Rimorsi
Quel pontile a picco sull'acqua era sempre stato una meta molto ambita per chiunque avesse voluto prendersi qualche minuto d'evasione dal mondo reale e rimuginare senza brusii fastidiosi attorno. Si trattava di uno dei luoghi più tranquilli e isolati del Villaggio, leggermente fuori dal centro abitato; per questo Sarada amava dedicare sempre una piccola fetta del suo tempo a starsene lì seduta, con le gambe strette al petto e i ciuffi corvini leggermente smossi dalla brezza serale. Alle volte si toglieva gli occhiali, come se quel gesto potesse alleggerirla dai pensieri che la opprimevano, permettendole di godere a pieno quella sensazione simile ad una carezza gentile sul volto.
Socchiuse gli occhi per cercare di mettere a fuoco i contorni di una sponda lontana, ma in realtà quella lieve ombreggiatura sfocata le dava quasi l'impressione di un'atmosfera rarefatta, fuori dallo spazio e dal tempo, nella quale poteva essere finalmente sé stessa, sola, senza occhiate indiscrete che sembravano indagarla per comprendere il suo stato d'animo.
A dire la verità neanche lei era stata capace di individuare quale fosse davvero il problema, di sicuro c'entrava suo padre e un pizzico d'orgoglio che le impediva di ammetterlo.
Boruto le aveva detto di essere il nuovo allievo di Sasuke e sul momento la notizia non l'aveva scossa più di tanto, ma evidentemente la morsa allo stomaco che aveva provato al sentir udire quelle parole non era stata solo una stupida sensazione, ma un monito che l'aveva scossa nel profondo. Dopotutto ora che suo padre avrebbe dovuto seguire assiduamente gli allenamenti dell'Uzumaki, a lei restava ben poco tempo da poter trascorrere insieme a lui, considerando anche il fatto che il Settimo Hokage lo incastrava spesso in missioni importanti che, conoscendolo, non avrebbe mai avuto il coraggio di rifiutare.
Ma al di là della presenza o meno di suo padre in casa, c'era qualcos'altro che non le dava pace, come se tutta quella storia la vedesse coinvolta in prima persona, come se il sentirsi sempre più lontana da lui dipendesse solo ed esclusivamente da una sua mancanza. Sasuke l'aveva addestrata a maneggiare la katana e talvolta la aiutava a migliorare il combattimento corpo a corpo, ma forse non si era impegnata abbastanza da fargli capire quanto desiderasse la sua approvazione.
Sentì
dei passi rimbombare sulle assi di legno e d'istinto inforcò
gli
occhiali, lasciando penzolare le gambe sul pelo dell'acqua.
Riconobbe
subito l'andamento deciso e un po' pesante del suo amico biondo, ma
non disse niente, lasciando che si sedesse accanto a lei.
“Tutto
bene?” lo sentì domandare, mentre staccava lo
sguardo dalla linea
dell'orizzonte per guardarla negli occhi con quella solita aria
indagatrice che la metteva parecchio a disagio.
Lei lo
adocchiò di sfuggita, per poi tornare a scrutare le rocce
sul
fondale proprio sotto i suoi piedi.
“Certo” rispose
con aria poco convincente, cercando di fargli capire che non era in
vena di chiacchierare.
Boruto
si lasciò scappare una breve risata che sapeva di amaro.
“No
che non va bene, invece”
Lei lo
scrutò dubbiosa, cercando di capire quale strana diavoleria
gli
stesse passando per la testa.
“Davvero
pensi che sia così stupido, Sarada-chan?”
Sobbalzò
nel sentire quel timbro di voce così improvvisamente serio e
voltò
il busto di tre quarti, così da fargli capire che era in
ascolto.
“Da
un po' di tempo a questa parte ti comporti in modo strano... più
strano del solito, intendo”
Nulla
impedì alla ragazza di lanciargli un'occhiataccia per quelle
frecciatine che non riusciva a trattenere neanche nei momenti meno
adatti. Aprì la bocca, intenzionata ad inventarsi qualcosa
per
mettere a tacere i sospetti del compagno, ma Boruto fu più
veloce.
“Tu
mi odi” mormorò a testa bassa, come se
quella considerazione
fosse stata talmente dolorosa da costringerlo a chiudersi in se
stesso.
Sarada
spalancò le iridi nere e sollevò le gambe per
adagiarle sul
pontile. “Ma che stai dicendo?”
“Che
mi odi ed hai ragione, perché ti ho portato via tuo padre e
non
avrei dovuto” continuò ad evitare di guardarla,
poggiando un
avambraccio sul ginocchio sollevato e stringendo la mano a pugno.
“Tu
non me l'hai portato via, si può sapere che ti sei messo
in-”
“Io
so che
vuol dire non poter trascorrere del tempo con le persone alle
quali si vuole bene, Sarada”
Le
sembrò quasi irreale vederlo così giù
di corda, quando la mattina
stessa lo aveva incontrato per le strade del Villaggio a fare baccano
come suo solito. Ma forse non era l'unica ad aver voluto nascondere i
suoi problemi agli occhi degli altri.
Sospirò
profondamente, prima di decidersi a parlare.
“Tu
non c'entri, Boruto” confessò, scuotendo la testa.
“È
colpa
mia”
“Tua?!”
ribatté pronto l'altro. “E cos'è che
avresti fatto, sentiamo!”
Lei
assottigliò lo sguardo, sentendo di nuovo quel groppo allo
stomaco.
“È
proprio questo il punto. Non ho fatto abbastanza”
la voce le
si incrinò sulle ultime parole e percepì due
lacrime pizzicarle gli
occhi, impazienti di poter essere liberate da quella corazza che si
accingeva a voler rinforzare ogni giorno di più.
“Ma
questo... questo non c'entra con quello che ho chiesto a tuo padre.
Sono stato io ad iniziare, non ha senso che ora tu voglia prendertene
la responsabilità.” attraverso le lenti degli
occhiali rossi
riuscì a scorgere il riflesso di quelle due gocce ancora
impigliate
tra le ciglia nere di Sarada e non poté fare a meno di
prenderle la
mano e stringergliela con decisione, fino quasi a farle male.
“Non
c'è niente che non vada in te, vuoi ficcartelo in quella
testa
oppure no? Finiscila di incolparti sempre per tutto, oppure giuro che
sarai la prima a testare la potenza della nuova tecnica
che
sto preparando!” esclamò gonfiando il petto per
quell'ultima
dichiarazione.
Lei
annuì e incurvò leggermente le labbra in quello
che Boruto volle
interpretare come un sorriso. Una volta liberatasi dalla stretta
ferrea del compagno si passò due dita sugli occhi per
impedire
ancora una volta alle sue debolezze di manifestarsi e proprio mentre
stava per ringraziarlo entrambi si voltarono di scatto, percependo
una presenza alle loro spalle.
“C'è
qualche problema?”
La
voce di Sasuke le arrivò come una secchiata d'acqua in pieno
volto,
quasi a risvegliarla da quella momentanea aura di quiete interiore
che Boruto era riuscito a donarle.
“Sensei!
- esclamò lui, alzandosi – in realtà
Sarada-chan stava-”
“Va
tutto bene papà” si affrettò a
rispondere lei, lasciando il
compagno piuttosto interdetto. “Stavo per raggiungere la
mamma in
ospedale” aggiunse cercando di sembrare il più
naturale possibile.
Sasuke
le lanciò un'occhiata eloquente che la costrinse a darsi una
mossa per
render credibile ciò che aveva appena detto. Sapeva che a
suo padre
non sfuggiva quasi nulla, ma per niente al mondo si sarebbe sognata
di parlarne direttamente con lui, almeno non davanti a Boruto, anche
se qualche minuto prima lo aveva assillato con le sue paranoie.
“Vi
lascio agli allenamenti” mormorò guardando appena
il biondo e
superando suo padre a testa a bassa, come se incrociare un'altra
volta il suo sguardo avesse rischiato di mandarla di nuovo in
frantumi.
Siete sopravvissuti? Sicuri? Io non ne sarei così convinta, fossi in voi.
Ma d'altronde non vi biasimo, dato che io stessa, una volta terminato il capitolo mi sono detta: che caspita ho scritto?
Proprio la settimana scorsa dicevo di voler iniziare con qualcosa di leggero ed ecco che me ne esco con discorsi ultra depressi. La verità è che mi sembrava di essere stata un tantino superficiale nel descrivere la reazione di Sarada; tutti la immaginiamo come una bambina intelligente e riflessiva, ma insomma non è un pezzo di ghiaccio come quel burbero del suo papà (ma chi ci crede?), al contrario credo sia molto sensibile, anche se magari non vuole darlo a vedere. Così qui ci sono i suoi dubbi e la sua vera reazione alla notizia che Sasuke allenerà il suo compagno.
Boruto, dal canto suo, si rende perfettamente conto dell'impatto che questo ha avuto su di lei e quindi cerca in qualche modo di scusarsi e di consolarla. Ovviamente ciò non vuol dire che rinuncerebbe ad allenarsi con Sasuke, quanto il fatto che magari avrebbe potuto parlarne anche con lei senza necessariamente nasconderglielo.
Comunque, datele tempo: anche lei avrà la sua occasione per riscattarsi.
Okey, spero che ci abbiate capito qualcosa, visto che tra il capitolo e le note non so quale dei due sia più contorto. Abbiate pietà.
Ps. E per coloro che vorrebbero vedere un po' d'azione (lo so che ci siete – io in primis! XD), siate fiduciosi, non mancherà, è solo che scrivere combattimenti mi prende molto più tempo, quindi devo pensarci per bene!
Un abbraccio e alla prossima!
Vavi