3 – CAMBIAMENTI
Alla fine fu solamente
Eragon ad andare dagli efli,
Murtagh era riuscito a saltare quella spiacevole incombenza con la
scusa,
abbastanza sensata, di dover ancora abituarsi ai contati umani e non.
Dopo anni
di solitudine diventava difficile interagire con altre creature
senzienti per
più di pochi minuti.
Così Eragon
aveva dovuto sopportare da solo uno
spiacevole interrogatorio, dove si era addirittura arrivati ad
insinuare che
fosse lo stesso cavaliere ad aver partorito il bambino, cosa che aveva
lasciato
spiazzato l’uomo. L’unica cosa che era riuscito a
ribattere sul momento, rosso
in viso, era stata: «Ma mi avete per caso visto con la
pancia?»
A quella frase
Blodgrham aveva scrollato le spalle, cosa
che aveva dato coraggio ad Eragon di chiedere di più
sull’argomento. «E poi
com’è possibile che un uomo partorisca?»
a quella domanda l’elfo aveva risposto
con disarmante semplicità, se la magia era in grado di
curare i morituri perché
non doveva essere capace di creare una vita da due corpi maschili? E
rispondere
ad una tale affermazione era presso che impossibile.
Così solo
dopo quattro ore passate in compagnia degli elfi
era riuscito ad avere tutto quello che serviva ad Aiden. Non vedeva
l’ora di
stendersi sul suo letto e non vedere nessuno per i prossimi cinque
anni, adesso
riusciva a capire perché Murtagh non fosse voluto venire e
credeva anche che
fosse meglio così, d’altronde non era sicuro di
come si sarebbe comportato il
Cavaliere Rosso dopo le insinuazioni che avevano fatto gli elfi e non
era
ancora pronto a rinunciare ad un arto o a qualche elfo in meno.
«Ciao»
lo salutò Murtagh al suo rientro, lui gli rivolse
uno stanco cenno del capo come unica risposta, cosa che
portò il moro ad
indagare ulteriormente: «Allora? Abbiamo tutto quello che ci
serve?»
«Sì»
sospirò, accasciandosi sul divanetto vicino a
Murtagh, che gli rivolse uno sguardo perplesso «Ho la culla,
delle copertine,
latte di capra e di mucca. E persino una sacca fatta con la mammella di
una
capra per dargli da mangiare» aggiunse riservando una smorfia
all’ultima cosa
della lista.
«Allora
perché sei così abbattuto?» Chiese il
più grande,
passandogli il pargoletto che era comodamente assopito tra le sue
braccia. Ma
quel bambino dormiva sempre?
«Nulla,
è solo che gli elfi non sanno farsi gli affari
propri» sbottò buttando la testa
all’indietro, lasciando scoperto in collo e la
cicatrice bianca che faceva bella mostra su di esso, Murtagh la
sfiorò con
l’indice facendolo sobbalzare. «Cosa hai fatto qui?
Non ricordavo che tu ce
l’avessi l’ultima volta che ci siamo
visti»
«Non
l’avevo» ammise lui con voce fioca, restio ad
aggiungere altro sull’argomento. Il suo tentativo poco
convinto di togliersi la
vita non era tra la lista dei suoi argomenti preferiti.
«Come
l’hai fatta?» Tentò ancora il moro,
ricevendo come
sola risposta uno sguardo di fuoco da Eragon. «Non ho voglia
di parlarne, né
ora né mai, quindi fammi il piacere di non chiedermelo
più» il tono di voce era
rabbioso e risentito, ecco il modo migliore per risvegliare la
curiosità del
Cavaliere Rosso. «Va bene» disse infine, preferendo
rimandare quel discorso ad
un altro giorno.
Eragon tornò
a sedersi, rivolgendo tutta la sua
attenzione al bambino, che si era svegliato e piagnucolava per colpa
del tono
di voce che aveva usato il castano. «Dovresti provare a
dargli da mangiare,
visto che ora abbiamo tutto il necessario»
«Perché
non lo fai tu? D’altronde sei tuo suo padre! Non
io» Murtagh gli rivolse un’occhiata obliqua, ma non
fece commenti e si alzò
solamente per andare a prendere tutto il necessario. Tornò
pochi minuti dopo
con del latte di mucca caldo, dentro a quella sacca-mammella poco
attraente
alla vista; la passò ad Eragon, che la prese con poca
cortesia. Appena
accostata alla bocca del piccolo quello si mise a succhiare avidamente.
«Ho messo un
po’ di miele su quell’affare, per renderlo
più piacevole» Eragon annuì senza
guardarlo, non era colpa di Murtagh se era
stato uno stupido, ma doveva prendersela con qualcuno e non poteva
avercela con
se stesso perché sarebbe stato più difficile
perdonarsi.
«Gli elfi
hanno detto che dobbiamo comunque dargli
dell’energia perché cresca bene, il latte umano
contiene molti più zuccheri di
questo» Murtagh annuì brevemente poi
posò una mano sulla fronte di Aiden e gli
cedette un piccola quantità di energia.
«Io vado a
dormire, la culla la sistemiamo domani?»
Eragon annuì e solo quando il moro stava già
oltrepassando la porta della
propria camera gli augurò buona notte, cambiando idea sul
mantenere quell’aria
arrabbiata.
«Buona notte,
Eragon» gli rispose l’altro senza voltarsi
«Buona
notte, Aiden» aggiunse chiudendosi la porta alle spalle.
DUE MESI DOPO
Il sorriso di Eragon si
accentuò; Aiden emise un risolino
e schizzò un altro po’ di pappa sulla casacca di
Murtagh, che storse il naso e
slacciò il nodi della camicia irrimediabilmente macchiata
dal miscuglio che era
il pasto del bambino.
«Due mesi che
siete qui e Aiden ha combinato più casini
di chiunque altro» Murtagh gli lanciò
un’occhiata seccata, strattonando i
laccetti della casacca. «Io te l’ho detto che
è presto per quella roba» indicò
i residui di brodo nella ciotola davanti a Aiden.
«Sì,
ma è stato comunque divertente»
sogghignò il più
giovane. «Per te, forse» e gli lanciò in
faccia la camicia sporca; facendo
emettere all’altro un verso di disgusto, mentre si levava la
camicia di Murtagh
dalla faccia.
Il moro si
passò una mano tra i capelli, rabbrividendo;
l’’inverno era ormai giunto e un sottile strato di
brina copriva già la
vegetazione esterna e anche se dentro la casa non c’era
abbastanza freddo per
far congelare qualcuno non si poteva stare a petto nudo senza sentire
l’umidità
insinuarsi nelle ossa.
«Dovresti
metterti qualcosa addosso» lo rimbeccò Eragon
distogliendo gli occhi da lui, con un accenno di rossore sulle guance.
Era
qualche settimana che il castano si comportava in modo strano, quasi
rigido e
impostato e lui non ne capiva proprio il motivo.
Annuì con
poca convinzione e prese un’altra casacca dal
piccolo armadio in camera sua, infilandosi la stoffa morbida ma
comunque
pesante si sentì subito meglio; era prodigioso come gli
indumenti elfici anche
se sottili allontanassero il freddo.
«Allora,
portiamo il principino dagli elfi come avevamo deciso e andiamo ad
allenarci?»
Chiese stendendosi sul divano e lasciando ciondolare la gamba destra
oltre il
bordo di stoffa.
«Sì,
lasciami solo finire di dargli da mangiare»
***
Il vento accarezzava il
viso di Eragon torcendogli i
capelli di lato; li aveva lasciati crescere, per un istinto che non
riusciva a
comprendere a pieno. Sentiva il bisogno di distaccarsi dalla persona
che era
prima, per definirsi nuovamente e non restare per sempre un ragazzino
troppo
giovane che per affrontare la guerra ha dovuto sacrificare troppo.
In qualche modo sapeva
che restare quel ragazzo non
l’avrebbe aiutato ad andare a vanti; perché
l’uomo che era diventato in guerra
non poteva sopravvivere in tempo di pace. Il primo cambiamento che
aveva
apportato era stata la sua rutine, poi era arrivato Aiden e si era
concesso di
poter amare qualcuno; cosa che l’uomo che era stato non
avrebbe accettato, per
paura di perdere anche quella nuova scintilla di amore.
C’era stato
un tempo, prima che il ragazzo fosse
cresciuto, che si era concesso fin troppi errori: troppo persone a cui
volere
bene. Non aveva smesso di amarle nemmeno dopo essere cresciuto,
né aveva smesso
di soffrire per loro.
Ma aveva smesso di
affezionarsi.
Aiden era stato il
primo bocciolo cresciuto su un campo
d’erba secca e gialla; piccolo e indifeso, ma ben protetto.
Non c’era più
niente che minacciasse la sua vita o quella del reame.
Schivò un
fendente di Murtagh; nemmeno il suo corpo si
muoveva più come prima. Non era rimasta traccia di quella
frenesia quasi
animale che lo animava sul campo di battaglia; ora la spada si muoveva
fluida,
quasi liquida. Colpiva con eleganza estrema, ma mai inutilmente; il suo
modo di
combattere rassomigliava più a quello elfico che a quello
umano; una danza di
morte ed eleganza.
Anche il suo corpo era
cambiato, diventando più
spigoloso, ma senza lasciare che la sua natura umana sparisse del
tutto. Il
viso era ancora espressivo, le spalle conservavano la curva dolce
tipica della
sua razza e così anche la schiena; gli addominali erano
appena accennati, sotto
il leggero strato di grasso – anche quello frutto della nuova
rutine.
Appena distanziatosi
abbastanza dall’avversario aprì
leggermente il braccio destro, spostando la guardia e lasciando
scoperto il
corpo; scattò in avanti, puntando verso il fianco sinistro
di Murtagh e quando
fu a pochi passi da lui ripotò la spada al centro del petto
compiendo un grosso
semicerchio. Se quell’azione si fosse conclusa come sperava
avrebbe colpito il
moro in viso con il piatto della lama; ma Murtagh non era uno
sprovveduto ed
era comunque più veloce di lui.
Il Cavaliere Rosso,
vedendolo puntare al suo fianco non
aveva badato alla lama blu ancora scostata dal corpo di Eragon; ma
anche se la
sua attenzione non le aveva dato la massima importanza i riflessi che
aveva
acuito negli anni non si lasciarono sfuggire quel particolare. Si
abbassò così
velocemente che finì col sedersi sui talloni, mente la lama
sibilava sulla sua
testa; osservò il braccio di Eragon tornare verso il corpo
del castano con
tanto impeto che questi non riuscì a frenarlo abbastanza da
tenerlo in
posizione di guardia.
Brisingr puntava dietro
la schiena di Eragon, che aveva
il braccio destro stretto al proprio corpo in una specie di abbraccio e
stava
facendo forza sulla spalla per riportare la spada davanti a se. In quel
momento
Murtagh vide la possibilità di vittoria; caricò
il peso sui talloni e si lanciò
in avanti.
Colpì Eragon
allo sterno tanto forte da farlo cadere
all’indietro, nemmeno lui si salvò dal
precipitare, cadendo proprio sul più
giovane. Ma non si era lasciato sfuggire quel momento di vantaggio e
aveva
afferrato il braccio destro di Eragon tenendolo premuto contro il collo
del sottoscritto,
mentre con la mano che impugnava la spada – finita poco
lontano da lui, ma
abbastanza perché non riuscisse a riprenderla –
bloccava la sinistra di Eragon.
«Ho
vinto» disse stringendo le cosce in torno alla vita
del castano, per impedirgli di muoversi. «Sei caduto a terra
proprio come un
sacco di patate» lo sbeffeggiò bonariamente,
scuotendo la testa per scostare un
ciuffo di capelli che gli era ricaduto sul viso.
«Sì,
parla per te» sbuffò di rimando «e
comunque non
abbiamo ancora finito» e detto questo cercò di
liberare dalla presa di Murtagh
la mano della spada, ma riuscendo solo a spostare il braccio dal collo,
a
perdere la presa su Brisingr e a ritrovarsi entrambe le mani sopra la
testa e
l’avambraccio destro del moro premuto sulla gola.
Ancora quel sorrisetto
deficiente. «Smettila di
sogghignare in quel modo. Sei più grande di me è
ovvio che tu sia più forte»
sbuffò distogliendo lo sguardo dagli occhi neri del
più grande, che gli
facevano venir voglia di sorridere, anche se non c’era niente
da festeggiare.
«Ah,»
soffiò lui simulando un illuminazione «e io che
pensavo che fosse perché in questi due anni invece di
allenarti ti sei
trastullato, invece di allenarti. Sai, si sente che hai messo su
qualche chilo»
aggiunse con aria divertita, lasciando la presa sul collo e
pizzicandogli un
fiano.
Il viso di Eragon
divenne di un rosso preoccupante;
l’intera situazione era piuttosto imbarazzante. Con Murtagh a
cavalcioni su di
lui, le mani bloccate sopra la testa e la mano dell’altro su
un fianco non
sapeva cosa fosse peggio. «Murtagh,
per
favore, mi lasci» chiese, cercando di dissimulate almeno un
briciolo di
sicurezza, anche se l’ultima sillaba suonò
leggermente più stridula delle
altre.
«Neanche per
sogno» sogghignò quello «almeno non fin
che
affermerai che sono io il migliore; non mi è ancora andato
giù il fatto che tu
abbia vinto quel duello, due anni fa» la voce era seria, ma
gli occhi ridenti,
segno che non l’avesse presa a male come voleva far credere.
«Te lo puoi
scordare» rispose prima di ave passato le
parole al vaglio del cervello; perché era dannatamente
così impulsivo? Certo,
non disdegnava quella situazione; ma non voleva dare a Murtagh un
motivo per
fargli pensare che l’apprezzasse.
Dei, a volte si
chiedeva veramente che cosa gli passasse
per il cervello; aveva battuto un tiranno molto più forte di
lui e ora si
trovava in quella situazione dannatamente piacevole e imbarazzante
senza sapere
cosa fare. Da un lato voleva filarsela, ma dall’altro voleva
solo dire tutto
quello che aveva in testa.
Voleva dire che la presenza del Cavaliere Rosso gli aveva messo strane idee in testa – sicuramente dovute all’isolamento autoimposto in cui viveva, d’altronde era un ragazzo anche lui e aveva i suoi bisogni –, che forse gli voleva bene in modo diverso dall’amicizia e che non era più sicuro di nulla. Ma alla fine sapeva che non gli avrebbe detto nulla, perché per quanto forte fosse il desiderio di liberarsi la coscienza era più forte la paura di perderlo.
NOTE DELL’AUTRICE
Ok, non mi sono fatta sentire per un
po’, perdonatemi!!! Ma
un po’ tra questo capitolo che non voleva saperne di essere
scritto e un po’
tra impegni vari (che mi porteranno l’ontano
dall’Italia) non sono proprio
riuscita a fare più in fretta di così L
Spero veramente che il prossimo non si faccia attendere
tanto, ma parliamo del capitolo ora; creo che la storia stia prendendo
una
piega interessante – sì, anche se io sono di parte
– e mi è piaciuto un sacco
scrivere la parte in cui Eragon e Murtagh si allenavano!! È
quella che mi è
uscita con più facilità e credo sia anche la
meglio riuscita. Spero di aver
fatto capire che comunque Eragon sta cambiando, che sta cercando di
adattarsi a
questa nuova situazione di pace, cosa non facile e per questo non so se
sono
riuscita a esprimere al meglio questo suo tumulto d’animo;
non so, fatemi
sapere… Avrete anche notato che c’è un
salto temporale di ben due mesi; le
ragioni sono due: 1 non riuscivo a scrivere di quei due mesi e 2 li
trovavo
meno degni di nota.
Detto questo ringrazio tantissimo tutti coloro che nell’arco
della mia assenza hanno inserito la storia tra
preferite/seguite/ricordate, mi
fa molto piacere che vi piaccia – almeno spero che vi piaccia
–, ma ovviamente
anche chi l’aveva già inserita nelle sopracitate e
soprattutto chi ha
recensito. Per me è importante il vostro parere ;)
Grazie veramente a tutti e alla prossima,
Ortceps
P.S. Per chi volesse spoiler
– sì, ho deciso di allargarmi –
mi contatti su facebook, precisamente QUI
(spero si
apra, io e la tecnologia non andiamo d’accordissimo)