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Autore: ellephedre    16/08/2015    6 recensioni
Makoto Kino è innamorata. Gen Masashi la segue a ruota.
Con una relazione nata nella battaglia, non hanno più segreti tra loro, eppure hanno ancora molto da scoprire l'uno sull'altro. E non vedono l'ora di farlo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto/Morea, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
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correntenaturale - calura

 

 

 

Corrente naturale

di ellephedre

 

 

 

Agosto 1997 - Di notte, nell'afa

Alle undici di sera facevano trenta gradi a Tokyo. Le finestre dell'appartamento di Makoto erano spalancate, ma non correva un filo d'aria. Per dormire Gen aveva indossato solo un paio di boxer e stava valutando se toglierli. L'aria condizionata di casa sua gli mancava da morire. «Makoto.»

«Sì?» fece lei dal bagno. 

«Compriamo un condizionatore portatile.»

Non udì risposta, solo il fruscio di uno spazzolino da denti.

Mesi prima con Makoto avevano litigato per l'acquisto del nuovo materasso e da allora Gen aveva imparato a non imporle grossi regali per la casa. Anche se l'idea del condizionatore era sua, era meglio proporre di dividere la spesa, per non irritarla.

Lei terminò di sciacquare la bocca. «Va bene, ne prenderemo uno facendo a metà. Grazie.»

«Non ringraziarmi, il condizionatore servirà anche a me.» Tra l'altro, non avrebbe pagato lui la corrente elettrica per farlo funzionare. Avrebbe voluto dividere anche quella spesa, ma Makoto era testarda.

Lei uscì dal bagno. «Non ricominciamo con questo discorso. Il condizionatore lo vuoi tu, ma starà qui e in fondo farà bene anche a me. Quindi è giusto che ne paghi la metà.»

Lui scelse di non dire più nulla. D'altronde era concentrato sul nuovo pigiama di Makoto, dallo scollo squadrato largo, così ampio che le cadeva completamente da una spalla, stando a malapena in equilibrio sull'altra.

«Non è della tua taglia.»

Lei lisciò il tessuto bianco e leggero sullo stomaco, fiera. «Era di mia nonna. È l'unico pigiama che non mi fa sudare in serate come questa.»

Be', a lui non sembrava la migliore qualità di quell'indumento. Mentre Makoto si muoveva per controllare che la porta di casa fosse chiusa, il pigiama le era sceso fino a metà braccio. Lei non fece nulla per rimetterlo a posto, tornò indietro con mezzo seno di fuori, comoda. Avvicinandosi, notò la direzione del suo sguardo. «Lo so, mi cade.»

Lui non aveva da lamentarsi.

Makoto rimase a posto la spallina. Nel salire sul materasso tirò su l'orlo del pigiama - semi-trasparente alla luce della lampada. A Gen venne un colpo quando lei portò l'indumento sui fianchi, lasciandogli intravedere una natica nuda.

«... non porti gli slip?»

Makoto sbadigliò, sdraiandosi. «L'estate scorsa ho scoperto che sto più fresca senza. Con tutto questo caldo, almeno tra le gambe mi arriva un po' d'aria.»

Tanto valeva non mettersi niente, allora.

Lei si stiracchiò, preparandosi a dormire.

«Comunque...» volle dire lui.

Makoto aprì un occhio.

«Ti sta bene. Il pigiama.» Sembrava quasi una camiciola d'ospedale, innocente con quel paio di ricami piazzati sul petto. Il modo in cui la denudava a caso, senza secondi fini, era... eccitante. La combinazione del corpo favoloso di lei, a malapena coperto, accessibile da talmente tanti punti... «È sensuale.»

«Era di mia nonna.»

Lui preferiva non ricordarlo. «Adesso lo indossi tu.»

Makoto aveva girato la testa, per guardarlo. «Gen.»

«Hm?»

«Il solo pensiero che mi sfiori mi fa venire caldo.»

«... Ah.»

«Buonanotte.»

Lei spense la luce dell'abat-jour. Furono al buio.

Gen rimase a guardare il soffitto. L'obiezione di Makoto era sensata e fino a cinque minuti prima anche lui aveva avuto sonno. Solo che...

Magari avrebbe fatto più fresco di mattina; mancavano solo sei o sette ore. Cinque, se svegliava Makoto in anticipo, quando lei era intorpidita dal sonno e molto ricettiva.

Il lampione in strada mandava un po' di luce nella stanza. Quando i suoi occhi si abituarono alla penombra, Gen riuscì a vedere una gamba piegata sul letto, morbida e delicatamente curvata, sicuramente soffice al tocco.

Sospirò, sentendo un'ondata di calore al bassoventre. 

Prese una decisione. Si mise in piedi, muovendosi verso la cucina.

«Cosa fai?»

Invece di rispondere, terminò di staccare il ventilatore dalla sua posizione sul ripiano. Lo portò in braccio fino al comodino di Makoto, muovendosi a memoria nella poca luce. Posò a terra l'abat-jour per fare spazio, staccò la spina e riuscì a inserire al suo posto quella del ventilatore, non senza fatica. Le pale cominciarono a ruotare veloci. 

Makoto non commentò mentre lui spostava un poco all'indietro il mobile, così che il soffio fosse abbastanza distanziato dal letto. 

«Ora fa meno caldo» le disse.

Per intuito, seppe che lei stava sorridendo.

«Mi viene il mal di gola se quello resta acceso tutta la notte.»

«Mi alzerò a spegnerlo.» Gen fece il giro del letto, tornando al proprio posto.

«Quando?»

Scrollò le spalle. «Dopo.»

«Dopo... cosa?»

Non le rispose, godendosi il venticello che arrivava su di loro.

La risatina di Makoto fu improvvisa. «Hai un pensiero fisso!»

«Avevi detto di avere caldo.»

Makoto continuò a ridere, poi espirò rassegnata. «Gen... Sai che suderemo tanto. Vuoi davvero dormire tutto appiccicaticcio?»

In bocca a lei quella parola suonò divinamente erotica. «Se me lo dici in questo modo... Sì.»

Makoto si stava ancora divertendo. «Hm... non mi va di rendertela così facile. Usa l'inventiva.»

«Hm?»

«Con questa afa un po' d'aria non ci salva. Dimostra di essere bravo... con pochissimo contatto. Una sola mano.»

Gen si sentì diventare più duro. «Bravo a...?»

Makoto si voltò di lato, rivolta verso di lui. Sul suo corpo la stoffa del pigiama creava pieghe leggere, lasciando intravedere in controluce la linea dei suoi fianchi.

«Fammi venire. Solo con cinque dita.»

Per lui fu un colpo di piacere al bassoventre. 

'Nessun problema', 'certo', 'ai tuoi ordini'.

Pensò a molte frasi fatte in risposta, ma alla fine non disse niente. Approfittò della spallina che era di nuova scesa dal suo posto e si limitò ad abbassare il tessuto sul petto di Makoto. Liberò un seno e giocò col capezzolo.

Lo sentì inturgidirsi contro l'unghia. 

Disegnò il contorno dell'areola, il petto di lei che si tendeva al tocco.

Mormorò. «È ancora fresco questo pigiama?»

«... sì.»

«Sicura? Meglio toglierlo.» Lo tirò giù, lungo il torso di lei. Makoto sollevò la schiena per facilitarlo.

Gen fece scendere il tessuto fino alla vita, dove le massaggiò a mano aperta lo stomaco.

«Il palmo è concesso?» Lo allontanò, lasciando solo i polpastrelli sulla pelle di lei. Solleticò l'entrata dell'ombelico. «Faccio come vuoi tu.»

«Il palmo...», Makoto respirava forte, «va bene.»

«Uno strappo alla regola?» Insinuò le dita sotto quello che era rimasto del pigiama, sfiorandole il monte di Venere. Ritrasse la mano e Makoto inspirò un'enorme boccata d'aria.

«Per quello che mi hai chiesto, ci vuole pazienza.» Tornò al suo seno, pizzicando una ad una le punte. Smise di parlare e fece con le dita ciò che avrebbe voluto farle con la lingua. Proseguì fino a farla tremare, il torso di Makoto che si sollevava smanioso, per cercare altra stimolazione. Lui sollevò la mano, portandogliela alle labbra.

Lei regalò un bacio soffice al suo pollice, poi accolse in bocca il suo indice, accarezzandolo con la lingua.

Gen si sentì bruciare. «Sai cosa mi aveva eccitato?»

«... no.»

Il mezzo gemito fu molto appagante.

Abbassò la mano lungo il suo corpo. «Dormire senza slip. Se lo fai... Non posso resistere.»

Makoto inarcò i fianchi, invitando la discesa delle sue dita.

Gen arrivò tra le sue gambe, si immobilizzò. La pelle di lei era completamente liscia.

Makoto stava ansimando. «Io... Col caldo è igienico.»

Dalla gola gli uscì un suono. Si trattenne, accarezzò. Non era la prima volta che viveva quell'esperienza al tatto, ma era la prima volta con lei. Sulla linea del'inguine, sulla giuntura tra le gambe, Makoto era... era seta, le dita di lui scorrevano come su nessun'altra parte del suo corpo.

Si godette quei lembi di pelle, aumentando l'attesa.

Makoto lo sfiorò sul collo con una carezza. Lui la ricompensò con una mano sulle pieghe, umide al primissimo tocco. 

«Allora non avevi troppo caldo.»

«Sì, ma il ventilatore-»

Entrò in lei con un dito, prima lentamente e poi per intero, togliendole la parola. Manovrò con la mano, per spostare il suo liquido in una scia più in alto, dove uno sfregamento di pollice l'avrebbe fatta gridare.

Al contatto Makoto scattò coi denti, frenando l'ansito.

«Goditela.» E ondeggiò con la mano sulla parte più intima e calda di lei, imparandone di nuovo la risposta, la fremenza.

Scorse il viso di Makoto nel buio mentre le si avvicinava sempre di più, trattenendosi dal baciare la bocca aperta.

Una mano gli afferrò la spalla. «Gen!»

Un gemito, l'inizio dell'escalation. Makoto si abbandonò al ritmo dei propri fianchi, pretese più pressione e velocità, maggiori affondi. Lui la accontentò con due dita unite e il pollice che da fuori roteava rapido sul suo clitoride.

Colse il primo spasmo, ne seguì il pulsare, assecondandone il ritmo. Da capo a piedi, con le braccia di lei che si allungavano sopra la testa e le gambe che si piegavano, vide un metro e settanta di orgasmo e desiderò baciarne ogni punto.

Tremò con lei, senza smettere di muovere la mano, fino alla fine. 

Quando allontanò le dite fradicie, dovette domandare. «Sei sudata?»

Makoto stentò a recuperare il fiato. «S-sì.»

«Peccato.»

Si spostò verso i piedi del letto, aprendole le ginocchia. Non poteva avere pietà.

«Aspetta-...»

Mise la testa tra le sue cosce. «Non volevi essere pulita?»

Fu attento e delicato per non sovrastimolarla, ma non la lasciò bagnata neppure su un centimetro. O meglio, la bagnò di saliva, ma era inevitabile: niente avrebbe potuto impedirgli di sentirla con la lingua senza ostacoli, in ogni insenatura e rilievo, ma soprattutto di assaggiare ciò che si era guadagnato.

Quando finì, seduto tra le sue gambe aperte, volle essere chiaro. «Devo...» Aveva un concetto in mente, ma gli mancò la parola giusta da farle ascoltare.

«Scoparmi?»

Spalancò gli occhi.

Makoto emise una risatina flebile. «'Fare l'amore' è troppo poetico adesso.»

Sì. «Devo entrare dentro di te fino a smettere di ragionare.» Gli parve più adatto. L'altro termine... Non era contrario, ma sentiva ancora qualcosa, quando la guardava, che non c'era in quella parola. Tenerezza, per il modo in cui le si era scompigliati i capelli e per come lei lo stava accarezzando sul braccio.

«Ti abbraccerei se non facesse così caldo.»

Gli piacque il suo sorriso. «Eviterò troppo contatto, non preoccuparti.» Abbassò i boxer e incastrò il bacino al suo. «Sarà un po'... animalesco.»

Makoto aveva tirato la testa all'indietro. «Va bene.»

Lui non aveva avuto dubbi sulla risposta e in un angolo della mente cercò di ricordarsi di domandarle che cosa fosse cambiato negli ultimi due giorni, per le piccole prove d'audacia dimostrate quella sera. Sul momento, dimenticò tutto nell'unirsi al suo corpo.

Tenendola per la vita, spinse ripetutamente in lei che lo riceveva, con forza, mentre Makoto si adeguava naturalmente al ritmo. Sobbalzarono insieme, si inarcarono, la parte più bollente del ventre di lei che lo stringeva, lasciandosi plasmare, prendere. Non fece attenzione alla sua voce, ma gli entrò in testa un grido sottile, acuto, e i suoi muscoli si contrassero tutti insieme. Venne sferzato da un piacere violento, assoluto. Lo alimentò con spinte calcolate, profonde, spremendosi fino all'ultima goccia.

Inerme, non rispettò l'intento inizialmente di distanza e le cadde lentamente addosso. 

Makoto lo circondò con le braccia, esausta. «Resta fermo.»

Incapace di rispondere, lui rimase a sentire il soffio del ventilatore sulla schiena. L'aria asciugò piano la patina di sudore sui loro corpi.

Portò una mano alla tempia di Makoto, scostando fili di capelli ondulati. «Di questo passo ci ammaliamo davvero.» Trovò la forza di alzarsi, o così credette: mettendo il piede a terra, la sua gamba cedette.

Makoto lo afferrò per un braccio. «Ehi!»

Lui riuscì a non cadere. «Idiota.» Rise con lei mentre spegneva il ventilatore.

Sul letto, Makoto stava srotolando sulle gambe il pigiama. «Tanto vale dormire senza niente.»

Proprio come aveva pensato lui. Si disfece a sua volta dei boxer, camminando impacciato finché non riuscì ad abbandonarli a terra. Si gettò a pancia in giù sul letto. Abbracciò il cuscino.

«Che romantico.»

«Se vuoi che ti stringa, devi solo dirlo.»

Dalla mancanza di una risposta capì il dilemma di Makoto e rise. «Col condizionatore, domani. O sotto una doccia.»

Lei si stiracchiò di nuovo, chiudendo gli occhi. «Belle idee.»

Guardandola, Gen non riuscì a resistere e si sporse per rubare il bacio della buonanotte.

Makoto si rannicchiò nelle spalle, felice. «È calda anche la tua bocca!»

«Ma ne è valsa la pena.»

«Tanto.» Lei si soffermò a osservarlo. «Dormi bene, amore mio.»

A lui si bloccò in gola la risposta. Non gli importò dell'afa: le prese una mano e la tenne stretta.

Mentre il sonno li avvolgeva, la teneva ancora tra le dita, i loro palmi sudati, disposti al sacrificio.

Dormì senza lasciarla andare.

  

Agosto 1997 - Di notte, nell'afa - FINE

  


 

NdA: Uh. Ehm, uh, cough-cough. In questo capitolo sono stata spudorata :D

Ho una mezza idea di cosa abbia portato Makoto a tali livelli di disinibizione. In un capitolo della raccolta di Rei, 'Di fiamme e quiete', parlavo di Makoto che lodava un romanzo rosa che a suo dire conteneva del 'gran sesso'. Immagino che la ragazza abbia continuato su tale strada, spingendosi verso letture ancora più erotiche :P Ce la vedo Makoto a farsi influenzare da una lettura simile, per due motivi.

Uno: nel primo anime c'era questo episodio della quarta serie in cui lei diceva di essere una buona lettrice. Makoto non sente i libri a livello di Ami, che li usa per apprendere nozioni e assimilare esperienza. Makoto li sente col cuore e i sensi, non è mai paga di emozioni.

Due: in fondo la vedo come una persona priva di pudori. Per lei non averli non esclude il romanticismo, come ho cercato di far vedere in questo capitolo. Sono due parti complementare di lei.

Makoto è forte, audace, anche nella sfera intima insomma. Ormai con Gen stanno insieme da otto mesi, ora c'è molta confidenza tra loro. Questo non significa che lei disdegnerà sessioni più tranquille, dolci. Ne avrà sempre bisogno.

Hm. Mi chiedo se sono riuscita a trasmettere tutto questo, più che con le mie parole qui, con ciò che ho raccontato finora di lei. Fatemi sapere :)

 

Elle

 

Il gruppo Facebook dedicato alle mie storie, con anticipazioni e curiosità, è Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

   
 
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