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Autore: MaryKei_Hishi    30/01/2009    2 recensioni
Il sesso è sbagliato. Il sesso non si deve fare. Il sesso è sporco.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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parteII

***

Stare a contatto con Will non è facile, ma ci si abitua,
lui è molto espansivo in certe occasioni, taciturno e chiuso in altre,
ora come ora riesco a capirlo anche solo guardandolo negli occhi,
ma prima, è stato difficile capirlo in mote occasioni.


La prima volta che lo vidi lo scambiai come spesso gli era successo per una ragazza,
in fondo non era colpa mia se lui era così femminile nelle movenze e delicato nei tratti.

Se ne stava lì, seduto compostamente, a rigirare cibo nel piatto, torturandosi le mani e gli anelli,
senza dire nulla più di quanto gli veniva chiesto,
era imbarazzato, e non riusciva a nasconderlo tanto bene, quella volta non riuscii a guardarlo bene negli occhi per più di due volte.

Evidentemente era poco incline a stare con gente che non conosceva e di cui non poteva fidarsi.

Ad un certo punto il suo telefono squillò,
sono certo che abbia benedetto mentalmente la persona che lo stava chiamando,
rispose alzandosi e allontanandosi dal tavolo di qualche passo.
Beh di dove la mia attenzione fu concentrata non era di certo il viso in quel momento,
anche perché ci stava dando le spalle.

Si sedette con poca grazia, e con altrettanta poca grazia mandò a fanculo quel qualcuno che aveva benedetto poco prima, lo guardammo tutti.

-chi era?-
-una stronza.-
vidi il biondo ridacchiare per le nostre espressioni e Bill riporre -con pochissima grazia- il cellulare in borsa.
-la tua ragazza?-
non so come me ne uscii con quella domanda, da come mi guardarono gli altri sembrava una cosa assurda.
-no, non era la mia ragazza-
sorrise e poi ridacchiò anche lui -assolutamente no- aggiunse poi.

Dopo quella chiamata, iniziò a parlare parlare parlare.
Si era sbloccato, si era fidato e si stava divertendo e stava facendo divertire noi.

Ripensare a come tutto è iniziato e un bel tuffo indietro, un tuffo in mesi di bei ricordi.
Mi fa sorridere ripensare a come era prima e mi rende colpevole pensare a come è stato dopo.


*

Della prima volta che vidi Adam il ricordo che più prepotentemente prende il sopravvento nella mia testa fu il suo sguardo,
uno sguardo che non vidi ma che sentii addosso,
se ci ripenso ora, mi tornano gli stessi brividi che anche allora mi trapassarono il corpo.

Mentre mi allontanavo dal tavolo il suo sguardo lo percepivo su di me,
ogni passo sentivo che lo stava studiando, e sentivo di non potermi muovere.

Lo sentii addosso, lo sentii sopra e sotto i vestiti, lo sentii sopra la pelle e sotto.
Fu uno sguardo intenso che non vidi ma percepii e ancora oggi ha il potere, se pur si tratti di un ricordo, di farmi sentire esattamente come allora, nudo.


-Will, tutto ok?-

bussa e non rispondo; lasciami in pace, mamma.

Le cose non dette sono le peggiori, sono verità e menzogna allo stesso tempo,
verità non dette e menzogne accennate,
sono entrambe le cose nel medesimo istante.
Sono ingannevoli senza raccontare cose false,
non sono verità perché si lascia tutto in sospeso.

Le cose non dette sono le peggiori.

Io in queste cose ci sono cresciuto,
ci ho convissuto
e ho imparato a non dirle.

Con Adam è stato un qualcosa di particolare,
un crescente di sensazioni ed emozioni che non avevo permesso mai a nessuno di farmi provare,
era bello stare con lui.

Un bello vero,
un bello come quando stavo con Daniel,
come quando stavo con chi sapeva delle mie turbe mentali e non.

Eppure lui, di me, tutte quelle cose non le sapeva, perché erano parole non dette,
ne da me ne da altri, naturalmente.

Furono le cose non dette a portarci alla rovina.

Se ripenso a tutto quello, non posso far a meno di sorridere, forse un pò amaramente.

Lavorando in un fast food a part time,
di cibi di quel genere ne ho sempre avuto realmente la nausea,
e la prima volta che siamo usciti insieme,
per un boccone mi ha portato proprio in un fast food.
Risi tanto quella volta, e quando lo resi partecipe, rise anche lui,
ridemmo insieme e complici.
Quella risata mi piacque tanto, era vera e sentita e la sua risuonava così nitida, la sua risuona nitida ancora oggi.

Quel che è successo non è colpa sua, è colpa mia.
Colpa mia e delle mie parole non dette.
La sua colpa è minima.
Incolpare lui sarebbe come incolparlo di respirare o di esistere.

Adam era perfetto e io ho rovinato le cose,
era perfetto perché voleva me, me e solo me, non altre cose,
prima di tutto voleva me, poi, solo poi, avrebbe voluto il mio involucro.

Con il suo essere disperatamente ragazzino riusciva a divertirsi con le cose più stupide,
e faceva divertire me con cose stupide.
E lo amo anche per questo.

Avrei dovuto accettare i consigli di Daniel quando me li aveva proposti,
perché dopo mi sarebbero serviti.

L'inesperienza ha parte di colpa, rispecchia la minima parte di colpa di Adam,
e una minima parte della mia di colpa.

La sua inesperienza a trattare con un ragazzo.
Che non gli ha permesso di vedere le cose.

La mia inesperienza in tutto.
Che non mi ha permesso di essere perfetto.
Rovinando tutto.


Al buio rimugino quando tutti si preoccupano, mamma, non entrare, non guardarmi.
Per quanto ti odi per avermi plagiato con quelle cose, ora fanno parte di me.

Il sesso è sbagliato.

Io ho sbagliato.

Il sesso non si deve fare.

Io l'ho fatto.

Il sesso è sporco.

Io sono sporco.

è stato tutto così improvviso che mi ci sono trovato e non ho saputo ne voluto fermarlo.
In un attimo eravamo sul letto e a lui piaceva, e anche a me, e lo lasciai fare e io feci come lui.
I baci erano perfetti, come le sue labbra.
Le sue mani inesperte sembrano esperte e chiusi gli occhi e me ne pentii di averlo fatto qualche attimo più tardi.
Come se quell'evento avessi potuto gestirlo solo se non avessi chiuso gli occhi,
la vista si oscurò e io non fui in grado di fare più niente.

Non so come mi ritrovai con il cuscino sul viso.

Sentii la federa riempirmi la bocca, mi ero girato?
Mi aveva girato lui? Non lo so, nemmeno ora.

Nudo come la prima volta che percepii il suo sguardo,
questa volta materialmente nudo.

Nel cuscino dopo poco fui io a volermici affondare,
mentre con una mano graffiavo la testata del letto,
convinto che mi piacesse continuò fino a sporcarmi dentro con il suo amore.


-William? Ti prego, esci da quella camera!-

non sembra una preghiera, sai mamma?

Cercati un altro a cui rivolgere la tua devozione, io non sono un santo, non più.

Adam mi manca, ma non ho il coraggio di guardarlo,
non ho il coraggio di vederlo per quel che è successo dopo.

I ricordi si accavallano e si confondono tra loro, un susseguirsi di immagini confuse e sfocate che si affievoliscono e poi tornano ad essere nitide.
E dopo ancora di nuovo sfocate e confusionarie.

Il dopo è così confuso e frastornato.

*

Me lo vidi contorcersi nel letto,
stringere una mano sulla morbidezza del cuscino,
fino a renderla inesistente.
Incurvò la schiena come a voler scomparire in sé, lasciai i suoi fianchi.

Volevo stringerlo.

Volevo chiedergli come stesse e tante altre cose stupide,
non riuscii a chiedergli nulla,
non riuscii a parlare proprio.

Non riuscii a muovermi, non riuscii a stargli accanto.
Mi maledissi per quello, mi maledissi immediatamente di tutto.

I gemiti che raggiungevano le mie orecchie erano atroci sofferenze.

Non sapevo cosa fare e come comportarmi mentre lui faceva forza sulle braccia fino ad arrivare a poggiarsi con la schiena alla testiera.

L'unica cosa che volevo era che mi guardasse, negli occhi.
Ma non lo fece, la sua preoccupazione era quella di coprirsi.
Ricordo che si morse il labbro mentre cercava di tirare il lenzuolo su di sé,
ma questo non si muoveva schiacciato dal mio peso.
Mi spostai per agevolargli i movimenti, mi ringraziò con un pigolio.
Mi coprii e gli diedi i suoi boxer,
erano proprio lì, sotto di noi, di lato al letto, sul pavimento,
abbandonati poco prima quando non sembrava una cosa così brutta.

Un silenzio opprimente prese il posto di noi stessi.
Un silenzio tale che mi fischiavano le orecchie, e erano dominate da un ronzio fastidioso,
avrei fatto qualsiasi cosa per allontanare quel fastidio dalle mie orecchie, quel silenzio era fastidioso,
ma non feci niente per interromperlo.
Lo riaccompagnai a casa.


***---***

grazie a tutti di aver letto, e grazie per i commenti,
la storia, questa, va parecchio a rilento,
questo tipo di narrazione non rientra pienamente nel mio stile quindi ci metto più del solito per scrivere,
visto che i momenti di ispirazione mi colpiscono quando sto al lavoro
e non mi pare il caso di lasciare un cliente a parlare da solo mentre io mi metto a scrivere su qualsiasi cosa scrivibile, quindi grazie di seguirla ^^

kiss

marykei-hishi
   
 
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