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Autore: bambolinarossa98    21/08/2015    3 recensioni
{Lo guardo negli occhi, quei profondi occhi grigi che mi ipnotizzano.
Mi sono sempre chiesta cosa nascondessero: serenità, tristezza, paura, rabbia, soddisfazione?
No, niente di tutto ciò. Near è sempre stato un tipo freddo e distante... ma era pur sempre un essere umano.
"Non lo so" sussurro "Forse avevo paura" ammetto mentre la sua espressione non muta. Resta sempre impassibile e questo in un certo senso mi fa stare tranquilla, con Mello non sarei mai riuscita ad aprirmi così tanto, con i suoi modi di fare troppo bruschi persino la mia maschera di freddezza sarebbe andata a farsi benedire e, probabilmente, nel ricordare alcuni aspetti della mia vita, sarei anche potuta scoppiare a piangere.
In fondo, anche io sono un essere umano.}
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Una ragazza con un passato ddifficile si ritrova ad affrontare un presente ancor più complicato sperando, forse, in un futuro radioso...
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole sorge illuminando la strada che stiamo percorrendo con la sua tenue luce rosata, quasi del colore dei miei capelli.
Sono passati più di venti minuti da quando siamo saliti su questa macchina e ancora nessuno ha spiccicato parola; io sono nervosa, non so chi siano questi due uomini che ci hanno appena salvato da... non so neanche io da cosa. Forse, semplicemente, da una banda di ubriachi.
Ma la domanda che mi aleggia nella mente è un altra: dove stiamo andando?
Poso lo sguardo su Matt alla mia destra, ha la testa poggiata al vetro e gli occhi chiusi, pare stia dormendo ma io so che è sveglio; poi lo sposto su Mello alla mia sinistra, anche lui è rivolto verso il finestrino. Guarda la strada tinta di pesca sfrecciare sotto i suoi occhi assorti, è serio (come sempre d'altronde) e non apre bocca. Lui sa dove stiamo andando? Spero proprio di si.
Mi appoggio allo schienale del sedile e chiudo gli occhi, non dormo perché so che tanto non ci riuscire.
La macchina è piccola e io sono incastrata tra i miei due compagni di (dis)avventure, priva della libertà di movimento sto terribilmente scomoda.
"Allora, dite un pò: in che guaio vi eravate cacciati?" domanda poi uno di loro, quello che sta alla guida. Mello si volta verso di lui con sguardo indifferente.
"Nulla di particolare, degli ubriaconi volevano divertirsi con la persona sbagliata" informa secco.
L'uomo gira lo specchietto retrovisore per raggiungere un angolazione dal quale possa vedermi, punto i miei occhi nei suoi attraverso il vetro.
"In effetti, è proprio un bel bocconcino" commenta divertito mentre io assottiglio gli occhi, odio che mi si parli come se fossi una sgualdrina qualunque da rimorchiare.
"Ed è anche pericolosa, sta attento" mormora Matt alzandosi gli occhiali sulla testa mostrando gli occhi color ghiaccio semichiusi per la luce. Li sbatte un paio di volte poi mi sorride mentre io gli lanciò uno sguardo critico. Però, da quello che ho capito, questi quattro sembrano conoscersi e ciò mi tranquilliza un pò: almeno so che non devo preoccuparmi.
"Dove stiamo andando?" chiedo finalmente.
"Nella vostra nuova casa" informa il tizio alla guida sterzando e uscendo dall'autostrada, prendiamo una ripida e terrosa stradina laterale. A ogni buca la macchina salta facendomi prontamente sbattere la testa contro il tettuccio: dopo la terza, dolorossisima, volta mi aggrappai con le mani al sedile schiacciando la testa contro la spalliera. Non so per quanto mi mantenni in quella posizione forzata, sta di fatto che quando raggiungemmo di nuovo l'asfalto avevo la testa che pulsava.
Poco dopo ci fermammo di fronte ad una costruzione nel centro di una piazzola deserta e potemmo scendere. Gli uomini ci guidarono all'interno dell'edificio, attraverso un corridoio poco illuminato fino ad una stanza dove ad aspettarci c'erano altri uomini seduti su varie poltrone e divani, attorno ad un tavolino.
"Ah, siete arrivati" constatò quello vestito di bianco comodamente seduto sul divano circondato da due ragazze more, coi capelli corti e dei succinti abiti rossi: prostitute senza dubbio "Com'è andato il viaggio?"
"Poteva andare meglio" rispose Mello, serio come mai lo avevo visto e fu in quel momento che capii: ci trovavamo nel covo mi mafiosi di cui aveva parlato Mello il giorno prima, quello in cui ci saremmo dovuti stabilire per un pò.
L'uomo rise e si alzò scostando la ragazza seduta sulle sue gambe in malo modo, si avvicinò a me tanto che i nostri piedi si sfiorarono; contatto che interruppe con un paio di passi indietro.
Mi alzò il viso con le mani e provai una punto di disgusto nel sentirmi toccare da lui.
"E questo bel bocconcino chi è?" domandò con un ghigno poco affidabile a storcergli la faccia.
"Io la lascerei se fossi in te" consigliò Matt con uno sbadiglio.
"È una minaccia?" chiese lui alzando lo sguardo sul castano.
"È un consiglio" precisò Mello e io approfittai del momento di distrazione dell'uomo per afferrare il braccio con cui mi teneva e storcerglielo, costringendolo a girarsi di schiena. Lo costrinsi sul pavimento col piede mentre sentivo crescere in me la soddisfazione, un sentimento alquanto innaturale per il mio carattere: non sono il tipo che si rallegra per la sofferenza altrui.
"Io ti avevo avvisato" si giustificò Matt celando un sorriso mentre l'uomo ringhiava di dolore ai miei piedi.
"Ecco cosa intendevi con pericolosa..." mormorò uno dei due uomini che ci avevano accompagnati.
"Dai, lascialo" mi ordina Mello, lo guardo male ma mollo la presa. Lui si rialza e si massaggia il polso, però ghigna.
"Un bel peperino la ragazza" commenta. Riduco gli occhi a due fessure mentre avverto un prurito alle mani e una voglia pazza di spaccargli quella lurida faccia che si ritrova...
"Lui è Rod, il capo dell'organizzazione" dice Mello "Loro sono i miei collaboratori: Matt e Jo"
"Sarà un piacere darvi ospitalita" sorride Rod, un sorriso che sa tanto di sadico.
Non posso dire lo stesso... tuttavia non diedi voce ai miei pensieri.


§


Getto la borsa sulla scrivania e mi siedo sul letto, ho ancora i nervi a fior di pelle per quello che è successo poco fa. Quanto odio quella gente!
La mafia è forse la cosa che più mi disgusta; perché? Beh, la storia è lunga e non ho voglia di raccontarla.
Non ora almeno.
Sento dei passi nel corridoio e, senza neanche bussare, Mello spalanca la porta ed entra.
"Complimenti, hai trovato davvero ottima gente per aiutarti col caso!" sbotto irritata. Lui sospira e richiude l'uscio appoggiandovisi.
"O questo o dovevamo arrangiarci da soli, e avremmo fatto ben poco senza l'aiuto necessario. La mafia ha molte risorse, sai?" risponde.
Per tutta risposta sbuffo e mi alzo dal letto per avvicinarmi alla scrivania, apro la borsa e traffico con la roba che c'è all'interno alla ricerca del portatile.
"Per quanto tempo dovremmo stare qui?" domando estraendo vestiti che poggio alla rinfusa sulla sedia girevole.
"Il tempo necessario, non so bene quanto" risponde e lo sento avvicinarsi ma non ci faccio caso, finalmente trovo il portatile nero (l'unico oggetto che possa avere un valore in mio possesso) e lo poso sulla scrivania apprestandomi a rimettere in ordine i miei indumenti. Con un semplice spostamento d'aria sento Mello pararsi davanti a me, mi volto e mi ritrovo incastrata tra lui e il muro; ha una mano sul fianco lasciato scoperto dalla giacchetta troppo corta e l'altro avambraccio poggiato sul muro sopra la mia testa, piegato su di me con fare naturale.
Ci è capitato in passato di ritrovarci vicini, molto vicini, anzi a volte ci abbracciavamo anche ma, lo ripeto, lui è come un fratello maggiore per me... o almeno è quel che pensavo alla tenera età di tredici anni.
Ora ne ho quasi diciannove, sono adulta, sono matura e ho come l'impressione che la vicinanza tra me e lui non sia più qualcosa di solo fraterno.
"Ti prometto che li vedrai il meno possibile" mi sussurra in tono dolce, senza però piegare di una virgola il suo sguardo serio. Annuii semplicemente, rimanendo impassibile. In un altro momento, magari quattro anni fa, lo avrei anche abbracciato cercando di trovare conforto nella persona che abbia mai considerato come una parte della famiglia, una piccola famiglia composta da me, lui e Matt. Ora non sono sicura che quel gesto possa essere considerato fraterno, almeno per me.
Lui alza il braccio e mi sposta la ciocca ribelle dal viso, accarezzandomi la guancia.
"Restiti. Solo un pò" mi dice poi si allontana ed esce dalla stanza.
Mello è uno dei pochi a sapere la mia storia, quella parte di vita che avevo prima di entrare alla Wammy's House, e quindi sa perfettamente come mai odio tanto la mafia. Non lo da a vedere, nascondendosi dietro quella maschera di assoluta serietà e menefreghismo, ma ha un animo sensibile e affettuoso; una parte di lui di cui solo io e il tizio con gli occhiali che sta entrando ora nella mia camera conosciamo.
"Io sono nella stanza accanto, se ti serve qualcosa batti un colpo" mi raccomanda Matt bussando contro la parete.
"D'accordo" assengo ricomponendomi. Lui fa per chiudere la porta ma poi ci ripensa e la riapre.
"E chiuditi a chiave. Non si sa mai" aggiunge facendo segno di sotto. Annuisco.
Dopo che se n'è andato mi avvicino e giro la chiave nella toppa, dove la lascio.
Prendo il mio computer e mi stendo sul letto accendendolo. Osservo la fotografia impostata come sfondo che ritrae me e tutti i miei compagni dell'orfanotrofio: in prima fila spiccavano i capelli bianchi e disordinati di Near, seduto a terra nella sua stramba posizione a fissare seriamente l'obbiettivo. Alle sue spalle, Mello si ergeva in tutta la sua magrezza di quattordicenne, accanto a lui vi ero io, di poco più bassa, a seduto davanti a me la capigliatura castana di Matt ornata dagli occhiali gialli è inconfondibile.
Questa foto fu scattata poche settimane prima che Roger annunciasse la morte di L...
Sospiro, abbasso il computer e mi giro di schiena sul materasso: un breve periodo di tempo in un covo di mafiosi non doveva essere così terribile. Se li vedevo il meno possibile forse avrei anche potuto sopportarlo.
Giusto?
   
 
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