenderai la decisione che ritieni più giusta per te stesso
“Lo spero”
“Lo farai, ne sono certo” Burt gli diede una pacca affettuosa sulla spalla, poi si alzò. “Io devo andare alla conferenza perciò, mh, ci vediamo più tardi”
“Va bene” sorrise Kurt.
 
Kurt passò il resto del pomeriggio a girare i canali alla tv, senza realmente interessarsi dei programmi.
Il suo cervello continuava a lavorare febbrilmente per prendere una decisione- fu solo dopo ore di riflessione e una lunga telefonata con Mercedes che giunse finalmente ad una conclusione.
Non poteva, non voleva escludere Blaine dalla sua vita in quel modo.
C’era qualcosa di strano e ne era consapevole, ma era anche convinto che i problemi di Blaine fossero probabilmente più grossi di quel che immaginava, e se gli serviva tempo per sistemare le cose- beh, glielo avrebbe concesso. Anche perché, per prima cosa, Blaine avrebbe dovuto riconquistarsi la sua fiducia, e non sarebbe stata una cosa facile e immediata.
Suo padre tornò verso le otto di sera, raccontandogli entusiasta del successo che aveva avuto al meeting –aveva presentato il suo programma elettorale e, a quanto disse, erano rimasti tutti molto impressionati.
Kurt si complimentò con lui, ridendo all’euforia che l’uomo proprio non riusciva a contenere.
Uscirono in città per mangiare qualcosa, ed erano ormai le undici quando rientrarono in albergo.
Dopo aver salutato suo padre, Kurt si ritirò in camera sua –aveva chiesto una stanza tutta per sé perché preferiva stare solo e Burt, dopo qualche perplessità, aveva accettato.
Prese il cellulare –forse i suo amici avevano ragione, quando dicevano che era costantemente con gli occhi fissi sullo schermo- ed esitò qualche secondo.
Poi si fece coraggio e digitò.
 
(23.12)
Dobbiamo parlare.
 
(23.13)
Sono qui.
 
(23.18)
Okay, non so da dove cominciare, quindi devi scusarmi se sarà tutto tremendamente confuso.
Ti perdono, Blaine. Ma chiariamo: non deve succedere mai più. Sono ancora arrabbiato e ferito, quindi non credere che tutto si sistemerà all’istante. Perché non sarà così, ci vorrà del tempo –molto tempo.
 
(23.23)
Non voglio sapere nulla dei tuoi problemi, sono affari tuoi.
So che mi hai mentito, probabilmente su molte altre cose oltre al fatto che non vivi a L.A, ma credo che ci sia qualcosa di più grande dietro a tutto questo, motivi che io non posso comprendere.
Non so se non stai bene con te stesso, se c’entri la tua famiglia o le persone della città in cui vivi, non lo so.
Solo –da ora in poi cerca di essere sincero con me, okay? Sai che non ti giudicherò mai, perciò solo- provaci, per favore. Qualunque cosa sia, voglio aiutarti.
 
(23.30)
E sappi che sarà molto difficile. Mi fidavo, Blaine, ed ora dobbiamo –devi ricostruire tutto da capo.
Sta a te. Io sono disposto a provarci, perché non voglio perderti –sei l’unica persona che mi capisce davvero e ho bisogno di qualcuno come te nella mia vita.
Però devi dimostrarmi che posso fidarmi.
Buonanotte, Blaine.
 
(23.45)
Tu sei- pensavo mi avresti detto di sparire e invece sei ancora qui, a darmi una seconda possibilità.
E ti prometto che farò il possibile per essere sincero e non deluderti ancora. Te lo prometto.
 
(23.48)
Grazie. Grazie, grazie, grazie.
Sei qualcosa di speciale, Kurt, non dimenticarlo.
 
(23.56)
Buonanotte dolcezza.
 
 

 
  
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