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Autore: peetarms    17/08/2015    0 recensioni
Elizabeth Jensen non sopporta il suo nome intero, si fa chiamare Effy. Non sopporta neanche il suo passato, la morte di suo fratello gli ha fatto prendere decisioni sbagliate.
Suo padre Jeremy Jensen è un attore di fama mondiale molto legato ad Effy, sua madre Amanda Cortese invece è una delle modelle più famose a New York.
Per far ricominciare una nuova vita ad Effy decidono di trasferirsi nella città natale di suo padre, Union in Kentucky. Ma quando tutto sembrava andare per il verso giusto, il passato di Effy ritorna.
Josh Hutcherson è tornato a Union in Kentucky dopo le ultime première di Mockingjay pt.2 per prendersi un paio di mesi di pausa. Quando il suo agente lo chiama informandolo che agli inizi di Aprile ci saranno le audizioni per il film dell'attore Jeremy Jensen – attore che Josh ammira da sempre – Così Josh decide di provare ad entrar a far parte del cast.
Film che Jeremy ha scritto ispirandosi al passato di Effy.
[OFFICIAL TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=FOPTZkdyxyk]
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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*Attenzione: i comportamenti dei personaggi descritti durante la narrazione della fan fiction non sono assolutamente da imitare: quello che fanno e pensano è spesso sbagliato. Con questo mio scritto pubblicato senza scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in qualche modo. La storia è solo frutto di pura fantasia.*





 

 

09.





 

1 Giugno 2016, 09.01am.
 

 

Un cuscino tirato in faccia è la causa del mio risveglio. Scattò in piedi, sapendo già chi è stato.

«Colin» urlo infuriata rincorrendolo fuori dalla stanza.

Nonostante le innumerevoli camere nella villa dei miei genitori, io e Colin dormiamo nella stessa stanza. Anzi, precisamente lui dorme con me nel mio letto matrimoniale. Lo ha sempre fatto da quando è venuto a conoscenza dei miei incubi. Mi tiene strette a se, e in un certo senso mi sento protetta e dormo più serena.

«Dimmi luce dei miei occhi» scherza lui saltando sul divano. Prendo un cuscino e glielo tiro in piena faccia facendolo scoppiare a ridere più forte.

«Ti odio» sbuffo lasciandomi cadere sull'altro divano mentre lo fulmino con lo sguardo.

«Non è vero, tu mi vuoi tanto bene» sorride lui mentre fa l'ingresso in salotto mio padre sorridendoci.

«Buongiorno Col, buongiorno tesoro» si avvicina e mi lascia un bacio tra i capelli.

«Se Colin mi avesse lasciato dormire ancora un po' sarebbe stato un buon giorno» sbraito alzandomi dal divano e dirigendomi in sala da pranzo. La tavola è apparecchiata di tutto punto per la colazione.

«Buongiorno Effy» mi sorride mia madre uscendo dalla cucina.

Vendono sorrisi per le strade di Union? No perché ne ho assolutamente bisogno visto il mio livello di rabbia.

«Giorno» mugugno prendendo un biscotto dal contenitore ma mia madre mi ammonisce con lo sguardo. Sbuffo e lo lascio ricadere dentro. Esco anche dalla sala da pranzo e salgo le scale intenta a recuperare il mio cellulare nei jeans in camera.

 

Da: Josh.
Buongiorno, piccola :)

 

Anche lui? Sbuffo e dopo avergli risposto un misero "Giorno" sento la voce di mio padre chiamarmi per la colazione. Scendo velocemente e poco dopo sono seduta a tavola con un piatto di pancakes con le more e una tazza di caffè fumante.

«Vi siete divertiti ieri sera?» chiede mia madre mentre facciamo colazione. Io alzo il pollice mentre il mio migliore amico apre bocca.

«Sì, Josh è un tipo simpatico»

«Sì lo credo anche io» risponde mio padre, alzo gli occhi al cielo e continuo a mangiare affamata i miei pancakes.

«Tesoro sembra che non mangi da giorni» scherza mio padre guardandomi.

«Non può nutrirsi dei baci di Josh quindi si deve accontentare dei pancakes» mi deride il mio migliore amico ridendo e in risposta riceve uno schiaffo sul testa e un'occhiataccia.

«Quindi tu e Josh state insieme?» mi chiede sorpresa mia mamma.

«Dio, no» rido.

«Come no?» è ancora più confusa.

«Siamo amici» alzo le spalle per poi bere un sorso della mia bevanda preferita.

«Amici con benefici» di nuovo Colin. Si diverte da morire. Gli tiro un calcio e lui per poco non si soffoca con il pane tostato.

«Ascoltate, io e Josh non stiamo insieme. Siamo buoni amici, non ascoltate questa testa di cazzo di fianco a me» lo indico mentre lui continua a ridere.

«Elizabeth, le parole» mia madre e la sua educazione.

«Perdonami Amanda» mi scuso solo per evitare altre discussioni.

«Effy hai mangiato pane e acidità come spuntino di mezzanotte?» fa il suo ingresso Marshall.

«Marshall non ti ci mettere anche tu per favore» sbuffo sonoramente. Cos'è? Ce l'hanno tutti con me oggi?

«Buongiorno anche a te dolcezza» risponde sarcastico.

«Dite tanto che io sono quella acida, ma voi sprizzate gioia da tutti i pori. Vendono felicità per le strade di Union?» domando sbuffando, di nuovo.

«No, se no ti avremmo informata già da tempo» mi prende in giro il mio migliore amico. Gli tiro un altro schiaffo, questa volta sul braccio prima di uscire inviperita dalla stanza. Vaffanculo al loro buon'umore.

 

 

Dopo due ore passate sul lettino in giardino, sperando di far diventare la mia pelle bianca come il latte di un colore un po' più scuro mi raggiunge mio padre.

«Passata l'acidità?» mi chiede divertito. Gli alzo il dito medio, avrei voglia di buttarlo in piscina. Completamente vestito.

«No» ringhiò rimettendomi i miei occhiali da sole.

«Effy, non hai preso le tue medicine» non avevo neanche notato che mio padre ha tra le mani un bicchiere d'acqua e l'astuccio con i miei psicofarmaci.

Alzo gli occhi al cielo e prendo quelle dannate medicine. «Ha chiamato il dottor Bren» comincia mio padre. Mi giro sul fianco e mi infilo le cuffiette. Non ho voglia di sentire.

«Effy» mi rimprovera lui togliendomi gli auricolari e prendendo anche il mio cellulare.

«Che vuoi?» oggi non è giornata. Quindi è inutile che continuino a parlarmi. Sanno che in giornate come queste è meglio lasciarmi per i fatti miei. Colin lo sa. Infatti non l'ho più visto da colazione.

«Dobbiamo seriamente parlare» il suo sguardo è serio così come la sua voce.

MI alzo dal lettino ignorandolo e mi tuffo in acqua.

«Elizabeth Alexis Jensen» tuona mio padre incrociando le braccia.

Quando usa il mio nome intero è davvero infuriato, ma io lo sono di più. Continuo ad ignorarlo e mi immergo rimanendo in apnea.

«Ci rinuncio» urla appena riemergo. Sorrido vittoriosa mentre lo vedo allontanarsi per rientrare in casa.

 

 

Evitare il pranzo non è mai stato così semplice. Mia madre è rinchiusa nella sala fitness intenta in una conversazione al telefono con la sua migliore amica. Mio padre e Marshall sono rinchiusi nell'ufficio di mio padre a discutere i dettagli del film. Mentre Colin si è addormentato davanti alla tv. Salgo velocemente le scale che portano in camera mia e mi tolgo il costume a due pezzi nero. Entro nella doccia, mi lavo velocemente per poi indossare un intimo di pizzo e shorts chiari strappati con una canotta blu notte. Fa decisamente caldo nonostante siamo in Kentucky.
Infilo le mie vecchie ma fedeli vans nere consumate, dopo di che prendo una felpa nera dalla cabina armadio e recupero il casco insieme alle chiavi della mia moto. Veloce come sono entrata, esco. La voglia di stare in quella casa quando sono giornate no, diminuisce drasticamente. Salgo in sella alla moto e parto veloce ignorando persino il saluto del nostro giardiniere, Howard.
Appena esco dal cancello aumento la velocità, l'adrenalina scorre nelle mie vene e un sorriso torna sul mio viso. Ripensando ad una delle cose che mi faceva eccitare del mio periodo buio. Le gare clandestine. Pericolo, pazzia, adrenalina. Sqe hai queste caratteristiche sono gare che fanno per te. Ero una delle migliori a New York. Vincevo quasi sempre il primo posto, denaro. Denaro che depositavo sul mio conto corrente bancario visto che di soldi ne avevo già, e anche troppi.

[...] Mi sveglio di soprassalto, con il battito veloce. Guardo l'ora sul display del mio telefono. 00.42am. Devo iniziare a prepararmi.

Scendo velocemente dal letto e indosso un paio di jeans neri e una felpa nera larga con un capellino di Adam. Infilo le mie vans nere e lascio i capelli sciolti. Recupero il cellulare, le sigarette con l'accendino e il portafoglio. Esco velocemente di casa facendo il minimo rumore per evitare di svegliare i miei genitori.

Ad aspettarmi al cancello c'è Adam. Sorride. Mi avvicino a lui e gli lascio un bacio casto. Ma lui mi tira se dandomi un bacio che di casto non ha nulla. Le mie mani affondano nei suoi capelli neri scompigliati mentre le sue sono posizionate sul mio fondoschiena.
Gli mordo il labbro tirandogli delicatamente anche il piercing.

«Mi farai impazzire uno di questi giorni» mormora lui sulle mie labbra prima di riprenderle a baciarle con foga. Mi liberp dalla sua presa e lui ringhia ontrariato.

«Faremo tardi» incrocio le braccia al petto mentre lui mi guarda malizioso.

«Più tardi» asserisco prima di infilarmi il casco. In venti minuti siamo al punto di raccolta fuori New York. C'è già una grande folla nonostante le gare inizino alle due e mezza. Veniamo accolti da una piccola folla, Chris, Mark, Luke, Rick, Travis, Charlie, Christine e Marika. La nostra compagnia. Sorrido mentre vedo gente seduta a chiacchierare sul cofano della propria auto o appoggiata alla propria moto. Chi beve, chi fuma e chi ingoia qualche pasticca o acido. Gente che si accoppia ignorando il fatto che sono in mezzo alla folla. I soldi che girano e le urla che aumentano ogni minuto sempre di più. Sorrido mentre faccio un tiro dalla canna passatami da Chris.. 
Mi circonda le spalle con un braccio e ci allontaniamo leggermente dalla compagnia.

«Prima correranno le auto e poi le moto» mi spiega guardandomi intensamente negli occhi vuoti.

«Contro chi gareggio questa sera?» domando mentre gli sfioro il pomo d'Adamo.

«Handy, Cruch e Sammy» me li elenca. Sorrido, un gioco da ragazzi.

«Quanto c'è in palio questa sera?» urlo sovrastando la musica e le urla.

«Diecimila il primo posto, settemila il secondo» mi sorride sapendo che vincerò quei dieci mila anche correndo ad occhi chiusi.

«Effy» la voce roca di Adam mi fa girare. Non faccio in tempo a replicare che si è già impossessato delle mie labbra. Lo faccio indietreggiare fino a farlo scontrare contro la prima auto per lasciargli le labbra e passare al collo. Glielo torturo, mordendo, leccando e succhiando. Lasciandogli un bel marchio.

«Finiamo dopo» disse mordendomi forte il labbro e stringendomi una natica.

«Non vedo l'ora» sussurrò al suo orecchio maliziosa per poi mordergli il lobo.

«Ti farei mia anche qui, adesso» i suoi neri brillavano dalla lussuria. Sorrisi perché tutto questo era a causa mia.

«Se tu non dovessi gareggiare» mi strinse forte a se per poi coccolarmi per qualche minuto. Il nostro rapporto è malato. Ci facciamo del male ma allo stesso tempo del bene.

«Pronta a spaccare i culi a tutti anche questa sera?» urlò Charlie rovinando i pochi momenti di dolcezza tra me e Adam.

«Ci puoi scommettere rossa» urlo eccitata dopo aver lasciato un ultimo bacio a stampo al mio ragazzo.

«Sono partite le auto. Cinque minuti e tocca a te» dice Mark avvicinandosi.

«Andiamo piccola» Adam mi carica sulla sua spalla mentre io rido per poi ritrovarmi davanti alla sua moto.

«Stai attenta» ecco che ricomincia con la sua solita preoccupazione mentre mi passa il casco.

«Stai tranquillo. Questa sera sarà un gioco da ragazzi» lo rassicuro con un ultimo bacio prima di infilarmi il casco e dirigermi di fianco ai miei tre avversari.

Tre. Due. Uno. La bandiera cade e io parto accelerando. L'adrenalina comincia subito a scorrere tra le mie vene e aumento ancora di più la velocità. Rido divertita quando taglio il traguardo e vengo travolta dai miei amici, prima di ritrovarmi tra le sue braccia e sentire il profumo di menta, alcool, fumo. Profumo di Adam. [...]

Appena mi riprendo dallo stato di trance in cui sono caduta mentre guido noto la moto di Josh dietro di me. Rallento fino a fermarmi vicino ad un bosco. Smonto e mi tolgo il casco. Lui fa lo stesso. Il suo viso è furioso.

«Cosa credevi di fare? Volevi ammazzarti Effy? Stavi andando minimo ai 150 chilometri orari» urla lui in preda alla rabbia. Apro la bocca più volte in cerca di una risposta sensata, ma non la trovo. Così rimaniamo lì: lui che mi guarda torvo e io che cerco in tutti i modi di trovare una risposta soddisfacente. Ma so che non la troverò perché sono in torto.

   
 
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