Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Humble_Narcissist    20/08/2015    4 recensioni
Dal testo:
“ Reo non riusciva a spiegarsi perché, proprio in quel momento, dopo una vita intera trascorsa a nasconderli, i suoi pensieri gli fossero sfuggiti dalle labbra senza controllo. Forse, semplicemente, non ce la faceva più a tenerseli dentro ed aveva agito d'istinto, alla ricerca di qualcuno con cui condividerne il peso. “
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“ Se Seijuro intendeva davvero sviscerare qualcosa - che si trattasse di un problema di matematica, di uno schema tattico avversario o dell'intima verità di una persona, non faceva molta differenza - c'era da star sicuri che sarebbe arrivato, implacabile, fino all'osso, a dispetto di ogni ragionevole pudore e senza alcuno scrupolo. “
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“ Reo, inane al pari di una foglia frustata dal vento, rimase appeso al filo che lo collegava a Seijuro, lasciandosi studiare ed esplorare come molte altre volte era già accaduto; eppure, l'abitudine nulla toglieva al senso di oppressione, allo sgomento che sempre, inevitabilmente, lo teneva inchiodato lì, ai piedi dell'imperatore, succube della sua asfittica influenza. “
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Rakuzan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Sottopelle

 

 

 

sesto strato:

 

 

 

Le parole che lei non mi aveva detto.

 

 

 


Casa Natsumi si sviluppava su un unico piano, secondo il più puro stile giapponese. Dall'esterno sembrava comunque piuttosto spaziosa ed il perimetro era circondato da un bellissimo giardinetto, con tanto di vasca in pietra per i pesci. Si capiva dalla cura nei particolari che quella famiglia teneva molto alle apparenze ed era determinata a far risaltare la propria abitazione rispetto alle altre del circondario.

Reo attendeva sul patio, con un involto di carta luccicante e due mazzi di fiori di diverse dimensioni fra le mani. Non aveva idea di come si fosse caricato tutto senza perdere pezzi per strada ma, alla fine, l'importante era esserci riuscito. L'involto conteneva la sua specialità: una torta millefoglie ai frutti di bosco. Si era svegliato alle 6 per impastare – in realtà, aveva dormito a stento un paio d'ore – e già sapeva, con incrollabile certezza, che quella delizia sbriciolosa gli avrebbe spalancato le porte del cuore dei suoi ospiti. Del resto, preparare dolci gli riusciva meglio che giocare a basket e solo questo bastava come garanzia di successo.

 

<< Ehi, Reo! B-benvenuto! >>

Rumiko, accorsa ad accogliere il suo “fidanzato”, sembrava piuttosto nervosa, non riusciva a stare ferma ed aveva gli occhi contornati da un malsano ed inquietante alone violaceo. Comunque, a patto di non considerare i tic e l'aria vagamente da tossicomane, era bella come al solito. Per il pranzo aveva scelto una camicia color ghiaccio ed una minigonna antracite; i capelli erano legati in uno chignon semplice sulla nuca, fermato con un nastro in tinta con la gonna.

<< Rumi-chan, respira! >> la esortò Reo, cercando di essere il più conciliante possibile. << ...Guarda che non stiamo andando ad un'esecuzione! >>

<< Lo so, è solo che... Forse è meglio lasciar perdere, e se stessimo sbagliando tutto? >> mugolò lei, per nulla rassicurata, anzi, forse più in panico di prima. Reo non l'aveva mai vista in quello stato.

<< Ormai non possiamo tornare indietro, sarebbe uno spreco. Tranquillizzati, sei un incanto. >>

<< Bleah! Piuttosto che questa roba, preferirei di gran lunga indossare una delle mie tutone slabbrate. >>

<< Sappi che se dici così, sei proprio l'antises... Oh, s-salve! >>

Reo sbiancò quando vide comparire un uomo sulla cinquantina alle spalle di Rumiko. Presumibilmente, si trattava di suo padre. Pessimo tempismo.

 

<< Rumiko, che ci fate qui fermi sulla porta? Coraggio, venite dentro! >>

 

I ragazzi, rigidi come pezzi di legno, varcarono la soglia e furono invasi dal tepore domestico del corridoio. Rumiko tentò goffamente di iniziare le presentazioni, ma il suo impegno non fu neccessario.

<< Bene, ora che siamo al caldo, possiamo conoscerci un po'. Io sono Takahiro, il padre di Rumiko e tu, invece, sei il Mibuchi-kun che vuole portarmela via. >>

<< Sì, credo, ma a patto che lei mi dia la sua benedizione, Natsumi-san. >>

<< Staremo a vedere... >>

<< Ehm, comunque, mi sono permesso di portare dei fiori e una... >>

<< Oh, vedo vedo, che belli questi fiori, sono per me? >>

<< B-beh, ecco, veramente sarebbero per la signora, ma se li preferisce, io posso... >>

<< Hahaha! Sta' tranquillo, scherzavo! Vieni, ti faccio strada. Kaori sarà molto contenta. >>

 

Prima di proseguire dietro Takahiro, Reo, incerto e confuso, tentò di catturare qualche cenno da parte di Rumiko.

<< Perdonalo, papà ha un senso dell'umorismo tutto particolare... >> gli sussurrò lei all'orecchio. << ...ma è innocuo. Il vero sovrano di questa casa è... Lei. >>

 

Natsumi Kaori, dritta come un fuso, supervisionava l'ingresso di Reo dalla fine del corridoio, con le braccia conserte e lo sguardo leggermente spento. Sembrava una versione matura di Rumiko, ma al di fuori della somiglianza fisica, tra le due donne non c'era altro in comune. La madre, infatti, si presentava esageratamente composta; gli abiti stucchevoli, l'esosa collana di perle e la crocchia piena di lacca contribuivano a conferirle un aspetto quasi ridicolo, nella sua eccessiva e forzata formalità.

<< Finalmente riusciamo ad incontrarci, Mibuchi-kun! >>

<< Sì, finalmente, signora Natsumi. Mi sono preso la libertà di portarle questo semplice dono per ringraziarla dell'ospitalità. >>

Hum... A quanto pare, oltre ad essere un bel ragazzo, conosce anche le buone maniere. “ pensò Kaori, abbastanza soddisfatta, mentre accettava il mazzo di fiori che le veniva offerto .

<< Ti ringrazio del pensiero! Oh, ma guarda, ce ne sono due? >>

<< Certo, quasi dimenticavo... >> farfugliò Reo, porgendo il fascio più piccolo a Rumiko. << ...questi sono per te, Rumi-chan. >>

<< Che galanteria! >> commentò lei, non senza farsi sfuggire l'espressione superbamente compiaciuta di Reo.

<< In realtà, avrei portato anche una torta, se alla signora non dispiace... >>

<< Io adoro tutto ciò che è dolce! Takahiro, infatti, mi dice sempre che dovrei essere meno golosa... Ma non era necessario prendersi tanto disturbo! >>

<< Nessun disturbo, è fatta in casa. >>

<< Allora deve essere davvero una prelibatezza, vado subito a portarla in cucina. Bene, tra poco sarà tutto pronto. Rumiko, dammi anche i tuoi fiori, così li sistemo in un bel vaso. Nel frattempo che finisco gli ultimi preparativi, perché non accompagni Reo a fare il giro della casa? >>

La richiesta di Kaori somigliava più ad un bisogno viscerale e, in effetti, quando Rumiko provò ad obiettare che il tour esplorativo non era necessario, ricevette in risposta uno sguardo talmente supplice che le fu impossibile sottrarsi, nonostante le proprie remore.

 

Attraverso il corridoio si aprivano tre porte scorrevoli di carta di riso: quella in fondo, presieduta da Kaori, conduceva a cucina e tinello, la centrale al salone e l'ultima ai sanitari. Dal salone, poi, si poteva accedere alle camere da letto.

 

<< Reo, devi capire che la mamma è fin troppo orgogliosa di come ha arredato casa e sbroccherebbe se non te la mostrassi. Perciò, per favore, dopo a tavola falle i complimenti. >>

<< Figurati, Rumi-chan! A me piace molto osservare le case degli altri, è un po' come entrare nella loro intimità. >>

<< Sei consapevole di aver appena detto una cosa tremendamente inquietante? >>

Rumiko afferrò Reo per la manica della camicia e si avviò verso l'altro estremo del corridoio, ma prima che potessero sparire dal campo visivo di Takahiro, questi non mancò di elargire un'altra dose del suo humor.

<< Mi raccomando, non portarlo nella tua camera da letto, sono pur sempre un papà geloso! >>

<< Non si preoccupi, Natsumi-san, con me Rumiko non corre alcun pericolo! >>

Anche Reo credeva di essere stato molto spiritoso, ma Rumiko gli piantò una gomitata nello stomaco per chiarire il proprio punto di vista.

<< Che ti salta in mente di dire?! Cretino! >>

<< Haha... Natsumi-san è veramente una sagoma! >>

<< Se non vuoi vedere la tua di sagoma spalmata sul pavimento, ti consiglio di evitare altre battutine allusive! Papà sarà pure un tipo alla buona, ma non è stupido. >>

<< D'accordo, calmati. Se continui ad agitarti così, ti verranno le rughe. >>

<< Oggi sei un po' troppo allegro per i miei gusti! Cos'è, ti è già passata la scazzatura di ieri? >>

<< Dammi tregua, voglio solo assistere in pace al tuo personale calvario. Io ci sono già passato, ricordi? Una volta ciascuno.>>

<< Vero... purtroppo. >>

 

Dato che in cucina, prima di pranzo, vigeva il divieto assoluto d'accesso ed il bagno non poteva esercitare alcuna attrattiva, Rumiko, sbuffando ad intervalli regolari di dieci secondi, intraprese il giro turistico a partire dal salone.

 

Era un ambiente molto vasto, abbellito con numerose riproduzioni fedeli di famosi dipinti di maestri giapponesi vissuti in varie epoche. Mancava del tutto l'arte moderna, ma nel complesso, l'effetto visivo era decisamente gradevole, come un viaggio sintetico nella storia della pittura nipponica.

<< Tua madre è un'appassionata d'arte? >>

<< No, le pareti sono state decorate con quadri scelti tutti da mio fratello che, per queste cose, ha un gusto molto raffinato. Sta studiando architettura e design non a caso! >>

Al centro della stanza, di fronte ad un tipico, quasi banale, divano rosso formato-famiglia, risaltava un bel televisiore al plasma da 42 pollici, con tanto di impianto dolby surruond e lettore DVD.

<< Questo, invece, è il giocattolino di mio padre. Ci ha messo più di mezzo stipendio per comprarlo, ma dice che ne è valsa la pena. >>

<< Confermo! Guardare il basket qui sopra sarebbe pazzesco! >>

Alla fine, abbandonata in un angolo, giaceva una cristalliera dal sapore antico, piena di oggettini in argento e foto di famiglia.

<< La cristalliera mi interessa parecchio. >>

<< Dì la verità, vuoi solo spiare le foto che ci sono dentro! >>

<< Colpito... Haha! Più che altro, sono curioso di vedere Tomomi. >>

Rumiko esitò per un attimo, ma poi decise di accontentare Reo. Prese da un cassetto la chiave della vetrina e, dopo averla aperta, afferrò la sua foto preferita.

<< Wow, è davvero un figo pazzesco! >>

<< Ehi, ti ricordo che è del mio frattellino che stai parlando! >>

<< Mmm... Qui di “ino” non vedo proprio nulla! >>

<< Reo!!! >>

 

Natsumi Tomomi era un ragazzo abbastanza alto, ben piazzato e biondo come la sorella, anche se di un tono più scuro. A giudicare dal suo sorriso smagliante mentre, in abiti tradizionali, impugnava uno shinai*, doveva aver militato nel club di Kendō* del Rakuzan, vincendo anche diverse medaglie, messe tutte in bella mostra su un espositore di velluto bordeaux.

<< Aaah... I kenshi*... >> sospirò Reo, affascinato dalla corporatura atletica e possente del giovane schermidore. Però, era sicuro di averlo già visto da qualche parte... Forse alla festa dello sport? No, un tipo come quello se lo sarebbe ricordato. Ma allora dove?

In un lampo, gli sovvenne l'immagine nebulosa dell'aula magna del liceo, piena di gente bardata di nero, singhiozzi sommessi, candele accese ovunque... Ed un enorme poster con quello stesso, magnifico sorriso.

No... Non è possibile!

<< R-Ru... Rumi-chan... Tuo fratello è davvero... all'unversità? >>

Rumiko strappò la foto dalle mani di Reo ed indietreggiò di qualche passo.

<< Certo che è all'uninversità! Dove, sennò? >>

<< Perché io, ecco, l-l'anno scorso, a scuo... >>

<< Smettila! Smettila, ti prego! >>

Reo afferrò Rumiko al volo, impedendole di scontrarsi con la cristalliera, e la strinse forte a sé. Ormai non aveva più bisogno di chiedere nulla, ricordava tutto...

 

Frequentava la nuova scuola solo da pochi giorni. Un ragazzo più grande era morto e quasi tutti, studenti ed insegnanti, sembravano molto scossi dall'accaduto. Ma lui era appena arrivato e non ne sapeva pressoché nulla, come il resto delle matricole. Si era ritrovato a posare un fiore sotto l'altare di un volto sconsciuto e per quanto, sul momento, ne fosse rimasto anche profondamente colpito, a poco a poco lo sgomento per la tragedia era sfumato in un pensiero sempre più labile e sporadico, surclassato dalle emozioni dirompenti della vita da liceale ancora tutta da scoprire.

Succede che ci si dimentichi anche di cose del genere; fa parte della natura umana andare avanti, a prescindere.

 

<< Rumi-chan, sono mortificato. >>

<< No, tranquillo, non hai fatto nulla di male, è colpa mia! Sono io che continuo a ripetermi che Tomomi è all'università, perché spero di vederlo tornare sul serio. E lo dico anche agli altri! Sono una fottuta psicopatica! >>

<< Non ti avevo detto che al prossimo giudizio velenoso ci saremmo salutati? Vale anche se lo rivolgi a te stessa. >>

Rumiko non piangeva, ma un freddo tanto pungente quanto irreale gelava il suo corpo, facendolo tremare senza controllo.

<< É successo tutto così in fretta... Io e Tomomi stavamo facendo colazione, quando all'improvviso, lui è caduto dalla sedia e non si è più rialzato. Una malformazione che abbiamo scoperto troppo tardi gli ha causato un'emorragia cerebrale. Sapevo che quella mattina si era svegliato con un po' di mal di testa, ma sono stata superficiale e non ci ho dato peso! Se avessi fatto qualcosa prima... >>

<< Non sarebbe ugualmente cambiato nulla, Rumi-chan... >> le disse dolcemente Reo, carezzandole la schiena << ...credimi, presto spesso servizio volontario sulle ambulanze visto che ho scelto infermieristica come attività extra. Ho assistito a diverse emergenze del genere e, purtroppo, non c'è stato mai niente da fare. >>

In realtà, con un soccorso immediato, a volte qualcuno riusciva a sopravvivere, ma si trattava comunque di casi estremamente rari e non c'era motivo di appesantire ulteriormente l'animo già provato di Rumiko. Reo avrebbe tanto voluto continuare ad ignorare quella terribile disgrazia, ma ormai non poteva più chiudere occhi ed orecchie e far finta di nulla. Gli era stata affidata una nuova responsabilità e doveva adiempiervi senza indugio, stando accanto a Rumiko più e meglio di prima.

<< Lo pensi davvero, che qualunque tentativo sarebbe stato inutile? >>

<< Sì, senza ombra di dubbio. >>

<< Sei un bugiardo! Ma grazie lo stesso... >>

Rumiko si abbandonò senza forze contro il petto di Reo, inspirandone a pieni polmoni il profumo, rigorosamente di lillà. Poi si sollevò sulle punte ed avvicinò il viso al suo.

<< Se Tomomi fosse ancora qui, ti adorerebbe. Lui aveva un debole per le persone sensibili... >>

Lo spazio fra le loro labbra scomparve senza farsi notare. Reo non oppose resistenza e lasciò che quel bacio denso di tenerezza arrivasse laddove le parole non avrebbero mai potuto. Forse era un errore assecondare Rumiko, ma il confine tra giusto e sbagliato sono solo le persone a stabilirlo, con le loro vite e le loro morali contorte. In quel momento, comunque, non aveva alcuna importanza.

 

<< Guarda un po' cosa succede quando il guardiano si prende un attimo di riposo! >>

<< N-Natsumi-san! >>

<< E meno male che di te non avrei dovuto preoccuparmi. >>

<< Mi scusi, m-ma non è come... >>

Takahiro fece cenno a Reo di lasciar perdere. Aveva visto la foto di Tomomi stretta al grembo di sua figlia e poteva facilmente immaginare cosa fosse accaduto. La vita era stata spesso matrigna con lui e gli aveva insegnato, talvolta lasciandosi dietro qualche segno un po' troppo profondo, che il calore umano è la sola vera medicina per le ferite del cuore. Non ne esistono di migliori.

<< Il pranzo è praticamente in tavola, vi lascio ancora due minuti. Rùrù, piccola, prima di venire in cucina, sciacquati un po' il viso. >>

<< Sì, papà. >>

 

Rumiko sedette imbarazzata sul bordo del divano e sospirò profondamente.

<< Scusami, Reo. >>

<< E di cosa? Se non sbaglio, ci siamo già baciati altre volte e questa è stata la migliore. Sei piuttosto brava, devo riferire a Kotaro. >>

<< Non pensarci nemmeno, cretino! >>

<< E siamo al secondo cretino della giornata... >>

<< Pensa che è ancora lunga! Dai, andiamo a darci un'aggiustata. >>

 

Reo e Rumiko uscirono dal salone e, dopo che la ragazza ebbe rimosso i segni del turbamento con qualche schizzo d'acqua ghiacciata, raggiunsero la cucina, dove sulla tavola perfettamente imbandita campeggiavano numerose portate dalla foggia occidentale.

<< Signora Nastumi, questo pranzo sembra delizioso anche solo a guardarlo! >> disse Reo, sinceramente impressionato dagli accostamenti di colore e dalle numerose decorazioni con nidi di radicchio.

<< Grazie mille, Mibuchi-kun! Ho voluto tentare qualcosa di diverso dal solito, speriamo che il sapore sia degno dell'aspetto. >>

 

A differenza della cena a casa Mibuchi, il pranzo a casa Natsumi fu un tantino meno imbarazzante. Reo ricevette le solite domande di rito: ti piace studiare? Che vorresti fare dopo il liceo? Quali sono i tuoi passatempi? Ed altre cose del genere... Inutile dire che rispose a tutte in maniera più che impeccabilie, d'altronde era arrivato preparato. Ci tenea davvero a fare una buona impressione, soprattutto per rendere a Rumiko le cose più semplici.

Il momento della torta fu il più piacevole, sia per l'effettiva bontà del prodotto, sia per la genuina allegria con cui i Natsumi ne apprezzarono la realizzazione artigianale.

<< Mibuchi-kun, hai le mani d'oro! Dovresti proprio dare due lezioni alla mia consorte! >> disse Takahiro, trangugiando voracemente un altro pezzo di dolce.

<< Se la mia cucina non ti aggrada, puoi benissimo mangiare fuori a pranzo e cena ogni giorno. >> finse di rimproverarlo Kaori, mentre con un fazzoletto si premurava di ripulirgli il mento, un po' sporco di confettura ai frutti di bosco.

<< Sono lusingato, ma direi proprio che la signora Natsumi non abbia bisogno di alcuna lezione, è già una cuoca sopraffina! >> ci tenne a precisare Reo.

<< Tu sì che sai come arruffianarti le fanciulle, eh, Mibuchi-kun? >>

Lo sguardo allusivo e furbetto di Takahiro non poté che strappare a Reo un ampio sorriso.

<< Haha.. forse ho questa dote nascosta, ma per favore, non lo dica a sua figlia, potrebbe ingelosirsi! >>

<< Tzè! Figuriamoci, ingelosirmi per una cosa del genere! >>

Anche Rumiko sorrideva e Reo le prese la mano, sollevato che il suo umore fosse gradualmente tornato normale.

 

Nonostante le numerose richieste, Kaori non permise a Reo di aiutarla a rigovernare la cucina. I ragazzi furono, quindi, scortati in giardino da Takahiro che praticamente li obbligò ad andare a divertirsi da qualche parte.

<< É sabato pomeriggio, no? Fate i giovani! >>

E loro non rifiutarono, anche perché sapevano di averne proprio bisogno.

 

<< E adesso cosa dovremmo fare? >> chiese, annoiata, Rumiko, mentre uscivano dal suo quartiere per raggiungere il sottopassaggio della metropolitana.

<< Ovvio, Rumi-chan, quello che fanno tutte le coppiette il sabato pomeriggio, shopping sfrenato a Shijo e Kawaramachi*! >> cinguettò Reo, evidentemente gasato dalla prospettiva.

<< Non vedi l'ora, vero? Ma a me lo shopping scoccia da morire, spiacente. >> ribatté Rumiko, beandosi dell'istantanea trasformazione di Reo da fringuello giulivo a cane bastonato. << ...Penso che ti porterò in un posto migliore e molto più vicino, a solo una fermata di metro da qui. >>

<< Quale ragazza sulla faccia della terra rifiuterebbe una full immersion fra le griffes più belle?! Sei proprio un maschiaccio, Rumi-chan! >> borbottò Reo, infilando un braccio sotto quello di Rumiko. << ...Fa nulla, vuol dire che per stavolta mi farai da cavaliere e ti seguirò. >>

Rumiko annuì soddisfatta.

 

 

 

 

 

 

Il tempio shinto si ergeva sulla cima di una piccola collina immersa in un bosco di faggi e ciliegi. Nonostante le modeste dimensioni, era molto ben allestito ed aveva un aspetto solenne. Per raggiungerlo, bisognava risalire un ripido sentiero acciottolato che, con la pioggia, diveniva scivoloso come una saponetta. Fortunatamente, quel giorno, c'era il sole.

La statua del dio Bishamon* torreggiava imponente su un altare, tra sei lanterne colorate e due gong di bronzo placcati in oro. Il suo sguardo severo incuteva timore e devozione, costringendo chiunque gli si avvicinasse a chinare il capo. Nella mano destra, reggeva la pagoda simbolo del forziere divino, nella sinistra, una lancia appuntita.

 

<< Non sapevo che da queste parti ci fosse un tempio così bello. >> bisbigliò Reo.

<< É stato costruito una trentina d'anni fa, parallelamente ai nuovi quartieri residenziali... >> spiegò Rumiko, mentre si guardava intorno alla ricerca di qualche candela. << ...Mio fratello veniva sempre a pregare qui prima di un incontro. >>

Reo avvertì una forte stretta d'ansia allo stomaco. Pur avendo intuito fin da subito le ragioni di Rumiko, il perché dietro la strana scalata verso quel luogo tanto riservato e tranquillo, non sapeva se sarebbe riuscito a sopportarlo.

É difficile discutere di certi argomenti, abbassare tutte le barriere, mentali ed emotive. Qual è il modo migliore di consolare una persona che soffre? E soprattutto, ne esiste davvero uno? Si possono comprendere i sentimenti altrui senza aver vissuto esperienze simili?

Reo ignorava troppe cose e si sentiva inutile. Ma era un ragazzo sensibile, giusto? Glielo aveva detto anche Rumiko...

Per mantenere viva la conversazione, scelse un argomento abbastanza tranquillo, senza tuttavia deviare da quello principale. Come inizio, poteva andar bene.

<< Bishamon protegge i guerrieri. Di sicuro Tomomi aveva scelto la divinità migliore a cui affidare i propri sogni. >>

Rumiko sorrise appena, facendo intendere di aver sentito ed anche di essere grata che Reo non si fosse tirato indietro. Le candele non le aveva trovate, ma in compenso qualcuno aveva lasciato un pacco intero di bastoncini d'incenso. Ne scelse due e li accese vicino ad una lanterna.

<< Ecco a te. >>

<< Grazie, Rumi-chan... >>

Reo non meditava molto, né si appellava di frequente alle divinità, però ogni volta che decideva di farlo, uno strano e piacevole senso d'intorpidimento gli annebbiava la mente, cancellando, anche se solo per poco, tutti i pensieri negativi.

Il profumo dell'incenso si spandeva lentamente nell'aria, saturandola delle sue virtù terapeutiche e purificatrici. Era rilassante, cullava senza stordire, rendendo quel momento una parentesi leggera, sospesa nel tempo.

<< Mi piaceva molto osservare il viso sereno e concentrato di Tomomi durante la preghiera, per questo lo accompagnavo quasi sempre. A differenza sua, io non mi soffermo troppo a riflettere sulle cose e non so dare alle piccole gioie quotidiane il giusto peso, ma mi ero messa in testa che ci avrei provato, prima o poi, almeno per farlo contento. Ora, invece, chi ci pensa più... >>

<< Immagino fosse un punto di riferimento importantissimo per te. >>

<< Sì, ma non solo per me, anche per mamma e papà. Stavano quasi per divorziare, l'anno scorso. >>

Questo, invece, Reo non lo immaginava, né avrebbe potuto.

<< É quasi difficile da credere, oggi li ho visti così uniti! >>

<< Dopo il massimo punto di rottura, hanno deciso di continuare a tirare avanti per me ed è stato un bene, anche se adesso non capisco mai se fingano certi gesti solo in mia presenza o se facciano sul serio. Come avrai capito, mio fratello non c'era più già da prima che io iniziassi a fare Derby. Nel raccontarti come sono andate le cose, ho mentito più volte. Forse speravo che non scoprissi mai la verità, che non collegassi Tomomi a quel ragazzo del Rakuzan morto poco prima del tuo arrivo. Oppure, non volevo che mi considerassi una persona ancor più senza cuore di come già dovevo apparirti, una figlia che se ne infischia del momento di crisi familiare e fa ugualmente quello che le pare. >>

Reo sospirò, o meglio, buttò lentamente fuori l'aria che aveva trattenuto per troppo tempo, quasi annaspando.

<< Rumi-chan, non mi devi alcuna giustificazione. Non ero con te in quei momenti terribili e, di sicuro, non posso comprendere cosa significhi vedere le persone che più ami andare alla deriva. Il tuo senso di colpa è plausibile, ma non credo avessi molte alternative. Ti era stato tolto un fratello che amavi con tutto il cuore ed anche i tuoi genitori sembravano sul punto di allontanarsi per sempre. É umano cercare di evadere, desiderare ardentemente un posto in cui trovare consolazione. Allora ben vengano il Derby e le amiche che ti hanno restituito il sorriso. Quello che sto per dirti è davvero meschino, ma lo penso e non posso farci nulla: hai diritto di rincorrere i tuoi sogni, non mollare. L'importante è non farti scoprire. Occhio non vede... sai come continua, no? >>

<< Cuore non duole. >>

<< Esatto. >>

Rumiko poggiò la testa sulla spalla di Reo e chiuse gli occhi. L'essenza di lillà e quella d'incenso si mescolavano perfettamente, esaltandosi a vicenda.

<< Neh, Reo-kun... Alla fine, sei davvero molto più buono di me. >>

<< Non credo proprio. Mio padre è cardiopatico, ha avuto un infarto quando ero in terza media. Se scoprisse che la nostra relazione mi serve solo per mascherare il fatto che sono gay, probabilmente accadrebbe il peggio. É per questa ragione, essenzialmente, che Kotaro è infuriato con me. Non gli avevo detto nulla. >>

<< Come ti ho anche scritto per messaggio, Kotaro ha ragione, ma sicuramente gli passerà. Quanto a Gori-san, mi spiace che sia stato male, ma è ancora vivo e questo è un dono. Significa che hai ancora modo e tempo di fargli capire cosa provi. Mi sa che ho fatto proprio bene a portarti da Bishamon. >>

<< Già... Fra l'altro, oltre a portare fortuna, Bishamon è anche il sovrano degli Yaksha*. >>

<< Sì, lo so, ma questo cosa c'entra? >>

<< Yaksha è il mio soprannome. Sono “il generale dalle triple divine”, lo Yaksha del basket. >>

<< Pft... che fanatico! >>

<< Non lo nego. >>

 

Rimasero ancora qualche minuto in silenzio, persi ciascuno nei propri pensieri. Poi, fu Rumiko ad alzarsi per prima, dedicando due ultimi inchini alla silenziosa divinità. Reo la imitò nel congedo e decise che avrebbe pregato un po' più spesso, in futuro.

Il sentiero a ritroso era difficile da percorrere senza cadere, soprattutto a causa della pendenza. Dopo diversi scivoloni - imbarazzanti, ma privi di conseguenze - , i ragazzi riuscirono finalmente a raggiungere la fine del declivio.

Il sole al tramonto era una ferita aperta nel cielo. Faceva male anche a guardarlo tra le dita, ma era bellissimo.

<< Rumi-chan, forse è per momenti come questi che viviamo... >>

<< O forse è per essere schiavi del cellulare. Ti sta squillando, non senti? >>

Reo soffocò un'imprecazione - odiava che gli si rovinassero gli scatti poetici - ed afferrò di malavoglia il suo Nokia.

<< Quel coso è un pezzo d'antiquariato, cambialo per l'amor del cielo! Non costa tanto uno smartphone di fascia media, sai? >>

<< Gli oggetti hanno anche un valore sentimentale, sai? Comunque è solo un messaggio, speriamo sia di Kotaro. >>

E invece no, non era di Kotaro.



 

Unknown number: hey, Reo-chan! Come stai? Spero che questo sia ancora il tuo numero, è passato davvero tanto tempo, troppo. Sono cambiate un mucchio cose, ma spero di poterti parlare presto di persona! Domani mattina tornerò a Kyoto e mi tratterrò in hotel per una settimana. Fammi sapere quando e se sei disponibile per un thè. Ci conto davvero molto...

Ryū

 

 

Reo rimase a fissare il display come in stato di shock e Rumiko, dopo avergli lasciato un margine di trenta secondi per la lettura del sms, cominciò a preoccuparsi.

 

<< Sveglia! Ehi! Tutto bene? >>

 

No, per niente.

 

 

 

Continua...

 

 




NOTE:

 

E rieccomi! Dopo questo capitolo immagino che non ci sia più nessuno intenzionato a seguirmi ancora, haha... É davvero pesante, mi rendo conto, ma che ci posso fare? Io e l'angst siamo una cosa sola, ammesso e non concesso che sia davvero riuscita a “sconvolgere” qualcuno. Bene, passo alla solita ed indispensabile fase dei ringraziamenti, augurandomi di riuscire a catturare ancora il vostro interesse.

 

 

 

  1. Kendō, shinai, kenshi = il Kendō, letteralmente “via della spada”, è un'antica arte marziale giapponese specializzata nell'uso della spada o katana. Durante gli allenamenti ed, oggi, anche nelle cerimonie ufficiali, la katana viene sostituita dal bokken, una riproduzione in legno di una spada vera, e dallo shinai, composto da quattro bastoni di bambù assemblati insieme. Il Kendō non è una semplice disciplina sportiva: i suoi praticanti, chiamati kendoka (alla occidentale) o kenshi (alla orientale), decidono di intraprendere un vero e proprio percorso di elevazione spirituale, alla ricerca dell'equilibrio perfetto tra mente e corpo.

  2. Shijo e Kawaramachi = queste due strade che si intersecano costituiscono il centro vibrante della metropoli di Kyoto.

  3. Bishamon = anche detto Bishamonten, è il corrispettivo giapponese della divinità tibetana Vaiśravana, sovrana del Nord. Tradizionalmente, la sua dimora è situata a metà del monte Sumeru. Oltre a governare il popolo silvano degli Yaksha*, rappresenta la guerra ed i guerrieri, punisce i malvagi, dispensa fortuna e protegge tutti i luoghi ove il Buddah abbia predicato. Suoi simulacri si trovano quasi sempre all'ingresso principale dei tempi shinto. La descrizione fornita nel testo è ispirata alla statua di Bishamon alloggiata nel tempio di Seisho-ji.

  4. Yaksha = divinità protettrici delle foreste, della natura selvaggia, dei villaggi e dei tesori sepolti. Servono il dio Bishamon e sono generalmente entità benevole, anche se non mancano descrizioni di Yaksha malvagi, simili a demoni e portatori di disgrazie. Si chiamano Yaksha anche i 12 generali celesti protettori del Buddha della Medicina.

 

 

 
   
 
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