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Autore: Vavi_14    19/08/2015    7 recensioni
Un piccolo sguardo attraverso le righe, per dire ciò che non è stato detto.
Un sentimento che attende solo di poter sbocciare.
Un'Uchiha e un Uzumaki, ancora una volta.
Dal testo (cap.4):
«Ho perso» replicò l'altro, come se quella fosse stata l'unica cosa importante dell'incontro. «Con una ragazza» aggiunse poi, scrutandola con la coda dell'occhio e preparandosi mentalmente alla reazione della compagna.
Lei si incupì, aggrottando entrambe le sopracciglia. «Allora è questo il problema» sbottò, alzandosi in piedi. Non credeva che Boruto potesse farne davvero una questione di genere.
Lui scoppiò a ridere, trovando quel comportamento fin troppo prevedibile.
«Dai, stavo scherzando, Katana no Hime. Ma insomma, cerca anche un po' di metterti nei miei panni, no?» e sfoggiò quella solita espressione da cucciolo che Sarada non sapeva mai se ignorare o assecondare.

[Legata ad "An Explosive Combination"] [BoruSara]
[Dedicata a CalcedonioBlu ]
****
NB. Questa storia si sviluppa indipendentemente dal Gaiden, perciò i due protagonisti potrebbero risultare leggermente diversi dagli originali.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Sarada Uchiha
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Following a dream'
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Rimorsi


Quel pontile a picco sull'acqua era sempre stato una meta molto ambita per chiunque avesse voluto prendersi qualche minuto d'evasione dal mondo reale e rimuginare senza brusii fastidiosi attorno. Si trattava di uno dei luoghi più tranquilli e isolati del Villaggio, leggermente fuori dal centro abitato; per questo Sarada amava dedicare sempre una piccola fetta del suo tempo a starsene lì seduta, con le gambe strette al petto e i ciuffi corvini leggermente smossi dalla brezza serale. Alle volte si toglieva gli occhiali, come se quel gesto potesse alleggerirla dai pensieri che la opprimevano, permettendole di godere a pieno quella sensazione simile ad una carezza gentile sul volto.

Socchiuse gli occhi per cercare di mettere a fuoco i contorni di una sponda lontana, ma in realtà quella lieve ombreggiatura sfocata le dava quasi l'impressione di un'atmosfera rarefatta, fuori dallo spazio e dal tempo, nella quale poteva essere finalmente sé stessa, sola, senza occhiate indiscrete che sembravano indagarla per comprendere il suo stato d'animo.

A dire la verità neanche lei era stata capace di individuare quale fosse davvero il problema, di sicuro c'entrava suo padre e un pizzico d'orgoglio che le impediva di ammetterlo.

Boruto le aveva detto di essere il nuovo allievo di Sasuke e sul momento la notizia non l'aveva scossa più di tanto, ma evidentemente la morsa allo stomaco che aveva provato al sentir udire quelle parole non era stata solo una stupida sensazione, ma un monito che l'aveva scossa nel profondo. Dopotutto ora che suo padre avrebbe dovuto seguire assiduamente gli allenamenti dell'Uzumaki, a lei restava ben poco tempo da poter trascorrere insieme a lui, considerando anche il fatto che il Settimo Hokage lo incastrava spesso in missioni importanti che, conoscendolo, non avrebbe mai avuto il coraggio di rifiutare.

Ma al di là della presenza o meno di suo padre in casa, c'era qualcos'altro che non le dava pace, come se tutta quella storia la vedesse coinvolta in prima persona, come se il sentirsi sempre più lontana da lui dipendesse solo ed esclusivamente da una sua mancanza. Sasuke l'aveva addestrata a maneggiare la katana e talvolta la aiutava a migliorare il combattimento corpo a corpo, ma forse non si era impegnata abbastanza da fargli capire quanto desiderasse la sua approvazione.

Sentì dei passi rimbombare sulle assi di legno e d'istinto inforcò gli occhiali, lasciando penzolare le gambe sul pelo dell'acqua.
Riconobbe subito l'andamento deciso e un po' pesante del suo amico biondo, ma non disse niente, lasciando che si sedesse accanto a lei.
“Tutto bene?” lo sentì domandare, mentre staccava lo sguardo dalla linea dell'orizzonte per guardarla negli occhi con quella solita aria indagatrice che la metteva parecchio a disagio.
Lei lo adocchiò di sfuggita, per poi tornare a scrutare le rocce sul fondale proprio sotto i suoi piedi.
“Certo” rispose con aria poco convincente, cercando di fargli capire che non era in vena di chiacchierare.
Boruto si lasciò scappare una breve risata che sapeva di amaro.
“No che non va bene, invece”
Lei lo scrutò dubbiosa, cercando di capire quale strana diavoleria gli stesse passando per la testa.
“Davvero pensi che sia così stupido, Sarada-chan?”
Sobbalzò nel sentire quel timbro di voce così improvvisamente serio e voltò il busto di tre quarti, così da fargli capire che era in ascolto.
“Da un po' di tempo a questa parte ti comporti in modo strano... più strano del solito, intendo”
Nulla impedì alla ragazza di lanciargli un'occhiataccia per quelle frecciatine che non riusciva a trattenere neanche nei momenti meno adatti. Aprì la bocca, intenzionata ad inventarsi qualcosa per mettere a tacere i sospetti del compagno, ma Boruto fu più veloce.
Tu mi odi” mormorò a testa bassa, come se quella considerazione fosse stata talmente dolorosa da costringerlo a chiudersi in se stesso.
Sarada spalancò le iridi nere e sollevò le gambe per adagiarle sul pontile. “Ma che stai dicendo?”
“Che mi odi ed hai ragione, perché ti ho portato via tuo padre e non avrei dovuto” continuò ad evitare di guardarla, poggiando un avambraccio sul ginocchio sollevato e stringendo la mano a pugno.
“Tu non me l'hai portato via, si può sapere che ti sei messo in-”
“Io so che vuol dire non poter trascorrere del tempo con le persone alle quali si vuole bene, Sarada”
Le sembrò quasi irreale vederlo così giù di corda, quando la mattina stessa lo aveva incontrato per le strade del Villaggio a fare baccano come suo solito. Ma forse non era l'unica ad aver voluto nascondere i suoi problemi agli occhi degli altri.
Sospirò profondamente, prima di decidersi a parlare.
“Tu non c'entri, Boruto” confessò, scuotendo la testa. “È
colpa mia”
“Tua?!” ribatté pronto l'altro. “E cos'è che avresti fatto, sentiamo!”
Lei assottigliò lo sguardo, sentendo di nuovo quel groppo allo stomaco.
È proprio questo il punto. Non ho fatto abbastanza” la voce le si incrinò sulle ultime parole e percepì due lacrime pizzicarle gli occhi, impazienti di poter essere liberate da quella corazza che si accingeva a voler rinforzare ogni giorno di più.
“Ma questo... questo non c'entra con quello che ho chiesto a tuo padre. Sono stato io ad iniziare, non ha senso che ora tu voglia prendertene la responsabilità.” attraverso le lenti degli occhiali rossi riuscì a scorgere il riflesso di quelle due gocce ancora impigliate tra le ciglia nere di Sarada e non poté fare a meno di prenderle la mano e stringergliela con decisione, fino quasi a farle male.
“Non c'è niente che non vada in te, vuoi ficcartelo in quella testa oppure no? Finiscila di incolparti sempre per tutto, oppure giuro che sarai la prima a testare la potenza della nuova tecnica che sto preparando!” esclamò gonfiando il petto per quell'ultima dichiarazione.
Lei annuì e incurvò leggermente le labbra in quello che Boruto volle interpretare come un sorriso. Una volta liberatasi dalla stretta ferrea del compagno si passò due dita sugli occhi per impedire ancora una volta alle sue debolezze di manifestarsi e proprio mentre stava per ringraziarlo entrambi si voltarono di scatto, percependo una presenza alle loro spalle.


“C'è qualche problema?”
La voce di Sasuke le arrivò come una secchiata d'acqua in pieno volto, quasi a risvegliarla da quella momentanea aura di quiete interiore che Boruto era riuscito a donarle.
Sensei! - esclamò lui, alzandosi – in realtà Sarada-chan stava-”
“Va tutto bene papà” si affrettò a rispondere lei, lasciando il compagno piuttosto interdetto. “Stavo per raggiungere la mamma in ospedale” aggiunse cercando di sembrare il più naturale possibile.
Sasuke le lanciò un'occhiata eloquente che la costrinse a darsi una mossa per render credibile ciò che aveva appena detto. Sapeva che a suo padre non sfuggiva quasi nulla, ma per niente al mondo si sarebbe sognata di parlarne direttamente con lui, almeno non davanti a Boruto, anche se qualche minuto prima lo aveva assillato con le sue paranoie.
“Vi lascio agli allenamenti” mormorò guardando appena il biondo e superando suo padre a testa a bassa, come se incrociare un'altra volta il suo sguardo avesse rischiato di mandarla di nuovo in frantumi.




























Siete sopravvissuti? Sicuri? Io non ne sarei così convinta, fossi in voi.
Ma d'altronde non vi biasimo, dato che io stessa, una volta terminato il capitolo mi sono detta: che  caspita ho scritto?
Proprio la settimana scorsa dicevo di voler iniziare con qualcosa di leggero ed ecco che me ne esco con discorsi ultra depressi. La verità è che mi sembrava di essere stata un tantino superficiale nel descrivere la reazione di Sarada; tutti la immaginiamo come una bambina intelligente e riflessiva, ma insomma non è un pezzo di ghiaccio come quel burbero del suo papà (ma chi ci crede?), al contrario credo sia molto sensibile, anche se magari non vuole darlo a vedere. Così qui ci sono i suoi dubbi e la sua vera reazione alla notizia che Sasuke allenerà il suo compagno.
Boruto, dal canto suo, si rende perfettamente conto dell'impatto che questo ha avuto su di lei e quindi cerca in qualche modo di scusarsi e di consolarla. Ovviamente ciò non vuol dire che rinuncerebbe ad allenarsi con Sasuke, quanto il fatto che magari avrebbe potuto parlarne anche con lei senza necessariamente nasconderglielo.
Comunque, datele tempo: anche lei avrà la sua occasione per riscattarsi.
Okey, spero che ci abbiate capito qualcosa, visto che tra il capitolo e le note non so quale dei due sia più contorto. Abbiate pietà.

Ps. E per coloro che vorrebbero vedere un po' d'azione (lo so che ci siete – io in primis! XD), siate fiduciosi, non mancherà, è solo che scrivere combattimenti mi prende molto più tempo, quindi devo pensarci per bene!

Un abbraccio e alla prossima!

 

Vavi

  
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