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Autore: BlackHawk    17/08/2015    1 recensioni
-Non è il posto che fa per te- disse una voce alle sue spalle. Si voltò sorpresa verso l’uomo che le aveva servito da bere, il cui nome le sembrava di aver capito fosse Jet.
-E chi lo dice?- chiese Emma, inarcando un sopracciglio.
-Ti do un consiglio Emma. Finisci la tua birra e vattene da qui.- disse Jet, appoggiandosi al ripiano del lavandino alle sue spalle.
Era a braccia conserte e la fissava intensamente, come a volerle leggere dentro.
-Ho bisogno di un lavoro. Non è facile trovarne uno di questi giorni.- disse Emma, sorpresa che lui avesse sentito la sua conversazione con Kian e l’avesse chiamata per nome.
-Chi è Karen?- chiese lui, dopo un po’.
Emma prese un sorso di birra, sperando che scacciasse il nodo in gola che le si era formato. -Era la mia migliore amica. Lavorava qui. È stata assassinata due anni fa, ma non hanno trovato il colpevole.- rispose Emma, incapace di mascherare la rabbia.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non può essere così semplice, pensò Emma, mentre l’areo atterrava a Chicago.
Non avevano avuto alcun problema nel prenotare i biglietti, ma avevano temuto che all’aeroporto sorgesse qualche complicazione per i documenti di James. Non era stato così. Anzi, era filato tutto liscio.
Nonostante ciò, la tensione non aveva abbandonato nessuno dei tre fino a  quando l’areo non era decollato, abbandonando definitivamente il suolo di Mosca.
-Siamo a Chicago-mormorò James, con voce rotta.                         
Emma si voltò verso di lui e poi incrociò lo sguardo di Jet. Non poté fare a meno di sorridere. Ce l’avevano fatta. Erano riusciti a riportare James a casa.
-Grazie-disse James, guardando prima Jet e poi Emma. –Io non so davvero come ringraziarvi. Non credevo che sarebbe mai arrivato questo giorno.-
-Mi dispiace per quello che ti ha fatto mio fratello- si scusò Jet. –Ho sempre pensato che le cose sarebbero migliorate una volta che fosse cresciuto, ma non è stato così. Evidentemente non mi sono…-
Emma lo vide sospirare e passarsi una mano nei capelli, un gesto che aveva visto fare anche ad Alec.
Sapeva perfettamente cosa stava pensando Jet. Credeva di non essersi impegnato abbastanza con Alec. Pensava che fosse colpa sua se James era finito in carcere ed era diventato una spacciatore.
-Quello che voglio dire è che non posso rimediare al torto che ti ha fatto Alec, ma spero che tu possa almeno accettare le mie scuse.- mormorò Jet, sfiorando con le dita la fascia nera tatuata sull’avambraccio.
-Non è colpa tua se Alec è uno stronzo incasinato.-scherzò James, cercando chiaramente di allentare la tensione. Ma Jet non rise ed Emma cominciò a preoccuparsi.
-Quando ho conosciuto Alec ero solo un ragazzino. Sapevo che era incasinato, ma speravo che prima o poi avrebbe superato la morte dei vostri genitori. Quando mi ha proposto di partire con lui per la Russia ho pensato che avrebbe fatto bene ad entrambi staccare un po’. Però poi ho scoperto che si era messo a spacciare e…- James si interruppe per un momento – poi è successo quello che è successo. Pensavo che avrebbe trovato il modo di tirarci fuori da quella storia, ma ha fatto il nome di mio padre e mi sono sentito tradito. Dimitrij ha fatto in modo che Alec venisse rilasciato, mentre io sono stato processato e condannato a due anni di prigione.
-Ho pregato ogni singolo giorno che qualcuno mi tirasse fuori di lì. Quando finalmente ho scontato una pena che non  meritavo Dimitrij mi ha detto che non sarei più tornato negli Stati Uniti. Poi siete arrivati voi e mi avete detto che avreste fatto di tutto per riportarmi a casa….- la voce di James si spense a causa delle lacrime che aveva troppo a lungo trattenuto.
Emma si sporse verso di lui e gli prese una mano. –Sei a casa. So che il passato non si può cancellare, credimi lo so bene, ma devi cercare di guardare al futuro. Tra poco riabbraccerai tuo padre e la tua vita ricomincerà da capo.-
James alzò lo sguardo verso di lei. –Hai ragione.- mormorò, cercando di ricomporsi.
Quando Emma incrociò gli occhi azzurri di Jet lesse una sola cosa: dolore.
***
Emma rientrò in casa nel cuore della notte.
Insieme a Jet aveva accompagnato James da Kian e non aveva potuto fare a meno di versare qualche lacrima di fronte al ricongiungimento tra padre e figlio. Avevano pianto entrambi e si erano abbracciati a lungo.
Jet le aveva detto che l’avrebbe riaccompagnata a casa, ma non era voluto salire.
Dopo la conversazione tra lui e James in areo, non le aveva praticamente più rivolto la parola ed Emma non era riuscita a spiegarsi il suo comportamento.
Adesso che erano tornati a Chicago avrebbe dovuto mettere le cose in chiaro. Lei lo amava in un modo che lei stessa non sapeva spiegarsi, ma Jet era tornato l’uomo freddo e distaccato che lei aveva conosciuto al Serendipity.
Perché? Era quella la domanda che Emma aveva continuato a ripetersi fino a quando il sonno non aveva preso il sopravvento.
***
Il rumore della suoneria del cellulare la svegliò. Rispose senza nemmeno guardare chi fosse.
-Pronto?-
-Emma- la voce inconfondibile di Nina la costrinse a tirarsi su e ad accendere la luce.
-Nina?-
-Sì Emma, sono io. Non so che ore siano lì da voi, ma dovevo chiamarti subito.-
Emma cominciò a preoccuparsi. Cosa doveva dirle la moglie di Alec alle sette di lunedì mattina?
-Alec si è costituito.  Ha deciso di collaborare con la polizia e di smantellare il traffico di droga di Dimitrij. Verrà aperta un’inchiesta.
Emma rimase in silenzio per alcuni secondi. Nina le stava mentendo?
-Mi ha chiesto di chiamarti perché…perché voleva che tu, Jet e James sapeste che Dimitrij non potrà più favi del male. Alec sa di aver causato tanto dolore a tutti voi, ma spera che un giorno possiate perdonarlo. Sarà processato, ma la sua pena probabilmente sarà ridotta per via della collaborazione.- spiegò Nina, piangendo.
Emma avrebbe voluto non provare pietà per lei, ma non ci riuscì. Alec aveva fatto del male a molte persone. Aveva tradito suo fratello e il suo migliore amico, ma sperava di rimediare al suo errore consegnandosi alla polizia. Aveva deciso di costituirsi pur sapendo che questo significava stare lontano dalla moglie. Una moglie che chiaramente amava molto.
-Mi dispiace.- disse Nina, singhiozzando. –Lui… lui farà il possibile per sistemare tutto quanto. Dì a Jet che gli dispiace e che non deve sentirsi in colpa.-
Emma non riuscì a rispondere nulla perché Nina attaccò prima che lei potesse aprire bocca.
Decise di alzarsi dal letto. Non doveva andare a lavoro perché tecnicamente era ancora in ferie, ma ciò che le aveva detto Nina le aveva tolto qualsiasi possibilità di riaddormentarsi.
Si preparò un caffè e poi si sedette in salone.
Quel giorno avrebbe dovuto parlare con James. Gli avrebbe chiesto finalmente di Karen, ma il pensiero di scoprire dopo due anni chi l’aveva uccisa le impediva di respirare.
E se James non sapesse nulla?, si chiese Emma. Si era aggrappata all’idea che lui conoscesse l’identità dell’assassino della sua migliore amica con tutte le sue forze, ma non aveva contemplato l’ipotesi in cui James non sapesse nulla.
Se il figlio di Kian non fosse stato a conoscenza delle informazioni che Emma aveva cercato così a lungo, le sue indagini sarebbero ricominciate da capo. Solo che non avrebbe avuto la forza di affrontare un altro fallimento.
Emma doveva assolutamente scoprire la verità . Lo doveva a se stessa, ma soprattutto a Karen.
I suo pensieri si spostarono su Jet. Perché era stato così freddo con lei il giorno prima?
Le parole che aveva detto a James le avevano fatto capire quanto lui si sentisse responsabile per Alec, ma Emma credeva che Jet non potesse passare la sua vita a chiedersi cosa avesse sbagliato.
Alec aveva fatto le sue scelte. Scelte discutibili, senza dubbio, ma pur sempre autonome e consapevoli. Cosa altro avrebbe potuto fare Jet? In fondo non era un ragazzino anche lui quando avevano perso i loro genitori? Non solo aveva dovuto affrontare una perdita dolorosa e difficile, ma si era dovuto occupare anche del fratello minore.
Quel giorno avrebbe parlato anche con lui. Gli avrebbe detto che lo amava con tutta se stessa e gli avrebbe riferito il messaggio di Nina.
***
Emma bussò un paio di volte, sperando che Jet fosse sveglio.
Riprendersi dal fuso orario era un processo lento che richiedeva molte ore di riposo e probabilmente anche lei avrebbe passato la giornata a dormire se Nina non l’avesse chiamata e la sua mente non l’avesse tormentata con mille pensieri e preoccupazioni.
Jet le aprì subito. Indossava solo una paio di pantaloni e sembrava assonnato. In ogni caso bello da togliere il fiato.
Quando si accorse che era lei la guardò alcuni secondi senza dire nulla.
-Ciao.- Emma si sentiva a disagio. Non capiva perché, ma le sembrava che il loro rapporto fosse cambiato non appena l’areo era atterrato a Chicago.
-Mi dispiace. Chiaramente stavi dormendo.- si scusò, dopo essersi schiarita la voce.
-Dovevi dirmi qualcosa?-
Emma sussultò. Perché Jet stava usando quel tono? La stava trattando come se fosse un’estranea. Eppure erano stati insieme e avevano affrontato un viaggio lunghissimo per liberare James. Lui le aveva fatto capire di tenere a lei. Oppure no?
-I-io- balbettò Emma- Posso entrare?-
Jet spalancò la porta, permettendole di entrare. Emma si andò a sedere sul divano in cui qualche tempo prima si erano baciati appassionatamente, mentre Jet rimase in piedi.
-Dobbiamo parlare.- disse Emma, guardandolo negli occhi.
-Non c’è nulla da dire-replicò Jet, evitando il suo sguardo.
-Mi ha chiamato Nina-
Jet si voltò di scatto verso di lei, chiaramente sorpreso.
-Mi ha detto che Alec si è costituito. Collaborerà con la polizia per incastrare Dimitrij e i suoi compari. Finirà in prigione anche lui, ma sa che era la cosa giusta da fare.- spiegò Emma.
Jet rise. Una risata amara che addolorò Emma.
-La cosa giusta da fare- ripeté Jet, incredulo. –È troppo tardi, cazzo!-
-Jet, lui sta cercando di rimediare a tutti gli errori che ha commesso.-
-Non può-osservò Jet, asciutto.
-Ha detto che gli dispiace e che non devi sentirti in colpa- insisté Emma.
Jet si voltò verso la foto che Emma aveva notato subito la prima volta che era entrata a casa sua. Quella che ritraeva i due fratelli insieme.
-Spera che un giorno tu lo possa perdonare- aggiunse Emma, alzandosi.
Lo raggiunse e gli toccò il braccio. –So che è difficile, lo capisco. Anche io ero arrabbiata con lui, ma forse…-
Jet si voltò di scatto verso di lei. Nei suoi occhi apparve un lampo di rabbia.
-Tu non sai niente! Vattene Emma-
-Jet io…-
Lui la interruppe bruscamente. –Ti meriti di meglio.-
Emma sussultò. Stava troncando qualunque forma di relazione fosse nata tra loro.
-Jet…devi lasciarti alle spalle… - Emma non trovava le parole giuste -devi cercare di guardare avanti….-
-Non rifilarmi le stronzate che hai rifilato a James.- disse Jet con rabbia. –Perché tu non riesci a guardare avanti? Perché continui a cercare l’assassino di Karen?-
Emma singhiozzò. Non poteva accusarla in quel modo. In quel momento capì che lo stava perdendo. Poteva fare solo una cosa. Dirgli quello che provava per lui.
–Io ti…-
-Non dirlo. Non mi conosci nemmeno! Ti ho mentito su Alec, ti ho permesso di seguirmi in quella fottuta Russia e ti ho messo in pericolo un’infinità di volte. Non vado bene per te-
-Jet… Perché quella sera…-Emma non aveva nemmeno il coraggio di dirlo ad alta voce. Perché allora sei venuto a letto con me? Perché hai detto a James che ero la tua ragazza, mentre adesso non riesci nemmeno a guardarmi in faccia?
-È stato un errore.-
Emma prese un respiro profondo. Il dolore fu sostituito dalla rabbia.
-Sei un vigliacco Jet. La verità è che non vuoi andare avanti. Ti nascondi dietro al tuo passato per non affrontare il futuro. Continui a colpevolizzarti, anche quando non ce n’è bisogno. Non mi hai costretto a venire in Russia né tanto meno a fare sesso con te. Mi dispiace che tu non riesca ad aprire gli occhi.-
Emma non aspettò una risposta. Si diresse verso la porta e se ne andò.
Scoppiò a piangere non appena la porta si chiuse alle sue spalle.
   
 
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