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Autore: Valerydell95    17/08/2015    1 recensioni
"Oh, Svizzera era strano, strano davvero. Pragmatico, distaccato, scostante. Era come se avesse in odio tutto il genere umano. [...]
Ma Svizzera non era felice. Nadia sapeva riconoscere l’infelicità quando la vedeva e negli occhi di Svizzera era così evidente che sarebbe stato impossibile non notarla."

Ospite a casa di Svizzera per meri motivi formali, Polonia si ritroverà seduta accanto a lui ad ascoltare il suo racconto. Il racconto lungo una notte di una storia mai narrata a nessun altro, una storia da sempre e da tutti più o meno volutamente ignorata. La storia non di Svizzera, ma di Vash Zwingli. La storia delle sue lacrime, delle sue disillusioni, delle amicizie perdute, dei sogni realizzati e delle speranze morte, dei rimpianti e delle conquiste. Una storia lunga una vita.
[SwissPol / SvizzeraXFem!Polonia - Possibili e leggeri accenni ad altre coppie]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Polonia/Feliks Łukasiewicz, Svizzera/Vash Zwingli
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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A Lifetime Of Adventure

  

I

 What a fortune might buy
 

Se fosse davvero oro tutto questo finirebbe! Sarei ricco, ma non sarei mai più lo stesso! L'aria fresca avrà un profumo migliore? I giorni di sole saranno più luminosi? Le notti stellate nasconderanno altri segreti? O perderò tutto questo? Ma io davvero voglio essere... ricco?”

(Paperon de’ Paperoni – “L’argonauta del Fosso dell’Agonia Bianca”)

  

 

“Sai, dicono…”.
“Lo so cosa dicono.”. Vash ripiegò la gamba sotto di sé. “Dicono che per denaro io sia disposto a tutto. Dicono che il denaro sia la mia unica ragione di vita, dicono che piuttosto che separarmi da una moneta di troppo mi farei tagliare una mano.”.
Nadia guardò Vash. I suoi occhi non erano più lucidi, la sua voce non tremava più. Il suo sguardo era serio, quasi solenne, le sue parole decise. La sua voce aveva un tono duro e non lasciava spazio a esitazioni.
“Svizzera e il denaro, il denaro e Svizzera.” disse lentamente Vash. “Dove c’è uno, c’è anche l’altro. Senza denaro Svizzera non può vivere, così come il denaro non può moltiplicarsi senza il tocco magico di Svizzera. Sorprendente come riescano a dipingerlo come un rapporto morboso e malato, vero, Nadia? Credono che io sia ossessionato dai soldi al punto tale da credere che potrei rinunciare alla mia identità per essi. Ovvio che pensino così, quando non si sono mai disturbati a chiedermi in cosa credo.”. Quell’ultima frase fu pronunciata con un’inflessione lievemente sarcastica. “La verità è un’altra.”.
“Qual è?”.
Vash si voltò a guardarla negli occhi.
“Sai perché m’importa così tanto del denaro? E’ una cosa che mi viene da lontano, da quando non avevo niente ed ero solo. Guardandomi attorno mi convinsi che i soldi erano tutto. Davano potere, sicurezza, ti procuravano amici e alleati. O almeno, così sembrava. Ma in quel momento non capivo che tutto ciò che il denaro porta è destinato ad andare via assieme al denaro stesso. La sicurezza crolla, il potere svanisce, gli amici ti abbandonano e gli alleati ti voltano le spalle. Ora lo so, ma all’epoca non lo capivo. Vedevo solo la luce delle monete d’oro e d’argento. Ero accecato. E quando ho capito che il denaro non porta la vera felicità… Be’, era troppo tardi. Ormai ero stato etichettato come la persona cinica che ha nei soldi la sua unica ragione d’esistere. E se vai da qualcuno degli altri e parli con lui o lei di me, scoprirai che è questo quello che pensano. Se provassi a comportarmi diversamente nessuno mi prenderebbe sul serio. Direbbero che sono impazzito o che lo sto facendo per un qualche tornaconto. Perché Svizzera è così, non fa mai niente per niente. E’ come… come per i personaggi di uno spettacolo teatrale da due soldi, Nadia. C’è il ragazzo sciocco e combinaguai, c’è il donnaiolo senza scrupoli, c’è la ragazza svampita e ingenua… e c’è il misantropo avaro e avido. Ho dovuto indossare quella maschera moltissimo tempo fa perché mi serviva, e ora non posso più toglierla. Non è accettabile che un attore si tolga la maschera durante lo spettacolo, è fuori da ogni schema mentale. E anche se me la togliessi sarebbe inutile, perché ai loro occhi io e la maschera ormai siamo la stessa cosa. Non esiste più un volto dietro alla maschera di Svizzera, il misantropo attaccato al denaro. Quel volto è Vash ed è tanto che nessuno vede più Vash. Chi l’ha visto in passato non lo riconoscerebbe, perché è passato troppo tempo. E chi non l’ha visto in passato… se lo vedesse ora, si troverebbe davanti un estraneo.”.
“Ma nessuno… Voglio dire, nessuno ci ha mai provato? A conoscerti davvero, intendo. Insomma, Liechtenstein…”.
“Sì, lei sì. Anche se non del tutto. Ci sono lati di me che non voglio che lei veda. Sì, Lily sì, in parte. E…”. Vash chiuse gli occhi.
“E? E chi?”.
“Non… Non voglio parlare di quella persona.”. Una lacrima gli scivolò lungo la guancia e lui la asciugò subito. “Non me la sento.”.
“Austria? Si tratta di lui?”.
Vash annuì. “Sì, ma non ne voglio parlare. Per me è come se fosse morto.”.
“Dio, Vash, non dire così…”.
“No. Non se lo merita.”.
Che cosa poteva avergli fatto? Nadia non riusciva a immaginarlo. Una cosa era certa: Vash gli aveva voluto bene davvero. Altrimenti non sarebbe stato così ferito. Voleva sapere cosa era successo tra loro due, voleva capire, ma sapeva bene che non era giusto forzargli la mano. Già il fatto che si stesse aprendo in quel modo con lei, che era di fatto un’estranea, era tanto. Era un indice di quanto Vash stesse soffrendo.
“Comunque… Sì, anche… anche lui.” riprese Vash. “Purtroppo anche lui. Quanto sono stato stupido. Non solo mi fidavo di lui, mi sono persino… Lasciamo stare.”.
“Va bene, tranquillo. Se non vuoi parlarne non parliamone.”.
Vash la guardò interdetto. “Va… Va bene.”.
“Perché quell’espressione stupita?”.
“Pensavo che avresti insistito. E…”. Vash abbassò gli occhi e arrossì lievemente. “E grazie. Per non averlo fatto.”.
Era la prima volta che lo vedeva arrossire. Era adorabile, sembrava di colpo un adolescente.
“E… quindi?”.
“Cosa?”.
“I soldi. Stavi parlando dei soldi.”
“Ah, giusto. Be’, non c’è molto altro da dire. La situazione è questa, che io lo voglia o no. Non ho mai pensato che i soldi fossero… come dire, la mia identità. Non lo sono per niente. E anche se mi servono, li odio. Li odio per quello che mi hanno fatto. Mi hanno rovinato. Anche se non è il denaro in sé ad averlo fatto, ma la visione distorta che gli altri hanno e hanno sempre avuto di me. Sono convinti che io possa svendere tutto quello che ho, se mi si offre la giusta cifra. No. Non lo farei mai. Non mi chiamo Olanda, io. Anche se a dir la verità non so se Olanda farebbe una cosa del genere. Ma in realtà non credo lo farebbe, non è il tipo, almeno spero. Lui è stato più fortunato di me, o forse solo più furbo. Non gli è successa la stessa cosa che è successa a me. Gli altri non pensano subito al denaro, quando parlano di lui. Probabilmente” fece Vash con un sorriso amaro, “Olanda ha visto cosa mi è successo e mi ha preso come esempio di come non comportarsi. Be’, se così fosse sono contento per lui. Non auguro a nessuno quello che è capitato a me.”.
“Essere identificato con i soldi?”.
“Essere solo. E’ la cosa peggiore che possa capitare a chiunque. I soldi mi hanno reso completamente solo.”.
“Ma hai…”.
“Lily, certo. Ma lei non basta, Nadia. Non può bastare. Non si può trascorrere l’intera esistenza avendo solo una persona al proprio fianco, fosse anche tua sorella. Lo so che è terribile da dire, ma dopo tanto tempo che stai a contatto con una sola persona può subentrare…”. Vash sospirò piano. “Può subentrare la noia. E non è la noia che provi quando non sai cosa fare per passare il pomeriggio. E’ più un’apatia, un torpore. Dopo un po’ le giornate iniziano ad assomigliarsi. Entri in un circolo che sembra senza fine. E sai bene che presto o tardi gli argomenti di conversazione inizieranno ad esaurirsi. Non è colpa di Lily, poverina, lei per fortuna non se ne rende conto. La colpa è solo mia. Non mi sono fermato quando potevo e adesso è tardi per cambiare. E’ come entrare in un bosco magico. Ad un certo punto, dopo un po’ di tempo che cammini, ti accorgi di esserti perso. Allora ti volti per tornare indietro e ti accorgi che il sentiero che hai percorso fino a poco prima è scomparso. E rimani bloccato lì perché, per quanto cerchi e guardi, non riesci più a trovare la via del ritorno.”. Vash sospirò di nuovo. “E dopo un po’ di tempo sai cosa succede? Capisci che la via del ritorno non esiste più.”.
“Ma sì che esiste, Vash.”.
“Non raccontiamoci stupidaggini, Nadia. La via del ritorno per me non esiste. Non l’ho imboccata quando potevo e ormai è scomparsa. Ma non è colpa del denaro, il denaro non ha una volontà propria. Non è nemmeno colpa degli altri. La colpa è solo mia. Sono stato cieco e stupido, e se una persona fa qualcosa di stupido prima o poi ne paga le conseguenze. L’ho imparato sulla mia pelle. E’ inutile stare a disperarsi per una situazione che non può cambiare. Bisogna solo adattarsi.”.
“E se potessi tornare indietro?”.
Vash fece un sorriso amaro. “Ti ho appena detto che non è possibile.”.
“No, intendevo… Se tu avessi una macchina del tempo e potessi tornare indietro, a prima che…”.
“A prima che diventassi prigioniero dei soldi e di me stesso per non essere riuscito a capire qual era il limite da non superare?”.
No, Vash. Volevo dire ‘a prima che la situazione ti sfuggisse di mano’. Perché è questo quello che ti è successo. Eri un ragazzino, un ragazzino incosciente. Lo sono stata anch’io, lo siamo stati tutti noi Nazioni. Ma c’è una cosa che non capisco della tua storia. Perché a te non è stata concessa una seconda possibilità? Perché ti hanno rinchiuso in questa gabbia per poi buttare via la chiave mentre tu non ti accorgevi di quello che ti stava succedendo? Perché? Erano ragazzini anche loro, è vero. Ma adesso? Adesso siamo cresciuti, non siamo più così immaturi. Perché nessuno ripesca la chiave e non apre la tua gabbia? Perché tutti t’ignorano mentre stai rinchiuso dando tutta la colpa a te stesso? Perché nessuno ti aiuta? “Sì, più o meno. Insomma, se tu potessi farlo, cosa faresti?”.
Vash guardò il fuoco, la luce delle fiamme che si rifletteva nei suoi occhi verdi. Sospirò.
“Andrei dal me stesso bambino e gli direi Stai attento. Ricordati sempre che il denaro non è tutto e che non compra la felicità. Lo so che adesso per te queste frasi non hanno senso e sembrano solo frasi fatte, ma non lo sono. Fidati di me e ascoltami.. Credo” e lì la sua voce tremò per un istante, “che farei questo. Non saprei cos’altro fare per… per cambiare le cose. Ma tornare indietro è… è impossibile.”. Vash si coprì la bocca con una mano.
“Calmati. Va tutto bene.”.
“Non è vero, niente va bene. Sono solo, è inutile chiudere gli occhi per ignorarlo.”. Vash scosse piano la testa guardando il fuoco.
“E quel che è peggio è che la solitudine me la sono comprata da solo, moneta dopo moneta.”.
Di fronte a quella frase Nadia non seppe cosa rispondere. Non riuscì a trovare nemmeno una parola di conforto che non suonasse falsa, non una frase che non suonasse di circostanza. Poté solo posare una mano sulla spalla di Vash e tacere, mentre la neve turbinava fuori dalle finestre e il silenzio della notte riempiva la casa.




IMPORTANTE

Un annuncio di servizio.
Per evitare inutili ripetizioni e ridondanze, ho “asciugato” la fanfiction facendola prima scendere da sedici capitoli a dodici, poi da dodici a dieci. Non ci saranno tagli a livello di contenuto, tranquilli. Tutto ciò che bisognerà dire e raccontare verrà detto e raccontato.

Seconda cosa: questa fanfiction si sta rivelando tanto dura quanto bella. Eviscerare un personaggio così marginale fin nel profondo partendo dal (poco) materiale che il canon offre è una sfida meravigliosa, oltre che un “rendere giustizia” al personaggio stesso. Per fortuna in questa sfida non sono da sola. Quindi devo innanzitutto ringraziare le mie “colleghe” fanwriter e amiche Achernar ed Elfin Emrys per il loro aiuto in questa sfida, soprattutto per quanto riguarda gli spinosi fatti che verranno raccontati nel quarto capitolo. *tenta di creare hype*
Ebbene, in questo capitolo si è parlato del rapporto di Vash con il denaro, rapporto nelle FF spesso molto estremizzato e reso una monomania vera e propria (questo quando Vash non è bimaniaco, ovvero ossessionato E dai soldi E dal proteggere la sorella). Veramente, in certe FF sembra che togliere una moneta a Vash equivalga a strappargli il cuore dal petto e scatena reazioni a dir poco assurde. Ho voluto dare una mia interpretazione (non so quanto fondata psicologicamente) del suo rapporto con i soldi e non basarlo solo sulla semplice avarizia.
Seconda cosa (terza, a questo punto), ringrazio ovviamente tutti coloro che recensiscono e anche coloro che leggono senza recensire (anche se dovrei fare il discorso di ringraziamento nelle note dell’ultimo capitolo e non in quelle del primo, ma vabbe’ XD).
Detto questo, detto tutto. A presto con il secondo capitolo!

 

  
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