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Autore: BlackHawk    16/08/2015    1 recensioni
-Non è il posto che fa per te- disse una voce alle sue spalle. Si voltò sorpresa verso l’uomo che le aveva servito da bere, il cui nome le sembrava di aver capito fosse Jet.
-E chi lo dice?- chiese Emma, inarcando un sopracciglio.
-Ti do un consiglio Emma. Finisci la tua birra e vattene da qui.- disse Jet, appoggiandosi al ripiano del lavandino alle sue spalle.
Era a braccia conserte e la fissava intensamente, come a volerle leggere dentro.
-Ho bisogno di un lavoro. Non è facile trovarne uno di questi giorni.- disse Emma, sorpresa che lui avesse sentito la sua conversazione con Kian e l’avesse chiamata per nome.
-Chi è Karen?- chiese lui, dopo un po’.
Emma prese un sorso di birra, sperando che scacciasse il nodo in gola che le si era formato. -Era la mia migliore amica. Lavorava qui. È stata assassinata due anni fa, ma non hanno trovato il colpevole.- rispose Emma, incapace di mascherare la rabbia.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Prima o poi troverai la persona giusta. La tua anima gemella. È lì da qualche parte- disse Karen allegra, mentre si faceva lo smalto.
Emma sospirò. Non ne era così convinta. Tutte le relazione che aveva avuto fino a quel momento erano state un fiasco totale. Cominciava a credere che fosse colpa sua.
-Come va con Jack?- chiese poi a Karen, curiosa. Si erano conosciuti qualche mese prima e sembrava che la cosa funzionasse.
-Non ci frequentiamo più-disse la sua migliore amica, con un tono strano.
Emma si insospettì. –Perché non me l’hai detto?-
Karen fece spallucce. –Non era importante-
Emma trovava strano che fosse così evasiva. Si dicevano sempre tutto. –Ti stai vedendo con qualcun altro?-
-No-
-Sicura?-
-Te lo direi, Emma.- rispose Karen, seccata. –Tutto bene a lavoro?- chiese poi, cercando di cambiare argomento.
-Più o meno. John mi sta dando il tormento in questi giorni. Mi chiede di trattenermi sempre un’ora o due in più. Però lui se ne va sempre presto.-
-È il tuo capo, Emma.-
-Sì, ma mi dà fastidio lo stesso.- replicò Emma, irritata. –Tra quanto vai al locale?-
-Mezzora.-
-Se venissi lì?-
-No. Cioè.. perché dovresti venire?- chiese Karen, guardandola negli occhi.
-È venerdì sera e non ho nulla da fare-
-Il venerdì è un casino al locale. Non potrei dedicarti molta attenzione.-
-Ok. Troverò qualcos’altro da fare. –
 
-Emma, svegliati- disse una voce che cercava di penetrare la barriera di sonno che l’avvolgeva.
Emma sbatté le palpebre un paio di volte e sorrise quando Jet la baciò dolcemente sulle labbra. I ricordi della giornata precedente riaffiorarono lentamente nella sua testa.
-Dove credi che sia?- chiese a Jet, tirandosi su.
-Non lo so.- rispose, frustrato.
-Forse dovresti chiamare tuo fratello e…-
Jet distolse lo sguardo. –No.-
Emma si mise a cavalcioni su di lui e lo costrinse a guardarla. Jet posò le mani sui suoi fianchi.
-So che non vuoi avere niente a che fare con lui e lo capisco. Però è l’unico che può aiutarci.- disse Emma, circondandogli il collo con le braccia.
Jet si sporse verso di lei fino ad incontrare le sue labbra. Il bacio da lento e giocoso divenne frenetico e appassionato ed Emma ansimò quando Jet cominciò a inarcare i fianchi, premendo la sua erezione contro di lei.
Emma si ritrovò intrappolata sotto il corpo caldo e forte di Jet in un attimo. Quando lui cominciò a sfilarle i pantaloncini con cui dormiva lei capì di non avere scampo.
***
-Non possiamo perdere una giornata intera.- disse Jet, dopo aver preso un sorso di caffè.
Emma annuì. Era perfettamente d’accordo con lui. Non potevano aspettare che diventasse buio per riprendere le ricerche. Dimitrij e i suoi compari sarebbero tornati a Mosca il giorno dopo. Il loro tempo stava scadendo.
-Potremmo tornare in quella zona e dare un’occhiata in giro. Chiedere di lui. Se non troviamo nulla torniamo stasera.-
Jet sembrava perplesso. Poi il suo sguardo si incupì. –Chiamo Alec.-
Emma si era fatta dare il numero da Nina prima di andare via. Gli porse il suo cellulare.
-Sono Jet. Non c’era James.- disse Jet, dopo che Alec ebbe risposto.
-Dove posso trovarlo?-chiese poi, lanciando un’occhiata ad Emma. –Ok. Proviamo lì.-
Jet riattaccò senza nemmeno salutare e ridiede il telefono ad Emma.
-Allora?-
-Potrebbe essere nella Piazza Rossa. Non è molto lontana da qui.-
-Sarà meglio andare-disse Emma, finendo il suo caffè.
Si alzarono e chiesero alla receptionist le indicazioni per raggiungere il posto in cui speravano di trovare James. Scoprirono di non aver bisogno di una macchina e quindi si avviarono a piedi.
-Non appena questa storia finirà ci faremo una bella vacanza ai Caraibi-disse Jet.
Emma si voltò verso di lui. Stava dicendo sul serio?
-Oppure da qualche altra parte. Insomma…-
Emma non poté fare a meno di sorridere. –Ai Caraibi sarebbe perfetto-
Jet si girò verso di lei sfoderando un sorriso che fece battere il cuore di Emma più forte.
-Spero solo che James sia qui.- disse poi, preoccupato.
Lo sperava anche Emma. Aveva bisogno assolutamente di parlare con lui.
Le tornò in mente il sogno che aveva fatto. In realtà non si trattava di un sogno, ma di un ricordo. Le capitava spesso ultimamente di ricordare Karen nel sonno e ogni volta che si svegliava si sentiva vuota e sola. Quella mattina invece non le era successo. Stare con Jet la faceva sentire bene.
-Siamo arrivati-disse Jet, costringendola a concentrarsi sulla piazza in cui erano arrivati. Era ampia e piena di turisti.
-Perché mai dovrebbe essere qui?- si chiese Jet ad alta voce, scrutando ogni persona presente.
Emma si stava chiedendo la stessa cosa. Alec li voleva forse depistare? Non si sarebbe stupita se avesse fatto una cosa del  genere. In fondo aveva tradito le persone che gli volevano bene senza esitare.
-Aspetta un attimo-
Emma seguì lo sguardo di Jet. –Cazzo è lui- disse Jet, cominciando a incamminarsi verso una persona che Emma non aveva ancora individuato.
Poi capì. Jet si stava dirigendo verso una ragazzo che aveva più o meno la sua età ed assomigliava moltissimo a Kian. Stava parlando con una ragazza che gesticolava nervosamente.
Quando James si accorse di loro smise di parlare. Guardò più volte Jet e poi si rivolse a lui in russo.
-James sono Jethro.-
Lui spalancò gli occhi e poi parlò con la ragazza. Qualunque cosa le avesse detto era riuscito a fare in modo che lei se ne andasse.
-Ti ho già visto.- disse James, incrociando le braccia.
-Sono qui per…-
-Puoi dire ad Alec di andare affanculo-
-Siamo qui per aiutarti-disse Jet.
-Dobbiamo farti uscire dal paese prima possibile. Dimitrij e i suoi tornano qui domani.-
-Non posso andarmene.-
Emma sperò di aver capito male. –Kian…tuo padre…-iniziò a dire.
-Non posso tornare-ripeté James, lanciando un’occhiata ad Emma.
-Dimitrij ha continuato a chiedere soldi a tuo padre ricattandolo. Se ti riportiamo a Chicago lui non potrà più farlo.- spiegò Emma.
-Non mi faranno partire-
-Servono solo i tuoi documenti- disse Jet. -Prenotiamo un volo e torniamo tutti e tre a Chicago.-
-Tutti e tre?- chiese James, confuso. –Alec?-
Jet serrò la mascella. –Lui non viene.-
James sembrava perplesso. –Perché?-
-Si è sposato-rispose Emma.
James scoppiò a ridere. –Si è sposato.- ripeté incredulo –Quel figlio di puttana.-
-Sì, ma adesso…-iniziò a dire Emma.
-Ve ne dovete andare da qui.- la interruppe James. –Potrebbe esserci qualche scagnozzo di Dimitrij.-
-Vieni nel nostro albergo.- propose Emma.
James la squadrò per la prima volta da quando lei e Jet si erano avvicinati a lui. –Si può sapere tu chi diavolo sei?-
Jet la precedette. –È la mia ragazza e lavora nel locale di tuo padre-
Emma sgranò gli occhi. L’aveva definita la sua ragazza!
-E te la sei portata dietro nella missione di recupero?-chiese James, ridendo. Adesso sembrava più rilassato.
-È testarda.- spiegò Jet. -Vieni con noi.-
James sembrava indeciso. Emma si chiese cosa lo trattenesse. –Va bene.-
***
Mezzora dopo erano tutti e tre in albergo. Emma si sedette sul letto, mentre James e Jet rimasero in piedi.
-Ce l’hai il passaporto?-chiese Jet, cominciando a esaminare i vari aspetti tecnici del viaggio.
-Dimitrij ha tutti i miei documenti.-
Emma sospirò. Sarebbe stato troppo facile prenotare il volo e tornare a Chicago.
-Possiamo andare in ambasciata e ottenerne di provvisori.- propose Emma.
-Diremo che lo hai smarrito.- aggiunse Jet.
-Funzionerà?-chiese James. –Dio solo sa quante volte ho immaginato in questi due anni di tornare a Chicago.-
Emma immaginò la disperazione che aveva provato James.
-Dovrà funzionare- disse Jet.
-E se Dimitrij trovasse comunque un altro modo per ricattare papà?- chiese James.
-Una volta che sei tornato a Chicago non ha più nessuna leva da utilizzare- disse Emma, sperando che fosse davvero così.
-Potrebbe usare Alec- disse James, lanciando un’occhiata a Jet.
-Alec ha fatto le sue scelte. Noi ce ne andremo via da qui.-
Emma conosceva quel tono. Jet non sarebbe tornato sui suoi passi.
-Bene, allora. Andiamo in ambasciata.-
***
Quando uscirono dall’ambasciata erano circa le cinque del pomeriggio. Ci erano volute tre ore prima che le pratiche fossero aperte e concluse.
-Prenotiamo i biglietti. Stasera torniamo a Chicago.- disse Jet, incapace di  mascherare un sorriso.
-Ci penso io. Saranno davvero costosi, però- disse Emma.
Notò che James era a disagio. –Non posso permettermi il biglietto. Non ho molti soldi. Dimitrij mi lascia una percentuale minima della droga che riesco a vendere.-
-Non ti preoccupare. Ci pensiamo noi.- lo rassicurò Jet.
-Non so se…-
-Siamo venuti per portarti via da qui.- disse Emma, in tono deciso. –E lo faremo.-
 
 
   
 
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