<<
Allora,
allora! Sei pronto a vedere i risultati?>> urla Spike
entrando nel bagno
maschile, ma la sua voce mi giunge distorta e attutita dallo scrosciare
dell'acqua fredda sulla faccia.
Sollevando lo
sguardo, con ancora le gocce d'acqua che mi scorrono sul viso, osservo
mio
cugino attraverso lo specchio.
<< E tu sei
pronto a pagare la scommessa?>> ribatto fiducioso con un
sorriso sornione.
Per tutta
risposta Spike fa spallucce per poi schioccarmi uno dei suoi sguardi da
seduttore incallito. Devo ancora capire come mai certi atteggiamenti
facciano
sciogliere tutte le ragazze della nostra facoltà, che
malauguratamente
incrociano per i corridoi il mio sbandato parente. Non che Spike sia un
cesso
ambulante, anzi, ma certe volte si comporta da vero cretino; per
esempio come
si relaziona con l'altro sesso. Da l’impressione di non fare
sul serio, si
diverte a circuire una ragazza, ma appena questa si lascia convincere
(di
solito il tempo che trascorre tra una fase e l'altra è assai
breve) in Spike
scatta qualcosa, che lo fa ritornare sui suoi passi, mollare la ragazza
e
trovarne qualcuna più interessante. Infatti avrà
avuto un centinaio di
fidanzate, ma mai nessuna che sia durata più di tre
settimane. Ne ha lasciati
di cuori infranti dietro di se! Eppure molte gli corrono ancora dietro,
sebbene
sappiano a cosa vanno in contro.
Tuttavia per
l'occhiata rivoltami, mi vengono i brividi e non posso fare a meno di
alzare un
sopracciglio come a dire “ Che cavolo fai?!”, ma
lui ignorandomi si avvicina ad
uno specchio ed incomincia a sistemarsi i capelli: li liscia, li
ravviva per
poi lisciarli di nuovo. È peggio di una ragazza! Ha un'
ossessione quasi maniacale
per i suoi capelli sistemati in modo insolito rispetto al classico
taglio corto
che vige dalle nostre parti. Infatti delle lunghe ciocche nere e
fluenti gli
ricadono sul petto, mentre il resto della chioma è
semi-lunga e mossa sulla
nuca.
Spike, con la
coda dell'occhio, nota che lo sto osservando.
<< Un ruba
cuori come il sottoscritto deve prendersi cura del suo aspetto,
specialmente i
capelli>> sentenzia dopo l'ennesimo ritocco alla
capigliatura, poi
continua << se sei invidioso posso insegnarti qualche
trucco del mestiere
per fare strage di ragazze, perché non sei completamente da
buttare!>>
Vorrei veramente
mandarlo a quel paese, ma mi trattengo dal dirglielo direttamente per
non iniziare
una discussione infinita, perciò mi limito ad un innocuo
<< Quando la
smetterai di dire cazzate?>> che regalano mille punti al
mio
autocontrollo.
<< Scusa,
dimenticavo che hai già una fan: la biondina che ci aspetta
fuori>> scherza
mentre accenna con il capo alla porta che separa noi dalla nostra amica
Chanel.
<< Ma che?!>>
dico in modo alterato, intuendo il significato nascosto delle sue
parole.
<< Che …
lei vorrebbe essere più di un'amica?!>> adesso
è completamente girato
verso di me per guardarmi divertito con le braccia conserte.
<< Te lo
dico ora e mai più: tra me è lei non
c'è assolutamente niente. E poi non mi
attira in quel senso>> sibilo. Non mi vanno a genio certi
discorsi, mi
mettono a disagio, per non parlare del fatto che dopo, una volta
insinuato il
dubbio di un possibile coinvolgimento sentimentale, non si riesce
più a vedere
come prima il rapporto con quella persona.
<< Ehi, ehi
non ti scaldare! volevo solo metterti in guardia, prima che ti possa
trovare in
una situazione imbarazzante. Sappiamo com'è fatta
Chanel!>> si schernisce
lui.
Rimaniamo per
qualche istante a scrutarci, io furente e lui impassibile, e prima
qualcuno possa
aggiungere dell'altro, la porta del bagno si apre leggermente e
dall'altro lato
ci giunge la voce della nostra amica.
Giusto in tempo!
<< Sono
stufa di aspettare, muovetevi i risultati sono già
uscitiiiiiiii!>> scalpita.
Senza perdere
tempo la raggiungo nel corridoio, seguito a ruota da Spike, felice di
non dover
riprendere il discorso.
<< Ce
ne avete messo di tempo! Vi siete
raccontati i vostri segreti?!>> dice spostandosi al mio
fianco. In
effetti, ora che ci penso, ho notato che Chanel con me si comporta in
maniera
diversa rispetto agli altri ragazzi.
“ Che cavolo, adesso
che mi ha messo la pulce nell'orecchio e chi se la leva
più?! Maledizione a te Spike!”
rifletto innervosito.
<< Si, non
hai idea di che segreti scabrosi nasconda
Nagìl!>> le risponde mio
cugino, lasciandola interdetta.
<< Non
ascoltarlo, spara solo scemenze ultimamente!>> intervengo
per smentire la
sua balla quotidiana.
Seguiamo il
flusso degli alunni che scende le scale, simili a tanti rivoli di un
fiume in
pendenza per giungere a valle, e guadagniamo l'aula magna. Una
moltitudine di
studenti, come tante formiche attirate dallo zucchero, si accalca
davanti agli
schermi posizionati nella sala. Pertanto ci facciamo faticosamente
largo tra la
calca per poi fermarci difronte ad uno dei televisori piatti che sembra
il meno
affollato e avidamente scorriamo con lo sguardo la lista, ordinata in
modo decrescente,
di tutti i risultati della sezione V dell'esame di rilevamento
microscopico
III. Ed eccoci: Nagìl Sunders classe V-A3 ID
009734557 punteggio 120/120; Spike Granger classe V-B1 ID 009812365
punteggio 120/120 …
“ Cosa?! Stesso
punteggio? Guarda, guarda chi si è impegnato questa
volta!” penso ironico.
<< Pari
merito!>> esulta Spike giulivo, mentre mi cinge le spalle
con un braccio.
Devo dire che sono deluso dal fatto di non aver vinto la scommessa,
forse ci
tenevo più di quanto non pensassi ad avere la chiave
magnetica.
<< Caspita
avete raggiunto la vetta anche questa volta!>> ridacchia
Chanel per nulla
sorpresa.
<< Già … e
a te come è andata?>> chiedo per cortesia.
<< Abbastanza
bene, 118 punti>> dichiara amareggiata. A quanto pare
sperava di prendere
di più, ma i batteri e tutti gli organismi del genere non
hanno mai attirato le
sue simpatie, e ciò l’ha penalizzata nello studio.
<< Magari
la prossima volta sarai più fortunata>> la
prende in giro Spike. Chanel,
per tutta risposta, dopo averlo fulminato con lo sguardo, gli tira un
pizzicotto talmente forte da farlo piegare in due dal dolore.
<< Ma sei
impazzita!>> le urla adirato, massaggiandosi la parte
interessata.
<< La
prossima volta impari!>> ribatte acida la ragazza, mentre
io me la rido
sotto i baffi.
<< Il mio
corpo, ovviamente come tutto il resto, è importantissimo! E
per averlo deturpato
dovrai pagarmi in natura>> ammicca, ma Chanel non
è in vena di scherzi e
sta per assestargli un altro violento pizzico.
<< Queste
te le sei cercate Spike!>> dico non prendendo minimamente
in
considerazione l’idea di
fermarli, è
troppo divertente vederli discutere, soprattutto perché
Chanel la spunta sempre.
<< Ecco i
nostri migliori allievi, complimenti ragazzi sono fiero di
voi!>> veniamo
interrotti dalla voce affannata del responsabile delle sezioni V
dell’istituto:
il signor Walter Evensbee, un ometto grassoccio e di piccola statura,
con una
zazzera di capelli brizzolati, occhietti piccoli e neri che si notano
appena
dietro la vistosa montatura degli occhiali. Il sorriso svanisce dalle
nostre
facce e Spike si allontana da me assumendo un atteggiamento formale. La
nostra
reazione non è dovuta in sé al professore,
poiché sia un uomo dispotico o antipatico,
anzi è abbastanza alla mano se si sa come prenderlo; il
problema è dovuto alle
notizie che deve riportare, perché ormai sappiamo che quando
approccia gli
studenti in questo modo, vuol dire solo una cosa: ci sono delle cose
che la
direzione vuole che tu faccia, ed in particolar modo chi ha diretti
rapporti
con le alte sfere.
<< Signor
Sunders, stavo cercando proprio lei>> inizia impacciato
e, con un misto di
imbarazzo e preoccupazione, estrae
il suo inseparabile fazzoletto di stoffa per il consueto
rituale prima di
parlare, tamponarsi la tempia imperlata di sudore.
<< Il
preside le porge i suoi sinceri auguri per il brillante risultato
ottenuto
nella prova … e vorrebbe che fosse lei, in
qualità di miglior studente, a
pronunciare l’annuale discorso di chiusura del primo semestre
di studi>> termina
quasi balbettando.
Il discorso! Mi
ero completamente scordato di questo stupido evento.
Un’apparizione e
successivo monologo dello studente più meritevole, il tutto
accuratamente
allestito su un palco nell’aula magna difronte a tutto il
corpo docente e
studentesco. E guarda caso a chi è toccato
l’onore?! Sempre la solita storia, non
passa giorno in cui non provino a sfruttare il fatto che sia il figlio
del
governatore per ingraziarsi il favore, ma soprattutto le generose
donazioni, di
mio padre. Ci credo che poi i professori mi rinfacciano che non
esistano
trattamenti eccezionali, come è successo questa mattina con
il professore
Ferruro. Perciò,
come tutte le volte che
capitano questi eventi, indosso una maschera ed interpreto il
personaggio
inflessibile e formale che spesso anche troppo mi accompagna da quando,
ad
undici anni, fui presentato ufficialmente come unico figlio,
nonché erede dei
Sunders, alle maggiori cariche e figure del Centro di Cardia Y-311. Fu proprio nei tre anni
precedenti al mio ingresso
nella cerchia dei potenti, che Alexander, mio padre, mi
insegnò con il suo
metodo severo, ai limiti del militarismo, ad usare
l’espediente di inventare un
carattere fittizio ed intransigente che non lasciasse trasparire nulla
della
mia vera personalità o delle mie qualità; dovevo
essere un perfetto muro
impenetrabile, educato e cordiale, ma mai troppo disponibile o dal
polso debole
come era stato insegnato a lui a suo tempo.
<< Professore
sono onorato della fiducia che riponete lei ed il preside nelle mie
competenze,
ma sono costretto a declinare. Sicuramente troverete qualcuno che
saprà
adempiere adeguatamente al compito>> dico in tono
disaccato e glaciale,
sperando che ciò lo faccia desistere dal proseguire oltre.
<< Signor
Sunders come figlio del governatore dovrebbe … comprendere
quali responsabilità
il suo ruolo comporta e l’esempio che dovrebbe dare agli
altri
studenti!>> si affretta a dire Evensbee cercando di far
leva sul solito
argomento: è figlio del governatore Sunders e per questo
deve rappresentarlo al
meglio per non farlo sfigurare, perciò deve fare quello che
le diciamo! Mi
viene una rabbia solo al pensiero che con questa scusa vorrebbero farmi
diventare una marionetta alla loro mercé e per questo vorrei
poter sputare il
rospo che per troppo tempo ho ingoiato, vomitando addosso al professore
tutto
quello che penso veramente. Ma purtroppo non posso, proprio a causa del
mio
“titolo”. Bella fregatura! E poi si dice che i
“potenti” abbiano il coltello
dalla parte del manico.
Perciò, pensando
che se si diffondesse la notizia che il figlio dei Sunders si
è rifiutato di
presenziare ad un discorso scolastico ufficiale, potrebbe danneggiare
la reputazione
della mia famiglia, sono costretto a desistere dai miei raptus di
ribellione ed
accettare il compito a malincuore.
<< Responsabile…>> Spike non mi
permette di finire la frase
che stavo per esprimere, che si intromette nel discorso, oltre a
pararmisi
difronte << Capita giusto a proposito! mi è
venuto in mente un fatto
increscioso accaduto poco fa nella mia classe>> annuncia
serissimo.
<< Per
favore signor Granger, discuteremo di questo in un altro momento adesso
mi
lasci finire il discorso con…>> cerca di
divincolarsi Evensbee, sempre
più affannato.
<< Ma
professore ! Ne va dell’equilibrio scolastico e della
tranquillità degli
studenti! Ed in qualità di responsabile delle sezioni V non
può ignorare
l’urgenza della situazione!>> rincara la dose
Spike, per trattenere il
più possibile il professore mentre di nascosto mi fa segno
di andarmene e alla
svelta. Dovrei dare una risposta all’insegnante, non posso
semplicemente
andarmene … però, chi se ne frega! Almeno per una
volta me ne infischio
dell’etichetta.
Non me lo faccio
ripetere due volte, afferro per il polso Chanel, che fino a quel
momento aveva
assistito impassibile alla scena, e ci defiliamo dalla sala gremita di
studenti.
Al mio ritorno devo
ricordarmi di ringraziare Spike come si deve, anche se non ne ho voglia
perché so
fin troppo bene che mi chiederà il conto.
Usciamo dall’edificio
scolastico dalla porta di servizio del personale delle pulizie e
attraversiamo le
strade del Centro senza meta, ma con l’unica certezza di
dovermi allontanare il
più possibile. Le
vie sono deserte,
tutte le persone che le ingombravano questa mattina sono stipate negli
uffici
davanti ai loro monitor con gli impeccabili vestiti formali. Solo i
Funzionari
di pattuglia girano sulle loro volanti ad energia solare. Ci fermiamo
all’ombra
di un muro a pochi isolati dalla base della cupola.
<< Dove
stiamo andando?>> sussurra appena Chanel.
In verità alla
destinazione non avevo minimamente pensato. Sollevo lo sguardo sugli
edifici
neri che appaiono storti al di là della volta di vetro che
ci protegge dalla
pioggia. Un idea in particolare si fa strada tra i pensieri che si
affollano rumorosamente
nella testa come uno sciame d’api. “
Perché no?!” ripeto mentalmente per
convincermi.
<< Andremo
nei Sobborghi!>> dichiaro entusiasta, mentre mille
fantasie sulla nuova destinazione,
che avevo relegato in qualche parte del cervello, si rifacciano alla
memoria.
<< C-cosa?!
Non possiamo Nagìl! Se ci scoprissero?!? Potremmo finire ai
servizi socialmente
utili o peggio ancora in prigione!>> si altera la mia
amica.
<< Certo
che se urli così ci scoprono di sicuro! Facciamo solo un
giro e poi
torniamo>> dichiaro.
<< Non so
se vale la pena rischiare tanto… >> ribatte
titubante osservandomi, in
cerca di qualche segno di dubbio sul mio volto. Sfortunatamente, non
sono mai
stato più sicuro di così in tutta la mia vita.
<< Solo un
po’, giusto per staccare la spina, poi torniamo a casa prima
che si accorgano
della nostra assenza. Però ti capisco se non te la senti, ma
sappi che ci
saranno le guardie dell’accademia a cercarci. Sei pronta ad
affrontarle?>> sentenzio affabilmente, per celare la leva
psicologica che
sto usando contro di lei. A questo punto non voglio tornare indietro
sprecando
quel briciolo di ribellione che mi ha permesso di fregarmene, almeno
per oggi,
delle regole.
<< No, le
guardie no, ti prego!>> afferma, mentre un leggero
pallore le scende sul
viso e non posso fare a meno di gioire in segreto.
<< Allora è
deciso! Andiamo>> sentenzio porgendole la mano per
riprendere il cammino.
Chanel la afferra con più sicurezza, arrossendo e ci
incamminiamo.
Sei un
deficiente!
Molla quella mano!!!! Ti si è azzerata la
memoria su cosa ti ha detto Spike?!
Urla
una parte di me. Purtroppo me ne ricordo solo ora e alla prima
occasione buona
la lascio andare, sperando di non aver fatto qualcosa di irreparabile.
Ci fermiamo poco
dopo nell’unico luogo che mi è venuto in mente:
una ditta farmaceutica
abbastanza lontana dalla scuola e dalle stazioni dei Funzionari.
Stranamente oggi
c’è un insolito via vai di
gente, e dai discorsi degli addetti che corrono indaffarati da una
parte
all’altra, capisco che la ditta sta effettuando lo scarto dei
farmaci non
utilizzabili o scaduti, quindi destinati allo smaltimento negli
appositi centri
dei Sobborghi. Dovranno perciò aprire la pesante porta di
ferro a pochi passi
da loro, per far uscire il camion dei trasporti.
Almeno in questo
la fortuna è dalla nostra parte.
Non ci rimane che
avvicinarci il più possibile e aspettare il momento buono
per uscire. Con
questo piano ben fissato in mente, ci nascondiamo dietro a dei
cassonetti a
ridosso della base della cupola, protetti anche da una porzione di muro
ad
angolo. Chanel non sembra molto entusiasta della soluzione, e cerca
attentamente di non sfiorare neppure per sbaglio i contenitori
dell’immondizia
con una parte della divisa. Appena nascosti, veniamo sorpresi da due
voci
troppo vicine al nostro nascondiglio e l’adrenalina inizia a
scorrermi nelle vene
come un treno impazzito.
<< Ma
quanti stramaledetti scatoloni ci sono ancora da
caricare?!>> dice una
voce maschile molto profonda e irritata.
<< E io
che
ne so! Spero pochi, tra mezz’ora dobbiamo ritirare un altro
carico ed il trabiccolo
è strabordante di schifezze da cestinare>> si
affretta a rispondere un
collega, mentre sbatte violentemente il coperchio della pattumiera
difronte a Chanel
che si paralizza per la paura. I due fattorini si scambiano ancora
qualche
battuta, prima di allontanarsi, rivelandoci ancora qualche dettaglio
utile per
la nostra evasione. Quando sono sicuro che i due addetti se ne siano
andati,
faccio capolino da dietro al muro per studiare la situazione. La
vettura
appostata a pochi passi da noi, è un vecchio modello a
miscela idrocarburica
con la parte posteriore coperta da un telo di spessa plastica nera.
Strano che
facciano circolare ancora certi esemplari, visto che le nostre scorte
di
benzina e affini non sono molto abbondanti; per non parlare del tasso
di
anidride carbonica e agenti inquinanti emessi. Comunque il telone di
plastica
non è fissato bene in una delle estremità,
perciò potremmo intrufolarci nel
furgone senza problemi. Trascorrono diversi minuti prima di sentire le
voci
aspre dei fattorini annunciare l’ultimo scatolone ed il
rumore acuto del trabiccolo
che prende vita, tra gli sbuffi nerastri dello scarico. Leggermente
affumicato,
ma pronto all’azione, scatto in piedi trascinandomi dietro la
ragazza e, senza
essere scorti dagli specchietti laterali del mezzo, approfittiamo del
gentile
passaggio.
Così parte
il
nostro viaggio, con continui sobbalzi della vettura che affonda le
ruote nel suolo
irregolare come la superficie lunare, e con l’odore di
terreno secco e
carburante nelle narici. Non male come inizio! Quando dopo un secolo
sbircio
all’esterno, la cupola è soltanto un piccolo globo
che si intravede tra i
palazzi. È ora di scendere. Alla prima occasione favorevole,
smontiamo dal
furgone, immergendoci completamente nel luogo.
Devo ammettere
che adesso che mi trovo nei Sobborghi non so cosa provo. È
come se ci fossero
troppe sensazioni da digerire. Adrenalina? Paura? Eccitazione? Forse ci
sono
tutte oppure non ce ne è nessuna, poiché il mio
cervello fatica a riconoscere
ogni emozione e a trovarle un posto all’interno del corpo. Mi
sento come
durante una lezione di chimica in cui l’assistente ti chiede
di esaminare una
provetta in cui sono mescolati insieme diverse sostanze dai nomi
complicati, che
hai sentito parecchie volte, di cui conosci il nome esatto, ma che non
riesci a
distinguere, perché ogni componente è mischiata
in modo omogeneo con le altre. Eppure
tutto ciò non mi spaventa affatto, al contrario mi
incuriosisce maggiormente,
in più ho fantasticato mille volte su come dovesse essere
questo posto fuori
dall’ordinario di cui ci hanno sempre parlato malamente in
facoltà e alle
conferenze; ci hanno sempre descritto un luogo lugubre, pieno di
malviventi
attaccabrighe o gente che elemosina per strada, di persone allontanate
dal
Centro perché pericolose per la società e per il
governo e capace dei
comportamenti più marci di questa società.
Era tutto falso? La
gente qui mi sembra piena di vita, si affaccenda nei lavori
più disparati e
invece di lamentarsi o urlare perché qualcosa non funziona,
per ogni crepa nel
muro o per i marciapiedi deformati, se ne vanta quasi, asserendo che
nonostante
tutto resistono ancora sotto l’attacco degli elementi
naturali. Tutto quello
che mi era stato inculcato si sgretola sbattendo contro la
verità e la condotta
pacifica di questa gente. Un pensiero si fa strada tra reclamando la
mia
attenzione: “ e se fosse stato tutto premeditato?”.
Scioccato all’ eventualità
di uno sviluppo simile, accantono in un angolino buio il dubbio
concentrandomi
solo su quello che posso vedere. Sono davvero colpito e voglio
conoscere di più
di questo posto che è l’esatto contrario del mio;
così ci addentriamo per i
vicoli polverosi e tra le strade che hanno dei loro propri odori
(alcuni non
molto gradevoli, ma pazienza) per poi arrivare in una piazza piena di
bancarelle dalle merci di colori sgargianti e alcuni
dall’aria vissuta.
Un banco vende
delle cianfrusaglie che non ho mai visto, un altro ha disposti diversi
bracciali di pietruzze lucide e alcune medaglie militari che da tempo
sono
sparite dalla circolazione (almeno dalle nostre parti), oltre a bende e
bandane
dai colori leggermente sbiaditi, c’è addirittura
qualche kefiah.
<<
Chanel,
hai mai visto tante cose strane tutte insieme? È tutto
così …>> ho troppi
aggettivi che mi frullano per la testa per pronunciarne anche solo uno.
<<
Rozzo!>>
conclude astiosa.
<< Avrei
detto bizzarro e poi non fare la schizzinosa, siamo qui per
divertirci>>
esulto al settimo cielo, perché finalmente un mio sogno
infantile si sta
avverando.
<< Ti
diverti come un bambino con un giocattolo nuovo. Sei entusiasta
è l’ho notato,
adesso possiamo andarcene?!?>> ribatte sulla difensiva
stringendosi nelle
spalle, tesa come una corda di violino. Ammutolisce di colpo per poi
lanciare
occhiate preoccupate tutt’attorno.
<<
C’è
qualcosa che non va?>> chiedo apprensivo; non
è da lei fare così.
<< Ecco
… è
da prima che la gente parlotta e ci fissa in modo
strano>> sussurra
appena.
<< Ma
che
stai dicendo?>> ma appena sollevo lo sguardo per
osservarmi intorno, per
trovare smentita alle sue parole, noto che
le persone a poco a poco si allontanano da noi bisbigliando, mentre le
madri
allontanano i figli incuriositi, guardandoci in modo torvo ed
apprensivo come
se fossimo delle belve feroci.
La situazione non
mi piace per niente. Come mai d’un tratto si comportano in
maniera così
sospettosa? Fino a qualche minuto prima andava tutto alla grande. Una
brutta
sensazione mi attanaglia dell’interno, bloccando lo stomaco e
mettendo in
allerta i sensi. Istintivamente afferro Chanel per una spalla e la
sospingo
lentamente verso il punto meno gremito della piazza, ma senza voltare
le spalle
alla folla, come se un movimento brusco potesse far scatenare la
reazione dei
presenti. Poco dopo aver raggiunto l’estremità
libera, si alza una voce:
<< Vengono dal Centro!!!>> e incomincia il
pandemonio.
Per istinto di
conservazione incomincio a correre tirandomi dietro la ragazza, mentre
la folla
inferocita ci insegue a pochi metri di distanza, sbraitando con
veemenza e pretendendo
la nostra cattura. Come mai ce l’hanno con noi? Possibile che
debba ricredermi
su ciò che ho pensato appena arrivato? Non so più
cosa pensare; fatto
sta che adesso la mia priorità è mettere
più distanza possibile tra me e la gentaglia, altrimenti va
a finire male.