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Autore: Midnight Lies    18/08/2015    2 recensioni
E se quando Ryuk lasciò sulla Terra il Death Note, Light non fosse stato l'unico a vederlo cadere?
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[Dal testo:]
"Nora seguiva dei valori che riteneva importantissimi, come l'amicizia e la lealtà, per questo Light sapeva che avrebbe mantenuto il segreto sia che lo ritenesse giusto sia che lo ritenesse sbagliato, raccapricciante. Non avrebbe detto nulla a nessuno a prescindere, su questo Light non aveva dubbi.
Il punto era che uno dei più grandi valori, insieme a quelli, per lei era anche la vita."
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"«Forza, prova a uccidermi. Forza. Prova a uccidermi. Ti vuoi muovere?»
E, senza rendersene conto, i due adolescenti pensarono la stessa cosa.
"Ma che..." "...bastardo."
Eppure, quel "bastardo" iniziava leggermente a piacere, a Nora.
Schietto, provocatorio, attento ad ogni dettaglio, che fosse rilevante o meno. Sotto quell'aspetto erano uguali.
Sotto altri probabilmente erano agli opposti."
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"«Mi chiedo perché, a detta tua, io non debba pensarlo.» rispose semplicemente il ragazzo di fronte a lei.
«Vedi, se fossi un serial killer, non ucciderei come fa Kira. Perché avanti, se non ci si sporca le mani non c'è gusto.»"
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I PENSIERI COLORATI SONO STATI UN'IDEA DI "RYUZAKI ERU", MERAVIGLIOSA AUTRICE DI "ANOTHER WORLD" (splendida fanfiction)
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Nuovo personaggio, Ryuuk, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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21. Pugnali e pugnalate.


La ragazza imprecò sottovoce, aspettando e mordendosi il labbro inferiore. "Ok, calma.Vediamo oggi come va. Però sti bastardi, intanto che aspettiamo possono anche farci ripassare. E invece no, dobbiamo aspettare finché non ci dimentichiamo ogni fottuta parola. Ma sèntiti, parli come se ti fossi almeno presa la briga di studiare. Probabilmente sei l'unica beota che si è stufata e ha passato la settimana prima degli esami col joeystick in mano. Va beh, non avrei studiato né più né meno, tanto valeva fare qualcosa. No? Mettiamoci alla prova." Sorrise. "Vediamo oggi come va."
Si passò la lingua sul labbro, per poi tornare a morderlo. 
Un giovane ragazzo si sedette di fronte a lei. Non che se ne fosse accorta, o almeno fino a che non tirò fuori un lecca-lecca. S'infischiò altamente di come fosse vestito, di come fosse seduto, della strana capigliatura, ma non smise di pensare a quanto accidenti ne avrebbe voluto uno anche lei. 
Dopo diversi minuti passati ad osservarlo di schiena, iniziò a frugare nelle proprie tasche, ricordandosi che anche lei aveva qualche caramella. Ad ogni esame, per lei gli zuccheri erano ossigeno: doveva mantenere la mente lucida e arrivare alle risposte a logica e grazie alla memoria fotografica, non potendo contare su ciò che aveva studiato. Perché non aveva studiato, ovviamente.
In quel preciso istante, ad esempio, assolutamente nulla di ciò che aveva ripassato riusciva ad affiorarle in testa, ma non era un problema dato che se ne sarebbe ricordata leggendo la domanda. Forse.
Alzò lo sguardo, in cerca di qualche professore e sperando che non la stessero guardando scartarne una, per evitare problemi che la facessero sembrare almeno in parte colpevole d'aver copiato.
Invece si ritrovò ad un palmo dal naso il volto del giovane corvino spettinato, che la fissava insistentemente.
Lei sobbalzò, allontanandosi leggermente.
Il ragazzo, senza staccarle di dosso lo sguardo, indicò i dolciumi sul banco. «Ti do un lecca-lecca se me le dai tutte.»
Lei non mosse un muscolo. «Hai gli occhi sulla nuca?»
«Dipende da cosa devo guardare.»
Rimasero a fissarsi a lungo, finché lei non parlò. «Te ne do tre, prendere o lasciare»
«Considerando che tu voglia quel lecca-lecca più di quanto io voglia le tue caramelle?»
«Cosa te lo fa credere? Sei tu ad essere venuto da me.»
La fissò, pensando alle condizioni della riccia. «Va bene.»
Dopo aver fatto lo scambio, lui si girò senza più rivolgere attenzioni a Nora. Anche se quello non significava che non stesse lentamente tracciando un profilo psicologico della ragazza. Ogni parola, ogni reazione e sguardo, una linea.
Alcuni professori iniziarono a distribuire dei fogli completamente bianchi, di brutta, su cui lei iniziò immediatamente a scarabocchiare in penna volti di ragazzi che doveva aver visto da qualche parte durante il corso della sua vita. 
Quando iniziò a fare uno schizzo stilizzato di Wolverine, iniziarono finalmente a distribuire le schede d'esame. 

"Seh, ma potevate anche aspettare qualche anno in più, tanto non mi dimentico una sega, tranquilli!"

Fuori dall'aula, seduta per terra con la schiena contro il muro, Nora si infilò le cuffie alzando il volume al massimo. Trovò che la canzone era stata lasciata a metà, che era partita perciò verso il minuto e mezzo. Non sopportava iniziare ad ascoltare in quel modo, così cambiò canzone dopo aver selezionato la riproduzione casuale. 
L'inizio di quella la fece sorridere, ricordandole quanto l'amasse. Premette il tastino del volume per accertarsi che fosse già al massimo. Mise l'MP3 in tasca, non potendo fare a meno di muovere leggermente la testa a tempo.
Aveva finito gli esami con un'ora d'anticipo, alla faccia dei professori che le ripetevano di dover studiare, se non voleva ripetere l'anno. Sarebbe potuta andarsene a casa, ma preferì aspettare che Shizuka finisse la sua prova d'ammissione, per offrirle un frullato.
Seduto sulle sedie in plastica verde, in fondo al corridoio, anche Light, accanto a Ryuk, sembrava star aspettando qualcuno. Ovviamente era stato il primo a consegnare, seguito dal tizio delle caramelle a distanza di qualche secondo. Era passato quasi un mese da quando l'aveva visto l'ultima volta. 
Non smise di fissarlo, né di muovere capo e piedi a tempo, mentre Footloose rimbombava nelle sue orecchie. Le piaceva da morire quel genere.
Tirò fuori il lecca-lecca barattato qualche ora prima e non riuscendo a scardarlo, decise di passarlo sulla ruvida superficie del muro, come un fiammifero sulla scatoletta, per poi iniziare a toglierne la plastica dal piccolo taglietto che si era formato in alto.
Smettendo di guardarlo, iniziò a gustarsi il frutto del baratto mentre iniziava Wake Me Up Before You Go-go.
Le mancava da morire.

Light la fissava dal momento in cui era uscita da quella porta. Come farne a meno? Nora era sempre stata il tipo che per quanto si sforzasse di passare inosservato, non ci riusciva.
Soprattutto dal momento che, seduta in quella posizione, la gonna dell'uniforme copriva ben poco. Notò che in pochi erano venuti vestiti in quel modo.
Non la vedeva da diverse settimane. Ma dopo quel pomeriggio alla stazione ferroviaria era normale che fosse ancora più arrabbiata della volta del dirottamento. 
Se solo avesse ascoltato cos'aveva da dire, se non gli avesse riattaccato il telefono in faccia più e più volte, sarebbe stata di fianco a sé.
«Mi chiedo perché t'importi tanto»
«Ryuk, devo forse ricordarti che lei sa tutto? Potrebbe tradirmi e raccontare tutto. Certo, le probabilità che le credano sono pressoché nulle, ma non mi va di rischiare.»

"Non è vero. Nora ti piace." Aggrottò la fronte. Quella era una cosa che non si aspettava di pensare, mai nella vita. O forse in effetti sì, ma quello era stato prima della faccenda di Death Note, e non ne era nemmeno certo: aveva davvero avuto una breve cotta per lei, un anno e mezzo prima, o era solo stato il tempo che passavano insieme, a confonderlo? In tutta sincerità, puntava per la seconda.
Ma quel "Nora ti piace" del tutto inaspettato, che gli era echeggiato in testa come un'accusa, stonava in qualche modo con la verità. Allora perché l'aveva pensato?
«Tradirti? Non ricordo ti abbia mai giurato fedeltà, sai?» sghignazzò lo Shinigami.
«Appunto» mormorò a denti stretti, infastidito dall'allegria del Dio della Morte. Si alzò, percorrendo lo spazio che lo separava dal fondo del corridoio. Quando le fu vicino, rallentò, in modo da catturare la sua attenzione. Anche se certamente era riuscito nel suo intento prima ancora di alzarsi da quella sedia. Oggetto che per di più era anche lì. Perché si sedesse a terra era un mistero.
Lei lo guardò, per la prima volta dopo troppo tempo.
«Ciao...» iniziò Light.
Nora tolse una cuffia, senza dire una parola e continuando a fissarlo, in un chiaro invito a ripetere.
«Ciao» disse di nuovo, sedendosile accanto. 
Lo Shinigami ridacchiò. «Ti vedo in forma. E direi che seduta così tutti possono vedere quanto tu lo sia.»
La ragazza si mise carponi, appoggiò la borsa nell'angolo dov'era stata fino a poco prima, e vi si sedette sopra allungando le gambe sul pavimento.
«Nora, ascolta...» mormorò il ragazzo, avvicinandosi «Non ho ucciso io l'agente dell'FBI»
«Ah-hah. Certo.»
«Nora. Non sono stato io. Qualcun altro lo ha ucciso. O è morto da solo, anche se ne dubito»
Lo fulminò. «Oh, sì, ti credo» disse, sarcastica «E visto che mi fido ciecamente, non ti chiederò allora perché eri nello stesso vagone da cui è uscito un attimo prima di schiattare!» sussurrò.
«Voleva farmi delle domande!» ribatté, sulla difensiva. «Senti, noi... Non voglio rovinare tutto per colpa di qualcuno che fa cose e che lascia che la colpa ricada su di me. Io e te, 
in questo momento, dovremmo essere seduti l'uno affianco all'altra su quelle sedie là in fondo, a chiacchierare e ridere sorseggiando la ciocclata bollente delle macchinette, ascoltando musica una cuffia per uno. Come già abbiamo fatto l'ultima volta. Mi manchi, Nora. Moltissimo.
»
Ryuk avvertì quella presenza troppo familiare, ma preferì non girarsi e fingere di non essersi reso conto che la donna, se così poteva essere chiamata, fosse lì presente, ad osservare i due adolescenti.





OTTO GIORNI PRIMA



Lo Shinigami sussultò, voltandosi di scatto. L'alta figura torreggiava sulla stanza.
Magra in vita, pareva avere un distorto corpo dalle sproporzionate fattezze femminili, umane.
Spaventosa, eppure di una bellezza sconcertante.
Completamente bianca, capelli raccolti in un'ampia crocchia ornata da diversi piccoli spilli, mentre le tempie erano la sorgente da cui sfuggivano morbide due ciocche color nuvola che arrivavano quasi a sfiorare il pavimento, naso all'insù puntinato da lentiggini grigie, iridi di un'incredibilmente luminoso viola, macchiato da colori indecifrabili.
Il corpo era ornato da strisce larghe e nere che avvolgevano il busto, coprendo quanto necessaio e assottigliandosi verso la vita, per poi diventare un tutt'uno coi corti pantaloncini neri che le aderivano attorno ai fianchi e da cui scendevano veli neri che sfumavano nell'aria.
Sul polpaccio destro, una banda nera, elastica ed uniforme.
Lungo entrambi i lati del corpo, dei coltelli di diversa pericolosità erano inseriti tra le strisce di tessuto.
Non l'aveva mai vista.
Ma la riconobbe subito.

«K... Khatem...?!»

"E adesso che gli prende, a Ryuk? Sa bene che non posso rispondergli. E che starebbe a significare, Khatem?"
Si alzò dalla scrivania con un sospiro, chiudendo ordinatamente il quaderno di matematica. Decise che probabilmente mettendosi sul letto avrebbe avuto una vista più ampia della stanza, e Ryuk sarebbe certamente rientrato nella sua visuale più facilmente. Di conseguenza avrebbe potuto vederlo senza guardarlo, in modo da non far insospettire L, o chiunque altro lo stesse osservando.
«Ryuk, giusto?» chiese la creatura, avvicinandoglisi. Era un'Ai No Kami, Dea dell'Amore. Infinitamente più potente degli Shinigami. Ed era strettamente sconsigliabile trovarsi sulla strada di Khatem in particolare, la più ammirata dai suoi simili e la più temuta dagli Shinigami. Il rischio era sempre quello di uccidere qualcuno su cui le Ai No Kami avevano puntato gli occhi. Delle conseguenze era meglio non parlare nemmeno. «Sto lavorando a questa coppia da prima ancora che si conoscessero. Tu con quel quaderno hai lentamente distrutto tutto il mio lavoro» sibilò, avviandosi verso il balcone, seguita da Ryuk, in modo che l'umano non potesse sentire nulla di quello che lo Shinigami avrebbe detto. 
«Ma non basterebbe una... freccia?» chiese, dubbioso e cauto.
«Non le usa più nessuno. E non è nel mio stile. Quello che io faccio, è dare piccole spinte e lasciare che tutto si svolga da solo.»
Ryuk pensò che se nessuno usava più arco e freccia, probabilmente usavano quei pugnali. Di certo non voleva essere al posto delle "vittime" dell'amore.
Khatem si sfilò dai capelli una piccola spilla. «Userò questa»
«Cioè?» 
«Questa è solo una piccola scossa, un assaggio di ciò che l'amore può fare. Contiene sia il bene che il male del sentimento. Non a caso sentirà dolore» aggiunse, ritornando nella stanza e avvicinandosi al giovane.
Gli trafisse il petto con la spilla.
Gli si svuotarono i polmoni in un gemito strozzato, mentre per impulso si girò steso di lato, senza nemmeno la forza di chiudersi a riccio.
Strinse convulsamente la maglietta in prossimità dello sterno, mentre il cuore batteva quasi lentamente, ma tanto forte da far male.
Lentamente, in silenzio, si rilassò.
La tachicardia si placò, lui riuscì a riprendere fiato.
Lanciò un'occhiata di sfuggita a Ryuk.
 
"Che stavi facendo...?!"
«Non sono stato io» lo avvisò, stranamente serio.
Light preferì ignorarlo, mentre il petto rallentava finalmente la sua andatura.
Sospirò, invaso da un'inspiegabile felicità ed euforia.

"Nora..."



PRESENTE


«E allora chi è stato?» chiese la ragazza, ben poco convinta, mentre Avril le cantava in un orecchio Girlfriend.
«Non lo so...»
La porta si aprì, facendo uscire due ragazze a braccetto. Una delle quali era Kyomi Takada, la celebre "Miss Università".
«Shizuka...?» chiese Nora, chiamando la seconda ragazza. «Ti ho aspettata... Volevo andare con te da Takashi. Anche se in realtà sembri un po' occupata...» Il disagio della riccia si sentiva particolarmente bene. Quello con Takada era stato odio a prima vista, e Shizuka lo sapeva. Possibile che se ne fosse dimenticata?
«Scusa, è che... Kyomi e io andiamo da Eiji, ci ha invitate a pranzo, noi, lui e un suo amico.»
Quello fu una pugnalata. «Ah.»
Dopo aver salutato, le ragazze si allontanarono lungo il corridoio, per poi svoltare a destra e sparire dietro l'angolo. 
Lei rimase a guardare in silenzio, senza più la voglia di discutere. 
Si alzò, spolverandosi gonna e borsa, seguita da Light. 
Con sua sorpresa gli porse un auricolare, che lui accettò volentieri, avvicinandosile.




Buon pomeriggio! So di essere sparita, ma ho avuto parecchi impegni, scusa ^^"
Avendo superato i venti capitoli e le cento recensioni, mi è venuta voglia di parlarti del "dietro le quinte" della storia, anche se non te ne fotte un'emerita fava.


Numero uno!       Ho iniziato a scrivere la storia una sera, dopo essere arrivata più o meno a metà della prima fanfiction di Death Note che abbia mai letto, e che a mio parere resta tutt'ora la migliore. Quella fanfiction mi ha ispirata moltissimo, anche se racconta di cose completamente diverse. Non sono sicura che avrei iniziato a scrivere questa, se non fosse stato per Ryuzaki Eru, autrice di "Another World".

Numero due!          Appena ho pubblicato il prologo me ne sono pentita, e se non fosse stato per le prime due recensioni (arrivate praticamente immediatamente), l'avrei cancellata la mattina dopo.

Numero tre!            Per la Dea dell'Amore, è stato scelto il nome Khatem perché significa "anello" in arabo. Il nome Shizuka lo ha scelto mia sorella maggiore, perché è il nome del personaggio principale femminile di Keroro, cartone animato che abbiamo amato parecchio, da bambine.

Numero quattro!   La faccenda della persona uccisa da Nora in passato, è stata un azzardo enorme, infatti ero indecisa sul farla o meno. Infine ho preferito buttarmi e vedere dove mi avrebbe portata.

Numero cinque!      Prima di iniziare a scrivere odiavo Light, ma piano piano ho smesso di augurargli la morte ad ogni sua parola, anche se non si può dire che io lo adori.

Numero sei!           In principio, l'amore non era una cosa di cui volevo scrivere in questo racconto, è infatti subentrato dopo.

Numero sette!       Prima di arrivare all'attuale copertina ce ne sono state altre nove, ma nessuna mi era piaciuta. E inizia a non piacermi più nemmeno questa.

Numero otto!         Ho preferito utilizzare il tempo citato nell'anime anziché nel manga perché mi mette più a mio agio.

Numero nove!         Ho scelto il viola per i pensieri di Nora perché è l'unione tra il blu di L e il rosso di Light, perché non saprebbe scegliere davvero da che parte stare.

Numero dieci!         Ci sono scene ideate ma mai scritte e pubblicate, per il semplice motivo che mi sono dimenticata di farlo.


Spero di non averti annoiato\a, e ti ringrazio sia d'essere arrivato\a fin qui che di aver avuto la pazienza di aspettare questo e i prossimi capitoli. 
Ci sentiamo presto! <3

 


 
   
 
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