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Autore: FuckEdison    20/08/2015    2 recensioni
"L'uomo ha smesso di guardare alle stelle ed ha abbassato il capo per coprire i propri sogni di fango."
Nìkola Tesla, Marie Curie, Alan Turing e Albert Einstein in un mondo distopico, crudo e crudele, celato dietro il falso buonismo di un governo che ha fatto della manipolazione la sua arma silenziosa ed efficace.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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"We sat around laughing and watched the last one die
I'm looking to the sky to save me
Looking for a sign of life
Looking for something to help me burn out bright
I'm looking for a complication
Looking cause I'm tired of lying
Make my way back home when I learn to fly"
- Foo Fighters -

 

Il rombo dei quattro potenti motori di quel vecchio cargo Lockheed Martin C-130 Hercules non aiutava di certo il mal di testa di Albert Einstein. Si trovava seduto su di una panca dai sedili in metallo, con la cintura allacciata troppo stretta, schiacciato fra Tesla e la Curie.
«Meno di tre minuti, signora.» Il pilota ruotò la testa per quel che bastava a scambiare un cenno d'intesa con Marie. Albert aveva sempre pensato fosse una donna risoluta e non poté fare a meno di sentirsi rincuorato dalla sua presenza.
Non poteva dire lo stesso di Tesla poiché il loro ultimo scambio di lettere, negli anni '30 del ventesimo secolo, non era stato troppo felice a causa dell'aspra critica che il serbo aveva riservato alla relatività. Inoltre l'eccentricità di Tesla era considerata eccessiva persino per la pittoresca società scientifica del tempo che, negli ultimi anni della sua vita, gli aveva riservato un trattamento da vero indesiderato.
Intanto, con una serie di fastidiosi sobbalzi e scossoni, Albert vide la pista d'asfalto rattoppato iniziare a scorrere sotto di loro. Il piccolo finestrino rimandava un paesaggio brullo e i pochi alberi che nascondevano la pista erano scossi da un debole vento caldo che innalzava tristi polveroni di sabbia rossa. Oltre la pista, una sconfinata pianura ospitava strane e decadenti costruzioni: c'era un'enorme ed arrugginita ruota panoramica, delle strutture a serpentina che un tempo dovevano essere state delle emozionanti montagne russe, enormi aiuole vuote, un labirinto di cespugli oramai invaso dai rovi e la sagoma di un principesco castello diroccato. Ma dove diavolo era finito?

«Signori, tenetevi forte!» Il pilota spinse al massimo la leva dell'acceleratore e tirò la cloche. Un vuoto allo stomaco avvertì tutti che l'aereo stava prendendo quota. Albert ebbe la sensazione d'aver fatto un paio di capriole e quel mal di stomaco che credeva di aver lasciato a terra tornò alla carica. Sentì il sapore del tonno tornargli alla gola ed i succhi gastrici bruciargli l'epiglottide. Odiava perdere il controllo delle proprie facoltà.

Alan, intanto, accomodato di fronte ad Einstein, stava godendosi il pallore del fisico tedesco e stava cogitando sul tempo che quest'ultimo avrebbe impiegato a dare di stomaco. La Alcor, oramai resa illegale, era solita utilizzare una procedura di scongelamento particolarmente brusca quando aveva a che fare con la Lega ed era chiaro che l'ex azienda di criogenia umana volesse liberarsi dei suoi ospiti nel più breve tempo possibile. Un Einstein redivivo ma vicino al collasso ne era il risultato. Alan sapeva bene quanto male ci si sentisse e sapeva di non essere nella posizione di poter biasimare Albert. A breve si sarebbe sentito meglio, aveva solo bisogno di tempo e comprensione, quella comprensione che qualcun altro gli stava per negare.

«Neppure il tempo di arrivare e già sei un rottame. Sei il meno adatto a questo lavoro. Lo sai, vero?» Nìkola non aveva mai avuto un particolare tatto. A volte sembrava incapace di distinguere una affermazione innocua con una parecchio offensiva. Tentare di fargli capire un concetto così semplice era un'assoluta perdita di tempo e di energie mentali.

«Grazie Nìkola, anche per me è bello rivederti.» Albert si liberò della cintura di sicurezza e si sbottonò i primi due bottoni della camicia. Era madido di sudore, ma ora che l'aereo era a quota costante poteva godere di un attimo di tregua dalle proteste del suo stomaco. La testa, però, non smetteva di martellare.
«Nikola, per cortesia, non è il momento...» Marie cercò Alan con gli occhi sapendo che da lui poteva ottenere supporto. L'inglese, chiamato in causa, s'affrettò a liberarsi della cintura, si mise precariamente in piedi e spinse Tesla nel vano posteriore della cabina.
«Dai Niko vieni, mettiamoci a giocare un po' col radar.»
« Turing, non mi toccare. Avrei preferito di gran lunga Fermi a lui, lo sai.»
Rispose il serbo mentre si lasciava trascinare da Alan ed indirizzava un'occhiataccia al povero fisico tedesco.
«Ma che problemi ha?» Domandò Albert. Sapeva che Tesla, pur seduto alla postazione radar, continuava a guardarlo in cagnesco. Marie si limitò a scuotere la testa ed a sospirare; era stanca.

Il silenzio era più profondo del rombo dei motori e si insinuò nelle loro menti annullando la percezione del tempo. Albert, con lo sguardo fisso sul pavimento in laminato, stava visivamente ripercorrendo le ultime frenetiche ed assurde ventiquattro ore.
«Ho tante domande, Marie.»
«Lo so. Tieni.»

«Grazie. Cosa sta succedendo?»
Albert accettò di buon grado la fiaschetta d'acqua della Curie, ne svitò il tappo e mandò giù due lunghe sorsate.
«Ci vorrà tempo affinché tu riesca a mettere insieme i pezzi, Albert. Devi sapere che la Alcor è stata smantellata. Recuperarci e scongelarci è stata una procedura di emergenza attuata da Mister D. I nostri corpi sarebbero caduti in mano al governo, sarebbe stata la fine.»
Una smorfia di dolore corrugò il viso del fisico tedesco. Ricordava bene quando, pochi anni prima di morire, aveva ritrovato nella buca delle lettere quello strano plico. Il logo della Alcor Cryonics in rilievo, la precisione con cui venivano descritte le finalità dell'azienda, la firma di Mister D, tutto era sintomo di un grande progetto. Aveva pensato di non avere nulla da perdere, aveva accettato di farsi ibernare.

«Dove stiamo andando?» Albert mise da parte i ricordi, ci avrebbe pensato in un altro momento. Ora aveva bisogno di avere informazioni a più breve termine.

«Stiamo andando al CERN, è il centro operativo della Lega. Ti piacerà, Albert.» Marie sorrise debolmente; ora finalmente la riconosceva.
«Da dove siamo partiti?»
«Dalla residenza di Mister D. E' lì che ha conservato i blister sopravvissuti al rastrellamento del Governo.»
«Quindi ci sono anche altri...?»

«Più o meno.»
Tagliò corto Marie mentre una leggera turbolenza scuoteva la cabina dell'aereo. Le nubi che avvolgevano le ali del cargo pian piano si diradarono mostrando la valle che accoglieva il lago Ginevra. Stavano atterrando. Il sole rosso del tramonto si specchiava sulle acque increspate e faceva brillare d'oro le cime della folta vegetazione. Albert non ricordava d'aver mai visto nulla di più bello.

La pista d'atterraggio, che un tempo era stata un parcheggio per i turisti, si stendeva come una perfetta linea retta e separava il lago dal verde che era cresciuto rigoglioso. Il pilota del Lockheed si allineò alla pista priva di luci, decelerò e, in pochi secondi, toccò terra.
«Veloci!» Ordinò la Curie mentre si avviava al portellone. Tirò la leva d'apertura quando il cargo era ancora in movimento e, con un cenno del capo, ordinò ai tre di scendere.
 

   
 
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