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Autore: BELIEBER_G    20/08/2015    1 recensioni
I pirati sono soliti viaggiare oltre mare. Ingozzandosi di rum e cantando canzoni tanto per rallegrarsi dalla morte che presto li sopraggiungerà. Ma noi eravamo diversi,credevamo in qualcosa,magari credevamo di arrivare,un giorno,ai confini del mondo. Vagando per acqua inesplorate cercando tesori forzieri maledetti. Mio padre era il grande pirata pazzo Barbossa. Ed io,io ero sua figlia: Alìce Barbossa.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Will Turner
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Bondage
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Tortuga era forse la più movimentata cittadina che avessi mai conosciuto, un pirata approdava lì se cercava o una donna, o una ciurma o semplicemente per farsi un bicchiere di rum. Ad attenderci lì, c’era un vecchio amico di Jack, Gibs. Si trattava di vecchio uomo puzzolente che era da sempre stato il secondino di Jack. Mentre noi ci godevamo la festa alla locanda, Gibs reclutava una ciurma adatta a noi. “Allora, che novità Jack?” domandò Gibs, dopo essersi scolato un bicchiere di birra. “Sono sulle tracce della Perla amico mio e non sai chi ho trovato. Quel ragazzo è l’unico figlio di Sputafuoco Bill Turner.” Sussurrò Jack all’orecchio dell’amico. “E perché è così importante?” domandai curiosa. Entrambi mi guardarono, come se non dovessi sapere. “E’ una lunga storia piccola, mi vai a prendere un pò di rum?” mi rispose Jack con un sorriso falso. C’era qualcosa che mi stava nascondendo, ma quel Gibs puzzava troppo, così mi levai di torno sedendomi accanto a Will. “Perché la Perla è così preziosa per lui?” mi chiese. “Mio padre gli si ammutinò tempo fa, lo lasciò su un’isola deserta con solo la sua pistola.” Risposi. Lui mi guardò accigliato. “E come ha fatto a scappare da lì?” “Ha legato due tartarughe marine ai suoi piedi e ha nuotato.” Raccontai, anche se quella storia mi sembrò ancora troppo strana. “E cosa usò per legarle insieme?” A questa domanda non seppi rispondere, ma intervenne Jack alle mie spalle: “Peli umani, che mi strappai.” “Da dove?” domandò il ragazzo con un sopracciglio alzato. “Dal petto, ovviamente.” “Jack…Tu non hai peli sul petto.” “Oh.”
 
Gibs riuscì ad ottenere alcuni uomini e quando si fu fatto giorno, ce li presentò. Il primo della fila, era un uomo vecchio con un pappagallo sulla spalla. “Lui è?” chiese Jack. “Lui è Cotton signore,gli hanno mozzato la lingua e quindi usa il pappagallo per parlare.” Spiegò Gibs. Feci uno sguardo di disgusto quando aprì la bocca per mostrarci. “Cotton assunto! Pappagallo, sono un pò indeciso…Beh, almeno parlerò con qualcuno.” Commentò Jack. Scorrendo la fila vi erano un nano pelato, alcuni uomini decenti e alla fine uno che si copriva col cappello. Jack cercò di abbassare lo sguardo e sembrò riconoscerla, anche perché si trattava di una donna. “Anna Maria!” esclamò con un sorriso prima che la ragazza di pelle scura gli diede un ceffone. “Mi hai rubato la barca, porco!” disse lei. Allora io e Jack ci fulminammo con lo sguardo, chi diamine era quella? “E’ una lunga storia.” Disse, usando ancora la solita scusa. Gli diedi un altro schiaffo all’altra guancia. “Okay, forse questo me lo meritavo.” Sussurrò fra se e se. “Beh, noi vi promettiamo una nave migliore!” esclamò Will. “Certo!” “Quella!” continuò indicando la nave appena rubata dalla marina. “Quella! … Quella?!” lo guardò male Jack. I marinai furono tutti d’accordo, così ci mettemmo in viaggio.
 
 
Il sole calò e si respirò una strana aria su quella nave, sapevo che stava arrivando qualcosa, ma non sapevo cosa. Jack stava sempre al timone ed io al suo fianco, vestita di pantaloncini in tessuto, una camicia e degli stivali che mi arrivavano fin sotto le ginocchia. Scesi il pontile e cercai di vedere fin oltre la nebbia. Fu in quel momento che la vidi: la Perla Nera che veniva verso di noi. Mi voltai per dirlo a Jack, ma davanti a me si presentò un orrendo uomo che sotto la luce della luna era composto solo di ossa e vestiti. Mi venne spontaneo urlare, quando mi accorsi che si trattava della ciurma di mio padre. “Barbossa, mio caro cognatino!” esclamò Jack sorridendo. “Devo dire che ho davvero un cognato orribile.” Commentò Barbossa, un uomo con una folta barba e denti di ferro. “Adesso qualcuno mi dice che cosa sta succedendo!” esclamai a voce alta, ancora scioccata da quello che avevo visto. Mio padre sospirò: “E va bene. Tanti anni fa, il padre di questo ragazzo ha maledetto un tesoro che noi volevamo trovare. Ogni notte, sotto la luna piena, ci trasformavamo in scheletri: la sete non andava mia via, il cibo non ci saziava. Una vera e propria maledizione.” Spiegò Barbossa, venendomi incontro e trasformandosi in scheletro. Indietreggiai per la paura e improvvisamente sentì freddo, un’aria che mi penetrava fin dentro le ossa. Allora mi guardai e gridai alla vista delle ossa delle mie mani senza pelle,solo ossa. Io ero come lui. “Essendo mia figlia, beh, credo che tu l’abbia ereditato.” 
  
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