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Autore: Despicable Meggs    17/08/2015    8 recensioni
Una bella casa.
Una fantastica moglie e due figli.
Un ottimo lavoro.
Ma poi le cose cambiano.
Tony e Ziva sono sposati, hanno una famiglia felice e le cose vanno bene. Finché Tony non viene richiamato dall'esercito per servire la patria. Come evolveranno le cose? Riuscirà la coppia a sopravvivere nonostante la separazione?
Storia TIVA (al solito io scrivo solo quelle XD), con tanto family e tanto love... E ANGST. Senza angst non è una mia storia XD
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20

Una settimana dopo:



Era passata una settimana da quando Tony era tornato in America ed era stato ricoverato in terapia intensiva.
Ziva era stata dimessa e il piccolo Joe era uscito dalla terapia intensiva neonatale e sarebbe potuto tornare a casa in pochi giorni.

Anche se le cose con Tony andavano decisamente male almeno il neonato ora sembrava stare bene.

Purtroppo pochi giorni dopo essere stato ricoverato, Tony aveva avuto una brutta emorragia interna e ora era entrato in un coma ancora più profondo.
Dopo quell'avvenimento Ziva, che aveva sperato che lui si svegliasse grazie alle cure dell'ospedale, si rese conto di ciò che cercava di dirle il medico.
La situazione del marito era pessima e non stava migliorando ma peggiorando, si stava rendendo conto che vederlo aprire gli occhi era più un sogno che una realtà.
Il suo corpo era talmente debilitato che anche le ferite più superficiali faticavano a guarire e nonostante tutti i farmaci che gli stavano dando i suoi valori peggioravano.

Decise così, dopo aver ascoltato anche i consigli dei due nonni, di lasciare ai figli la possibilità di vedere il padre.
Fino a quel momento aveva evitato, il volto tumefatto di Tony, tutti quei tubi e quei macchinari erano uno spettacolo che voleva evitare ai figli, voleva che non dovessero subire anche quel trauma.
Ma capì che impedirgli di vedere il padre ora che la sua vita era appesa ad un filo era egoistico e sbagliato.
Così dopo aver aspettato che il corpo di Tony migliorasse decise di lasciargli fare visita al padre.

Mentre gli faceva indossare camice e copriscarpe e gli faceva lavare le mani, cercava di prepararli a quello che avrebbero visto.

"Non dovete spaventarvi, papà sta male e tutto quello che vedrete serve per aiutarlo. Gli danno anche delle medicine che servono per non fargli sentire male" spiegò.
"E io lo posso abbracciare?" chiese Lily.
"No amore... Papà è sdraiato e ha tanti tubi addosso che non devono essere toccati. Ma potrai tenergli la mano" rispose Ziva.
"Potrò sdraiarmi con lui?" chiese Noah.
"No, potremo solo stare in piedi di fianco a lui" disse.

Dopo molte altre domande e raccomandazioni furono tutti pronti ad entrare. Il medico aveva dato la possibilità a Ziva di entrare con entrambi i bambini, erano troppo piccoli per poter andare da soli così fece uno strappo alla regola e li lasciò entrare assieme.

Non appena dentro la stanza la prima cosa che fece Lily fu stringere la mano alla madre e girarsi abbracciando la sua gamba.
Si spaventò molto e soffrì nel vedere il padre in quelle condizioni. Noah invece continuò a fissarlo, colpito ma confuso allo stesso tempo. Nemmeno lui capiva cosa stesse succedendo, gli sembrava irreale. Il suo papà era sempre stato un uomo pieno di vita e ora sembrava un manichino.

"Mamma perché papà ha così tanti lividi?" chiese Lily ancora girata dal lato opposto.

Ziva si abbassò alla sua altezza per guardarla negli occhi.

"Papà e caduto con un elicottero e si è fatto molto male. Hai presente quando sei caduta dall'albero e ti è venuto un livido sul ginocchio? È uguale ma lui è caduto da molto più in alto" provò a spiegarle.

"E perché dorme? Ha sonno?" chiese Noah.
"Dorme perché il suo corpo è tanto stanco perché sta male... Come quando avete l'influenza" disse lei.
"Volete avvicinarvi?" aggiunse.
"Si" rispose Noah immediatamente.

Lily invece non disse nulla e Ziva comprese il suo disagio. Non volle forzarla, voleva lasciarle il tempo per essere pronta.

"Resta qui ok? Quando ti sentirai pronta ti avvicinerai anche tu" le disse.

Lei annuì lasciando che la madre e il fratellino si avvicinassero.
Ziva prese Noah in braccio per fare in modo che potesse vedere veramente il padre. Lui era troppo basso per arrivare al letto.
Questa volta anche Noah reagì nascondendo la testa nella spalla di Ziva. Gli ci volle un po' per farsi coraggio e tornare a vedere il volto del padre, ma lentamente si rilassò e iniziò a parlare anche con lui come se fosse sveglio.

Senza che nemmeno Ziva se ne accorgesse, Lily si era unita a loro ed era andata diretta a stringere la mano di Tony.

"Lui sente se gli parlo?" chiese con voce tremante.
"I dottori dicono di si e dicono anche che gli fa bene sentire le voci delle persone che gli vogliono bene" rispose.

Lily fissò la mamma prima di iniziare a parlare.

"Papà... Sono io. E Noah, e anche la mamma" disse.
"Quando ti svegli e torni a casa con noi? Lo sai che abbiamo un fratellino anche? Si chiama Joe ed è tanto piccolo. Sono sicura che vorrebbe che tu gli raccontassi le favole come fai con me e Noah" aggiunse.
"E che giocassi a palla con lui" disse Noah.

Passarono almeno un'ora così, con i bambini che parlavano a Tony e Ziva che ogni tanto spiegava cose o partecipava alla conversazione.
Quando uscirono dalla stanza erano tutti stremati, la situazione era stata stressante e, specialmente Lily, era rimasta molto toccata.

Non appena fuori corse in braccio al nonno, piangendo.
Senior la strinse e la coccolò capendo la sua disperazione. Anche lui la prima volta che aveva visto Tony in quelle condizioni era quasi crollato.
Praticamente tutti erano usciti dalla stanza di Tony in lacrime, persino Eli era rimasto sconvolto da quello che aveva visto.

Quella sera, una volta tornati a casa, anche Gibbs si unì a loro. Voleva parlare un momento con Ziva. Da quando i due nonni si erano uniti a lei non aveva avuto molto tempo per parlarle.

"Come state?" le chiese davanti ad una tazza di tè.
"Male. E sto peggio a vedere come i miei figli siano rimasti sconvolti nel vedere il padre così, anche se dovevo aspettarmelo" rispose.
"È normale. Sono rimasto turbato anche io, persino tuo padre. Ma vedrai che questo non gli impedirà di fare visita a Tony ogni giorno" cercò di tranquillizzarla lui.

"E se non si svegliasse più?" domandò dopo un attimo di silenzio.

Sapevano entrambi che erano più le possibilità che lui non si svegliasse che quelle che aprisse gli occhi e tornasse ad essere il Tony di prima.
Tuttavia Gibbs sapeva che pensarci ora non avrebbe aiutato nessuno, anzi avrebbe fatto solo danni.

"Pensiamo piuttosto a cosa succederà quando si sveglierà. Dovrai dargli delle spiegazioni sul fatto che hai fatto nascere vostro figlio un mese in anticipo" cercò di sdrammatizzare lui.

Ziva fece un mezzo sorriso pensando a quella ipotetica conversazione poi però tornò con la testa alla realtà.
Realtà in cui Tony non si era ancora svegliato e in cui la sua vita stava andando a rotoli.

"Sta andando tutto male Gibbs... Anche i medici non hanno più speranze. Lui non si sveglierà e io rimarrò vedeva, con tre bambini e senza l'amore della mia vita" disse.
"Ziva, cerca di essere più positiva. Per i tuoi figli, per te stessa... Per Tony" rispose.
"Pensi che essere positiva farà svegliare Tony? Credi davvero a queste cazzate?" esplose urlando.

Persino Gibbs rimase sorpreso da quella reazione, sul primo momento. Ziva era sempre stata una persona con molto controllo in situazioni del genere ma ora, che ad essere in pericolo di vita non era uno sconosciuto ma il marito, le cose erano cambiate.

"Calma, Ziver. Spaventerai i tuoi figli" le disse.
"Come se non fossero già abbastanza spaventati" ribatté lei.
"Appunto, non vorrai peggiorare la situazione" cercò di farla ragionare.
"Nessuno di voi può capire la mia disperazione, nessuno può rendersi conto di quanto sia difficile per me affrontare tutto questo sorridendo perché ho due bambini che capiscono cosa succede e non posso farli stare peggio. Non capite che non posso più sopportare tutto questo" rispose scoppiando a piangere.

Gibbs non fece in tempo ad avvicinarsi a lei che anche Senior ed Eli fecero la loro comparsa.
Erano in salotto, poco lontani dalla cucina. Avevano messo a letto i nipoti da poco e quel trambusto li aveva fatti scattare verso Ziva.
Erano tutti diventati molto protettivi nei suoi confronti.

"Ziva, che succede?" chiese Senior.
"Tesoro, calmati" aggiunse Eli avvicinandosi a lei.
"Ha bisogno di riposare e di avere il tempo per sfogarsi. Se continua così a breve avrà un esaurimento nervoso ed è l'ultima cosa di cui ha bisogno ora" commentò Gibbs.

A quel punto Senior le prese un bicchiere d'acqua e le porse con quello una delle pastiglie che il medico le aveva dato per aiutarla a dormire.
Ziva la prese senza fare troppo storie, anche lei desiderava una buona notte di sonno sapeva che dormendo avrebbe affrontato la giornata successiva in modo migliore.

Eli l'aiuto ad alzarsi e senza staccarsi da lei nemmeno un istante la portò in camera e la mise a letto.
Rimase con lei finché non prese sonno, voleva assicurarsi che dormisse per davvero.

Così prese una sedia, si sedette accanto a lei e, come quando era piccola, iniziò ad accarezzarle la fronte e bisbigliarle parole in ebraico.
Ci mise poco a prendere sonno, la pastiglia stava facendo effetto e in più Ziva era davvero stanca.

Tutti e tre gli uomini, quella sera prima di dormire, pregarono che Tony potesse svegliarsi al più presto. Non solo perché lo rivolevano ma anche perché non potevano vedere Ziva e i bambini in quello stato.



Due settimane dopo:



Passarono altre due settimane in cui le condizioni di Tony restarono pressoché invariate, finché un giorno non accadde l'inevitabile.
Sia Ziva che i bambini erano appena stati a trovarlo quando tutti i macchinari a cui era collegato avevano iniziato a suonare.
Fortunatamente nessuno di loro era nella stanza a vedere quella scena.
Tony stava avendo le convulsioni, apparentemente quello che i medici temevano si stava realizzando.

Una volta stabilizzato lo portarono subito a fare una tac e ebbero la conferma dei loro timori. Tony aveva avuto un'altra emorragia cerebrale e ora la situazione era degenerata. Il suo cervello aveva appena iniziato a riprendersi dalla prima emorragia e questa aveva fatto il danno finale.
Non gli ci volle molto per capire che la situazione era diventata irrecuperabile. Avrebbe eseguito dei test, ma erano pronti a comunicare a Ziva che sarebbe stato impossibile che il marito aprisse di nuovo gli occhi.

Quando Ziva vide arrivare il medico e l'infermiera con quelle facce cupe e lo sguardo rivolto verso il pavimento capì.
Dorneget, che era passato a fare un saluto, fece appena in tempo ad allontanare i figli prima che la situazione degenerasse.

"No" disse lei.
"Se è quello che penso non voglio nemmeno sentirlo dire. Non lo accetto" aggiunse.
"Signora, si calmi" le disse subito il medico.
"Andiamo a parlare in un luogo più tranquillo" suggerì.
"Non voglio ascoltarvi" rispose agitata.
"Andiamo nella sala qui a fianco e vedrà che andrà tutto bene" disse l'infermiera.
"No, perché voi volete dirmi che mio marito è morto e io non voglio crederci" rispose arrabbiata.

Alla fine dovettero quasi trascinarla via di peso.
Non passò molto prima che i colleghi che erano presenti al momento la sentissero piangere da fuori della sala.

Il medico le spiegò quello che era successo quel giorno a Tony e che la sua situazione era irreversibile. Le spiegò che era considerato in morte cerebrale e che non si sarebbe mai più svegliato. E adesso stava a lei decidere se e quando lasciarlo andare. E questa sarebbe stata la decisione più brutta e difficile della sua vita.
Lasciarlo morire senza dargli alcuna speranza o condannarlo ad una vita da vegetale. In entrambi i casi faceva schifo.

E altra cosa che faceva schifo era spiegare ai suoi figli quello che stava succedendo, si erano appena abituati a vedere Tony così e sperare che si svegliasse e ora lei doveva dargli pessime notizie.
Ma prima si parlare con loro e rovinargli la vita definitivamente doveva prendere una decisione. Doveva decidere come comportarsi pensando a cosa sarebbe stato meglio per il marito e cosa avrebbe voluto lui.

Sotto consiglio di tutti si prese un paio di giorni per pensarci, ora non era lucida e non poteva ragionare.
In più qui non si stava parlando solamente di suo marito ma anche del figlio di Senior. Fino a quel momento lui si era dimostrato forte e composto ma ora anche lui era crollato.
Doveva affrontare la realtà dei fatto, doveva accettare che il figlio era morto e non sarebbe mai più tornato a casa. Non avrebbero più parlato e scherzato. Era morto e nulla poteva più essere cambiato.

Così due giorni dopo alla terribile notizia, Ziva si sedette sul divano con Senior e affrontarono il terribile discorso.
In realtà non gli ci volle molto, entrambi condividevano lo stesso pensiero.

"Sappiamo entrambi come era Tony e cosa avrebbe voluto" iniziò lei.
"Di sicuro non vorrebbe finire la sua vita attaccato a delle macchine" commentò Senior.
"Sono sicura non avrebbe voluto morire così, lasciando tutti noi soli ma è successo e adesso siamo noi che dobbiamo pensare a lui. E credo che la cosa giusta da fare sia lasciarlo andare senza farlo soffrire oltre" disse Ziva.
"Penso che sia già stato abbastanza orrendo così per lui, nel caso sia riuscito a capire cosa stava succedendo" aggiunse.
"Sono d'accordo con te e sono sicuro che Tony sapesse che tu avresti preso la scelta migliore per lui, aveva estrema fiducia in te" le disse lui.
"Questa é la cosa più brutta che io abbia dovuto fare, più brutta anche di uccidere il mio fratellastro" commentò singhiozzando.
"Oh, Ziva... Lo so" rispose Senior abbracciandola e piangendo con lei.

Dopo essersi calmati un po' parlarono con Eli e infine con i figli.
Quella fu la parte più straziante di tutte. Non appena si resero conto di quello che stava succedendo ebbero un crollo.

"Papà muore? Perché?" chiese Noah disperato.

Questa volta anche lui aveva capito benissimo la situazione e la stava prendendo molto male.

"Non puoi lasciarlo morire mamma, tu devi salvarlo. Tu salvi sempre tutti" la implorò Lily.
"Tu non hai idea di come vorrei poterlo fare, amore" rispose lasciando che la bambina le salisse in braccio.

Quella sera sia Lily che Noah si addormentarono nel lettone di Ziva piangendo. Lily finì con il sentirsi male a forza di piangere, non riusciva a calmarsi e Ziva dovette chiamare Ducky per farsi prescrivere un calmante che potesse aiutare la figlia.

Volendo porre fine in fretta a quello strazio Ziva prese la situazione in mano e decise che, pochi giorni dopo, Tony venisse staccato dalle macchine che lo tenevano in vita.

Scelse un pomeriggio di sole, come piaceva a Tony e riunì tutti nella sua stanza. Fece in modo che tutti potessero salutarlo e poi sarebbe rimasta solo lei con Senior nella stanza per dargli un ultimo saluto.

Inutile dire che non c'era persona in quella stanza che non stesse piangendo.
I più disperati erano Lily e Noah che continuavano a stare attorno al padre e toccarlo nella speranza che si svegliasse.
Anche Ziva non riusciva a frenare le lacrime ma sapeva che il momento era arrivato e ora doveva farsi forza.
Uscirono tutti, tranne Lily che all'apparenza si era incollata a Tony.

"Andiamo Lily, dobbiamo uscire ora" disse Ziva piangendo mentre cercava di portare via la figlia che non voleva allontanarsi dal padre.

Ma lei non l'avrebbe lasciata lì, a vedere mentre staccavano il respiratore del padre. A vederlo morire.

"Lasciami!" gridò divincolandosi dalla presa della madre.

Ziva non resse più, già era difficile lasciar morire il marito. Vedere poi la figlia in quelle condizioni non l'aiutava per nulla.
Si lasciò cadere in ginocchio e non fece più nulla per fermare la figlia. Era sfinita e il peggio doveva ancora arrivare.

Lily corse di nuovo sul letto del padre e lo abbracciò forte, da fuori della stanza tutti guardavano senza poter fare niente.
I medici e le infermiere la lasciarono fare, le avrebbero dato un altro momento. A quel punto qualche minuto in più o in meno non avrebbero cambiato nulla.

"Svegliati papà, ti prego!" lo implorò.
"Tu non puoi morire, sei il mio papà. Mi avevi promesso che non ti facevi male" aggiunse piangendo.

La scena era straziante, tanto che un'infermiera uscì dalla stanza piangendo.
Ziva iniziò a ricomporsi e tornò ad avvicinarsi a Lily, nella speranza di mettere fine a quello strazio.

"E io come faccio senza di te? Apri gli occhi, per favore" continuò Lily.
"Andiamo, non vuoi vedere il mio fratellino nuovo? La mamma ha fatto nascere il bambino e tu non c'eri... Ora è un po' cresciuto, è anche più carino di prima. Devi svegliarti così lo vedi" disse.

"Amore, vieni con me" provò di nuovo Ziva.
"Vattene via!" gridò la bambina arrabbiata.

Il medico, vedendo che Ziva non riusciva a gestire la situazione, decise di intervenire.
Prese Lily e la fece scendere dal letto, ma la bambina si aggrappò al materasso. Non mollava.
Lottò per un pochino cercando di rimanere in camera, ma il medico continuava a tirarla via per portarla fuori.

"Non mi toccare!" urlò dandogli un calcio.

Con un balzo saltò di nuovo sul letto e questa volta afferrò Tony per le spalle e iniziò a scuoterlo.

"Svegliati, svegliati, svegliati!" gridò con tutta la voce che aveva in corpo.

E fu in quel momento che successe, in quel momento calò il silenzio e rimasero tutti a guardare.
Tony aveva serrato gli occhi e si era semi seduto sul letto con uno scatto. Ora fissava negli occhi Lily che aveva smesso di urlare pur continuando a singhiozzare.

"Papà" disse con un filo di voce mentre lo abbracciava.

Ziva doveva ancora riprendere a respirare, da quando aveva visto Tony reagire e sedersi sul letto il suo cuore si era fermato. Non aveva nemmeno realizzato completamente cosa fosse accaduto.

Tony ora si muoveva, mentre la figlia continuava a stringerlo senza nessuna intenzione di lasciarlo andare.
I medici gli si avvicinarono, stavano tutti guardando le macchine che suonavano segnalando che le funzioni cerebrali di Tony avevano ripreso il loro normale lavoro.

"Signora, porti fuori sua figlia. Dobbiamo visitare suo marito ora" disse il medico che fino ad un momento prima era pronto a staccare i macchinari che tenevano in vita Tony.

Lei si riscosse dallo shock e annuì, avvicinandosi a Lily.

"Vieni in braccio a me, piccola" le disse sollevandola.

Questa volta Lily si lasciò prendere ed uscì fuori dalla porta con Ziva. Sapeva che il padre era sveglio e che non sarebbe morto.

"Cosa è appena successo lì dentro?" chiese McGee sconvolto dopo aver visto la scena attraverso le vetrate.
"Non è ho idea" rispose Ziva intenta a stringere la figlia a sé.

"Lily ha svegliato papà" commentò Noah semplicemente.

Si voltarono tutti verso Lily che in quel momento abbracciava la madre così stretta che la testa era nascosta nella sua spalla.

"Lo hai svegliato" disse Ziva accarezzandole i capelli.

A quel punto Lily sollevò la testa e guardò la madre.
Lei era sempre stata convinta che il padre fosse ancora vivo, come le principesse addormentate nelle sue fiabe. Doveva solo essere risvegliato.

"Lily, come hai fatto?" aggiunse.
"I miracoli succedono ogni giorno, ima" rispose.
"La mamma di Luke non poteva più avere figli e ora ha un bimbo dentro la pancia. Lei lo ha voluto tanto ed è successo. E io volevo tanto che papà si svegliasse. Devi sempre crederci" aggiunse.

"Amore" bisbigliò Ziva mentre tornava a stringerla forte.

E in quei minuti che sembrarono ore tutti quanti continuavano a fissare sia Lily che Tony, chiedendosi come fosse possibile quello che era appena successo.
Che fosse un miracolo o qualcos'altro a nessuno interessava, a tutti interessava solo che Tony fosse vivo e che potesse restare con loro ancora a lungo.








Note dell'autrice:

Salve a tuttiiiiiiii
Scusate per il ritardo nella pubblicazione... Sono stata in vacanza e poi aspettavo oggi per pubblicare perché... È il compleanno della mia amica Betta e volevo farle una sorpresaaaaaaa :) TANTI AUGURIIIIIIIIII
So che mi odiate per lo più per questo capitolo... Però penso che per il finale possiate volermi un pochino bene no?
LOL ALLA FINE NON L'HO FATTO MORIRE MA TANTO LO IMMAGINAVATE GIÀ TUTTI AHAHA

Perciò cari lettori spero che non sia stato un brutto capitolo e spero che possa essere una bella sorpresa di compleanno per la mia cara amica :)
Detto ciò vi lascio e vi mando un saluto, spero che le vostre vacanze procedano bene.

Baci, Meggie  
  
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