Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: Made of Snow and Dreams    21/08/2015    1 recensioni
C'è ancora una nera figura che sembra tener conto dello scorrere del tempo in modo febbrile - maniacalmente - e che continua a lavorare come se non esistesse un domani.
L'unica cosa che Ayel sperava era che, ancora una volta, il suo capitano fosse fiero di lui.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Romulani
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 4

 

 

 

 

Errori di calcolo

 

 

 

 

'Un tempo eri ancora valido. Non eri una bambola di pezza, un oggetto inanimato, come lo sei ora.'

Un oggetto inanimato?! Una bambola di pezza?!
Davvero Nero aveva dimenticato tutto il lavoro che aveva fatto, il tempo che aveva speso nell'eseguire i suoi ordini al massimo delle sue forze, la buona fede che aveva riposto in lui? Davvero aveva dimenticato che il suo Secondo senza capacità era sempre stato al suo fianco senza mai abbandonarlo, assistendolo per ogni missione pericolosa?

Un tempo eri il mio migliore amico, il mio confidente, il mio complice, il mio Comandante. Ora dimmi, Ayel, cosa sei? Cosa sei diventato?'

Si era semplicemente adattato a lui. L' Ayel precedente non era lontanamente forte a confronto con il nuovo Romulano che è diventato e che è ora. Si era semplicemente adattato a eseguire alla perfezione gli ordini del suo Capitano, come ha fatto il resto dell'equipaggio a cui Nero non rivolge nemmeno la parola, se non per comunicare le dinamiche dell'ennesimo tentativo di fuga.
Poteva davvero fargliene una colpa? Una colpa per cosa, poi?
Forse di essere diventato come gli altri; di essere diventato una semplice e innocua marionetta del destino che aspetta solo il fatidico momento della libertà, o meglio che aspetta con le mani in mano di essere liberato. E lui ricorda molto bene il giorno in cui il suo stesso Capitano aveva voluto dare una dimostrazione al resto del suo equipaggio distruggendo coloro che volevano ritornare su Romulus lasciando Spock e la Federazione impuniti: ora tocca a loro manovrare le cose, ora tocca a loro orchestrare la scena.
Così la pensa Nero.
E così la pensa anche Ayel, sebbene non abbia gradito molto vedere i suoi compagni morire per mano dei loro stessi amici. Anzi, a dire il vero non gli è piaciuto affatto.
Una scarica improvvisa di rabbia e dolore gli attraversa tutto il corpo: stanno passando tutto questo per colpa Sua, in fondo, e il malcontento - che già inizia a sostituire la perplessità e il timore- aleggia tra i sopravvissuti. Le voci che Nero possa essere diventato uno squilibrato aleggiavano già tra di loro, ed è compito dello stesso Ayel metterle a tacere, soffocarle, proponendo loro di ragionare logicamente come fa il Capitano, costretto anche alle numerose torture che vengono a lui inflitte. Vengono collaudate anche, a quanto si dice, nuove sofferenze sulla sua pelle, in quella stanza isolata in cui viene scortato in qualità di parvenza delirante di Romulano e da cui esce sempre uno straccio che a malapena riesce a trascinarsi sui suoi piedi aggrappandosi al muro, mostrando agli occhi spaesati degli altri le prove delle torture; l'elettrochoc e le lumache Centauriane sono le peggiori. Ma dalla sua bocca non è mai uscita una sola parola che potesse aiutare gli ingegneri Klingon a risolvere l'eterno grattacapo della Narada, o dei loro strani tatuaggi, o del perché dei semplici minatori come loro siano diventati queste...cose, alla ricerca dell'arma perfetta. Mai ha tradito se stesso e il suo equipaggio, mai.
Ed è così che viene ripagato?
Generalmente Nero torna da quella stanza dopo tre giorni, ed è il minimo: accade quando - sorride tra sé e sé Ayel - perfino i Klingon si stancano di quel suo prolungato e - a loro parere - inutile silenzio. Dal canto loro le proposte che fanno al suo Capitano sono più che convenienti: se Nero finalmente parlasse dopo ventitré anni, le loro condizioni a Runa Penthe migliorerebbero notevolmente: meno ore di lavoro, un cibo migliore, una cella molto più confortevole, e forse verrebbero anche trasferiti da lì. Ma ancora silenzio. I propositi del Romulano sono sempre quelli.
E, a proposito di progetti, anche Ayel inizia a pensare di averne qualcuno anche lui. E' una di quelle giornate noiose e fredde e umide in cui fuori piove a dirotto e l'unica cosa da fare è continuare a scavare, tanto che si potrebbe fare là fuori, a parte prendersi freddo e umidità? Molto meglio risparmiare le energie.
Ad Ayel la pioggia non piace, data la sua temperatura corporea e la sua necessità allo stare a caldo,che vale sia per i Vulcaniani che per i Romulani.

Quelli sono rimasti.

Per questo lavora più duramente degli altri giorni, sbattendo il piccone ancora e ancora e ancora come al solito, e stranamente ora sta anche godendo nel sentire il calore prodotto dal suo corpo stanco, mentre un fioco sorriso gli si dipinge sul volto e la sua mente continua a lavorare silenziosamente, aspettando e immaginando il momento giusto. Già, perché oggi, giornata uggiosa, fredda e piovosa, il masso su cui dovrebbe lavorare Nero è intatto. Il piccone è a terra, accanto alle pietre, e non c'è traccia del suo Capitano.
Non c'è nemmeno traccia di quella sorpresa e di quella tristezza che dovrebbe provare Ayel in occasioni del genere, ma è da quando quelle parole gli rimbombano in testa in un eterno eco che Ayel si sente... diverso. Come se il suo corpo si stesse risvegliando grazie a quel nuovo vigore e all'adrenalina, alla voglia esasperante di farsi valere per lui, per mettere a tacere quella dannata voce. Ha già valutato le sue diverse opzioni, dopo che ha seguito in quella notte l'ombra di Nero dopo quello che era successo, rinchiudendosi in cella da solo e provando conforto nel freddo - per la prima volta! - della pietra, capace di mettere a tacere il bruciore che sente su tutto il volto.
Poteva ignorare ciò che era successo e mettersi a lavorare come gli altri, rintanarsi in cella come un animale braccato e non pensare più a Nero e al suo - il loro – dolore. Ignorarlo ed evitarlo.
Poteva continuare ad essere il giocattolino su cui rigettare le scariche di rabbia e il resto, ma ormai si rendeva conto che non poteva più definirsi 'giocattolino': i giocattoli servono per divertirsi, per distrarsi, e ora non era più bravo nemmeno in quello. E se continuava lo stesso, era sicuro che prima o poi lo stesso Nero si sarebbe stancato e avrebbe perso la sua fiducia, la sua stima, la sua intesa con lui.
Oppure, come terza e ultima possibilità, poteva dimostrargli che le sue accuse non erano affatto vere, e che, per amor suo e per orgoglio personale, non doveva più azzardarsi a fare paragoni tra lui e la moglie. Ovviamente non avrebbe usato le parole per farglielo capire.
Aveva scelto l'ultima. Aveva progettato quando e come agire: era sicuro che il concetto sarebbe stato chiaro; in questo posto non erano più neanche Capitano e Primo Ufficiale, erano solo Ayel e Nero.
Con quest'ultimo pensiero in testa continua a lavorare, avendo notato con soddisfazione di non aver neanche lanciato un'occhiata al posto in cui generalmente il suo sguardo avrebbe trovato Nero, e di aver ritrovato un po' di fiducia. Avrebbe atteso.
E non passano neanche 48 ore che finalmente la porta si apre, e ne esce proprio Nero sorretto da due guardie che lo gettano con nonchalance nelle braccia del suo Primo Ufficiale, che come sempre lo attende alzato e con le braccia dietro la schiena, lo sguardo un misto di preoccupazione e...qualcosa che non riescono a definire. Nero ha gli occhi aperti, anche se sembra si sia rinchiuso in se stesso, ma Ayel è certo che non gli sta sfuggendo niente: è più che sicuro che anche lui ha visto quella scintilla nuova negli occhi castani, ma attende pazientemente di essere lasciato con lui per osservare meglio.
'Prima o poi riusciremo a farti parlare, Nero. E' solo questione di tempo prima che il tuo sistema nervoso crolli del tutto.' dice uno dei due Klingon con voce dura e cupa, quella stessa che - Ayel ha notato - possiedono tutte le guardie, mentre con ben poca delicatezza spinge il Romulano stordito affinché si aggrappi all'altro.
Il contatto con la pelle di Nero fa vacillare i propositi di Ayel: sorreggendo il corpo del suo Capitano riesce a sentire sia il calore della sua pelle che la ruvida stoffa della camicia scura... solo che è anche appiccicosa e in altri punti più scura. Non ha bisogno di passarci la mano sopra per constatare che è intrisa di sangue.
'Lo avete detto sempre, eppure lui continua a tacere; evidentemente i vostri modi di estorcere la verità non sono così terribili come tutti pensano, Klingon. Nemmeno io inizio a crederci più.' sputa con soddisfazione Ayel. Non ha paura delle conseguenze: ogni momento, ogni attimo può essere buono per umiliare il nemico, e d'altronde le torture non possono essere eseguite su di lui; il lavoro ne risentirebbe.
Punta gli occhi con aria di sfida in quelli dei Klingon - quello a cui ha rivolto la parola ha il braccio alzato per colpirlo ma è trattenuto dall'altro - e ,con sorpresa, nota un leggero tremore del petto di Nero che, ora, aderisce al suo. Con ancor più sorpresa constata che sta ridendo!
Entrambi si incamminano nei bui corridoi mentre Ayel fa passare il braccio del suo Capitano sulle spalle per sorreggerlo meglio, silenziosamente alla ricerca delle loro rispettive celle. La cella di Nero e quella di Ayel non sono affatto vicine: si trovano ai lati opposti del corridoio, e quella di Ayel è completamente sommersa dal buio.
Perfetto.
Nero allarga leggermente gli occhi in una vaga espressione interrogativa quando nota che stanno sorpassando la sua cella, e lancia un'occhiata al viso di Ayel: le sue ferite stanno guarendo ma ancora si possono notare distintamente le sfumature verde-grigiastre, e in più sul suo volto vige un'espressione molto simile alla sua quando progetta di fare qualcosa di...emozionante, qualcosa per cui si è sognato tante volte e che ora si ha l'occasione di fare.
Forse ha intuito qualcosa, ma si lascia trasportare lo stesso; anche lui è impaziente di vedere quanto accadrà tra poco istanti dopo l'ultimo incontro che hanno avuto.
E non ha bisogno di immaginare, quando, dopo aver aperto la porta, viene sbattuto con forza a terra con Ayel sopra di lui.
L'impatto è abbastanza violento per Nero, indebolito per le sofferenze subite, e ciò che vede mentre cerca di far abituare i suoi occhi al buio è il corpo del suo Secondo premersi contro il suo, mentre con le mani gli ha inchiodato le spalle al pavimento e sente il peso delle sue ginocchia sulle cosce. Del suo viso non vede altro che gli occhi, che lo fissano allo stesso modo in cui un predatore fissa la sua preda. Solo che.. Nero non è la preda di nessuno. Ecco perché non spinge il corpo di Ayel via da sé: l'unica cosa che invece sente è un improvviso accesso di ilarità, che lo scuote facendolo ridacchiare in faccia al suo assalitore.
Dal suo punto di vista, Ayel non sa cosa fare. Che Nero sia impazzito? Che Nero non abbia intuito ciò che vuole fare?
E poi accade tutto in fretta, fin troppo in fretta: un paio di mani scattano in avanti afferrandogli le spalle e costringendolo ad abbassarsi finché il suo viso non si trova di fronte a quello di Nero; di certo non erano questi i suoi piani! Lui doveva fargliela pagare!
Ayel di rimando gli artiglia i fianchi stretti per rimanere in equilibrio e non permettere di essere capovolto come al solito, e mentre i loro respiri escono in nuvolette di vapore per il freddo, Nero mormora suadente: 'Davvero pensi di riuscire a portare a termine i tuoi piani, Ayel?'
L'unico modo che ha Ayel per zittirlo è impegnare le loro bocche contemporaneamente, e dedicare al suo amato Capitano lo stesso trattamento che è stato riservato a lui: perciò, in un impeto di rabbia

Un tempo eri ancora valido 

morde la lingua di Nero con i denti, assaggiando il sapore del sangue. Da Nero non esce nessun suono, anzi, sente la presa sulle sue spalle diventare anche più forte, viene spinto fino a far aderire il suo intero corpo contro quello più massiccio sotto di lui. E non va bene.

Sono ancora io il più forte.

'Vedremo se lo sarai ancora per molto...' biascica Ayel, tirando la testa indietro e ammirando un piccolo rivolo di sangue macchiare il labbro inferiore di quello splendido volto. In altre circostanze si sarebbe preso in po' di tempo - sempre se lui glielo avrebbe concesso - per leccarglielo via, ma non lo fa; l'unica cosa a cui deve pensare, invece, è completare la sua opera: si libera dalla presa di quelle mani e, con un unico, fluido movimento, libera il torace scolpito e perfetto del suo Capitano dalla maglia scura. La sua pelle è pallida e ferita, nota passando le dita sui diversi lividi che costellano gli addominali e le bruciature che marchiano i pettorali, macchiati di verde.
Bene, come Nero non aveva avuto pietà di lui, lui non avrebbe avuto pietà di Nero. E così fa.
Si rigetta ancora sul viso di Nero, deciso a togliere il ghigno dalla sua bocca, facendogli sbattere la testa contro il pavimento e passando i denti sulle guance, succhiando e mordendo forte fino a lasciare i segni, accarezzando con entrambe le mani il suo petto

Non eri una bambolina di pezza

per poi dare una ginocchiata al suo stomaco. Riesce a sentire con fatica un tenue uggiolio fuoriuscire dalla bocca di Nero, ma è talmente fievole che si chiede anche se sia stato reale.
E' bello comunque, per una sola volta, essere lui a dominare l'altro, sebbene non voglia davvero maneggialo in quel modo; vorrebbe solo toccarlo in modo gentile, accarezzare la sua pelle segnata, donare un po' di sollievo alla sua mente stanca e stravolta, abbracciarlo forte e lasciarsi cullare dal silenzio che, per quell'occasione, sembra essere loro amico. Ma non crede che Nero glielo concederebbe, no: lui non ha tempo per queste cose, ed Ayel non ha proprio voglia di distruggere le sue speranze sentendo Nero distante, mentre probabilmente immagina di essere stretto da Mandana.
Non gli piace lo sguardo indagatore di Nero piantato sulla sua faccia mentre cerca i suoi occhi, ma Ayel non ha voglia di essere sottomesso ancora dalla sua oscurità, perché non riuscirebbe a fare altro; preferisce abbassare la testa e continuare a marchiare il corpo del suo Capitano. Ma non osa, stranamente, abbassare i suoi pantaloni e quelli dell'altro per la stessa ragione per cui non vuole stringere Nero al petto. E' tutto per non sentire il Suo nome.
Quella voce.
'Perché esiti, Ayel? Di colpo - altro risolino soffocato - hai perso il coraggio di fare ciò che vuoi?'
Di nuovo quelle mani. Di nuovo quella forza tremenda che lo spinge verso il basso

Credi che mi diverta stando con te, tu che sei ridotto a un guscio pronto sempre e solo ad obbedirmi senza avere volontà propria?

facendolo sentire ancora debole e insignificante.
'Visto che non riesci nemmeno ad avere il coraggio delle tue azioni- e non voglio nemmeno leggerti la mente perché non ne ho la minima voglia - lascia che sia il tuo Capitano ad insegnarti come averlo.' gli soffia in faccia Nero, ancora fissando gli occhi di Ayel che, in quel momento, lo sfidano senza mostrare ancora odio, prima di ribaltare le posizioni e schiacciarlo con il peso del suo corpo, ancora. E tutto ciò che può provare Ayel è solo un'immensa e dolorosa frustrazione.
Non osa immaginare cosa vorrà fare il suo Capitano per punire quella presa di posizione, in che modo vorrà punire lui.
Nero fa passare le mani su tutto il suo corpo graffiando molto leggermente la sua pelle con le unghie, ma non abbassa il viso per mordere o graffiare o tirare: si accontenta solo di entrare in lui con due spinte secche senza preparazione - ed Ayel ricorda ora cosa si prova ad essere preso così, al buio, soffocando malamente le grida di dolore - e spingere velocemente mentre appoggia i gomiti ai lati della testa del Romulano più debole, che si abbandona contro il pavimento rispondendo per come può agli affondi.

Tu non sei lei!

Inizia a sentire il suo limite mentre il dolore inizia a scemare lentamente e la velocità presa è ritmica tra di loro,

E non potrai mai esserlo!

per poi venire quando sente che anche gli affondi di Nero iniziano a essere disordinati e sempre più veloci e potenti, senza ritmo.
Anche Nero è venuto; Ayel ha sentito il suo essere disperdersi in lui chiaramente come gli è parso inizialmente di essere spaccato a metà, ma tutto è avvenuto con una sola differenza dalle altre volte, che è anche la causa dello sguardo fisso e a suo modo incredulo dei suoi occhi. E sta tutto in ciò che ha sussurrato al culmine del suo piacere, in quel maledetto nome che gli è sfuggito dalle labbra: Nero.

 

 

Et voila!
Sono tornata dalle vacanze con un nuovo capitolo che spero vi piaccia... ve l'avevo detto che le cose si sarebbero movimentate un pochino ed ecco qui! ;) Ringrazio tutti coloro che hanno letto e leggeranno questa storia, e se volete, lasciate un commento per dirmi cosa ne pensate!
Alla prossima! ^^

Made of Snow and Dreams.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: Made of Snow and Dreams