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Autore: Elle Douglas    16/08/2015    1 recensioni
We don’t meet people by a c c i d e n t.
They are meant to cross our path for a r e a s o n
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‘Nell’istante stesso in cui ti ho incontrata, in un caso del tutto fortuito e inaspettato, ho sentito che in te c’era qualcosa di cui avevo bisogno. Ma non era un qualcosa. Eri tu. Sin dall’inizio ho capito che tu eri una parte di me, ed e’ per questo che non ho piu’ intenzione di lasciarti andare. Io senza te sono incompleto e non voglio più esserlo.’
La ragazza non poteva credere a simili parole, a un simile sentimento tutto per lei.
Lei a cui era stato tutto negato.
Sorrise con gli occhi lucidi e il cuore che dentro il petto sembrava avere finalmente vita. Sorrise e sprofondo’ il viso nel suo petto e si ritrovo’ a sentirsi completa, dopo lunghi, estenuanti secoli.
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Seconda parte di ‘I thought I’d lost you forever.’ | Gli avvenimenti narrati avvengono dopo la 4x11.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I thought I'd lost you forever'
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CAPITOLO IV
 
 
‘Vuoi un caffè?’ aveva azzardato Ruby affacciandosi sul suo tavolo con la caraffa piena e un sorriso cordiale.
Esmeralda fissava da tempo indefinito quella tazza che aveva in mano senza muovere un muscolo. Si era persa nei pensieri, come succedeva da un po’ in verità. O per meglio dire, si era persa nel vuoto della sua mente fino ad assumere quasi uno stato catatonico perenne.
Forse perché era da due giorni che non chiudeva occhio? Probabile, ma succedeva anche prima pensò e quella non era la prima vera volta.
Prima l’agitazione per il fatto di non trovare una soluzione per tirare fuori le fate dal cappello, poi l’impazienza di imparare ad usare i suoi poteri che alla fine aveva abbandonato. Erano stati giorni frenetici.
La fanciulla dedicò un sorriso alla cameriera, riprendendosi e poggiando entrambi i gomiti sul tavolo di metallo e sbattendo le palpebre come per risvegliarsi da un lungo sonno.
Si aggiustò meglio su quella poltrona. ‘No grazie Ruby, sto bene così.’
Ruby si fermò un attimo incerta sul da farsi. Si guardò intorno per constatare quanta gente ci fosse nel locale. Aveva conosciuto Esmeralda tempo prima, e anche lei come il resto di Storybrooke si era affezionata alla fanciulla anche grazie a Belle.
Era stata lei a farle incontrare un giorno e durante il tempo dei primi periodi nei boschi era stata lei ad incontrarla e molte volte a tenerle compagnia.
‘Come va?’ Chiese la ragazza sedendosi di fronte a lei e prendendosi un attimo di pausa. Il locale era ancora semivuoto data l’ora mattutina.
Esmeralda fece spallucce, con gli occhi fissi su quella tazza che si rigirava tra le mani, quasi come se ne fosse ipnotizzata.
‘Va tutto bene, a dirla tutta.’
‘Sei sicura? Allora perché ti vedo un po’ stanca.’ Osservò indicandola.
Esmeralda poggiò la schiena alla poltrona, osservando ora l’amica che aveva dinanzi.
‘Si, davvero tutto bene. Sono solo un po’ stanca, è da due giorni che non chiudo occhio.’ Un sorriso stanco le incorniciò il viso mentre si apprestava a incrociare le braccia.
‘Se vuoi puoi riposarti un po’ nelle stanze, per la nonna non ci sono problemi.’
La fanciulla fece cenno di no con il capo.
‘Non ce n’è bisogno, davvero.’ Chiarii.
Avrebbe riposato la sera, in realtà non vedeva l’ora di rientrare a casa e l’idea di un letto morbido e caldo la stuzzicava alquanto, ma scosse la testa per allontanare via quella sensazione. Sarebbe tornata a casa presto quella sera, si promise convinta.
‘E tu? Come va Ruby? E’ da un po’ che non ci fermiamo a parlare.’ Chiese spostando l’attenzione da sé stessa.
Avere troppe attenzioni, per quanto lusingante potesse essere, la sfiancava in alcuni momenti.
Ruby si aprì in un enorme sorriso spensierato. Quella ragazza era sempre una pura e travolgente allegria capace di contagiarla. Esmeralda amava passare del tempo con lei quando poteva.
‘In locanda tutto bene, non ci si può lamentare anche se qui in cucina va decisamente meglio.’ Disse la ragazza riferendosi agli affari. ‘Sono pochi i visitatori che arrivano fin qui.’
E le due si scambiarono un cenno d’intesa.
Con quelle continue maledizioni e restrizioni chi poteva entrare?
‘Stai vedendo mio fratello?’ chiese con lo sguardo basso.
L’aveva visto l’ultima volta appena si era ripresa, anche più volte in un giorno. Avevano passato un po’ di tempo insieme, cercando di ritrovare il tempo perso. Sapeva che alloggiava nella locanda, soprattutto dopo gli avvenimenti accaduti con la madre. Non avrebbe mai voluto allontanarli, di certo il loro rapporto era migliore di quanto lo avesse lei con sua madre, ma era stato lui a decidere di prendere le distanze senza volerne più sapere.
Aveva mentito ad entrambi e Ray non tollerava i bugiardi, aveva spiegato, perciò quella relazione non poteva che uscirne a pezzi.
‘Vive ancora qui, nella sua solita stanza al secondo piano. Puoi andare a trovarlo, se vuoi, anche se credo che stia ancora dormendo.’ Disse facendo notare l’ora sulla parete dietro il bancone. Erano le 7.15 del mattino. ‘Non è una persona mattutina, e la nonna è solita conservargli la colazione.’
Risero insieme, Esmeralda un po’ assente.
‘Non mi sembra il caso ora, ma se lo vedi oggi puoi dirgli che ci vediamo presto. Di sera magari, non so. Sa dove abito, ormai.’
Un attimo di silenzio attraversò la sala.
‘E’ molto arrabbiato con tua madre.’ Notò la locandiera fissandola. ‘Gliel’ho sentito dire l’altro giorno a Killian. Sembra che vadano molto più d’accordo ora.’
‘Sono momenti sporadici, non durerà. Ho chiesto io a Killian di tenerlo d’occhio, se così si può dire. Non voglio che si senta solo, anche se non so se abbia amici qui in verità, ma saperlo con Killian mi fa sentire… meglio.’ Poi scoppiò in una risata appena notò lo sguardo di Ruby su di lei. ‘Oh, lo so che non è più un bambino, lo so. Ma io l’ho lasciato come tale e per me lo è ancora.’ Spiegò, poi si fece più cupa. ‘Per quanto riguarda nostra… madre, non volevo finisse così. Almeno non tra loro.’
‘E come pretendevi che finisse? Era inevitabile che lui si allontanasse da lei. Ho fatto anche io lo stesso quando la mia vera madre voleva fare del male a Snow, o anche peggio, ma se vuoi davvero bene ad una persona e ti fidi e per te è un modello e venire a scoprire una cosa del genere non può che cambiarti la vita. Lui ha scelto te, ha scelto te perché sei sangue del sangue e non solo, ma anche perché ti vuole bene.’
‘E io a lui.’ Specificò aprendosi in un sorriso malinconico.
Nel frattempo i clienti iniziavano ad armonizzare la loro prima tappa mattutina, Esmeralda guardò l’ora insieme a Ruby.
Le 7.30.
‘Mi dispiace averti preso del tempo.’ Ebbe un guizzo la fanciulla, ora in procinto di alzarsi e prendere il cappotto.
Ruby si alzò con lei.
‘Non dirlo nemmeno per scherzo.’ Le rispose in tono.
‘Magari qualche volta potresti venire da noi, da me e Belle intendo, è da un po’ che non passiamo una serata tra noi.’
‘Assolutamente! Una di queste sere sarò dei vostri.’ L’entusiasmo la pervase, mentre Esmeralda sorrise di tutto punto mentre si dirigeva verso l’uscita.
‘Ah Ruby!’ fece richiamando l’attenzione della ragazza che era guizzata ormai dietro il bancone. ‘io mi sto recando in biblioteca. Ci sono tutti i libri sparsi e dovrò riordinarli a dovere stamane, ma se vedi Killian o Will potresti dirgli di passare? Si erano ripromessi di aiutarmi.’
‘Assolutamente. Sarà fatto!’
‘Grazie mille!’
‘Mi raccomando però riposa poi, o vedrò di dirlo a Killian e Belle.’ Minacciò benevolmente l’amica.
Esmeralda sorrise in quelle premure che la gente del luogo non faceva altro che riversare su di lei, specie quelle che aveva imparato a conoscere.
‘Okay!’ fece arretrando mentre continuava a guardarla con la coda dell’occhio, per poco non si ritrovò a sbattere su di un uomo che stava entrando.
‘Mi scusi!’ disse senza davvero guardarlo protraendo le mani in avanti, mentre sgusciò fuori nel clima mite che iniziava ad animare la città.
 
Esmeralda ripose l’ennesimo libro sull’ennesimo scaffale quella mattina, ma nonostante ciò quell’enorme colonna non accennava a diminuire anzi sembrava triplicarsi sempre più. Su quanti libri avevano studiato la sera precedente? Si domandò in preda a un attacco di panico davanti quella montagna sparpagliata.
La fanciulla sbuffò sonoramente, chiudendo per un istante gli occhi intenta a riposarsi almeno un attimo. Non vedeva davvero l’ora di tornare a casa quel giorno: l’idea di lasciarsi andare a Morfeo la stuzzicava sempre più ma c’era ancora tanto da fare e non era quello il momento giusto per demoralizzarsi. Almeno non ancora. Un attimo e riprese convinta e decisa nelle sue mansioni, iniziò a trasportare quei libri su di un carrello verso i proprio scaffali. Cercando in ogni libreria il loro posto designato.
Quando Belle sarebbe tornata al pomeriggio l’intero edificio sarebbe stato in ordine, era quello il suo obiettivo.
Certo, poi, se Will o Killian fossero arrivati in orario a darle una mano non avrebbe dovuto fare su e giù dalla scala in continuazione, pensò sbuffando.
Ma dove diavolo erano finiti entrambi o uno di loro? Eppure non avevano fatto altro che parlarne la sera prima e accordarsi.
Esmeralda guardò l’orologio appeso sulla grande parete oltre il bancone: Le 7.54.
Dalla scala su cui si trovava volse uno sguardo fuori da una delle finestre per scorgerli, un vento leggero che sapeva di acqua e nubi in arrivo muoveva le tende che accarezzavano il muro e regalava una fresca brezza che la sfiorava dolcemente, gente fuori parlava ma nessuna di quelle voci la riconobbe come la loro. Nessuno di loro che si avvicinava.
La fanciulla sospirò paziente.
 
Un cigolio improvviso e graffiante arrivò poi dal lato est dell’edificio attirando l’attenzione della fanciulla che tirò un sospiro di sollievo, era la porta principale della biblioteca che qualcuno aveva intenzionalmente aperto.
Per contro lei non diede peso alla cosa dato il fatto che stesse attendendo uno dei due aiutanti.
‘Killian o Will che sia, vi dispiacerebbe venire a darmi una mano con questi libri?’ esalò esasperata con una pila che teneva in equilibrio sul braccio destro. Gli occhi fissi sulla lista e gli scaffali in cui depositarli.
Dei passi si facevano sempre più distinti e vicini, ma Esmeralda non alzò lo sguardo sul visitatore per accertarsi chi fosse in quanto dava per scontato i volti che avrebbe visto da lì a poco da quell’altitudine.
‘Salve…’ fece una voce profonda, del tutto nuova e sconosciuta, rompendo il silenzio che regnava nella stanza e facendo trasalire la ragazza.
Esmeralda quasi ebbe un colpo di fronte a quella voce ignota e per poco non cadde dalla scala su cui si trovava. I libri, che stringeva in mano, caddero a terra rovinosamente rimbombando in tutta la sala mentre per poco quella non cacciò un urlò che s’apprestò a trattenere mentre in tutta fretta si era prodigata a mantenersi sulla gradinata troppo alta.
‘Siamo chiusi!’ aveva urlato, con qualche ottava in più, stringendosi una mano al petto per lo spavento.
Quello si fece avanti protraendo le mani in segno di difesa. ‘Non volevo assolutamente spaventarvi.’ Azzardò bonario. ‘E mi dispiace essermi intromesso ancor prima dell’orario d’apertura, ma… volevo restituirvi questo.’ E dalla tasca dei pantaloni tirò fuori un ciondolo ovale forgiato di un argento pregiato con una pietra verde smeraldo incastonata al suo interno. Esmeralda, d’istinto, si portò subito una mano al collo per constatare la realtà: Era la sua. Come aveva fatta a perderla?
In anni e anni non era mai successo ed ora eccola lì nelle mani di quello straniero che gliel’aveva riportata.
Attentamente, e mettendo un piede uno dietro l’altro, scese dalla scala per avvicinarsi.
La collana nelle sue mani schiuse brillava così nettamente riflessa dal leggero riverbero del sole che, entrando dalle finestre, batteva su di essa rendendola ancora più meravigliosa. Più bella di quanto fosse mai stata in realtà. Splendeva per la prima volta di una luce nuova, sana che Esmeralda non aveva mai visto, neppure nei suoi giorni migliori, in cui il sole batteva a pieno regime su di essa.
Era qualcosa di magnifico, a suo dire, dalla quale la fanciulla stessa non riusciva a riprendersi.
‘Io… io ti ringrazio davvero tantissimo e anzi, scusami per il mio comportamento. Non volevo essere così scortese, ecco.’ Disse dedicandogli uno sguardo e riprendendosi di colpo sentendo il suo sguardo addosso come un laser in grado di attraversarle l’anima. I suoi occhi blu, limpidi e cristallini la presero alla sprovvista, in quello scambio di sguardi, facendola boccheggiare quasi.
Erano così… così… non trovava una parola adatta a descriverli per davvero.
‘No, no davvero scusami tu, avrei dovuto passare più tardi magari, ma ho chiesto alla tua amica – quella con cui ti ho vista parlare in locanda – e mi ha detto che ti avrei trovata qui per restituirtela.’
‘Tu eri lì?’ i suoi occhi si fecero due fessure nell’intento di ricordare il suo volto. Non l’aveva mica visto.
Quello rise nell’osservare quell’espressione così buffa. ‘Si, mi sei praticamente venuta addosso mentre uscivi.’ Le fece ricordare.
Esmeralda ripercorse mentalmente quei momenti, quell’uscita dalla locanda, e ne ritrovò il frammento a cui non aveva dato gran peso.
‘Ah, già.’ Abbassò lo sguardo nel pieno imbarazzo e timidezza. Ringraziò sempre la sua carnagione per non rendere la cosa abbastanza evidente. ‘Mi scuso anche per quello allora.’
Entrambi sorrisero insieme.
Era incredibilmente facile perdersi nei suoi occhi, nei suoi sorrisi, osservò la fanciulla: un’attrazione inspiegabile ma completamente normale allo stesso tempo e della quale sembrava non riuscire a farne a meno in quel momento. Era naturale, priva di alcuna forzatura, totalmente indipendente e quel ragazzo non lo conosceva nemmeno da pochi attimi.
Il ragazzo che le era dinanzi, dopo tutti i convenevoli del caso, le passò quindi la collana che da tanto aveva in mano. Esmeralda la prese cautamente, da sempre quella collana aveva rappresentato qualcosa di importante per lei: La possedeva da sempre, sin da quando aveva memoria, era stata sua nonna materna a regalargliela e in tutti quei secoli quella collana non aveva fatto altro che accompagnarla ovunque senza mai sfilarsi.
Sua nonna aveva pronunciato qualcosa quando gliela diede: era qualcosa di magico e profetico. Aveva recitato una specie di formula e gliel’aveva messa al collo con un gran sorriso ad accompagnarla.
‘Dovunque vada, qualsiasi cosa noti su di essa non far sì che passi inosservato ai tuoi occhi. Ti indicherà la strada.’
‘La strada per cosa?’ le aveva chiesto la bambina accogliendola nelle sue mani per rimirarsela ancora meglio. Era davvero grande sul suo piccolo torace.
‘Per ciò che è meglio, bambina mia.’ Aveva replicato con un gran sorriso l’anziana donna.
Era tutto ciò che ricordava solcando nella sua mente, di tutto il resto compresa la formula recitata non rimembrava assolutamente nulla.
Appena la sua pelle ingenua e scura sfiorò quella dell’uomo che le era di fronte entrambi avvertirono una scossa che li costrinse ad interrompere quel contatto. Cos’era stato quel netto brivido che aveva percorso la sua pelle – e non solo - arrivandole in tutto il corpo? Non era freddo, ne era sicura. Per quante volte il freddo avesse sfiorato la sua pelle quella non era di certo la sua solita sensazione. Era altro.
Sbatté le palpebre diverse volte, come faceva sempre quando era sorpresa o disorientata. ‘Ehm… ti ringrazio davvero tanto per avermela riportata. Magari qualcun altro avrebbe potuta tenerla per sé, in quel caso mi sarei davvero disperata… con questo non voglio dire che però tu sia il tipo che tiene le cose, cioè nemmeno ti conosco…’
‘Tranquilla.’ Esalò quello uscendosene con un risolino per il suo essere impacciata.
Esmeralda sbuffò divertita piegando la testa di lato per osservarlo con più enfasi. ‘Ti sembrerò una scema ora.’
‘No, niente affatto.’ La tranquillizzò il ragazzo. ‘Anzi, direi che sei… normale.’ Azzardò l’uomo pensandoci un attimo.
‘… Normale.’ Ripeté la ragazza quasi implicitamente mentre distrattamente era tornata alle sue mansioni: afferrò uno dei libri caduti a terra e lo risistemò lì su quel carrello che ne conteneva ancora tanti, mentre lui era ancora lì intento ad osservarla indeciso sul da farsi, avrebbe dovuto andarsene o restare ad aiutarla? fin quando il suo senso di altruismo ebbe la meglio. Non poteva lasciare quella fanciulla in quel modo, in quella marmaglia senza darle un aiuto. Si chinò a raccogliere il resto.
‘Non sono né Killian o Will – che da come ho inteso sono quelli che stai aspettando -, ma se può farti piacere posso aiutarti nel metterli a posto.’ Azzardò il ragazzo mentre con cautela aggiungeva altri libri alla pila riposta nel carrello.
Esmeralda sbarrò gli occhi, continuando a tenerli fissi nei suoi. Boccheggiò, incapace di elaborare ciò che aveva detto e ne tantomeno una risposta sensata. Perché per lei era un totale sconosciuto, perché si sarebbe dovuto prodigare ad aiutarla?
‘Dici sul serio?’ osò mentre lo fissava raccogliere tutto ciò che gli era intorno.
‘Certo che sì! D’altronde sono stato io a spaventarti prima, e a far cadere tutti i libri dalle tue mani. E’ il minimo che possa fare.’
Esmeralda riscese l’unico gradino della scala che aveva fatto per andargli incontro.
‘Non ce n’è davvero bisogno.’ Fece ponendosi di fronte a lui con la mano a mezz’aria, quasi a volerlo toccare.
‘Oh, non mi farò sviare.’ Commentò quello irremovibile e fermo sulla sua decisione.
Per quanti anni avesse passato con vili creature colui che le era di fronte non sembrava appartenere per niente a quella categoria, perciò non ebbe motivo di vedere in quell’atto un secondo fine pensò serena, e poi per qualche strano motivo gli ispirava fiducia e non sapeva se dar completamente credito a quell’istinto o meno, ma decise di fidarsi.
‘Okay, allora, ma ad una condizione: Mi aiuterai solo finché non arriverà qualcun altro a farlo.’
Quello annui con un sorriso, soddisfatto dell’accordo.
Esmeralda non fece altro che osservarlo nel mentre. Non l’aveva mai visto in quella piccola cittadina, e se fosse arrivato dopo, da dove poi? Erano tutte domande che non riusciva a non porsi perché erano palesi. Da quanto era a Storybrooke? Lei era stata in coma quando? Una settimana? Ma neanche prima le era capitato di vederlo o di conoscerlo.
Ma in fondo quante persone conosceva lei stessa? Pensò, ne conosceva più Killian che lei in quella cittadina in cui era ancora tutto nuovo, per certi aspetti.
Ella, dall’alto della sua scala, a volte si fermava a fissarlo per imprimere la sua immagine in mente e poi perché per qualche strana ragione si sentiva in qualche modo attratta da lui: era un uomo ben piazzato, alto e muscoloso, con un sorriso talmente bello che non riuscivi davvero a distogliere lo sguardo quando te ne regalava uno. I capelli leggermente rasati, sotto i raggi del sole, risplendevano di un biondo grano che andava in contrapposizione con i suoi corvini.
In quel lasso di tempo che si erano concessi insieme, si ritrovarono a dir poco o quasi nulla fermi in un qualsivoglia stato di imbarazzo.
‘… Questo libro dovrebbe essere riposto nel secondo scaffale della quinta libreria.’ Indicò quello con un enorme libro dalla copertina rossa in mano.
Esmeralda guardò il titolo sulla copertina per poi controllarlo sul foglio che teneva in mano per constatare. Era vero.
Fissò il tipo che aveva di fronte incredula e con gli occhi sbarrati.
‘Come lo sai?’ chiese sbalordita. ‘Sei un mago o un veggente?’ fece seria.
‘In realtà, sono un poeta. Scrivo poesie, di tanto in tanto.’ Ammise con una certa sicurezza di chi sa il fatto suo. ‘Ho letto quasi tutti i poemi che possano esistere in questo mondo e questo è uno dei tanti.’
Esmeralda era totalmente affascinata da quell’arte. Incrociò le braccia al petto e si mosse sempre più accanto intenta a sapere dell’altro riguardo all’uomo con cui condivideva quella parte della sua giornata e scoprire che lui era un poeta invogliava la fanciulla a conoscerlo ancora di più di quanto avesse fatto mentre riordinavano la biblioteca.
Per un po’ si ritrovarono a parlare di libri. Esmeralda ne aveva letti pochissimi in confronto a lui e si sentì quasi in imbarazzo e inesperta mentre lui le elencava – e le mostrava - tutti i titoli che aveva studiato.
‘Questo posto dovrebbe appartenere più a te che a me.’ Osservò la fanciulla, estasiata dai suoi molteplici racconti.
Ogni libro che aveva letto era un’incontro di poesia e magnificenza che la stimolava subito a rimediare. Le sue narrazioni erano così ricche e uniche che finirono entrambi con il sedersi a gambe incrociate a terra, mentre Esmeralda lo ascoltava con gli occhi sognanti di una bambina.
Finchè lui le raccontava di sue avventure personali, mischiate alla poesie e alla narrazione dei libri letti sentiva che sarebbero potuti andare avanti anche per tutto il giorno, e forse anche per tutta la notte senza che lei ne fosse mai stanca, per lo più la fanciulla si scopri davvero affascinata dal carisma di quell’uomo misterioso.
‘E’ davvero fantastica.’ disse ammirandolo un’altra volta mentre assimilava una nuova storia. Quante volte glielo aveva ripetuto mentre parlavano? Sembrava un disco rotto, probabilmente. ‘Penso sempre di più che questo posto sia uno spreco per me..” sospirò a un certo punto.
‘Che vuoi dire?’
‘Che non sono per niente brava. Cioè in tutti i miei anni non ho poi letto così tanto quanto te, pur sapendo quanto fascino ci sia dentro un libro. Non mi sono mai soffermata più di tanto, mentre tu… tu sei così ricco di cultura e sapienza che mi lasci meravigliata.” ammise con gli occhi che le brillavano. ‘Tu sei stato in grado di catalogare quel libro senza nemmeno vedere la lista che mi ha lasciato Belle in proposito.’
Il ragazzo ci pensò un attimo su, e non la conosceva bene per credere o meno a ciò che dicesse, ma quella ragazza tutto poteva sembrargli tranne che una bugiarda.
‘Dalla mia parte c’è la passione e tanto tempo, ma non abbatterti pensando che tu non possa eguagliarmi.’
‘Non ce la potrei mai fare.’ Ella scosse più volte la testa per marcare ancora di più il suo dissenso.
‘Sei sempre così pessimista?’ Osservò lui, rimirandola, sarcastico.
Stare sotto il suo sguardo la metteva in soggezione e in imbarazzo oltre tutto il resto. Si passò una mano nei capelli, nervosa.
Perché quell’effetto strano? In fondo nemmeno lo conosceva quel ragazzo e quella sensazione non aveva alcun senso. La guardava in un modo strano, in un modo in cui non era mai stata guardata prima, quasi come cercasse di leggere anche lei come un libro. Questa cosa la metteva a disagio.
I suoi occhi profondi e limpidi come l’acqua la mettevano a disagio quando la puntavano in quei silenzi imbarazzanti, eppure lei sentiva di volerne sapere di più. Di volerlo conoscere più a fondo, per qualche irragionevole motivo.
‘Allora come ti viene?’ chiese di soprassalto per fargli distogliere lo sguardo.
‘Cosa?’
‘L’ispirazione per scrivere ciò che scrivi, insomma. Dovrai attingere a qualcosa…’
‘L’ispirazione può arrivare in un attimo, anche mentre sei solo al buio a non pensare a nulla. Non so cosa la faccia scattare. Altre volte scatta come una molla alla vista di un tramonto, di una panca vuota, di due amanti o una strada deserta o di una splendida fanciulla.’ E un sorriso sornione gli solcò il volto nel contemplarla quasi come ad indicarla. Esmeralda si sentì avvampare sotto i suoi occhi. Sembrava prender fuoco. ‘… o davanti a un panino. Può succedere anche davanti ad un panino.’ Osservò facendo allentare la tensione che si stava creando tutta intorno. La fanciulla ringraziò il cielo perché da lì a poco avrebbe smesso di respirare.
‘Vorrei poter legger qualcosa di tuo.’ Disse sincera con l’intenzione seria di vedere i suoi lavori.
‘Vorresti davvero?’
La ragazza annui convinta.
‘Ma vorresti leggere qualcosa solo per poi prenderti beffa di me?’ chiese canzonatorio. La fanciulla si senti spaesata. Perché mai avrebbe dovuto farlo?
Spalancò la bocca. ‘No! Assolutamente no. Voglio davvero leggere qualcosa di tuo. Non te lo chiederei affatto se non fosse così. Perché dovrei?’
Il ragazzo che le era di fronte, seduto accanto a lei con le gambe incrociate stava perdendo colpi. La prospettiva di darle qualcosa di suo, così profondo e intimo non lo alettava più di tanto, non perché non fosse sicuro della sua arte, ma al pensiero di lei lì, che leggeva i suoi scritti lo preoccupava, lo spaventava. Per la prima volta.
Quello si fermò un attimo a pensarci prima di darle una vera e propria risposta.
‘Non credi che tu debba meritartelo?’
‘Meritarmelo…?’ sorrise, disorientata non capendo cosa volesse intendere.
Quando d’un tratto qualcuno entrò nella biblioteca interrompendo la loro fitta e appassionante conversazione.
‘Esm?’ chiese Will trovandola seduta a terra con quell’uomo ignoto. Lo guardava squadrandolo da capo a piedi chiedendosi cosa ci facesse insieme alla zingara nella biblioteca. In difensiva.
I due sembravano molto in confidenza, anche se ai suoi occhi il volto dell’uomo era del tutto nuovo. Che fosse un amico o il fratello di Esmeralda che ancora non aveva conosciuto?
Non avevano alcuna somiglianza però. Notò il fante, esaminandolo ancora.
‘Oh, ehm… Will. Finalmente!’ se ne uscì la fanciulla alzandosi di tutto punto nel trovarselo di fronte. Quest’ultimo l’aiutò porgendole una mano e tirandola su.
Esmeralda battè le mani sui pantaloni intenta a pulirsi, ma era più che altro un gesto implicito. Un gesto che aveva imparato nel tempo da zingara, in quel di Parigi. Poi pose le mani nelle tasche anteriori dei jeans intenta ad osservare le espressioni dei due che aveva affianco.
Entrambi sfoggiavano uno sguardo vago e incerto.
‘Scusa per il mio ritardo, sono passato dal banco dei pegni convinta fossi lì oggi ma ho trovato Belle e mi sono trattenuto anche troppo.’ Fece scusandosi per il ritardo. Poi si guardò intorno, con lo sguardo in cerca di qualcosa o qualcuno. ‘Killian?’ chiese convinto di vederlo sbucare da qualche parte.
‘Killian, niente nemmeno lui. Non so dove sia, sinceramente.’ Ammise.
Il ragazzo che era tra i due iniziò ad avvertire un senso di disagio non indifferente. Cominciò a sentirsi di troppo, quasi.
‘Ora che sono arrivati i tuoi tanto agognati aiuti, i miei servigi non sono più richiesti.’ Notò con un sorriso quasi… dispiaciuto? Poteva essere.
‘Se non fosse stato per te sarei ancora in pieno lavoro, perciò ti ringrazio. Ti ringrazio per la tua entrata fortuita che mi ha permesso di compiere metà del mio lavoro, ti ringrazio per avermi riportato la collana. Senza mi sarei sentita davvero persa. E ti ringrazio per avermi permesso di passare una piacevole mattina in tua compagnia, mi ha fatto davvero piacere conoscerti e discorrere con te, e…’ prese fiato, quasi come se non avesse più. Il cuore assunse qualche battito in più. ‘… mi piacerebbe rivederti di nuovo, se a te va bene e se per te…’
‘Sì.’ Disse con troppa enfasi, interrompendola.
Entrambi si ritrovarono a ridere.
‘Sì, sarei davvero lieto di passare un'altra giornata con te.’ Si corresse. ‘Magari davanti ad un caffè…’
‘Non mi piace il caffè.’ Lo informò.
‘Ah, ehm… okay.’ Rise. ‘Una passeggiata? Un tè?’
Ci pensò un po’ su.
‘Una passeggiata con un thè credo vada più che bene.’ Annunciò, divertita dall’espressione che le rivervava.
‘Allora vada per la passeggiata con il thè, domani.’
La fanciulla annuì con una strana sensazione in corpo.
Ed entrambi nell’idea di incontrarsi nuovamente si sentirono invasi da un nuovo senso di felicità e impazienza condiviso, ma celato. Esmeralda sentii un certo pizzicore mai provato attraversarle lo stomaco e la pancia, rendendola inquieta e soddisfatta allo stesso tempo. Un sorriso enorme risiedeva sul suo viso d’ebano, talmente grande da non starle dietro.
Anche Will che era tra i due notò qualcosa di strano in lei.
Esmeralda non riusciva a definire in una parola ciò che in quel momento, e in quella mattinata, la stesse pervadendo.
Poi in un attimo, come un lampo, una consapevolezza le attraversò il pensiero.
Gli afferrò il braccio, facendolo voltare nuovamente. ‘Il tuo nome? Non so il tuo nome.’
Quello si voltò e le dedicò il suo ennesimo sorriso.
‘Mi chiamo Pierre. Pierre Gringoire.’
 

NOTE AUTRICE:
Ed ecco introdotto il primo di due nuovi personaggi: Pierre Gringoire. Un personaggio originale dell'opera di Victor Hugo - da cui è stato ispirato Il Gobbo di Notre Dame dove però il suo personaggio è stato unito a quello di Clopin -.
E' inutile che vi dica che il ritratto che io ho fatto di questo nuovo personaggio è totalmente diverso rispetto all'originale dell'opera e spero possa piacervi quando nel prossimo capitolo approfondirò la sua conoscenza. 
Scoprirete il rapporto che andrà ad instaurarsi con Esmeralda e spero possa piacervi il modo in cui l'ho definito. Nel mio immaginario - è giusto che ve lo dica. v.v - Pierre Gringoire ha il volto di Stephen Amell, attore che ho conosciuto da poco e che già adoro fin troppo.
Ringrazio come sempre chi mi fa avere i suoi pareri, e anche i lettori che in silenzio leggono e apprezzano (?) il mio operato.
Come sempre mi aspetto pareri a riguardo. 

Un bacione enorme e alla prossima.

- Elle.


 
   
 
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