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Autore: Luce_Della_Sera    18/08/2015    2 recensioni
Dal primo capitolo:
“La rosa blu in natura non esiste: è solo una rosa bianca colorata. Anche io dovrò essere così: d’ora in poi, nessuno dei miei coetanei dovrà mai sapere come sono fatta in realtà!”.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 17: riappacificarsi

Letizia guardò fuori dalla finestra dell’aula, e sospirò.
Ancora un’ora, e poi sarebbe stata libera di uscire, e cercare Ilan per parlargli. Visto che la ricreazione non durava poi molto, probabilmente non avrebbe potuto mangiare la sua merenda, ma non le importava. Il panino poteva aspettare! Per l’ennesima volta, si chiese come sarebbe andata a finire: lui le avrebbe creduto? Le cose sarebbero andate di nuovo per il verso giusto? E quanto sarebbe cambiata la loro relazione? Lui sarebbe riuscito ancora a fidarsi totalmente di lei? Si girò a guardare Ambra, che era intenta a fissare la professoressa di letteratura italiana che spiegava, e si domandò anche fino a che punto l’amica avesse ragione. Era vero che quello che era successo tra lei e il suo fidanzato era colpa di entrambi? Oppure era solo colpa sua?
“Non importa”, si disse, mentre cercava disperatamente di tornare a concentrarsi sulla lezione. “Devo rimettere a posto le cose, non importa chi è colpevole. Ilan è la cosa più bella che mi sia capitata, è tutta la mia vita, e io non voglio perderlo!”.
“Garofalo”.
La ragazza trasalì.
“Sì, professoressa?”.
“Mi spieghi cosa c’è di interessante fuori dalla finestra? E’ da quando sono entrata che non mi presti attenzione. Quantomeno, potresti fingerti interessata, come stanno facendo alcune tue compagne!”.
Le colpevoli fecero finta di nulla, pregustando la scena.
“Non è vero, io la sto ascoltando, professoressa”.
“Ah, sì? E allora dimmi, cosa ho detto poco fa?”.
“Ehm … “.
“Stava parlando di …”, provò ad inserirsi Ambra a bassa voce.
“Palmieri, evita. Ci sento ancora benissimo”.
Ambra fissò Letizia, impotente. Quest’ultima aveva la testa vuota. Di cosa trattava la lezione? Fece per abbassare lo sguardo sul libro, in cerca di un appiglio, ma sentì una battuta che la disturbò.
“Oh, la principessa e la sua dama di compagnia sono in difficoltà!”, esclamò Clara, in quello che nelle sue intenzioni doveva essere un bisbiglio.
“Piantala, lucciolina. Pensa a finire di stilare la tua lista di clienti, invece di rompere le scatole!”.
“Cos’è, sei invidiosa? Io di ragazzi intorno ne ho quanti ne voglio, e so tenermeli…tu invece non saresti neanche in grado di tenerti quello che hai! Lui sta con te solo perché gli fai pena, non per altro!”.
“Mio fratello ha più cervello di quello che pensi, e di certo non gli piacciono quelle che per farsi apprezzare devono concedersi al primo offerente come se fossero merce in saldo!”, saltò su Micol, parecchio offesa.
“Ragazze, che modi sono questi? Vi ricordo che siamo in una scuola, non in una piazza di mercato. Quindi, per favore, mettetevi composte, stata buone e seguite la lezione: siete qui per questo, dopotutto!”.
“Ci scusi, professoressa!”, fecero le sedicenni in coro, nient’affatto pentite; e quando l’adulta riprese a spiegare, si lanciarono occhiate di fuoco.
“Non è che la scuola sia proprio un ambiente tranquillo, certe volte”, pensò Letizia. “Ma chissà, magari stare qui mi aiuterà, tra poco! O almeno, me lo auguro…”.
Sospirando, tornò a concentrarsi sul suo quaderno, cercando di ignorare la paura che sentiva crescere dentro.
 
 

Ilan guardò il suo orologio per la sesta volta.
Ancora trenta minuti. Per lui di solito a scuola le ore passavano in fretta, ma in quel momento gli sembrava che il tempo non passasse mai. L’ora precedente gli era sembrata interminabile, e anche la seconda sembrava non essere da meno! Come se non bastasse, in quella prima ora e mezza di lezione non aveva ascoltato nemmeno una parola di quello che il professore diceva; sapeva che non era una buona cosa, visto che gli esami di maturità si avvicinavano inesorabilmente, ma non poteva farci nulla: non smetteva di pensare a Letizia, e a quello che sua sorella gli aveva detto su di lei. Era vero che si era comportato come un bambino dell’asilo e che era stato troppo severo e frettoloso nel giudicarla? Doveva forse andare lui a cercarla, durante la ricreazione, per parlarle?
Non aveva avuto intenzione di allontanarsi così tanto dalla sua fidanzata: quello che voleva era solo che lei riflettesse, e che capisse quanto si era sentito ferito: capiva che certe persone potevano essere più riservate di altre, specie su certi temi, ma non riusciva nemmeno a comprendere perché dovessero esserci dei segreti all’interno di una coppia, specie se poi quegli stessi segreti portavano a dire delle bugie per poter essere coperti!
Per l’ennesima volta, si chiese se Letizia gli avesse nascosto altro, oltre alla morte del padre: ma diversamente dalle volte precedenti, il pensiero di quella eventualità non lo fece arrabbiare.  L’unica cosa che voleva, era che tutto tornasse a posto: e per far sì che succedesse il prima possibile, forse doveva essere lui a muoversi, e mandare al diavolo l’orgoglio maschile.
“Ho deciso: appena suonerà la campanella mi alzerò e andrò a trovarla in classe. Almeno, vedremo di risolvere la cosa!”.
 

 
Letizia scattò in piedi al suono della campanella.
“Wow! Allora sei proprio decisa!” le fece Ambra. Pur essendo stata informata delle intenzioni dell’amica, era rimasta comunque sorpresa dalla velocità con cui quest’ultima si era alzata.
“Eh, già. Ci vediamo tra qualche minuto, ok?”.
“Buona fortuna!”
“Grazie, ne avrò bisogno”.
“Letiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!”.
La ragazza si girò, e per poco non fu sbilanciata da Micol che nella foga del venirle incontro le si era schiantata addosso.
“Micol, ma che cavolo combini?”.
“Scusami. Vai da mio fratello, vero?”.
“Sì, o almeno ci provo. Ma tu come fai a saperlo? Vuoi accompagnarmi?”.
L’aveva domandato automaticamente, ma sperò che la coetanea non le dicesse che voleva venire anche lei: sarebbe stata dura parlare dei loro problemi di coppia, con una terza persona vicino!
“Ops! Ehm, intuito femminile, non farci caso. Vai pure, e mi raccomando, se fa il cretino dimmelo, così lo picchio!”.
A Letizia venne da ridere, nel vedere l’espressione determinata dell’amica. Le balenò in mente che c’era una nota stonata, come se l’altra le stesse nascondendo qualcosa; ma non aveva tempo per indagare!
“Provvederò. A dopo!”.
Sentì Clara urlarle qualche cattiveria: ma non riuscì a capire il senso delle sue parole, per la fretta che aveva. E in men  che non si dica, era fuori dall’aula.
Passando davanti al bagno, si chiese se doveva fermarsi lì per qualche minuto: non tanto perché ne sentiva il bisogno, quanto perché così avrebbe potuto darsi un’occhiata allo specchio per vedere che aspetto avesse, e avrebbe potuto anche cercare di farsi passare l’ansia che le attanagliava il petto… ma non ebbe tempo di prendere una decisione, perché il suo campo visivo catturò un’immagine che le era familiare. Una figura che conosceva molto bene e che desiderava tanto vedere, ma che non si aspettava le comparisse davanti in quel modo!
“Ciao”, le disse Ilan, con tono neutro.
“Ciao”, rispose lei.
“Stavi per andare al bagno, per caso?”.
Per un attimo, Letizia pensò di mentire. Poteva dire di sì, sparire oltre la porta e sperare che lui se ne andasse il prima possibile, guadagnando così ulteriore tempo… ma non le andava: aveva capito la lezione.
“No. Cercavo te!”.
“Ah, sì? Anche io ti cercavo, in effetti!”.
Si guardarono, sorpresi. Letizia non poteva credere alle sue orecchie: se Ilan era venuto a cercarla, allora forse c’era una speranza che tutto tornasse a posto!
“Senti, ieri sera io…”.
“Ci ho pensato, e …”
Avevano parlato praticamente all’unisono.
“Oh”, fece Letizia. “Scusa, continua”.
“No, vai tu”.
“Ilan, sul serio, per me va bene se…”.
“Insisto: prima le signore!”.
Letizia lo guardò bene negli occhi, e le bastò poco per capire che non la stava prendendo in giro: anzi. Voleva davvero che parlasse lei per prima, e non solo per una sorta di cavalleria, ma perché l’amava. Fu questo a spingerla ad avvicinarsi al muro e ad appoggiarvisi, prima di cominciare a parlare …
“Volevo solo dirti che … ho riflettuto, come mi hai detto tu. E sono arrivata a capire che ho sbagliato! Non cerco giustificazioni, e non mi aspetto che tu mi creda se te lo dico, ma devi sapere che nella scuola che ho frequentato fino allo scorso anno non mi volevano bene. Mi dicevano che ero grassa e brutta,  che ero stupida, che avevo una vita banale e che mio padre …”, si fermò un attimo, sentendo le lacrime salirle agli occhi: tentò di trattenersi, ma non ci riuscì. “Dicevano che mio padre si era buttato contro il guardrail apposta perché non sopportava l’idea di avere una figlia come me. E invece sai cosa è successo? Ci è finito veramente contro il guardrail, ma perché un camion gli è venuto addosso! E’ stato devastante. Perdere qualcuno che ami in quel modo è… orribile. Non fraintendermi, anche se l’avessi perso per malattia o per vecchiaia sarei stata male, ma almeno l’avrei accettato di più! Così invece mi sono trovata a quattordici anni senza un papà, con delle sorelline piccole e una madre comprensibilmente distrutta, che però non voleva farsi vedere sofferente da me. Non sai quanto è stato tremendo non poterne parlare né in famiglia né a scuola, ero totalmente sola… certo, ho scritto come mi sentivo in un diario, ma come capirai, non è la stessa cosa che parlare con qualcuno in carne ed ossa!”.
Ormai piangeva a dirotto, ed era consapevole che molti ragazzi e molte ragazze che si trovavano a passare nel corridoio, e forse anche qualche professore, la stavano fissando; ma non le importava. Non voleva fermarsi, e anche se avesse voluto non avrebbe potuto!
Riuscì a percepire due braccia che la circondavano, ma non si fermò neanche allora.
“Letizia, amore, forse è il caso che …”.
“No”.
Quelle parole per lei furono la vera scossa, quella che le serviva: sentiva che doveva continuare, nonostante il dolore.
“Aspetta, c’è altro che devo dirti”.
La vista le si fece più chiara, e alzando la testa riuscì a vederlo: Ilan era preoccupatissimo, e la teneva stretta a sé.
“Dimmi”.
“Tra i miei compagni c’era un ragazzo di nome Claudio … lui non mi ha costretta a fare nulla, però, ecco…. mi ha umiliata, anche in quel momento. O meglio, dopo: mi ha detto che avrei dovuto sentirmi onorata per aver perso la verginità con lui, e … mi ha detto in sostanza che ero stata idiota a credere che mi amasse davvero. Ha voluto solo quello da me, e ha raccontato a tutti quel che è successo. Lo trattavano tutti come se avesse fatto un’opera pia! E’ per questo che finora non ho mai voluto che noi… non che non mi fidi di te, il problema è mio. Sono rimasta parecchio scottata, non riuscirei a vivere un rapporto fisico serenamente. Non per adesso, almeno”.
Si interruppe per prendere fiato, mentre la voce le tornava pian piano normale.
“Insomma, era stato con me, ma mi ha mollata appena gli ho dato quello che voleva. E tra quello e le prese in giro, un bel giorno dopo il matrimonio di una mia cugina ho pensato che dovevo diventare come le rose blu”.
“Cosa intendi? Le rose blu non esistono in natura, così come non esistono orchidee di quel colore e non esistono i garofani verdi!”
“Davvero ci sono anche altri fiori colorati artificialmente? Comunque, intendevo dire che dovevo nascondere agli altri quello che ero, per difendermi… non dovevo essere me stessa, in poche parole. E così ho fatto, dimagrendo, mettendo le lenti, mentendo e comportandomi come pensavo che gli altri volessero che mi comportassi. Non volevo ferirti o farti pensare che fossi finta: semplicemente ho agito così per autodifesa. Mi credi? Pensi che…sia di nuovo tutto a posto tra noi?”.
Per un attimo, nessuno dei due parlò.
Poi, Ilan pronunciò una sillaba, e Letizia si sentì felice come non era mai stata prima.

  
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