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Autore: Cartoffen    01/02/2009    6 recensioni
Prendete una Grifondoro saccente e un Serpeverde fin troppo altezzoso, e ad essi aggiungete un Ballo senza precedenti, dei pericolosi Mangiamorte e un leggendario universo parallelo abitato da creature potentissime. Mischiate per benino e aggiungete al tutto un futuro ormai già stabilito ed inalterabile. Fatto? Bene, avrete sicuramente ottenuto "Bloodstain".
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Accidenti, questa è già la terza volta che posto "Bloodstain", e chissà se questa sarà la volta buona che arrivo fino alla fine. xD

A parte gli scherzi, c’è da precisare che prima l’avevo postata sotto al nick di Kokina, mentre ora mi sono spostata su quest’altro account. :)

Ah, la storia non tiene conto degli episodi degli ultimi due libri della Rowling. ^___^

Detto questo…bhè, buona lettura.

 

 

 

 

Bloodstain

 

E ti sei opposto all'onda
ed è li che hai capito
che più ti opponi e più ti tira giù.

(Metti In Circolo Il Tuo Amore, Ligabue)

 

 

 

CAPITOLO 1

Under the well

 

 

 

Hermione Jane Granger era sempre stata una ragazza fuori dal comune.

A prescindere dall’inaudito interesse per lo studio, che si riscontrava in pochissime altre studentesse di Hogwarts, lei era speciale anche per la vita in cui combatteva giorno dopo giorno.

Non poteva sicuramente essere messa sullo stesso piano di Harry Potter, ma non andava di certo dimenticato che lei, all’età di undici anni, aveva mostrato la capacità di non perdere mai la propria lucidità e di affrontare piante pericolosissime; all’età di dodici anni, poi, era riuscita ad intuire che la pericolosa bestia della Camera dei Segreti fosse un Basilisco (e neppure Silente lo aveva mai capito); e così via, fino ad arrivare all’età di sedici anni, durante il sesto anno di Hogwarts, ed unirsi alla più grande battaglia magica. Si trattava della sfida finale: Mangiamorte contro Auror, il Lord Oscuro contro il Ragazzo Sopravvissuto.

Alla fine, loro, Harry, Ron ed Hermione, avevano vinto; lei era stata fondamentale per la vittoria definitiva. Voldemort era morto ed Harry Potter doveva la vittoria soprattutto all’ingegno che Hermione aveva sempre messo in gioco per difenderlo.

Eppure, persino una ragazza dinamica ed intelligente come lei viveva costantemente di paure. Anche le sue paure erano fuori dal comune.

I suoi timori erano nati dalla cenere della sua relazione con Ronald Weasley. Il loro era stato un bel rapporto, molto affettuoso e tenero; ciò di cui Hermione aveva sempre avuto bisogno, in pratica: una spalla a cui sostenersi sempre, in ogni momento. Improvvisamente, però, Weasley l’aveva lasciata: nessuno, né Harry né Hermione, ne avevano capito le ragioni. Lui aveva voltato le spalle alla Granger e si era imbattuto in una storia con Lavanda Brown. Da non credersi.

Hermione era uscita distrutta da una simile separazione. Il suo sostegno più grande si era allontanato, cosa ne sarebbe stato di lei?
La Grifondoro ormai aveva paura di guardare al proprio futuro senza sapere cosa l’aspettasse: lei voleva avere certezze, voleva sapere come sarebbe andato il suo destino e che direzione lei avrebbe dovuto prendere per assecondarlo senza soffrire ancora.

Per assecondare simili capricci, avrebbe potuto rincominciare a frequentare le lezioni di Divinazione: ma, ovviamente, non confidava né nelle doti della Cooman né nei numerosi libri che parlavano della lettura delle foglie da tè o della sfera di cristallo.

Lei voleva essere sicura di vedere l’esatto: non avrebbe accettato di confidarsi a qualcosa di errato.

Perciò, verso la fine del sesto anno di scuola, Hermione cominciò un’assidua ricerca: il suo intento era quello di scovare una fonte di conoscenze ed immagini future.

Voleva sapere cosa le sarebbe accaduto prima di doversi imbattere in altre spiacevoli situazioni. Non voleva più soffrire, non lo avrebbe mai più permesso a se stessa.

Inizialmente, cominciò a dedicare molta attenzione ai libri della Biblioteca di Hogwarts; dopo aver capito, però, che lì non avrebbe trovato nulla di innovativo, iniziò ad intrufolarsi sempre più spesso nella Sezione Proibita, sfruttando gli speciali permessi da Caposcuola.

Si gettò avidamente su tutte le letture che trattavano il futuro e le previsioni di felicità o tristezza e, finalmente, giunse ad una scoperta finale: il Pozzo del Fato.

Secondo molti libri, esso era solo una leggenda, ma altri fornivano addirittura una mappa che permetteva di raggiungere il miracoloso pozzo che mostrava il futuro.

La possibilità che esistesse un simile gioiello stravolse Hermione. La sua mente fu completamente presa dalla ricerca del Pozzo del Fato. Per la Grifondoro ormai non c’era più spazio per nient’altro. Esisteva il pozzo e ad esso bisognava porre tutta l’attenzione, il resto era inutile.

Tutto ciò era diventato come una paranoia, la sua paranoia.

Ma la Granger ne era certa: lei voleva essere salda come una roccia e non rotolare come un sasso qualunque. Il Pozzo del Fato le avrebbe dato la possibilità di avverare un simile desiderio.

 

Now I'm out
Oh out of control
Now I'm out
Oh out of control
Oh help me now

(Out Of Control, Rolling Stones)

 

°°°°

 

Il primo contatto con il Pozzo del Fato fece tremare le dita di Hermione. Anche il suo corpo tremò, ma sicuramente non per il freddo, contando che lei aveva deciso di avventurarsi alla ricerca del pozzo nel bel mezzo di agosto. La Grifondoro era semplicemente scossa dall'eccitazione, e quel tocco, il contatto con il pozzo tanto a lungo cercato, era un’emozione indescrivibile, un successo personale che colmava di gioia la sua fame di vittoria.

La ragazza lasciò scorrere le mani sulle pietre che facevano da cornicione alla cavità, muovendo le dita in maniera tale che quasi sembrava che stesse accarezzando i ciotoli. Erano lisci, intagliati alla perfezione.

Un'esitazione febbrile le intorpidì i sensi: e se fosse stato solo uno sbaglio affacciarsi sul proprio futuro?

Si mordicchiò nervosamente le labbra, poi scelse.

Inarcò la schiena, specchiandosi così sulla superficie d'acqua che gorgogliava in fondo al pozzo. Riconobbe una smorfia di impazienza nel riflesso del proprio volto. Aveva aspettato a lungo, ora voleva sapere.

L'acqua scura cominciò improvvisamente a vorticare. Un movimento circolare e lento, che aumentò di velocità in brevi attimi, a tal punto che gli spruzzi d'acqua investirono il viso di Hermione e le infradiciarono i capelli.

Poi la superficie liquida tornò ferma e piatta e divenne un insondabile specchio del viso ansioso di Hermione.

Ma l'acqua non era più nera: brillava di un candore quasi inverosimile che fece socchiudere gli occhi ad Hermione per l'improvviso sbalzo di luce. Quando la ragazza li riapri, ciò che le apparve allo sguardo non era più il suo riflesso.

C'era ancora lei, ma era notevolmente più matura e dai tratti meno infantili: Hermione intuì immediatamente che quello era il primo scorcio del futuro.

Solo in un secondo momento, notò che la Granger del futuro indossava un vestito da sposa.

L’adoloscente affacciata al pozzo arrossì all’istante: dovette constatare che l’abito per lo sposalizio le stava d’incanto, ma la infastidiva vedersi in simili atteggiamenti senza sapere chi sarebbe stato l’uomo che avrebbe sposato.

Una giovane donna dai riccioli neri e dal viso famigliare era china sulla futura sposa e le stava sistemando con molta bravura l’orlo dell’abito.

L’Hermione diciassettenne sentì di aver già visto molte volte il viso dell’aiutante, ma non seppe ricordare alcuna sua conoscente dai tratti simili.

-Sei molto bella.- commentò improvvisamente colei che faceva da sarta, tirandosi in piedi ed appoggiando con fare esultante le mani sui fianchi.

-A me quel vestito starebbe sicuramente meglio.- replicò con sarcasmo una bionda accomodata su un divanetto.

La diciassettenne, dall’alto della propria visuale, trasalì quando riconobbe Daphne Greengrass nella bionda che aveva appena parlato con la sposa e la sarta.

Solo allora l’Hermione adolescente riconobbe un’altra figura: si trattava di un’altra donna, più matura di quelle già notate, che le assomigliava in maniera inspiegabile. Guardando prima la donna misteriosa e poi il proprio aspetto futuro, Hermione si disse che non aveva mai visto due simili gocce d’acqua.

-Dovresti sposarti, allora, e permetterci di fare un giusto confronto tra te ed Hermione.- sogghignò improvvisamente la sconosciuta.

-Oh, Dalia, sta zitta e pensa a te e al tuo principe! Il mio, al massimo, mi porta a vivere alla Tana.- Daphne fece un’aria schifata -Che disgusto!-

La diciassettenne sussultò ancora: non era possibile. A sentir parlare la Daphne Greengrass del futuro, sembrava che ella frequentasse uno dei ragazzi della famiglia Weasley. Hermione si chiese se si fosse sbagliata nel sentir nominare la Tana.

In quel momento, nella scena rappresentata sull’acqua fece ingresso un personaggio a lei fin troppo caro: era Harry Potter. Il Ragazzo Sopravvissuto, anzi l’ormai uomo, abbracciò prima la sposa e poi baciò sulle labbra la sarta.

-Ciao Crudelia.- aggiunse Potter in direzione di Daphne -Ciao Dalia.-

La Greengrass mugugnò un ostentato saluto, l’altra replicò chiedendo se un tale dal nome Akira stesse sopravvivendo nell’attesa fuori dalla sartoria.

-Bhè, non l’ho mai visto fumare così tanto, ma c’è Heaven a tenerlo d’occhio.-

-Ah sì?- sibilò Dalia seccamente -Che fai, lo lasci in mano ad una fumatrice accanita? E non dirmi che il tabacco gliel’ha rifilato Hayden!-

Harry si strinse nelle spalle e tornò a rivolgersi ad Hermione.

-Blaise e Ron sono con Draco. Si stanno assicurando che il maritino arrivi puntuale.-

-Conoscendolo, per l’agitazione si impiccherà con la cravatta.-

-O piuttosto impiccherà Kleos. Il piccoletto ha fatto un incubo questa notte e gli ha messo l’ansia di crepare prima del matrimonio.-

Hermione rise, mentre la sarta le si avvicinava e le calava il velo sul viso.

-Allora, sei pronta signora Malfoy?-

La Granger arrossì dolcemente -Non sono ancora una Malfoy.-

-Ma lo stai per diventare.-

-Sì, e ne sono felice.-

La scena sfumò e il viso gaio della sposa sparì dalla visuale della sconvolta diciassettenne.

Hermione, dopo aver scorto finalmente il proprio futuro, non si poteva definire altro che disorientata. Si lasciò scivolare a terra e si sedette con le spalle contro al pozzo.

Sentì le gambe tremare e per un attimo ebbe paura che, al ricordo di ciò che aveva visto, le morisse il fiato in gola. Non poteva crederci.

Lei avrebbe sposato Draco Malfoy? No, impossibile. 

Lei odiava Malfoy e lui ripagava appieno il sentimento.

Hermione scosse la testa e per un attimo sperò che il Pozzo del Fato si fosse sbagliato. Capì presto, però, che non poteva sempre illudersi degli errori altrui: di sbagli doveva sicuramente averne commessi lei, nel futuro, se era arrivata al punto di maritarsi con Draco. 

La Grifondoro si portò le ginocchia al petto e le strinse con le braccia. Le veniva voglia di piangere, di urlare. Era giunta fino a quel posto per spiare un futuro possibilmente roseo e, invece, aveva assistito a ciò che, per il momento, riusciva a definire solo come una disfatta personale.

Non poteva sposare Draco Malfoy, non voleva imbattersi in un simile destino.

Rialzandosi, Hermione si disse che avrebbe fatto tutto il possibile per stare alla larga al dannato Seperverde. Di errori, certamente, non ne voleva commettere, e Draco Malfoy poteva essere considerato soltanto come un grande sbaglio.

 

°°°

 

Con la mente altrove e lo sguardo perso in immagini future viste da meno di un mese, Hermione spinse il baule con forza. Il ricordo di quello scorcio di destino la tormentava, bruciandole in petto e facendole venir voglia di urlare. Non era possibile che lei fosse in grado di definirsi felice per essere sul punto di sposare Draco Malfoy. Era impossibile.

Hermione era da sola sulla banchina della stazione.

Da come aveva sentito civettare alcune bambine del terzo anno, aveva dedotto che Harry e Ron erano già saliti sul treno e lei non era riuscita ad incontrarli.

Non sapeva ancora se voleva rivederli così presto. Il problema non riguardava tanto Harry: con lui si era sentita sporadicamente via lettera per tutta l’estate. Più che altro, non voleva vedere Ron: immaginarlo mano nella mano con Lavanda era già stato straziante per l’intero periodo delle vacanze, assistere ad una simile scena sarebbe stato come una pugnalata in pieno petto.

Il treno cominciò a sbuffare, l'aria si riempì di vapore, il tempo stringeva ed Hermione faticava ancora a far salire il proprio baule sul treno. I genitori erano troppo occupati a salutare i propri figli dai finestrini e i ragazzi raccontavano le notizie delle vacanze senza prestare attenzione alla Granger.

Fu per questo che, quando una mano le si appoggiò sulla spalla e la trascinò leggermente indietro, Hermione sussultò, con il viso tirato per lo spavento causato dall’improvviso distacco dai propri pensieri.

Si voltò, tenendo le mani ancora strette sui bordi del baule.

-Ce la fai, Granger?-

Un sorriso astioso, altezzoso. Bei lineamenti, quasi da sembrare scolpiti da un’artista. Etereo, quasi impalpabile nella propria bellezza.

Hermione arrossì infantilmente quando si accorse che, involontariamente e guidata dalle proprie percezioni femminili, stava trattenendo il respiro nella paura che il suo alito potesse sfiorare il viso di Blaise Zabini e scalfirglielo in qualche modo.

-Allora, ti sbrighi? Ho di meglio da fare che starti dietro.-

-Vogliamo salire, Caposcuola Granger.- aggiunse un esserino rosa e cicciotello appoggiato sulla spalla di Blaise.

Era Cecilia, la puffola pigmea che Zabini, da ormai un anno, si portava costantemente sulla spalla.

Il Serpeverde liberò la spalla di Hermione dalla propria stretta e cominciò ad arrotolarsi le maniche della camicia immacolata, in silenzio e con un certo cipiglio di superiorità. Zabini spostò da parte la Grifondoro e, con un semplice colpo, sollevò il baule dai gradini e lo spinse verso il corridoio.

-Ma guarda cosa mi tocca fare per poter prendere questo treno.- si lamentò Zabini dopo aver spinto anche Hermione sul treno -Aiutare una Mezzosangue!-

Cecilia schioccò la lingua con fare annoiato -Una Mezzosangue così fuori moda, per di più.-

Hermione non prestò attenzione alle offese della puffola: tutta la scuola sapeva quanto essa fosse fissata con la moda, anzi, addirittura si diceva che, prima di capitare tra le belle mani di Blaise, fosse stata l’animaletto di uno stilista francese.

-Insegnale l’educazione, Zabini.- si limitò a mugugnare Hermione, mentre Blaise la seguiva a ruota con il proprio baule.

-Non sarebbe nel mio stile non torturarti.- proclamò Cecilia, indignata.

-Spero che ti si annodi presto la lingua.- tagliò corto la Grifondoro.

I due ragazzi cominciarono ad avanzare per gli stretti corridoi del treno, spingendo in avanti i bauli. Di tanto in tanto gettavano qualche occhiata negli scompartimenti, ma erano tutti pieni di bambini allegri che si abbracciavano dopo i tre mesi di vacanza.

Zabini fissò con scetticismo una nanetta che saltellava verso il carello dei dolci –Sono sempre più piccoli questi bambini.-

-Solo tu, tesoro, all’età di undici anni eri già un metro e sessanta di avvenenza e fascino.- gorgogliò con adorazione la puffola pigmea.

Hermione scosse la testa con fare esasperato.

Una volta arrivati di fronte allo scompartimento da cui proveniva più rumore, Blaise trattene una risata e la Grifondoro prese un suo veloce gesto della mano come una sorta di saluto, un "arrivederci Mezzosangue" non detto, ma sentito ugualmente.

Zabini aprì la porta e spinse il baule all'interno dello scompartimento. Si voltò un’ultima volta a guardare Hermione, mentre Tiger, da dietro, gli chiedeva se avesse comprato una brioche o, ancor meglio, due.

Al bel Zabini, comunque, non sfuggì l’espressione momentanea della Granger. Vide la bocca della ragazza schiudersi in un’espressione di inquietudine, per poi serrarsi nuovamente nel massimo contegno. Riconobbe il suo sguardo farsi arrabbiato e notò con quanta forza stesse stringendo le mani sul baule. Hermione Granger aveva un problema ed esso stava lì, in quello scompartimento.

Con le gambe appoggiate addosso ad un più che contrariato Gregory Goyle e il capo in grembo a Daphne Greengrass, Draco Lucius Malfoy sembrava addormentato.

Hermione si voltò bruscamente e con aria iraconda, tornando ad arrancare dietro al baule che spingeva faticosamente davanti. Da sola, avanzava in cerca di un posto dove stare.

Gettò un’occhiata nell’ennesimo scompartimento: un ragazzo alto, dalle spalle larghe e la zazzera rossa, stava in piedi oltre alla porta, intento a frugare nel retino che reggeva i bagagli sopra al suo sedile. Hermione si fermò un attimo. Lo vide scherzare e le parve di riconoscere la risata di Lavanda Brown.

Era troppo presto per entrare ed accomodarsi accanto a Ron e ad Harry facendo finta di nulla, magari persino sorridendo alla Brown. Avrebbe visto lei e Weasley insieme quella sera e già ciò, per la prima giornata ad Hogwarts, le sarebbe sicuramente bastato.

Superò lo scompartimento degli amici senza altri indugi.

Hermione aprì la porticina dell'ennesimo scompartimento, infilandoci la testa dentro e tossendo istintivamente per l’acre odore di fumo che alleggiava nell’aria. A fumare era una ragazza, seduta a gambe incrociate sul proprio sedile ed intenta ad accarezzare con la mano sinistra un cane piccolo e peloso che le giaceva sulle gambe.

Di fronte a lei, era seduta una sua coetanea. Con gli occhi scuri sgranati verso la figura di Hermione e con i capelli ricci sparati ovunque, la seconda giovane aveva un aspetto molto scialbo e stava seduta composta, come se avesse paura di farsi rimproverare da Hermione.

-Vuoi sederti?- chiese la fumatrice.

Il suo nome era Heaven Hewett. Era una Corvonero del settimo anno, ma Hermione, pur essendo sua coetanea, non ci aveva mai parlato molto; la Hewett era una ragazza stravagante: prima di tutto, ad Hogwarts era rinomata per il suo umore sempre nero, poi, si faceva chiamare Jackie per alcun apparente motivo e, infine, andava in giro sempre con una tela da pittrice sotto braccio. I suoi disegni erano segretissimi, nessuno li aveva mai visti.

Hermione sbuffò –Non voglio passare il viaggio in una camera tossica.-

L’altra ragazza, molto preoccupata di fare una brutta figura, si alzò all’istante ed aprì il finestrino.

-Io ormai ci sono abituata al suo fumo, ma se a te dà fastidio…- borbottò, arrossendo vistosamente –Va meglio così?-

Hermione la guardò bene in viso: era Charlize McNeevel, anche lei Corvonero del settimo anno.

Un dubbio cominciò a tormentare Hermione: aveva visto molto recentemente quei lineamenti, ma non sapeva ricordare dove.

Il flashback le venne all’improvviso, quando si stava già per sedere: Charlize era identica alla sarta vista nel Pozzo del Fato. Hermione sbiancò: oh mio Dio, pensò con disperazione.

“-Bhè, non l’ho mai visto fumare così tanto, ma c’è Heaven a tenerlo d’occhio.-“ aveva detto Harry nello scorcio di futuro che Hermione aveva visto.

Heaven Hewett…

Dalia, la sconosciuta, l’aveva definita una fumatrice accanita, e anche la ragazza di Corvonero sembrava vivere di sigarette.

La Granger si alzò di scatto. Con uno spintone, spostò il baule fuori dallo scompartimento e, bianca in volto, chiuse con foga la porticina.

Charlize guardò preoccupata Heaven –Hai visto che nessuno vuole stare con me?-

La Hewett fissò in silenzio la porticina chiusa –E’ carino da parte tua paragonarmi a nessuno.- sibilò freddamente, tornando ad occuparsi di François, il cagnolotto che le stava sulle gambe.

Hermione, intanto, si era lasciata andare e si era seduta sul proprio baule. Si teneva una mano sulla fronte e, a dirla tutta, sembrava spiritata.

Aveva appena riconosciuto due delle ragazze che poi sarebbero state, in un certo senso, fondamentali per il suo futuro. Hermione si disse che, per averle invitate al proprio matrimonio, avrebbe dovuto essere molto amica di entrambe le Corvonero, ma in quei sette anni lei non aveva mai parlato molto né con l’una né con l’altra: trovava impossibile l’idea che sarebbe diventata loro grande amica, ma d’altronde trovava impossibile persino l’idea di sposarsi con Malfoy, nonostante il futuro sembrasse pensarla diversamente.

Hermione respirò a fondo: era sciocco evitare due ragazze che le offrivavano un posto a sedere, ma le sembrava l’unica via d’uscita. Tuttavia, si disse che non avrebbe potuto evitare anche Harry solo perché lo aveva visto nel Pozzo del Fato.

Si rialzò e tornò indietro. Si sentiva confusa: voleva evitare sia Heaven che Charlize, eppure era curiosa di sedersi accanto a loro e magari scambiare due chiacchiere con entrambe.

Quando entrò per la seconda volta nello scompartimento, ebbe subito a che fare con lo sguardo truce della Hewett e quello malinconico della McNeevel.

-Scusate, mi ero ricordata…di una questione da risolvere con gli altri Caposcuola.- mentì Hermione, accomodandosi a testa bassa accanto ad Heaven.

-Non ti preoccupare.- abbozzò Charlize.

Il viaggio, a discapito di ciò che si aspettava Hermione, fu silenzioso. Heaven ascoltava la musica dal proprio i-pod e Charlize studiava le proprie ballerine con attenzione snervante.

Hermione si sentì più volte a disagio, poi si abituò al silenzio delle due e cominciò a fissare ininterrottamente fuori dal finestrino.

Passò il tempo, lento ed inesorabile. Mezz'ora, un'ora, due ore. Arrivò il momento di mettersi le divise e, quando Charlize aprì il suo bagaglio, dei fogli di giornale scivolarono oltre il laccio spalancato, finendo tutti a terra. Le altre due ragazze si chinarono per raccoglierli, anticipate però dall'altra che si piegò come un fulmine e raccattò tutto il materiale in fretta e furia, stringendo i fogli al petto per non permettere a nessuno di leggere.

Ma Hermione era una ragazza sveglia e le bastavano pochi attimi per capire tutto. Anche aver letto poche parole qua e là le bastava per ricomporre un puzzle.

Quelli scivolati a terra erano fogli di giornali risalenti a vari periodi di tempo: alcuni recavano la data di mesi prima, altri di pochi giorni prima.

Scritte cubitali facevano da titolo e frequentemente citavano le evasioni da Azkaban di un numeroso gruppo di Mangiamorte.

Hermione cominciò a mordicchiarsi le labbra, eccitata nel gettarsi con la memoria in ricordi che aveva preferito chiudere nel cassetto e non spolverare più dopo la separazione con Ron.

Era dicembre, il dicembre del loro sesto anno, quando Voldemort era stato ucciso e i suoi Mangiamorte sopravissuti erano stati rinchiusi ad Azkaban.

La Grifondoro scosse impercettibilmente la testa, un semplice gesto per cercare di scostarsi da quelle memorie e per tornare alla realtà.

Charlize era ancora piegata a terra e un foglio le scivolò nuovamente dalle mani, finendo ai piedi di Hermione.

Una scritta nera e gigantesca le balzò subito allo sguardo: "Lucius Malfoy evaso da Azkaban". La mora lanciò una rapida occhiata all'intestazione del giornale prima che l'altra se lo riprendesse tra le mani e ne dedusse che risaliva a tre giorni prima.

Dopo il pomeriggio passato al Pozzo del Fato, ad Hermione non era affatto passato per la testa di dare un'occhiata ai giornali dei maghi e per una volta si era disinteressata totalmente del mondo, ponendo la visione del futuro al centro delle sue attenzioni ed emozioni. Perciò rimase più che spiazzata quando scoprì che anche il signor Malfoy era evaso, unendosi ai già troppi Mangiamorte scappati dalla prigione dei Maghi.

Hermione si sedette al proprio posto e voltò lo sguardo verso Charlize, ancora più imbarazzata di prima.

Cosa aveva a che fare quella ragazzina pallida, dall'espressione sempre tesa, con un gruppo di Mangiamorte evasi da Azkaban?

 

°°°°

 

Quando Hermione Granger si era imposta che non si sarebbe mai innamorata di Malfoy, non aveva prestato attenzione al fatto che molti destini erano legati al suo da futura signora Malfoy. Lei non poteva pretendere di cambiare il corso degli eventi, anche se sperava con assurdo accanimento in una simile possibilità.

Il punto era che lei non era ancora a conoscenza delle creature che sarebbero state presenti in maniera indelebile nel suo cammino verso il futuro: lei non sapeva neanche chi fossero gli Omuncoli, figurarsi se poteva immaginare che avrebbero lasciato un chiaro segno nella sua vita!

Dalia, ad esempio, era un’Omuncola: sì, quella donna che le assomigliava a tal punto da poter essere confusa per sua gemella, non era né una strega né una Babbana.

Gli Omuncoli erano esseri magici dai poteri staordinari. La loro specie era stata generata dagli esperimenti di una setta di Alchimisti chiamata la “Lega Nera” e poi si era evoluta per i primi tempi a stretto contatto con i maghi. Ciò era avvenuto in un’epoca molta antica, quando ancora la Lega Nera lavorava a stretto contatto con il Ministero della Magia e non era perseguitata dagli Auror.

Gli Omuncoli, però, si erano rivelati troppo potenti per vivere al fianco dei maghi: in un momento di rabbia, ad esempio, potevano arrivare anche al punto di uccidere un mago senza accorgersene. Erano stati, perciò, designati come pericolosi.

La paura era cominciata a crescere nella comunità magica e il Ministero della Magia aveva imposto alla Lega Nera di creare per gli Omuncoli un’apposita dimensione in cui farli vivere: era stata così concepita Omidia, il mondo degli Omuncoli.

Il Ministero, però, aveva agito in modo che agli Omuncoli venisse per sempre vietata l’uscita da Omidia e che la Lega Nera cominciasse ad essere perseguitata dagli Auror. 

Così ad Omidia era cominciata ad aumentare la voglia di vendetta nei confronti dei maghi che li avevano sigillati in un mondo troppo stretto per loro. La loro rabbia era capitanata dal principe di Omidia, il combattivo Akira Rocherford, ed Hermione non poteva neanche immaginare quanto Akira e gli altri Omuncoli sarebbero stati fondamentali nel suo futuro.

 

 

  
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