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Autore: _windowsgirls    15/08/2015    1 recensioni
Monaco, 1867.
Quando mise i piedi per terra, lasciò la gonna e si strinse le mani, camminando a passo spedito, mentre il padre la accoglieva con un braccio aperto e sua madre, composta al suo fianco, le sorrideva con un angolo della bocca. Accanto ai suoi genitori, c'era un uomo vestito di tutto punto, con un accenno di calvizia e gli occhi piccoli e rugosi. «Buongiorno, Altezza» disse con un accento diverso e strano, mentre si accovacciava in maniera buffa e affaticato per fare un inchino a Margot. Accanto a lui, c'era un ragazzo bellissimo che la ragazza si soffermò ad osservare: aveva i capelli ricci leggermente allungati e un vestito blu, con dei ricami dorati sul collo. Le fece un rapido sorriso con un angolo delle labbra, e si inchinò di fronte alla principessa senza distoglierle lo sguardo verde di dosso.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nothing is like it used to be'
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Ready
 



Londra, 1868


mesi dopo



Margot scese dalla carrozza facendosi aiutare dal cocchiere che le manteneva lo sportello aperto, mentre scendeva piano i gradini di metallo e metteva piede sulla strada sterrata. La gente infuriava intorno a loro, e i primi giornalisti si appartavano ai limiti tracciati dalle sue guardie del corpo per cogliere ogni suo movimento. Aveva un vestito color caramello a fasciarle il corpo, il petto messo in risalto dal corpetto stretto e la gonna voluminosa che le arrivava fino ai piedi con un leggero strascico. Gli enormi obiettivi delle macchine fotografiche la accecavano nonostante fossero appena le dieci del mattino. Sollevò la testa verso l'alto scostando di poco il cappello beige che indossava, con i boccoli lasciati ai lati della testa. I capelli erano già cresciuti e le avevano superato un bel po' le spalle, con i boccoli ancora più evidenti di prima. Chiuse gli occhi facendoli esporre al sole sopra la sua testa e trasse un profondo respiro, inebriando i polmoni. Amanda la seguì a ruota scendendo dalla carrozza e mantenendo con entrambe le mani un borsone enorme. «Margot» sussurrò per non far udire la sua mancanza di formalità nei confronti della regina, «vuoi rimanere ancora a lungo ferma qui? Dov'è la casa?»
Margot si girò verso di lei e le fece un lieve cenno del capo. «Seguimi.» E mentre la guardia si appostava al suo fianco e Amanda la seguiva, la regina di Monaco procedè lungo la via, mentre i passanti si soffermavano ad osservarla, stupiti della sua apparizione in Inghilterra così improvvisa. Margot abbassò lo sguardo sulla strada, osservando i ciottoli che spesso calpestava. Quante volte aveva percorso quello stesso tragitto, diventando un'abitudine. Sembrava fosse passata un'eternità per quante cose erano successe. Il cocchiere affidò i cavalli ad uno stalliere lì accanto e gli diede la mancia, poi si incamminò a sua volta. Margot si fermò, mentre la guardia accanto a lei intimava ai fotografi di allontanarsi. 
La regina sorrise inclinando la testa, «Louis, ti unisci a noi, allora?»
Il ragazzo abbassò il cappello sulla fronte e si aggiustò la divisa regale, «Ovviamente.» E si mise accanto ad Amanda, riprendendo tutti a camminare. Fortunatamente in quei mesi era riuscito a riprendersi, nonostante fosse ancora molto magro. Margot, nel momento stesso in cui Louis aveva finalmente abbandonato l'infermeria, aveva voluto premiarlo per tutto quello che aveva fatto sia per lei, sia per i suoi genitori. Era un ragazzo fantastico che le era rimasto accanto nonostante non avesse mai appoggiato le sue decisioni, però non l'aveva abbandonata neanche una volta. Per colpa della nuova regina, aveva subito fin troppe cose che non meritava, per questo Margot lo aveva eletto cocchiere ufficiale del regno, concedendogli un appartamento in cui stare e dandogli la possibilità di andare a Doncaster ogni qualvolta avesse voluto. Era il minimo che potesse fare per lui.
La casa era appena all'angolo della via su cui si erano immessi, mentre intorno a lei i giornalisti cercavano di farle domande a cui non poteva, o meglio, non voleva rispondere. Poi però una signorina le si avvicinò, scampando alla sua guardia che tratteneva tutti gli altri. «Sua Maestà» urlò per farsi udire, e Margot non potè che girarsi di fronte a tanta impazienza, «ci può dire almeno perchè è qui, a Londra?»
La ragazza sorrise e le fece un cenno clemente con la mano, «Devo mantenere una promessa.» Dopodichè si girò e riprese a camminare a testa alta ancora più rapida di prima, e si avvicinò alla tendina che veniva spostata dalle correnti d'aria. Louis superò Amanda e si piazzò accanto a Margot, mentre la guardia faceva un passo indietro. 
Louis sorrise triste, «Da quanto tempo, vero?»
Margot annuì e gli accarezzò il braccio, «Hai pienamente ragione.» Poi spostò la tendina leggera bianca. La casa era vuota, la cucina con alcuni piatti appoggiati sul tavolo e dei festoni buttati e abbandonati sul divenetto addossato al muro. Margot camminava piano, facendo risuonare i suoi tacchi sul pavimento di legno e girò il suo sguardo sulla sinistra, mentre Louis andava in cucina a vedere se ci fosse qualcuno. La regina si soffermò ad osservare gli attrezzi dell'officina abbandonati a loro stessi, il martello appoggiato su un pezzo di metallo non ancora incurvato e una serie di biglietti di consegne non ancora effettuate. 
Sorrise amaramente fra sè, mentre Louis ritornava accanto a lei e spostava lo sguardo sulla cima delle scale. Margot seguì la traiettoria dei suoi occhi e sorrise. 
Maura aveva le braccia spalancate e scendeva rapida le scale di metallo, poi quando fu dinanzi a Margot si fermò e si inchinò con rispetto, allargando i due lati della gonna che stava indossando.
Margot si sciolse il fiocco del cappello che aveva alla gola e lo porse ad Amanda che era entrata piano nel piccolo appartamento, poi si avvicinò a Maura e la fece risollevare.
«Sono sempre io!» disse sorridendo, e la strinse in un abbraccio. Maura rimase immobile per un po', però alla fine ricambiò la stretta e si commosse.
«Santo cielo, Margot, quanto ci sei mancata» disse tra le lacrime, mentre la ragazza le accarezzava la schiena. Voleva moltissimo bene a Maura, si era preoccupata di lei come se fosse sua figlia, e Margot non avrebbe mai dimenticato niente di tutto quello che avevano fatto per lei. Tanto che alcuni mesi prima le aveva fatto recapitare una busta, con dentro scritto solo un nuovo indirizzo. Maura aveva capito al volo e - secondo quanto Giselle le aveva riferito nelle lettere - aveva pianto di gioia per giorni. Margot aveva dato agli Horan la possibilità di trasferirsi in un luogo migliore, vicino al centro città, e di avere in più anche un monolocale da adibire ad officina specializzata e sartoria, in cui i due uomini della famiglia avrebbero potuto lavorare senza che la gente entrasse in casa loro e dove Maura avrebbe potuto tessere e cucire senza allontanarsi troppo da casa.
«Anche voi, non avete la minima idea di quanto senta la vostra mancanza al mio fianco.»
Poi Maura sciolse l'abbraccio e la guardò. «Sei regina, non posso crederci.»
Margot si toccò con un dito la corona da passeggio che Amanda le aveva infilato tra i capelli per mantenerla ferma. «Solo perchè hai visto questa? Sono sempre la solita ragazza che hai conosciuto.»
«Sì, ma non è lo stesso» disse allontanandosi un po'. 
«Trattatemi come se non me ne fossi mai andata» disse Margot, poi Louis abbracciò Maura a sua volta, presentandole gentilmente Amanda, mentre un gridolino catturava l'attenzione della reale.
Margot sollevò lo sguardo e vide Giselle dimenarsi per scendere le scale, con l'abito da sposa che strisciava sul pavimento e scendeva a sua volta i gradini, provocando un leggero rumore. Erano passati mesi dall'ultima volta in cui si erano viste, e Margot non avrebbe mai potuto rinunciare a quell'opportunità di stare con tutti loro almeno un'altra volta.
«Sei venuta finalmente!» disse Giselle con le labbra colorate di rosso e gli occhi color del ghiaccio messi in risalto da un po' di trucco. Nonostante non fossero ricchi, Maura le aveva procurato un bellissimo vestito che Margot persino le invidiò.
«Sei bellissima!» disse stringendola a sè, incurante di sembrare una ragazzina...ma andiamo, avevano la stessa età, come avrebbe potuto comportarsi da regina con un tipo come Giselle? Era la sorella che non aveva mai avuto, non avrebbe potuto trattarla diversamente.
«Sono così agitata!» disse l'altra passandosi una mano sulla gonna voluminosa, «Ho qualcosa fuori posto?» disse in preda all'ansia e con le mani animate da un leggero tremolìo. Sembrava iperattiva, come se volesse fare tutto in un secondo.
«No, è tutto perfetto» disse Margot, poi Giselle venne salutata da Amanda con un abbraccio rapido prima che la dama della regina uscisse dall'abitazione. Louis si accostò alla sposa e le prese la mano, baciandole il dorso delicatamente. Nei primi periodi a casa Horan, il cocchiere aveva preso una bella cotta per la ragazza, ma poi aveva lasciato perdere, perché era certo che Giselle sarebbe stata felice con il suo compagno, e non voleva esserle d'intralcio o farla sentire in imbarazzo. Alla fine, aveva imparato a vederla come una buona amica, com'era giusto che fosse e, dopotutto, ne era stato anche felice. Giselle gli prese le spalle e se lo strinse forte al petto, nonostante il corpetto dell'abito fosse ingombrante. Quando si staccarono, aveva un sorriso a decorarle il volto.
«Dove sono tutti?» chiese il cocchiere togliendosi il cappello e reggendolo in mano, guardandosi attorno.
«Papà, Niall e Zayn sono già in chiesa, dovremmo iniziare...beh, ad andare» disse Giselle balbettando per l'emozione.
Margot la prese sotto braccio e la strinse a sè, mentre Maura andava in cucina a recuperare il boquet. «E allora cosa stiamo aspettando?»


Nel breve tragitto trascorso, Giselle aveva ancora paura che avesse qualcosa fuori posto, mentre Maura si preoccupava di rifinire gli ultimi ritocchi ai capelli. Quando furono davanti alla chiesa, Margot aprì lo sportello e si trovò una marea di fotografi di fronte. Allora scese piano seguita da Louis e si posizionò ai piedi della carrozza. Aveva il cappello nuovamente sul capo, legato leggermente sul collo, poi si schiarì la gola.
«Allora, so benissimo di non essere la vostra regina e quindi per voi non sono nessuno, ma vi chiedo per favore di allontanarvi da me. Sì, è un'eccezione la mia visita a Londra, ma è per una buona causa e non vorrei creare problemi. Quindi, se cortesemente ve ne andaste, mi fareste un enorme favore» disse velocemente, guardandoli uno per uno.
Un giornalista era lì lì per parlare, con un blocknotes in mano pronto a prendere appunti, mentre Margot lo guardava attentamente.
«Sua Maestà» sussurrò intimorito, «potrebbe almeno prometterci di presentarsi dopo per soddisfare alcune nostre curiosità?»
Margot assunse un tono autoritario, poi fece scendere Giselle dietro di lei e a seguire Maura e Amanda. «Sì, ma ora ho un altro impegno a cui non posso mancare» disse semplicemente, mostrando un sorriso. «Vedrò che posso fare, cercherò di venirvi incontro.»
Poi i giornalisti se ne andarano ritirandosi sui loro passi e il piccolo gruppetto si avvicinò all'entrata della chiesa. Il silenzio cadde nella folla dei presenti, poi Margot fece il suo ingresso sotto uno sguardo stranito di tutti. I posti erano occupati dai loro parenti, da alcuni amici di Zayn e amiche di Giselle, poi Margot scorse nella folla dei volti conosciuti che le sorridevano. Waliyha le fece l'occhiolino mentre Jeanine, accanto a lei, sgranava gli occhi. «Chantal!? Perchè è vestita in quel modo strano!?»
Waliyha si girò e le diede uno schiaffo sulla guancia cosparsa di lentiggini, «Non hai capito niente di tutto questo, allora!» sbottò l'altra senza molto contegno, e Margot sorrise di gusto. Poi intravide Yaser farle un cenno del capo, Doniya accanto a lui, Bob Horan che reggeva un cuscinetto in mano che porse subito al ragazzo che gli si sedeva accanto, Niall.
Margot lo guardò negli occhi prima di prendere posto alla panca opposta, soppesando i loro sguardi. Ecco, lui le era mancato tanto, e vederlo così di punto in bianco le fece venire in mente tutti i ricordi che avevano condiviso, come la notte del suo compleanno. E pensare che da lì in poi ogni cosa sarebbe crollata. Quel ragazzo sarebbe stato il suo bellissimo ricordo custodito all'interno del suo cuore.
Niall le sorrise e, improvvisamente, alzò il polso, ruotandolo piano. Aveva ancora legato intorno il braccialetto azzurro e Margot sorrise, alzando a sua volta il braccio al cui polso vi era il nastrino rosso che Niall le aveva dato prima che partissero definitivamente, la notte prima che fosse proclamata regina. Quando Niall si girò in avanti, Margot spostò lo sguardo sull'altare, dove Zayn la guardava scuotendo la testa ma sorridendo. «A quanto pare, mi vuoi davvero male se sei venuta in questo giorno di gioia.»
Era bellissimo, e Margot parlava oggettivamente. Era elegante al punto giusto, i capelli tirati in alto e un accenno di barba sul mento, gli occhi lucidi di emozione e le mani strette tra loro, sudate. Era agitato tanto quanto lo era Giselle. 
Erano perfetti e Margot era davvero felice che si appartenessero in quel modo. Un coro alle spalle di Zayn iniziò a cantare prima che la regina proferisse parola, e Giselle fece il suo ingresso reggendo tra le mani il boquet pieno di fiori profumati. Il vestito le lasciava scoperte le spalle e le accarezzava le curve del seno e dei fianchi, i capelli tenuti indietro da un fermaglio e il medaglione d'argento di Zayn appoggiato sul petto pronunciato.
Non aveva voluto che suo padre l'accompagnasse, volevo raggiungere Zayn da sola, e i loro sguardi erano incollati, pieni di amore.
Il curato uscì da un porticina in legno e fece iniziare la cerimonia subito dopo che Giselle fu al fianco di Zayn e il coro smise di cantare. 
Quando arrivò il momento dello scambio delle promesse, il curato rivolse uno sguardo alla folla. «Che i testimoni si avvicinino, per favore.»
Niall si alzò dal fianco di Bob, e Margot si sollevò piano dalla sua panca, occupata anche da Louis e Amanda. Piccola sorpresa: Giselle aveva chiesto alla ragazza di essere la sua testimone, perchè "sarebbe stata la persona più adatta" - come aveva detto nella lettera che le aveva fatto recapitare. Quando Niall e Margot si avvicinarono ai due sposi, ci fu lo scambio degli anelli appoggiati sul cuscinetto e si dichiararono amore eterno. Quando Zayn e Giselle si baciarono di fronte a tutti, la folla dei presenti esplose in un applauso. Niall e Margot si guardarono, e poi lui le prese una mano, baciandone il dorso. «Bentornata.»
«Non me ne sono mai andata veramente. Parte di me rimarrà qui per sempre» gli rispose appoggiandogli una mano sul petto muscoloso coperto da un elegante completo nero. 
Quando gli sposi uscirono dalla chiesa, venne gettato in aria il riso e Zayn e Giselle cercarono di ripararsi con le braccia, mentre Margot usciva piano dalla chiesa, sorridendo. Indossò nuovamente il cappello e andarono a fare il breve ricevimento nello stesso locale in cui avevano brindato la fine della scuola, lontani dai fotografi e giornalisti, solo loro, le persone che Margot avrebbe sempre preferito ad ogni cosa.



Il giorno dopo fu costretta a ripartire perché era comunque una sovrana, e l’addio era stato tanto triste quanto lo era stato mesi addietro. Solo che questa volta, prima che lasciasse casa Horan, Niall, Zayn e Giselle la scortarono fino in camera della più piccola della famiglia, facendola sedere sul letto che Margot aveva usato durante la sua permanenza a Londra. Zayn rimase sotto l’arcata della porta con le braccia incrociate al petto, osservandosi la fede brillare all’anulare sinistro, mentre Giselle si accovacciava per terra affiancata dal fratello.
A Margot venne un colpo al cuore quando Niall scostò un’asse del pavimento di legno ed infilò una mano nell’apertura, stringendo tra le mani un pacchetto di lettere.
Margot si portò una mano alla bocca e represse le lacrime: quelle erano le lettere di Liam, non aveva avuto modo di recuperarle precedentemante.
Niall riposizionò l’asse del pavimento: «Pensavamo che le volessi» disse e Giselle si alzò in piedi togliendole dalle mani del fratello e porgendole alla regina.
«Sono tue, dopotutto» continuò Niall, celando un po' di tristezza dietro le sue parole.
Margot le prese in mano e se le strinse al petto, mentre le lacrime le scendevano sulle guance. «Io, davvero, non so come..»
«Non serve dire qualcosa» disse Zayn stringendosi al petto sua moglie. «Portatele in quella gabbia in cui vivi.» Accennò un sorriso, facendole il verso.
La ragazza sollevò lo sguardo su di lui, mentre sentiva i cavalli strepitare dalla strada e Louis che dava loro gli zuccherini. «Già, è quella casa mia» disse stringendo le labbra. Lo disse senza esitazione, perché ne era certa e non l'avrebbe mai rinnegata, non più.
Quando fu sulla carrozza e Louis la portò fino al porto, Margot mantenne le lettere in mano e le accarezzava con le dita, desiderando di sentire Liam ancora lì con lei. Certo, le ultime lettere non le avrebbe lette perché erano la testimonianza delle cose terribili che stavano avvenendo a palazzo, e di certo Margot non avrebbe voluto rileggerle daccapo. Quelle lettere parlavano di Harry, e non aveva assolutamente voglia di far scorrere gli occhi su quel nome che lei stessa aveva eliminato. Il peso del misfatto le gravava ancora sul petto, però era stata assolta perché era stata legittima difesa, ma Margot si sentiva ancora le mani sporche di sangue e, sebbene le lavasse in continuazione, quell'incubo non l'avrebbe mai abbandonata del tutto.
E poi suo padre…
Sfogliando le lettere di Liam, seguendo la narrazione degli eventi e rileggendole, forse avrebbe anche potuto immaginarsi ancora suo padre chiuso in biblioteca, un modo per non cancellarlo dalla mente, dove sperava avrebbe vissuto per sempre, e Liam, chiuso nei nascondigli delle pareti che le scriveva velocemente, macchiando la carta di inchiostro nero.
Quelle lettere avrebbero potuto farle sembrare che tutti loro fossero ancora lì con lei e che non l'avrebbero mai lasciata da sola.
Quando tornò a palazzo, fece una conferenza per rispondere alle domande che tutti volevano porgerle, invitando alcuni giornalisti inglesi all'interno del suo studio per soddisfare le loro curiosità.
Nel primo pomeriggio si andò rifugiare nella stanza del trono.
Le tre sedie erano ancora sul podio, le pareti piene di ritratti di ogni genere e la corona nascosta sotto una teca di vetro. Si avvicinò e sfiorò gli angoli vitrei, lo sguardo perso sulle pietre incastonate nella montatura dorata, poi si avvicinò al trono, in religioso silenzio. Accarezzò i braccioli imbottiti, il tessuto morbido su cui suo padre era solito sedersi, la poltroncina più piccola sulla quale lei stessa prendeva posto e quella di sua madre, vuota, un po’ più grande di quella di Margot. Indossava un vestito color panna con la fascia rappresentante la bandiera di Monaco in bella vista, una corona più piccola sul capo e una collana che le pesava sul petto. Senza pensarci due volte prese posto sul trono del padre, sentendo nelle orecchie il rumore del tessuto spostato, poi appoggiò la testa sulla spalliera alta e le braccia sui braccioli, rimanendo con la schiena dritta. Accanto, su un piccolo scaffale nascosto nella parete aveva uno scrigno contenente le lettere del popolo a cui non aveva ancora risposto, ma che avrebbe fatto sicuramente. Avrebbe mantenuto la parola data. 
Non c’era nessuno nella stanza, il silenzio occupava qualsiasi rumore. Sentiva solo il suo cuore pomparle nel petto e i respiri lenti che faceva. Chiuse gli occhi, sentendo il peso della corona sul capo e le responsabilità che le gravavano addosso, poi li riaprì, sorridendo appena. Il potere del regno era in lei, le circolava nel sangue insieme all’ossigeno come se fosse un’altra forza vitale, il cuore che le trasmetteva sicurezza con il suo battito regolare. Tante persone erano state sacrificate affinchè lei detenesse il regno, e si giurò che non avrebbe mai deposto un incarico così grande che era valso la vita di fin troppe persone. Non avrebbe mai e poi mai reso vani i loro sacrifici, per nessuna ragione al mondo.
«Sono pronta» disse a bassa voce, affinchè quella piccola frase potesse suonare come una promessa a se stessa, una promessa che avrebbe mantenuto davvero ad ogni costo.






Spazio autrice
Can you hear me crying?
Non voglio credere che questa storia sia finita, cliccare su "completa" è stato abbastanza traumatico. Non potete capire quanto sia legata a questa fanfic, mi ha accompagnato per circa sei mesi, dandomi un impegno fisso ogni sabato. Non posso credere che non sentirò parlare più di Margot e dei suoi amici. 
Sono molto triste, ma al contempo anche soddisfatta di aver portato tutto questo a termine :)
(Ah, comunque buon Ferragosto a tutti!)
Vorrei un attimo focalizzarmi sul titolo: Nothing is like it used to be, "niente è come sembra" deve essere da monito per chiunque. A volte non dovremmo soffermarci sull'aspetto di qualcosa o qualcuno, ma bisogna come minino analizzare cosa viene celato dalla sua figura esteriore. Non è un invito a diffidare da tutti, ci mancherebbe pure, solo di prestare attenzione, ecco tutto.
Cosa ve ne pare dell'epilogo? E' abbastanza soddisfacente? Spero davvero con tutto il cuore che vi sia piaciuto, e scusatemi se ho spento le piccole speranze nel vostro cuore non facendo accadere qualcosa in cui avete sempre creduto.
Ora vorrei passare alla parte più importante di questo spazio autrice.
Ringrazio di cuore:
- Elda, per aver sclerato con me per troppo tempo e per aver amato e pianto con i personaggi. Grazie perché, con la tua immaginazione, sei stata la mia fonte di ispirazione;
- Ilain/Scorci di vita, per esserci stata dal principio e per avermi sempre strappato un sorriso ogni settimana, cercando di indovinare cosa sarebbe successo (spesso sbagliando di grosso), chiedendomi spoiler che non potevo dare e per aver sentito - spero - i personaggi tanto quanto li abbia sentiti io. Ciao Sab :);
-  ilove1Dever, Tray, ineedofthem, stayhippie, rommyloves1D e ehjisaac, per avermi fatto sapere la loro opinione;
- le lettrici silenziose (sì, considero anche voi perché siete tutte importanti) che, nonostante non mi abbiano scritto, ci sono state ad ogni capitolo;
- Harry Styles, per essere stato il mio cattivo principe scozzese che adorerò sempre, Liam Payne, per essere stato il miglior amico dal cuore d'oro che abbia mai potuto creare, Niall Horan, per averci fatto sognare con il suo romanticismo che - in un clima di disperazione - spero abbia fatto sorridere, Zayn Malik, per essere stato il mio rompi palle preferito e Louis Tomlinson, per essere stato il miglior cocchiere/compagno di viaggio che ognuno possa desiderare;
- e infine Margot, per avermi fatto sognare con la sua avventura al di fuori del normale. Grazie per questo viaggio durato tanti mesi.
Spero davvero con tutto il cuore che questa storia vi abbia lasciato qualcosa, così come ha segnato me.
Vi voglio un mondo di bene e grazie ancora a tutti.
(Cari One Direction e Zayn (aiuto, ora ne devo parlare anche separatamente), anche se non leggerete mai questo spazio autrice, senza di voi i vostri personaggi non ci sarebbero stati.)
Ora fiondatevi tutti su The Match :) vi lascio il link del primo capitolo, come sempre:http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3201763&i=1
All the love (cit.)
Elisa :)





 
  
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