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Autore: BlackHawk    17/08/2015    1 recensioni
-Non è il posto che fa per te- disse una voce alle sue spalle. Si voltò sorpresa verso l’uomo che le aveva servito da bere, il cui nome le sembrava di aver capito fosse Jet.
-E chi lo dice?- chiese Emma, inarcando un sopracciglio.
-Ti do un consiglio Emma. Finisci la tua birra e vattene da qui.- disse Jet, appoggiandosi al ripiano del lavandino alle sue spalle.
Era a braccia conserte e la fissava intensamente, come a volerle leggere dentro.
-Ho bisogno di un lavoro. Non è facile trovarne uno di questi giorni.- disse Emma, sorpresa che lui avesse sentito la sua conversazione con Kian e l’avesse chiamata per nome.
-Chi è Karen?- chiese lui, dopo un po’.
Emma prese un sorso di birra, sperando che scacciasse il nodo in gola che le si era formato. -Era la mia migliore amica. Lavorava qui. È stata assassinata due anni fa, ma non hanno trovato il colpevole.- rispose Emma, incapace di mascherare la rabbia.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Emma chiuse la porta di casa e corse nella stanza di Karen. Si sdraiò su quello che era stato il suo letto e pianse. Pianse fino a che le lacrime non si esaurirono e gli occhi non si chiusero per la stanchezza.
 
-Mi machi, Kar.- disse Emma alla sua migliore amica.
Erano sdraiate sul prato verde del Millennium Park, ma Emma sapeva che si trattava solo di un sogno. Karen non era davvero con lei, solo che non riusciva ad accettarlo.
-Anche tu Emma.-
-Non ce la faccio. A volte vorrei…-
Karen si voltò verso di lei. I suoi occhi scuri si incatenarono a quelli verdi e lucidi di Emma.
-Non puoi continuare cosi, Emma. Devi andare avanti. Non puoi trascorrere il resto della tua vita a piangermi.-
-Non posso. Devo sapere chi ti ha fatto del male e perché ti ha portato via da me.-
Karen scosse la testa. –Non è  compito tuo.-
-Non posso andare avanti se non scopro la verità.-
-Hai accusato Jet di vivere nel passato. Non credi che tu stia facendo la stessa cosa?-le chiese Karen, costringendola ad affrontare la verità.
-Ognuno ha i suoi demoni, Emma. Ma adesso hai trovato qualcosa di più importante per cui valga la pena combattere.-
 
Emma aprì gli occhi di scatto.
–Kar-sussurrò, mentre si tirava su. Si guardò intorno come se la sua migliore amica potesse essere lì o potesse comparire all’improvviso, ma ovviamente non c’era nessuno.
Nel sogno Karen l’aveva accusata di vivere nel passato, come faceva Jet.
Ha ragione, pensò Emma, ma devo scoprire comunque la verità.
Si alzò dal letto e decise di darsi una sistemata per rendersi presentabile. Aveva bisogno di parlare con James.
Ritoccò leggermente il trucco che era colato a causa delle lacrime e poi prese la borsa.
Quando l’aria estiva la investì si sentiva già meglio. Si costrinse a non pensare a Jet. Lui aveva preso la sua decisione. L’aveva tagliata fuori dalla sua vita, senza interpellarla.
“Ognuno ha i suoi demoni, Emma. Ma adesso hai trovato qualcosa di più importante per cui valga la pena combattere.”
Le parole di Karen continuarono a tormentarla fino a quando non si ritrovò davanti al locale.
Sperava che Kian fosse lì, così se James non ci fosse stato avrebbe saputo dirle dove trovarlo.
Bussò alla porta sul retro e dopo qualche minuto le aprì Kian.
-Emma- la salutò, aprendo la porta in modo tale che lei potesse entrare.
Seguì Kian nel suo ufficio e si sedette su una poltrona.
-Tutto bene?- le chiese, dopo averla scrutata attentamente.
-Sì- annuì Emma, sforzandosi di sorridere. –Cercavo James.-
-Emma volevo ringraziarti ancora una volta per tutto quello che hai fatto. Tu e Jet mi avete ridato mio figlio e no so davvero come ringraziarvi.-
Emma sorrise. –Era la cosa giusta da fare.-
-Non tutti avrebbero rischiato la propria vita per salvare un estraneo- replicò Kian, con gli occhi lucidi.
-Va tutto bene, Kian. Ci sono buone notizia tra l’altro. Alec si è costituito. Farà in modo che Dimitrij e i suoi vadano in prigione. Non dovete temere più nulla-
-Davvero?- chiese Kian, incredulo.
-È così. Dove posso trovare James?-
-Oh, è a casa. Credo che stia ancora dormendo. Non saprei. Ti do l’indirizzo- disse Kian, prendendo un pezzo di carta. Scrisse l’indirizzo di casa e poi lo diede ad Emma.
-Grazie mille, Kian.-
-C’è qualcosa che non va?-
Emma scosse la testa. –Volevo solo informarlo personalmente che Alec si è costituito.-
-Stasera te la senti di lavorare?-
Emma distolse lo sguardo. Se la sentiva di affrontare Jet? Probabilmente ancora no.
-Non lo so. Sono molto stanca e ieri non ho dormito molto. Jet viene?-
-Sì. Da adesso potrò pagarlo. Ha lavorato gratuitamente per un anno perché si sentiva in colpa per quello che era successo a James.- spiegò Kian.
-Se ce la faccio vengo- disse Emma.
Prima che uscisse, Kian la chiamò.
-È un bravo ragazzo- disse semplicemente.
Emma non ebbe bisogno di chiedere a chi si riferisse. Amava Jet.
***
James le aprì un secondo dopo aver bussato alla porta. Era molto alto e aveva gli stessi capelli scuri del padre. I suoi occhi però erano più vivaci, nonostante tutto quello che aveva dovuto affrontare negli ultimi due anni.
-Ehi Emma.- la salutò, assonnato.
-Scusa se sono piombata qui all’improvviso-
-Figurati, entra.- la invitò.
La condusse in un ampio soggiorno. Era luminoso e accogliente.
James la fece accomodare su un divano e poi si sedette anche lui.
Gli spiegò velocemente quello che le aveva detto Nina al telefono e poi andrò dritta la punto.
-Sono venuta qui per un motivo ben preciso, James.- disse Emma, lentamente.
-Non  per dirmi di Alec?- chiese James, confuso.
-Non esattamente. Devo farti alcune domande.- spiegò Emma.
-Ok.-
-Conoscevi Karen Mitchell?-
-Sì, certo. Lavorava al Serendipity.- annuì James.
-Era la mia migliore amica-
-Mi dispiace Emma. Era una brava ragazza.-
-Sì, la migliore.- confermò Emma, costringendosi a non piangere.- Che tipo di rapporto avevate?-
-Beh, non eravamo amici. La vedevo al locale e abbiamo parlato un paio di volte, ma non la conoscevo bene ecco.-
- Però una volta avete discusso.-
James mostrò un’espressione sorpresa. –Come fai a saperlo?-
-Me lo ha detto Katy- spiegò Emma.
-Beh sì, è vero, abbiamo discusso.-
-Che cosa era successo?-
James sembrò a disagio ed Emma si insospettì.
–Beh, ecco…-
-Cosa James?- lo incalzò Emma, impaziente.
-Ok. Dopo tutto quello che hai fatto per me… -iniziò a dire James.- Ho frugato nel suo armadietto. Ma è stato tutto un equivoco in realtà. Volevo lasciare un biglietto a Mia perché… beh mi piaceva e credevo che quello fosse il suo armadietto. Poi però ho visto delle cose che non potevano essere sue e mi sono reso conto che avevo sbagliato. Karen entrò mentre stavo richiudendo il suo armadietto ed è andata fuori di testa.-
-Cose? Che genere di cose?- chiese Emma, confusa.
-Un braccialetto tempestato di brillanti, tanto per cominciare. Poi c’erano dei biglietti da parte un tizio. Suppongo fosse il suo ragazzo. Non potevano appartenere a Mia perché non aveva un ragazzo all’epoca e di certo non si poteva permettere un braccialetto del genere.-
Emma sgranò gli occhi. –Stai dicendo che Karen si stava vedendo con qualcuno?-
James annuì. –Non c’è altra spiegazione.-
-Ma lei non ha mai accennato a nulla del genere. Me lo avrebbe detto se…-
-Erano di un uomo quei biglietti Emma. Te lo posso assicurare-
-Come fai a dirlo?-
-C’era scritto che Karen era l’unica per lui. Che l’amava da morire e che avrebbe fatto di tutto per stare con lei.-
Emma si chiese perché Karen non le avesse detto nulla. Con chi si stava vedendo?
Poi però le tornò in mente la domanda che più la assillava.
-Sono stati i russi a ucciderla?- chiese, con un nodo in gola.
James la guadò come se avesse detto un’assurdità.
-No, Emma. Karen è stata uccisa ben prima che io e Alec partissimo. Non sono stati loro.-
Emma in quel momento capì di aver perso solo tempo. La pista su cui si era fossilizzata non era altro che un vicolo cieco.
Chi aveva ucciso Karen allora?
 
   
 
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