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Autore: genesisandapocalypse    16/08/2015    4 recensioni
Gli occhi di Luke sono vitrei, nascosti da una nube di pensieri e ricordi. Dice di aver superato tutto, ma nessuno ci crede, Eloise per prima, che riuscirebbe a mettere da parte il suo odio colossale per Michael Clifford, se potesse aiutare.
Essere scappata nell’università al centro di Sydney è stata un po’ una salvezza, per Gioia. E che lo sia pure per qualcun altro?
Ashton ha perso fiducia nelle donne da tempo e scorbutico com’è, riesce a togliersele di mezzo, ma ogni tanto sa anche essere gentile.
A Cardiff c’è stata per soli tre anni, Eva, abbastanza per tornare a Sydney con qualcosa di troppo e far rimanere secco Calum.
E Scarlett, non sa bene come, finisce più spesso in quel bar che in camera propria.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Home is wherever I am with you.
DI NOTTE.
 
“Penso spesso che la notte è più viva e intensamente colorata del giorno.”
“La notte ha la forma di quello che ti manca.”
 
Sta guardando il soffitto con sguardo vacuo. Non sa bene cosa sente, dentro di sé. Il cuore le batte ancora a mille, sebbene cerchi in tutti i modi di non darlo a vedere, e sente lo stomaco ribaltarsi e agitarsi, facendole quasi male, di un dolore piacevole, però, di quel dolore che tutti vorrebbero sentire.
Ha le guance imporporate, le labbra schiuse da cui esce velocemente il fiato.
Da quant’è che non lo faceva? Decisamente troppo, questo è sicuro.
Sente mille pensieri nella testa, non riesce a capire se è felice o arrabbiata. Forse più l’ultima. No, forse più la prima. Come ha fatto a cascarci? Insomma, ha tenuto duro per tre anni, e dopo una litigata del cavolo si è lasciata andare così? Gira gli occhi chiari verso la figura al suo fianco.
Michael ha i lineamenti rilassati, mentre dorme dopo due ore di fuoco. Ha ancora la fronte imperlata di sudore, ma il respiro regolare e leggero. Un braccio spunta da fuori il cuscino, lasciando intravedere alcuni dei suoi tatuaggio, ed Eloise proprio non resiste. Passa una mano su di essi, sebbene nella sua testa nulla riesce a mettersi in accordo.
È stata a letto con il suo dannatissimo ex, dopo che in tre anni a mala pena si sono dati cinque baci, sempre voluti da lui, e sempre alla sprovvista. È stata a letto con Michael dopo essersi promessa che non l’avrebbe perdonato, perché l’ha ferita.
Eppure è stata così bene, tra le sue braccia. Le veniva quasi da piangere, nella loro danza d’amore.
Sente il muscolo di Michael tendersi, avrà percepito il suo tocco delicato, e gli occhi di giada si scontrano con i suoi, ancora velati per il sonno, durato poco più di mezz’ora. Michael sorride sincero, lui sente solo una cosa: gioia.
Ha aspettato così tanto questo momento.
«Ehi,» sussurra, stiracchiandosi lentamente, prima di circondarle la vita con un braccio. Se la avvicina di colpo, accarezzandole la schiena nuda. Gli è mancata così tanto.
Eloise sospira, segue con lo sguardo ogni tratto del suo viso, e non sa cosa dire.
«Io..»
«No, ti prego - Michael chiude gli occhi di scatto, quasi li strizza, il terrore delle parole che potrebbero uscire dalla bocca di Eloise lo impanica - ti prego, non dire nulla, fai finta di niente, almeno fino a domani. Poi potrai dire ciò che ti pare, potrai insultarmi, maledirmi, offendermi, ma non ora… ti prego,» supplica, la voce strozzata e tremolante.
È che vuole ricordarsi di questo momento almeno finché Eloise non tornerà la solita stronza, vuole godersela così, nuda, sdraiata accanto a lui, nel pieno delle sue emozioni.
«D’accordo,» borbotta lei, sorridendo leggera, sul viso ancora stremato per il movimento.
«Grazie,» sorride Michael, allungandosi per darle un tenero bacio sulle labbra rosee, in sporgenza già di loro, come se non aspettassero altro.
«Ma non ne faremo parola con nessuno,» aggiunge poco dopo Eloise, appena finisce il bacio, più passionale di quel che si aspettasse. Michael incrocia i loro occhi, nello sguardo un pizzico di delusione, mascherata da finta decisione.
Annuisce leggermente, è già tanto che è ancora nello stesso letto con lei, a casa della ragazza, per giunta. Non può pretendere di non tenere nascosta questa scappatella.
Forse però…
«Nemmeno con Eva,» come non detto, non lo dirà ad anima viva.
L’ultima cosa che vuole è farla arrabbiare, non sia mai che sia riuscito ad addolcirla un minimo.
Però, potrebbe sfruttare la richiesta a suo favore.
«Va bene, non lo dirò a nessuno - poi ghigna, beffardo - ma a una condizione,» e la sua frase ha il potere di far alzare gli occhi al cielo ad Eloise.
«Cioè?»
«Un secondo round, dolcezza.»
Eloise sbuffa, eppure si lascia sfuggire un sorriso, alzando un sopracciglio biondo.
«Che secondo round sia.»
 
«Pronto?»
«Ho voglia di vederti.»
«Luke?»
«Sì, sono io.»
«Sono le dieci di sera, non riesci ad aspettare domani?»
«No, non ci riesco. Poi sono già sotto il dormitorio.. però se ti disturbo, fa niente, me ne torno a casa.»
«No, tranquillo, dammi solo cinque minuti.»
Si siede su una delle panchine presenti nel cortile, accendendosi velocemente una sigaretta. Dopo l’incontro con Eva, al cimitero, sono andati a prendere qualcosa da bere, sorridendo come due vecchi amici, dopo che si sono liberati di quei piccoli pesi che continuavano ad affaticarli. Luke si è sentito capito come mai prima, è stato strano rivelare le proprie paure e dichiarare l’amore che provava per Zoe ad Eva, specie dopo non aver avuto nessun genere di contatto con quest’ultima per tre anni.
Alla fine, dopo aver chiacchierato e persino riso, lei l’ha spronato ad andare a trovare Gioia, pur di svagarsi un po’. L’ha capito persino Eva che, questa ragazza, non gli fa altro che bene.
Sette minuti dopo, quando ormai la sigaretta non è altro che fumo disperso, Gioia apre la porta ed esce. Ha i capelli legati in una coda alta, il viso privo di trucco ed è vestita con dei semplici jeans e una maglia larga, rigorosamente nera. Ed è bellissima come sempre.
Gli sorride candida, fino a sedersi accanto a lui, schioccandogli un veloce bacio sulla guancia.
«Buonasera,» lo saluta, poggiandogli infine una mano sulla coscia.
«Buonasera a te - sbiascica lui, sorridendo e afferrando la mano di lei, intrecciando gentilmente le dita - scusa se ti ho disturbato, ma non sarei mai riuscito ad aspettare domani,» aggiunge, stringendosi nelle spalle larghe e abbassando gli occhi cerulei al terreno.
«No, fa niente, sono felice di vederti,» ammette Gioia, imitando gli stessi gesti che poco prima ha fatto Luke. Si avvicina lentamente, cozzando la propria coscia con quella del ragazzo e stringe meglio la presa sulla mano di lui.
«Comunque, è successo qualcosa in particolare?» chiede lei, scontrando i loro occhi e mordendosi il labbro inferiore.
Luke sospira, si passa la mano libera tra i ciuffi biondi e ammicca un sorrisino mesto.
«Sono andato al.. cimitero, oggi - borbotta, sentendo Gioia farsi ancora più vicina - insomma, ho “parlato” con Zoe, poi è arrivata Eva, sai, era la migliore amica di Zoe. Abbiamo parlato, dopo aver pianto come due cretini per un’ora buona, e lei mi ha spinto a venire da te, così, per vederti - abbassa lo sguardo e poi lo rialza - crede che tu mi faccia bene,» aggiunge, sorridendole apertamente.
Gioia strabuzza gli occhi scuri, decisamente colpita da tali parole. Che fosse vero? Che lei facesse solo che bene, a Luke? Una cosa è sicura: lui fa bene a lei.
«E ha ragione?» chiede, in un sussurro, mordendosi il labbro inferiore subito dopo. Luke sospira, allarga il sorriso e schiude le labbra, abbassando lo sguardo al pavimento per l’ennesima volta in quei pochi minuti.
Poi annuisce, lentamente.
«Sì, ha ragione.»
 
Degli incessanti picchiettare non fanno altro che infastidirla da vari minuti. È china sul letto, un libro ancora a metà che ha tutta la voglia di leggere e zero concentrazione. Alla fine si alza con un grugnito, cercando di identificare da dove arrivi il rumore.
La finestra, ovviamente.
Coglie persino un movimento fulmineo, che la fa sussultare. Così si avvicina, spalancandola e buttando la testa di fuori.
«Ehi, pst!» un sussurro le fa aggrottare la fronte, fuori è talmente buio che vede poco e niente, ma ecco una sagoma scura sotto di lei, leggermente illuminata dalla luce che filtra dalla sua camera.
«Calum?» balbetta, strabuzzando gli occhi chiari, decisamente sbalordita.
«Azzeccato!» sente dire con tono divertito. Si ritrova a sorridere, felice di tale gesto, allora spalanca meglio la finestra.
«Vuoi fare come ai vecchi tempi? Quando eravamo ragazzini e tu rischiavi di spezzarti l’osso del collo ogni volta?» ridacchia, spostandosi un ciuffo biondo dal viso.
Sente una risatina uscire dalle labbra di Calum e se lo immagina con gli occhi a mezzelune e il naso arricciato.
«Perché no? Funzionava ogni volta. I tuoi non ci beccavano e io tornavo a casa illeso,» dice, stringendosi nelle spalle.
«Siamo grandi e vaccinati, penso che avresti potuto benissimo passare dalla porta,» ribatte lei, scuotendo la testa. Hanno ventun’anni, cosa avrebbero potuto dire i genitori più di tanto?
«Così mi diverto di più,» borbotta lui, alzando le spalle.
«Dio, sai che questa scena-»
«Ti dà tanto da Romeo e Giulietta? Sì, me lo dicevi sempre - ride, si avvicina all’edera da cui si arrampicava sempre, ci sono ancora i solchi fatti da lui ben visibili - allora, vuoi che salgo o me ne torno a casa?» aggiunge, imitando un sorrisino sghembo, quando vede Eva entrare dentro con un sospiro.
L’unica cosa che vuole è averlo accanto a sé.
Dopo cinque minuti di parolacce e gridolini soffocati, Calum balza all’interno della stanza con agilità, scontrandosi con la figura ammorbidita di Eva, poggiata alla porta in legno della propria camera.
«Sei tutto interno,» dice lei, avvicinandosi lentamente.
«Come al solito,» Calum sorride, con le mani le afferra le braccia, stringendosela contro e ridacchiando sulle sue labbra.
«Allora, come mai qui, a notte fonda?» chiede lei, allora, lasciandosi stringere delicatamente dalle braccia di lui.
«Mah, così, volevo vederti. Devo per forza avere un motivo?» alza un sopracciglio scuro e fa cozzare ancora di più i loro corpi, accarezzandole la schiena con una mano.
«Io credo che una motivazione ce l’hai, invece,» Eva inarca le sopracciglia verso l’alto, mordendosi il labbro inferiore, rendendolo più gonfio.
«Ah sì? - Calum ridacchia, pian piano indietreggia fino al letto - beh, sì, è possibile..» aggiunge, prima di farla stendere lentamente e con attenzione. Dentro la sua pancia c’è un’altra vita, ci vuole decisamente più dolcezza, nei movimenti.
«Me la vuoi dire, al posto di gongolare come un idiota?» borbotta lei, appena il corpo di Calum si cala sul suo, issandosi sulle braccia per non pesarle e per non schiacciare il rigonfiamento.
«Uhm, vale che avevo voglia di baciarti?» sbiascica, prima di abbassarsi fino a combaciare le sue labbra con quelle di lei.
Si staccano poco dopo, e Eva non riesce a trattenere un sorriso luminoso.
«Si, vale,» mormora, intrecciando le dita tra i cappelli mossi del ragazzo, riportandolo sulla sua bocca.
«Vuoi rimanere qui a dormire?» azzarda Eva, alcuni minuti dopo, stringendosi nelle spalle. È da tanto che non gli fa una richiesta del genere, ed è da poco che hanno iniziato di nuovo. Calum preme le proprie labbra in una linea fina, abbassa lo sguardo e poi imita un sorriso, scuotendo la testa.
«Credo che sia, hm, troppo presto,» balbetta, alzandosi lentamente da sopra di lei. Eva sospira, imitandolo. Giocherella con le proprie dita, annuendo leggermente.
Capisce perfettamente ciò che intende, è stata troppo avventata. Osserva Calum passarsi una mano fra i capelli e aprire la finestra, prima di girarsi a guardarla per un’ultima volta, ammiccando un sorriso.
Eva si avvicina, sfiorando le sue labbra in un casto bacio, prima di sorridere anche lei.
«Allora - si schiarisce la voce - allora, buonanotte,» dice, stringendosi nelle spalle e scontrando i loro occhi, l’uno il contrario dell’altro.
«‘Notte, Eva,» si china un’ultima volta, prima di catapultarsi fuori dalla finestra, cadendo perfettamente con i piedi a terra.
Eva osserva semplicemente come, nella notte, la sua sagoma scura sparisca oltre l’angolo.
 
È stato un viaggio piuttosto silenzioso. Del resto, è l’una di notte e lei è terribilmente stanca, tanto che sente gli occhi chiudersi più volte. Non ha voglia di salire le scale, non aveva nemmeno voglia di andarsene. Fosse per lei sarebbe rimasta volentieri a casa di Ashton, magari per addormentarsi tra le sue braccia e tra il suo profumo.
Invece eccola qui, la macchina si è appena fermata e a lei tocca aprire gli occhi di scatto, svegliandosi un poco per permettersi di salutare Ashton e arrivare fino al suo appartamento.
Sospira, si passa una mano sul viso e si gira a guardare il ragazzo, sorridendogli leggermente.
«Stai morendo di sonno,» dice lui, ridacchiando al viso assonnato di Scarlett, che si stringe nelle spalle e annuisce, scucendo le labbra nel sorriso.
«Si nota?» borbotta, afferrando la propria borsa e mettendosela in grembo, iniziando a cercare le chiavi per non doverlo fare direttamente alla porta.
«Parecchio,» dice lui, annuendo, senza che il sorriso gli si levi dal viso aguzzo.
«Io, hm, sono stata davvero benissimo questa sera, Ashton - dice lei, poco dopo, appena stringe tra le dita le chiavi dell’appartamento - grazie di tutto,» aggiunge, abbassando lo sguardo, mentre sente le guance riscaldarsi e, probabilmente, colorarsi di un rosso acceso.
Ashton si stringe nelle spalle, allarga il sorriso e osserva ammirato l’imbarazzo della ragazza, che ha il potere di addolcirlo ancora di più.
«Grazie a te, invece,» sussurra, facendole alzare il viso di scatto. Scarlett aggrotta la fronte, scuotendo la testa per la confusione.
«Di cosa? Io non ho fatto nulla,» borbotta.
«Mi stai rendendo felice, questo basta?» ammette lui, prima di allungare la mano per avvolgere quella di Scarlett, che gliela stringe di riflesso e sorride intenerita dalle parole del ragazzo.
«Allora, hm, ci vediamo domani?» chiede lei, dopo qualche minuto di silenziosi sguardi, schiarendosi la voce e avvicinandosi di poco ad Ashton, che annuisce.
«Se vieni a trovarmi al lavoro, certamente!»
«Beh, allora a domani!» si allunga lentamente, non sapendo bene cosa fare. Punta alla guancia, ma il ragazzo si gira velocemente e le afferra il viso con la mano libera, facendo cozzare le loro labbra in un bacio che di casto ha ben poco.
«Buonanotte, Scarlett,» mormora lui sulla bocca della ragazza, sorridendo beffardo alla smorfia di sorpresa di lei.
Si schiarisce la voce, poi gli sorride un’ultima volta ed esce dalla macchina con le gambe che le sembrano di gelatina, tanto tremano. Sì, si sono baciati
a casa di Ashton, certo, e più di una volta, ma non così… appassionatamente.
Si tocca le labbra con le dita, sorridendo a trentadue denti subito dopo. Apre la porta di casa che quasi le viene voglia di canticchiare, chiudendola a chiave subito dopo, poi si precipita in stanza, lanciando letteralmente i tacchi a un angolo e la borsa sul letto.
Si sveste che ancora ha la sensazione della bocca di Ashton sulla sua e non può fare a meno di passarsi la lingua su di esso per sentirne ancora il sapore.
Quando è finalmente in pigiama e struccata, si avvicina al comodino accanto al letto per afferrare un elastico.
Lì, lo vede.
Bello, scintillante, luminoso.. costoso.
L’anello di fidanzamento.
 
***
Ehilà,
come va?
Scusatemi, come sempre, per il ritardo. Come vi ho detto, il vero ritmo lo riprenderò a settembre, probabilmente. Scusatemi anche perché ‘sto capitolo non è il massimo, la mia immaginazione è andata a farsi fottere e io mi sono spremuta le meningi per far uscire comunque qualcosa, spero che non faccia poi così schifo.
Abbiamo Eloise e Michael che sono andati a letto insieme! Chi non vedeva l’ora?
Poi Luke che va a trovare Gioia e le dice che lei gli fa bene.
La solita scena della finestra, che non poteva mancare anche in questa storia. Calum aveva semplicemente voglia di vederla.
Infine, Ashton riporta a casa una Scarlett piuttosto felice.
Bye bye,

Judith.

 
 
 
  
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