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Autore: iaki46    18/08/2015    5 recensioni
INTRO:
Ah Maka... chissà cosa pensi, cosa provi per me.
Non so, forse non è cambiato niente rispetto a prima, forse siamo solo più uniti. Forse sei ancora mia. Ma è questo 'forse' che mi logora l'anima.
Sicuramente sono cambiato io, i miei sentimenti.
...
Passi così tanto tempo con lui.
Mi da così fastidio, avrei voluto essere io a proteggerti.
...
Basta, ti voglio.
Non posso, non voglio più controllarmi, limitarmi.
So che non sono io, ma ti voglio.
Ora basta trattenersi.
...
Maka, scusa... Cosa ti ho fatto?! Come ho potuto?
...
"Dov'è Soul?"
"Maka, dobbiamo ucciderlo".
...
"DOV'E' MAKA?"
"Dove l'hai fatta andare, mostro!"
"Cosa?.. Io non capisco! Di che stai parlando?"
"Si è sacrificata per te, Soul! Tu l'hai uccisa".
!!IN PAUSA!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Star, Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo
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Capitolo 4: What's happening? 

Maka's pov

Non potei fare altro che staccarmi da lui e fuggire in camera mia come un animale braccato.
Che cosa gli era saltato in mente?
Come aveva potuto?
Perchè l'aveva fatto?
Proprio non riuscivo a capirlo mentre le lacrime scorrevano copiose senza accennare a voler smettere.
Anche in questa situazione, però, nonostante fossi sconvolta, non riuscivo a fare a meno di chiedermi se l'avesse fatto perché ero io, oppure se aveva solo voglia di sfogare su qualcuno i suoi bisogni.
Non riesco a credere a quello che mi è successo, anche se ho ancora i segni sulla pelle, se l'ho provato e vissuto in prima persona, tutto sembra indistinto e confuso, come fosse solo un sogno, un malsano prodotto della mia mente.
Io lo so, so benissimo che non è così.
Sono sobria eppure non riesco a percepire la realtà, tutto sembra scivolare sotto di me come se subissi l'effetto di una sostanza allucinogena.
La notte è buia come la mia stanza, solo qualche finestra del palazzo accanto, col tenue brillare delle lampadine degli appartamenti, fa filtrare qualche fascio giallastro attraverso la stoffa sottile delle tendine, ma ai miei occhi sembra un raggio abbagliante.
Confuso.
Tutto è confuso: lo scenario, il mio cervello, i miei pensieri, le mie emozioni ed i sogni che faccio, la mattina non mi appaiono che confusi.

Al mio risveglio però non provo più tutto questo.
Sembra un giorno normale pronto a svolgersi come sempre.
Però tutto è cambiato.
Osservando l'orologio che segna le dieci passate, non scatto più in piedi correndo verso la scuola pensando al grave ritardo.
Non penso a niente.
Il mio sguardo scivola altrove senza soffermarsi su nulla.
Davanti a me c'è il mio riflesso, proiettato dal lungo specchio che si trova su una sporgenza verso l'interno della stanza.
Ho i capelli arruffati, gli occhi indecifrabili anche per me, il vestito lacerato, le calze strappate da cui s'intravedono i graffi della battaglia e i suoi marchi dappertutto.
Sul collo c'è una lunga scia rossa dovuta alle sue labbra troppo bramose, qualche graffio sopra al seno, sulle braccia e sui fianchi.
Per il resto sto bene.
Ma io sto bene?

Mi ritrovo nella doccia senza averlo realmente deciso, evidentemente la mia mente è affollata da pensieri troppo riservati per essere condivisi con me stessa.
Rimango un po' di tempo così, a fissare le mattonelle bianche rigate di varie sfumature di grigio ed azzurro, riuscendo ad individuare occhi bellissimi, animali e qualche volto di profilo, che prendevano vita nella mia fantasia.
Tuttavia presto mi irrito, perché non riesco a fare a meno di sentirmi stupida: insomma che cavolo sto combinando? Mi ritrovo a fare cose che non avevo pensato di fare, anzi: mi ritrovo a non farle, infatti non credo che si possa fare la doccia vestiti e senza aprire l'acqua.
Strappandomi letteralmente il vestito rotto da dosso, riducendolo a strisce di tessuto sporco sul pavimento, finalmente pienamente cosciente, mi lavo.
Strofino forte le mie mani sulla pelle, graffiandola ulteriormente: ora sono arrabbiata ed il fatto di non sapere nemmeno per cosa, mi fa arrabbiare ancora di più.

Esco velocemente mettendo pantaloncini e una maglietta, infilo le scarpe al volo e corro. Valicando la soglia dell'appartamento qualcosa mi trattiene.
La mia rabbia si dissipa per un secondo, mentre col cuore che batte forte mi accosto dietro la porta di Soul. Il silenzio assoluto mai rotto da un respiro mi fa capire. Sono minimamente sollevata, ma soprattutto preoccupata.
Dov'è andato?
Non posso credere che sia a scuola, no: sono sicura che lì non ci sia.
Non essendo nello stato per andare a verificare, mi giro senza pensarci due volte e corro senza una meta precisa.
Dopo aver superato tutti i miei precedenti record, (nemmeno io avevo mai pensato di riuscire a correre così tanto senza fermarmi e stancarmi), mi ritrovo in un parco. Mi accascio di peso contro il grosso fusto d'un olmo, respirando affannosamente. Non devo mai essere venuta da queste parti della città, visto che nulla suscita in me ricordi.
Ora però qualsiasi piccolo movimento mi provoca dolore: tutto l'effetto dell'adrenalina è scomparso, lasciandomi col fiato corto e tutti i muscoli doloranti per lo sforzo eccessivo.
Anche respirando profondamente sento i muscoli del busto e del ventre lanciarmi segnali dolorosi, ma il tutto peggiora quando il mio corpo inizia ad essere percorso dagli spasmi dovuti al pianto incontrollabile che mi sale dal petto.
Mi sento sola, abbandonata, usata, tradita, arrabbiata, confusa e totalmente persa. Tutto ciò s'incanala a tal modo nel mio corpo che prima trasformava tutto in quella specie di apatia, mentre ora, solo in tristezza.
Che cavolo gli era preso?
Dove diavolo è ora?
Non poteva semplicemente dirmi i suoi problemi, come sempre?
Per lui ci sono sempre stata, ci siamo sempre aiutati a vicenda, cos'è cambiato?
Perchè non me n'ero accorta?

Forse era questa la domanda pungente che più mi feriva.
Come avevo potuto non accorgermene?
Non riuscivo proprio a capacitarmene.
Forse non era Soul a essere cambiato.
Forse ero io.
Cosa cavolo mi era preso?
Da quando non riuscivo più a capirmi?
Sicuramente avevo trascurato Soul, a lui era successo qualcosa.. magari aveva cercato di parlarmene... e io non avevo avuto tempo.
Devo rimediare, devo trovarlo subito.
Mi alzo per correre a cercarlo, ma qualcosa mi ferma.
No, non è la carne greve. È un sentimento strano, freddo, un presentimento oscuro che mi fa rabbrividire.
So benissimo che non è stata colpa mia.
Sarò cambiata, l'avrò ignorato, ma non può essere stato solo per quello.
La sua anima è sempre stata un po' instabile e fresca, ma ne sentivo il nucleo caldo, il suo tepore rassicurante.
Lo stesso vedevo nei suoi occhi rossi, vivi d'affetto e di premura.
Però non è quello che hai sentito ieri”, protesta una vocina nella mia testa.
È vero, ieri era diverso.
Il rosso scarlatto delle sue iridi era cupo e tetro quanto la sua anima che, seppur calma all'apparenza, faceva affiorare una tempesta gelida.
In più quello ch'era successo dopo... non l'avevo mai visto così.
Scivolai nuovamente contro il tronco sconnesso dell'albero, rimanendo a fissare il paesaggio a me nuovo come uno di quei vecchietti nostalgici che si vedono sempre sulle panchine.
In periferia si vedevano alti palazzi neri e rovinati, pieni di graffiti dai colori sgargianti un po' ammuffiti, che non dovevano essere ben frequentati.
Quel posto emanava nostalgia.
Tutto sembrava smorto ed avvolto da un sottile velo di nebbia autunnale, sebbene fossimo in piena estate.
L'erba era ingiallita, l'olmo enorme dietro di me marcio, le foglie fruscianti e morenti .
Il sole sbiadiva e smetteva di emanare il suo solito calore.
C'era qualcosa di strano in quel posto.
Non era solo la mia immaginazione, le sensazioni che provavo...
Tutte le anime che riuscivo a percepire nel mio ridotto raggio d'azione erano inquiete, ma anche la flora e la fauna emanavano sensazioni negative: paura, terrore, follia...
Il cuore iniziò a battermi all'impazzata e capii, in preda al terrore, di dovermene andare.
Non avvertivo più nemmeno il dolore, allontanato momentaneamente dal mio istinto, che m'intimava solo di mettermi in salvo.
Corsi disperatamente in avanti, in una delle tante direzioni possibili.
Imboccai uno dei troppi vicoli presenti.
Svoltai a destra, poi due volte a sinistra, poi realizzai di essermi persa.
Tornai velocemente indietro, imboccando un'altra strada.
Cercavo di ricordare, di spremere le mie meningi per visualizzare un dettaglio, qualcosa che mi facesse distinguere una sezione di quell'intricato labirinto dall'altra.

Niente.

Tremavo, ero paralizzata.
Poi, qualcosa mi toccò.
Urlai mentre scattavo in avanti, senza nemmeno volgere la testa indietro.
Non ero abbastanza veloce. 
Lui mi prese con forza e mi bloccò, mentre diceva il mio nome.
Allora mi calmai.
Conoscevo quella voce e, sfinita, mi accasciai contro di lui, che mi sostenne prontamente.
"Tutto bene?" chiese Kid, quando il mio respiro iniziò a regolarizzarsi.
"Sì" risposi io, poco convinta e ancora ansante "Non so cosa mi sia preso... credevo d'impazzire".
"Questo posto... è strano".
"Allora l'hai notato anche tu. Non mi sono immaginata tutto, quindi".
"No, non era un attacco di panico" disse lui, serio "Ma forse, sarebbe stato meglio".
Volsi la testa nella sua direzione e piantai i miei occhi nei suoi per leggerci il continuo della frase, quello che entrambi sapevamo, ma non volevamo ammettere. C'era una singola parola che traspariva tra le sue iridi ocra.

Follia.

"Non dovrebbe essere presente in città. Tuo padre, lo Shinigami...".
"Lo so, per questo è strano".
Era la prima volta che lo vedevo così serio.
Cioè, Kid sembrava sempre autoritario col suo modo di vestire, di parlare, di muoversi, d'interagire con gli altri (beh, a parte quando faceva delle scenate a causa dell'asimmetria)... si vedeva che apparteneva ad una casta superiore.
Ma ora... così serio e preoccupato, sembrava un vero uomo.
A quel pensiero, fui scossa da un brivido.
"Beh, andiamocene via" disse lui rompendo il silenzio e sciogliendosi da quella specie di abbraccio.
Ora mi sentivo meglio, ma quando lasciammo quella zona, mi sfuggì un sospiro di sollievo e mi sentii infinitamente grata a Kid per essere venuto a salvarmi.
Chissà perchè non era venuto Black*Star a cercarmi...
A quel pensiero mi vergognai di me stessa.
Soul era sparito, io avevo corso sul serio il pericolo di essere inghiottita dalla follia e di trascinare con me Kid, che si era scomodato apposta per venirmi a cercare... E stavo pensando solo alla mia stupida cotta per Black*Star!

Ringraziai Kid, che senza quasi considerarmi, m'interrogò su questioni più importanti.
"Dov'è Soul?"
La domanda mi lasciò di stucco.
No, non me l'aspettavo e non sapevo cosa dire.
Al momento, optai per la verità.
"Non lo so".
Lui alzò un sopracciglio e mo guardò perplesso. Voleva delle spiegazioni.
"Questa mattina non era in casa" mi giustificai, inventando al volo una bugia "per questo sono uscita, per cercarlo. Passando dal centro non c'era... mi sono infilata in questa parte della città perché non c'ero mai stata. Proprio per questo, se voleva starsene un po' da solo, doveva essere il posto giusto".
"Cosa ti fa credere che volesse starsene da solo?"
Non mi credeva. Dovevo essere più convincente.
"Beh, non c'era nessun biglietto in cucina, lui non era in casa, il letto era intatto.. non sono stata nemmeno molto a pensarci, dovevo cercarlo!"

Lui sembrò pensarci su un momento, per poi assentire: "Hai ragione" poi aggiunse "Come mai non hai pensato di cercarlo a scuola?"
Mi stava davvero facendo un interrogatorio. Per questo, riflettei, Kid non avrebbe mai potuto piacermi.
Sì, era autoritario, bello, educato e gentile... ma io non ero così!
Volevo anche qualcuno emotivo, spiritoso, altruista, empatico, anche qualcuno che mi sfidasse, credesse in me, mi spronasse a superare i miei limiti... per questo volevo Black*Star.
"Ovviamente perché conosco Soul" spiegai, un po' infastidita "E poi, in tal caso, avrebbe svegliato anche me. Sapeva benissimo che ero abbastanza in forma per venire a scuola e quanto m'infastidisca saltare le lezioni. E in quel caso, a che scopo non lasciarmi un biglietto?".
"Questo spiega anche perché non c'eri tu a scuola. Non ci saremmo allarmati vedendo la tua assenza, a
nche se probabilmente saresti venuta lo stesso dopo la battaglia, ma quando abbiamo visto che mancava anche Soul e a casa non rispondeva nessuno.." "Grazie mille per la premura" gli sorrisi e lui ricambiò.
"Poi, un certo ragazzo voleva venirti a cercare di persona.."
Per esclusione, non poteva che essere Black*Star!
"Aveva detto che doveva esserti successo qualcosa, poiché ieri sera è venuto a trovarti, ma gli avevi assicurato che stavi bene e ci saresti stata a scuola".
Arrossii ed abbassai lo sguardo.
Per quanto non li desse a vedere, aveva dei sentimenti, allora! Quanto mi conosceva bene...
"Beh, aveva ragione" continuò Kid "Meglio che ringrazi lui, quando lo vedrai. Sono venuto io solo perché con la mia percezione dell'Anima, potevo trovarti prima".
Lo ringraziai nuovamente sia per avermi trovata e salvata, sia per avermi portato quella che per me, era una notizia importante. "Ma... Soul?.." chiesi.
Che pessima Meister ero! In tutto questo tempo, avevo davvero solo pensato a Black*Star.
Però, forse, non era del tutto colpa mia. Insomma, dopotutto ieri con Soul... non potevo ignorare quello che era successo.
Ma io sapevo che non era per questo: era perché ero egoista.
Ammetterlo mi fece sentire in colpa, ma almeno nel mio subconscio, non cercai più di giustificarmi.
"Sono molto preoccupato" ammise Kid.
Era un cattivo segno.
"Lo stanno cercando dappertutto, gli insegnanti, gli inservienti, gli altri studenti... non c'è traccia di lui".
Mi sentii demoralizzata.
Dove poteva essersi cacciato?
Non poteva aver deciso di... No.

NO.

Mi era tutto chiaro, fin troppo chiaro.

Non poteva aver deciso di andarsene, ma sembrava proprio così.
"Mio padre sta facendo tornare tutti. Dobbiamo riunirci subito per analizzare la situazione e decidere cosa fare. Con anche Asura che si è risvegliato, non possiamo permetterci di essere irreperibili e vulnerabili. Dobbiamo riferigli anche.. quello che è successo in periferia".
"Si.. però infondo non dovrebbe essere grave, no?"
Lui mi guardò incredulo.
"Certo che è grave!" Spiegò con foga "Hai visto quello che ti stava succedendo? Stavi impazzendo, Maka! Stavi cedendo alla follia! Con me sei stata al sicuro perché sono il figlio dello Shinigami e sono immune ad una così debole frequenza di.. di follia. Ma tu... e tu sei anche allenata! Pensa a tutti quegli uomini! Gli animali, la vita!.." fece una pausa per riprendere fiato "Non è quel posto in particolare. È quello che significa. Significa che qualcosa sta facendo vacillare il potere di mio padre. Significa che qualcosa è cambiato e siamo vulnerabili". Mi guardò negli occhi, pieni di spaventosa consapevolezza. "Significa che non possiamo resistere alla follia".




Angolino dell'autrice:
Salve a tutti, sono tornata!
Lo so che vi ho fatto aspettare un sacco di tempo e
mi dispiace molto!
Però, dopo vari problemi e ''crisi''.. ho deciso di riprendere in mano questa vecchia storia e darle finalmente la conclusione che merita!

Spero di farmi perdonare promettendovi di finirla alla svelta (siccome è estate avrò un sacco di tempo per scrivere e lasciarvi con una marea di sorprese!).
Parlando del capitolo, forse avrete una Maka un po' OOC, ma siccome non l'abbiamo mai vista alle prese con l'amore, chi può dirlo? Io ho cercato di mettermi nei suoi panni e far coincidere tutte le emozioni contrastanti che prova con il suo comportamento... beh, sta a voi giudicare se ci sono riuscita!
Grazie a tutti quelli che leggeranno anche dopo tutto questo tempo (always!) e a chi mi lascerà una recensione
per prendermi a male parole perchè ne ha tutto il diritto ewe

Intanto, sempre perchè sono cattiva, vi stuzzico con qualche domandina...
Che fine avrà fatto Soul?
Perchè la follia si sta introducendo in città?
Cosa succederà tra Maka e Black*Star?
Beh, lo scoprirete solo continuando a leggere! 
Un saluto dalla vostra detestata autrice Iaki
~chan .

 

  
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