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Autore: Horse_    20/08/2015    11 recensioni
Sono passati quasi sette anni dall'ultima stagione di The Vampire Diaries, precisamente la settima. Ogni attore ha intrapreso la propria via da percorrere, cercando di vivere al meglio la propria vita, così come hanno fatto Ian e Nina.
Ian si è sposato con Nikki Reed, storica attrice di Twilight, mentre di Nina si sono perse le tracce. Nina, in realtà, ha proprio voluto sparire dal mondo che l'aveva aiutata a diventare famosa e ben amata da tutti perchè si porta dietro un segreto troppo importante da proteggere. Due bambini con gli occhi azzurri come il mare da tenere al sicuro da chi non li vuole e non si è mai interessato a loro.
Le cose tra Ian e Nikki, intanto, vanno sempre peggio e sono più i giorni in cui litigano che quelli in cui sono felici.
La ripresa dell'ottava stagione porterà tanti guai e a galla cose non dette, ma forse aiuterà due persone che si amano ancora alla follia a ritrovarsi dopo tanto -troppo- tempo.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice Accola, Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                         I still love you.



Thirty-Eighth Chapter.

Pov Nina.

“Come ti senti?”- domando dolcemente a Candice.

 

 

Sono passate circa tre ore e le cose stanno procedendo velocemente, a quanto pare questo bambino ha fretta di nascere. I dottori hanno detto che sta andando tutto bene e, dopo aver lasciato un po’ di privacy a Can e a Jo, come giusto che sia, io e Phoebe le stiamo tenendo un po’ compagnia.

 

 

“Fa un male cane!”- sbotta dolorante.

 

 

Phoebe annuisce comprensiva perché sa quello che sta passando, mentre io sinceramente non lo so. Ho dovuto fare un taglio cesareo d’urgenza, quindi non so cosa si provi in queste situazioni, e forse è stato meglio così.

 

 

“Vedrai che tra poco sarà tutto finito.”- cerco di rassicurarla.

 

“Oh, lo spero.”- borbotta. -“Non ce la faccio già più. Perché non ho potuto fare un cesareo?!”

 

 

L’ennesima contrazione la colpisce e la vedo stringere i denti mentre io e Phoebe cerchiamo di farle forza.

Quando il dolore è passato si abbandona tra i cuscini del letto.

 

 

“Perché non ce n’è bisogno.”- le rispondo. 

 

“Ne sento io il bisogno!”- sbotta. -“La prossima volta che Jo verrà da me con l’intenzione di avere un altro bambino chiederò il divorzio!”

 

 

E spero sia il dolore a farla parlare così.

 

 

 

 

Pov Ian.

Jo è andato a prendere i suoi genitori all’aeroporto mentre quelli di Candice dovrebbero essere qui a momenti. Siamo solo io e Paul perché gli altri sono andati a prendere un caffè -per altri intendo Julie, Kat, i due Michael, Matt e Claire- e le ore sembrano non passare mai.

Nina e Phoebe sono dentro con Candice che ogni tanto sento imprecare e mi dispiace un po’ per lei perché credo che sia un’esperienza parecchio dolorosa. Solo non capisco perché ci vuole così tanto tempo.

 

 

“Ma perché ci vuole così tanto tempo?”- sbotto.

 

“E’ sempre così.”- mi spiega Paul più tranquillo di me.

 

“Non so come fai ad essere così tranquillo…”- mormoro.

 

“Ci sono già passato, ricordi?”- mi domanda sorridendo.

 

“Già… Anche Phoebe ci ha messo così tanto?”- domando.

 

“Sono passate solo tre ore, Ian. A quanto pare Candice è fortunata e non manca molto, per Phoebe ci sono volute otto ore.”- cerca di farmi calmare.

 

“Povere donne, non vorrei essere al loro posto…”- mormoro. -“Ogni tanto essere uomo è una fortuna.”

 













 

                                                                            * * *













 

 

Sono passate altre due due ore e l’orologio segna le dodici passate. Jo è con Candice, mentre in sala d’attesa siamo rimasti veramente in pochi perché giustamente ognuno doveva andare dalla propria famiglia.

Siamo io, Nina, Paul, Phoebe, Julie e Kat. Sono seduto tra Paul e Nina e quest’ultima sta cercando di tenere gli occhi aperti con tutte le sue forze, ma credo manchi poco prima che si addormenti.

 

 

“Noi andiamo a prendere un caffè.”- mi dice Paul intendendo anche gli altri. -“Voi due venite?”

 

“Io no…”- sbadiglia Nina.

 

 

Scuoto la testa anche io e gli altri vanno giù al bar, non me la sento di lasciarla sola. So che questo è un posto sicuro, ma comunque voglio che abbia qualcuno accanto, qualcuno che possa starle vicino e mi piace stare in sua compagnia. Ultimamente ho avuto sempre problemi, tra la fondazione e il mio matrimonio. Dio, odio perfino andare a casa nell’ultimo periodo e non è perché mi è preso così, ma la situazione sta diventando davvero insopportabile.

Nikki urla ogni secondo e sostiene che per me siano più importanti i miei figli che lei, visto che sono sempre con loro, ma cosa posso farci se loro sono i miei figli. Inoltre sostiene che tra me e Nina stia nascendo di nuovo del tenero e ho provato in ogni modo a dirle che non è vero e che Nina sta con un altro uomo, ma lei non mi ha creduto ed è andata alcuni giorni a LA dai suoi genitori -ormai passa più tempo lì che a casa con me.

E mi sono reso conto di aver trascurato anche i bambini per tutti i miei problemi e mi dispiace come cosa, ma Nina non me l’ha rinfacciato, anzi, penso abbia capito che questo periodo è stato difficile per me e non mi ha detto mai niente. Vorrei parlargliene, ma non lo faccio perché ho paura di ferirla perché so quanto l’argomento Nikki e matrimonio le faccia male.

 

 

“Saresti potuto andare…”- mormora Nina al mio fianco.

 

“E lasciarti qui da sola mezza addormentata?”- le domando con un lieve sorriso.

 

“Non mi avrebbe rapito nessuno.”- sbadiglia. -“Siamo in ospedale.”

 

“Non posso tenerti compagnia?”- le domando ridacchiando.

 

“Certo che puoi.”- mi dice sistemandosi meglio sulle seggiole verdi dell’ospedale. Appoggia la testa sulla mia gamba e si rannicchia in posizione fetale. -“Sai che puoi.”

 

 

Passiamo qualche minuto in silenzio, poi sento di nuovo la voce assonnata di Nina e mi volto per guardarla.

 

 

“Ultimamente ti ho visto distante…”- mormora alzando lievemente lo sguardo su di me. -“E’ successo qualcosa?”

 

“Non preoccuparti, ne parleremo un’altra volta.”- le sorrido. -“Ora sei incapace di intendere e di volere.”

 

 

La sua risposta non arriva neanche perché qualche minuto dopo è profondamente addormentata contro la mia gamba con i capelli che le ricadono sul viso. Gliene sposto un po’ per farla stare meglio e mi perdo per lunghi attimi ad osservarla respirare piano completamente assopita e distrutta da una giornata frenetica.

E certe volte mi domando come faccia a gestire tutto, dal lavoro ai bambini, dai bambini alla casa, ma trovo già la risposta perché lei è una donna dalle mille risorse e trova anche il tempo per preoccuparsi per gli altri e non per se stessa ed è questo quello che mi ha fatto innamorare di lei e perdere la testa, perché Nina per me c’è sempre stata e continua ad esserci sebbene ci siamo inevitabilmente separati.

E mi manca la vita che conducevo prima perché quella che ho vissuto fino adesso, dopo averla lasciata, non è stata neanche la metà di quei tre anni trascorsi con lei, i migliori anni della mia vita. E mi rendo conto, dopo tanto tempo, che pagherei oro per tornare indietro nel tempo e non fare tutte le cazzate che ho fatto per allontanarla. Perché quella sera, quando lei è venuta da me e io l’ho cacciata sapevo che dovevo fare in modo di allontanarla per sempre da me perché io, essendole accanto, le avrei impedito di spiccare il volo e diventare la grande donna che è in questo momento. Con me era ancora un po’ bambina e invece doveva vivere la sua vita e non correre dietro a me, troppo vecchio per lei. Ma la vita gliel’ho incasinata lo stesso anche troppo bene, lasciandola da sola e incinta. Ho scelto la via più facile, quella che mi comodava -sposare una donna che mi sbavava dietro pronta a darmi tutto quello che avevo sempre voluto- e non quella più difficile -correre dietro a Nina, adattarmi a lei e aspettare che lei si adattasse a me. E solo ora, dopo quest’ultime settimane, ho capito che la via più adatta era quella più difficile, era semplicemente Nina. 

Perché la nostra storia è sempre stata travagliata, piena di difficoltà e di persone che sostenevano che noi non potevamo stare insieme perché io ero troppo vecchio per lei e lei troppo giovane per me, ma noi abbiamo combattuto alla grande e stava andando tutto bene, ma io volevo che lei diventasse mia moglie ed ho combinato un disastro. Ma il destino ha voluto legarci e, per quanto questo ragionamento possa sembrare banale e insensato, ci ha dato due figli. Ci siamo incontrati di nuovo, dopo otto anni, e i miei sentimenti sono lì e mano a mano che il tempo passa stanno riaffiorando di nuovo perché io li ho solamente nascosti e stanno uscendo prepotentemente.

Io amo Nina, eccome se la amo. L’ho amata dal primo giorno che l’ho vista così piccola e indifesa stretta sul suo cardigan scuro, la prima volta che il nostro sguardo si è incrociato, la prima volta che l’ho sentita ridere, la nostra amicizia, le nostre uscite, la prima volta che ho capito di amarla molto più di un’amica e di voler stare veramente con lei, il nostro primo bacio, la prima volta che abbiamo fatto l’amore insieme, il nostro primo litigio, quando siamo andati a vivere insieme. Semplicemente ogni giorno il mio amore per lei cresceva sempre di più e credo che questi anni di lontananza l’abbiano aumentato ancora perché mi fa terribilmente male sapere che lei sta uscendo con qualcun altro quando vorrei solo che stesse con me. Vorrei essere la prima persona che guarda alla mattina e l’ultima che guarda alla sera e ora ne sono convinto più che mai, perché io amo Nina Dobrev.

La sento tremare leggermente per questo le appoggio la mia giacca di pelle nera sulle spalle in modo da coprirla un po’ di più e di farla stare al caldo.

Non so quanto tempo passa, ma alla fine tornano dal bar solo Paul, Phoebe e Julie.

 

 

“Vi abbiamo portat-”

 

 

Faccio segno a Paul di stare zitto indicando il corpo di Nina accanto a me.

 

 

“Tieni.”- mi porge una tazza di caffè. -“Quello di Nina lo daremo a Jo, penso che ne abbia bisogno.”

 

“Gli altri?”- domando piano per non svegliare Nina.

 

“Kat e Kevin sono andati a casa. Siamo solo noi qui.”- mi dice Phoebe appoggiando la testa sulla spalla di Paul.

 

 

E non so quanto tempo rimaniamo incollati nelle sedie dell’ospedale a fissare il muro bianco davanti a noi troppo stanchi perfino per parlare e in questo momento invidio tanto la donna accanto a me perché si addormenta in qualunque posto e in qualunque momento.

Ed è quando finalmente sentiamo un pianto di neonato che finalmente tiriamo un sospiro di sollievo.

E’ nato ed è sicuramente andato tutto bene.

Ci guardiamo tutti emozionati, compresi i parenti di Candice e Jo, venuti qualche ora fa, e scuoto piano Nina per svegliarla e per renderla partecipe.

 

 

“E’ nato.”

 

 

E’ la prima cosa che le dico quando apre piano gli occhi e non appena capisce l’importanza della notizia si tira subito a sedere e mi abbraccia di slancio lasciandomi veramente sorpreso. Non ribatto perché il calore del suo abbraccio mi fa bene, lei mi fa bene.

 

 

“Sono così felice.”- mormora.

 

“Anche io Neens, anche io.”- le dico stringendola un po’ più forte.

 

 

 

 

Una settimana dopo.

 

 

E’ stato difficile lasciare i bambini, ma so che staranno bene con i genitori di Nina -è tornato anche suo padre e non mi sopporta- e con mia madre, visto che Robyn è ritornata a casa. I bambini non hanno fatto così tanti capricci, ma credo di aver salvato la situazione promettendo loro tanti regali, beccandomi così un’occhiata assassina da parte di Nina, che sostiene che io li stia viziando davvero troppo, ma altrimenti non avrebbero mai smesso di dire che volevano venire con noi, ma non era nemmeno un’idea da prendere in considerazione visto che saremo sempre in giro a fare interviste, pannel e a firmare o fare foto. Twitter, Facebook e Instagram sono andati letteralmente nel pallone da quando abbiamo annunciato la Convention in Inghilterra, soprattutto quando sono usciti i nomi degli ospiti.

Siamo praticamente tutti in aeroporto, manca sempre la solita ritardataria, ma questa volta non posso accusarla perché sicuramente si trova ancora con i bambini. Io li ho visti questa mattina, poco prima di tornare a casa per preparare le valigie, ed è stato terribile, non immagino per Nina.

 

 

“Dove si è cacciata?”- borbotta Julie sospirando ormai esasperata.

 

 

Più le fa notare che ritarda sempre e più Nina ritarda, ma sono convinta che non lo faccia apposta.

Ed eccola lì mentre ci viene incontro con due valigie e con altrettante cose in mano.

 

 

“Non serve che ti dica che sei in ritardo, vero?”- le domanda Julie.

 

“No, mi dispiace.”- mormora lei. -“Andiamo?”

 

“Andiamo.”- dicono gli altri in coro.

 

 

Ci dirigiamo tutti insieme verso il check-in e, dopo che tutto ha filato liscio e aver messo giù le valigie, entriamo all’interno dell’aereo. Controllo il biglietto e abbiamo tutti i posti prenotati in prima classe e da quello che ricordo abbiamo l’intera prima classe prenotata solo per noi visto che siamo in parecchi. Il mio biglietto indica che devo sedermi al 23 A, mentre Paul è accanto a Phoebe -si trovano sul 25 A e sul 26 A- e mi domando che ci sia nel 24 A, vicino alla moglie del mio amico.

I miei dubbi vengono risolti quando, prima che possa sedermi, Nina si accomoda accanto all’amica e sembra non essersi accorta che io abbia il posto accanto al suo, ma credo che non si farà troppo problemi quando lo saprà. Così mi accomodo accanto a lei che si volta verso di me sorpresa.

 

 

“Non… Non sapevo che avessimo il posto vicino…”- mi dice titubante.

 

“Ti da fastidio?”- le domando leggermente preoccupato.

 

“N… No, certo che no.”- mi sorride.

 

“Siamo tornati ai vecchi tempi.”- le dico sistemandomi meglio e allacciandomi la cintura.

 

“Già.”- mi sorride di rimando.

 

 

Paul e Phoebe intanto stanno parlando tra di loro, così come tutti gli altri. 

I motori dell’aereo si accendono e io sobbalzo leggermente sul posto incollandomi quasi al sedile. Gli aerei mi hanno sempre messo in soggezione e sembra una cosa stupida visto che, essendo attore, ne ho presi così tanti in tutta la mia vita, ma non lo è. C’è chi ha la fobia dei ragni, degli insetti, soffre di vertigini, ha paura dell’acqua e io… Non sopporto molto volare per questo preferisco sempre dormire -le poche volte che ci riesco.

Nina si volta verso di me e mi sorride comprensiva.

Lei sa.

 

 

“Hai ancora paura di volare?”- mi domanda sottovoce.

 

 

Annuisco leggermente e lei mi spiazza. Mi prende la mano e la stringe forte con la sua e questo gesto, seppur insignificante, anche se per me non lo è proprio, ha il potere di calmarmi. Quando stavamo insieme lo faceva sempre e con lei tutto era più tranquillo e piacevole. Quando l’aereo è ormai in volo mi tranquillizzò un po’ ed allora Nina lascia la mia mano.

 

 

“Grazie.”- le dico.

 

 

Nina mi sorride, poi Phoebe, che fortunatamente non si è accorta di nulla, le chiede qualcosa ed iniziano a conversare tranquillamente mentre Paul sta già dormendo come un ghiro. A differenza mia su di lui l’aereo ha un effetto tranquillante e in questo momento lo sto invidiando.

E il tempo scorre veloce mentre osservo Nina parlare e ridere divertita alle battute di Phoebe su quanto Paul sia un ghiro o cose simili e non mi accorgo nemmeno di essere arrivato in Inghilterra se non fosse per il rumore dell’atterraggio.

Scendiamo tutti insieme e ci affrettiamo a prendere le valigie, poi ci dirigiamo fuori dall’aeroporto.

 

 

“Bene, andremo in hotel con quelle.”- ci dice Kevin indicando due limousine.

 

“Mi mancavano le cose fatte in grande.”- ammicca Malarkey*. -“Non vedo l’ora di arrivare all’hotel per poi visitare Londra.”

 

“A chi lo dici, love.”- interviene Joseph** facendoci scoppiare tutti a ridere.

 

 

Ma solo io sto sentendo il fuso orario? Dio, sto per prendere sonno in piedi e credo che, a parte i due inglesi, siano tutti un po’ stanchi e non vedano l’ora di arrivare nelle loro camere.

Ci dividiamo nelle due limousine e cinque minuti dopo arriviamo nell’hotel e non è nulla che non abbia già visto. Lusso ovunque, come il solito. Ci vengono assegnate le camere, tutti sullo stesso piano, e ognuno va all’interno per sistemarsi. Sono quasi le 8.30 pm quando finisco di sistemare le mie cose e vado a farmi una doccia. Esco dieci minuti dopo con un solo asciugamano legato sulla vita e mi stendo sul letto troppo stanco perfino per mettermi i vestiti quando sento qualcuno bussare alla mia porta. Senza pensarci vado subito ad aprire e quando mi trovo di fronte la faccia di Nina sconvolta con le guance decisamente troppo rosse e mi rendo conto che forse ho sbagliato e che avrei dovuto vestirmi. 

Nina si copre con una mano gli occhi -questo mi fa ridacchiare perché mi ha visto molte volte più nudo di così- e con l’altra mano mi porge il telefono.

 

 

“I… Bambini… Vogliono salutarti…”- balbetta ancora visibilmente scossa e imbarazzata.

 

 

Afferro il suo cellulare dalla mano e, prima di mettermelo all’orecchio, ridacchio ancora.

 

 

“Puoi… Puoi anche voltarti.”- le dico a bassa voce.

 

“No, non lo farò.”- mi dice continuando a darmi le spalle.

 

 

Fortunatamente almeno ha chiuso la porta. Mi porto il telefono all’orecchio e sorrido quando sento la voce dei gemelli dall’altra parte del mondo.

Ad Atlanta dovrebbero essere circa le 3.30 pm visto che ci sono cinque ore di differenza da là a Londra.

 

 

-Papà, stavi andando a letto?- mi domanda Joseph.

 

-No tesoro, non preoccuparti.- gli rispondo.

 

-Avete già preso i regali?- mi domanda Stefan speranzoso.

 

-No, ma lo faremo presto. Qui è tardi.- gli dico.

 

-Ma qui è giorno.- mi fa notare Joseph.

 

-Qui è sera invece. E’ tutto buio.- spiego loro dolcemente.

 

-Davvero?- mi domanda Stefan curioso.

 

-Si piccolo. E’ andato tutto bene oggi?- domando.

 

 

E li sento bisticciare per parlare e alla fine parlano uno sopra l’altro di come è andata oggi a scuola e di come abbiano raccontato a tutti che i loro genitori sono a Londra per lavoro e prego sempre che nessuno venga a sapere che loro siano i miei figli. Miei e di Nina. Verrebbe fuori il finimondo, siamo già bravi a nascondere la cosa, non vorrei che un errore rovinasse tutto. Non perché mi vergogni di loro, assolutamente, ma perché ci sarebbero troppe cose da spiegare e da rivelare, quindi per il momento è meglio di no.

Alla fine mi danno la buonanotte e io li saluto, poi tocco una spalla di Nina per farla voltare, ma lei mi porge la mano, sempre girata, aspettando che le dia il telefono.

 

 

“Non sapevo che ti facessi ancora un certo effetto.”- scherzo, ma vedo i muscoli di Nina irrigidirsi.

 

“Dovresti… Metterti qualcosa.”- balbetta, ma poi cerca di tenere la voce ferma. -“Si, sarebbe meglio così.”

 

“Va bene, ti accontento.”- le dico sorridendo tra me. Inizio a vestirmi. -“Tu rimani qui?”

 

“Parli troppo.”- mi dice e io ridacchio. -“Hanno deciso di andare a fare un giro per la città, vieni?”

 

“Sono stanco.”- le dico mentre mi infilo la maglietta. -“Ho finito comunque.”

 

 

Nina si gira titubante e tira un sospiro di sollievo quando mi vede completamente vestito.

Solo adesso mi accorgo che indossa un vestito azzurro che le arriva al ginocchio e i capelli sono sciolti ed è bellissima.

 

 

“Non fare il vecchio, su.”- mi canzona non accorgendosi che la sto guardando.

 

“Devo ricordarti cos’è successo l’ultima volta che mi hai dato del vecchio?”- le domando ridacchiando cercando di non continuare a fissarla.

 

“Mi hai buttato in acqua.”- mi dice senza pensarci, poi mi fissa sorpresa. -“Te lo ricordi ancora?”

 

 

Mi avvicino di più a lei fino quasi a toccarla inchiodandola al muro. Nina continua a fissarmi e noto che le sue guance si stanno facendo sempre più rosse e il suo respiro più accelerato. Le scosto una ciocca di capelli e gliela porto dietro l’orecchio soffermandomi ad osservare le sue labbra.

 

 

“Si, e tu dovresti ricordati che ho una buona memoria.”- le dico allusivo.

 

 

E rimaniamo per qualche attimo così, ma poi Nina si scosta da me e la sua mano è già sulla maniglia della porta.

 

 

“Allora andiamo, non voglio un no come risposta.”- mi dice.

 

 

E, sebbene non abbia voglia di uscire, la seguo lo stesso.

 

____________________________________________________

 

*Il nostro “Enzo” nel 2006 si è trasferito a Londra.

** Come sapete, almeno credo, Joseph Morgan è inglese, in quanto è nato a Londra. Ed ha un accento fantastico *___*

 

Eccomi qui perfettamente in orario con il 38° capitolo. Manca sempre meno alla fine e non starò qui a scrivere una lunga nota d’autore perché sono veramente super di fretta.

Dopo 35 capitoli (da quando Ian e Nina si sono ritrovati) Ian ha ammesso di amare ancora Nina gente!!! *stappa lo spumante*

Ebbene si, tramite un ragionamento contorto, Ian ha ammesso a se stesso di amare ancora Nina e di non aver mai smesso di amarla dando anche una blanda spiegazione nel momento in cui l’ha allontanata. E’ una spiegazione veramente contorta, ma l’ha fatto solo per il suo bene. Molte di voi possono anche non capirla, ma verrà spiegata veramente bene in uno dei prossimi capitoli -anzi, Ian lo spiegherà a qualcuno.

Quante, come me, stanno facendo festa? Ian finalmente ammette di amarla e non tornerà indietro nei suoi passi, ci saranno difficoltà, si, ma non ritirerà tutto quello che ha detto, almeno con se stesso.

Le altre scene si commentano da sole, a parte la nascita del bambino di Candice (il nome verrà svelato nei prossimi capitoli!), le altre sono interamente Nian ed è stata una manna dal cielo scriverle per me, le adoro! Questo è il mio capitolo preferito, almeno di quelli scritti fino ad ora.

Ringrazio le quattro ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e mi dispiace un sacco che le recensioni siano calate così drasticamente proprio ora che abbiamo superato le 400 (un grazie infinito per questo <3).

Mi dispiace per la scarsità del commento, ma sono di fretta. Alla prossima, cioè domenica 23 agosto!

 

  
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