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Autore: 144kagome_alice144    21/08/2015    5 recensioni
Sasuke e Naruto sono dei semplici ragazzi di sedici anni, o almeno così credono. Una crudele verità aleggia sul loro passato e solo il loro fratello maggiore la conosce. Fra la scuola e i vari impegni, riusciranno a sopportare il peso del loro cognome? Riusciranno a vivere e ad amare?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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                                      Unmei ni amasu



 
< Mamma.. Papà.. >

“ Non ve ne andate “ E’ questo che voleva dire. Ma non ne aveva la forza. Non poteva chiedere una cosa così, sapeva che per il suo egoismo sarebbero morte migliaia di persone.

< Itachi.. > sussurrò sua madre abbracciandolo; incapace di alleviare il suo dolore che, con il tempo, era certa si sarebbe espanso, creando una voragine.

Itachi era un bambino di appena sette anni; aveva dei lunghi capelli neri, raccolti in un ordinato codino dietro la schiena. Era sempre stato un bambino molto intelligente e altruista e, proprio per questo, sapeva che il sacrificio dei suoi genitori e dei suoi “ zii “ era necessario.

Ma allora perché non riusciva a fermare quelle lacrime provenienti dai suoi occhi neri come il carbone? Perché sentiva quella stretta al cuore che gli toglieva il fiato?

Sua madre lo teneva stretto fra le sue braccia, accarezzandogli la schiena come faceva quando aveva avuto un incubo. Lei sapeva bene che per lui non era facile, ma non c’era altra scelta. Lei, suo marito Fugaku e i loro due migliori amici Minato e Kushina, avevano fatto di tutto per evitare la sofferenza dei loro figli, ma non ci erano riusciti.

Avevano fallito come genitori, dovevano farsi valere almeno come persone.

La donna guardò suo marito. Apparentemente sembrava che la cosa non lo toccasse minimamente; se ne stava girato di spalle, evitando di mostrare il suo volto che, Mikoto ne era sicura, era pieno di lacrime come quello del figlio.

Dall’altra parte del salotto di casa Uchiha vide i suoi due migliori amici in compagnia di Jiraiya, salutare il loro bambino di appena cinque giorni.

Guardò nella culla blu, in un angolo della stanza, dove il suo secondogenito di appena un mese dormiva tranquillo, ignaro di quello che stava succedendo.


Minato guardava sua moglie abbracciare con foga il piccolo Naruto ancora dormiente. Era così piccolo e indifeso e presto avrebbe dovuto imparare a vivere senza una famiglia. Più l’uomo pensava al destino di suo figlio, più sentiva la rabbia ribollire dentro di lui.

Kushina sapeva cosa provava il marito, anche per lei era lo stesso. Quale madre abbandona così un figlio appena nato? Non riusciva a trovare nessuna risposta decente a quella domanda e, questo, la faceva stare ancora peggio.

< Minato.. > sussurrò al marito porgendogli, con un lieve e tirato sorriso, il bambino.

Il Namikaze, con mani tremanti prese in braccio suo figlio, la gioia della sua vita oltre a sua moglie. Gli carezzò la testa, delicatamente, per paura di fargli male. Due lacrime caddero dal suo viso su quello del piccolo che fece una smorfia nel sonno.

< Jiraiya, è tutto pronto, vero? > domandò poi all’albino, suo padre adottivo.

< Si Minato. Trasferiremo i bambini a Suna, lontani da Konoha, sotto il cognome degli Uchiha. Io non potrò stare con loro, ma fino che Itachi non avrà raggiunto la maggiore età, avrò io la loro custodia. >

< Ti prego Jiraiya, proteggili sempre. > Aveva supplicato Kushina mentre osservava il suo piccolo in braccio al padre. < Tranquilla Kushina > rispose l’uomo dai capelli lunghi e spinoso.


< Bene è ora di andare! > esclamò d’improvviso Fugaku. Lui odiava gli addii, non voleva assistere ad altra sofferenza. Era meglio farla finita subito.

Diede un rapido sguardo a piccolo Sasuke, nella culla. Fisicamente gli somigliava molto, chissà se anche nel carattere. A quel pensiero sorrise, augurandosi che avesse preso dalla madre.

Non potendo trattenersi si avvicinò alla culla e, avvicinandosi al piccolo, sussurrò: < Sono orgoglioso di te >

Per Fugaku quelle semplici parole volevano dire molto di più e sperò che un giorno anche suo figli Sasuke capisse.

Anche sua moglie si avvicinò al piccolo e, dopo averlo coperto per bene gli diede un piccolo bacio sulla guancia sussurrandogli le note di una dolce ninna nanna.


Minato ripose suo figlio nella culla e, cercando di sorridere, gli disse < Ricordati che tu sei Naruto Uzumaki, non dimenticarlo mai figliolo >

Kushina si avvicinò alla culla e, dopo aver depositato un bacio sulla sua piccola fronte, disse < Ti amo, Naruto >


Lasciati i due piccoli nelle culle, i quattro adulti si girarono verso il piccolo Itachi:

< Itachi – iniziò sua madre inginocchiandosi guardandolo negli occhi – Tu devi essere forte. Non devi mai arrenderti. Ricordati che noi saremo sempre con te, saremo racchiusi qui dentro – delicatamente gli sfiorò il cuore – Tu non sarai solo. Potrai contare su Jiraiya e su Sasuke e Naruto. Ricordati figlio mio che, di qui in avanti voi sarete una famiglia, la famiglia Uchiha. So che sarà difficile, amore mio, ma io credo in te. Io ti voglio bene! >

La donna lo abbracciò con foga, liberando le sue lacrime trattenute fino a quel momento. Per tutto il discorso suo figlio l’aveva guardata fisso negli occhi, ormai rassegnato a perdere i genitori.

< Mikoto.. > La richiamò il marito. Quest’ultima cercò di asciugarsi le lacrime, invano, poi abbracciò di nuovo il figlio, depositandogli mille baci sul suo tenero visino. In altre occasioni il moretto si sarebbe scansato, ma non quella volta, perché sapeva che quegli erano gli ultimi baci di sua madre.

< Itachi – Prese parola Minato avvolgendo la sua Kushina con un braccio – Ti prego tieni d’occhio Naruto > Il piccolo annuì allo “ zio “, sapendo che cosa intendeva.

Sapeva che quella sera stessa, insieme al “ nonno “ Jiraiya avrebbero dovuto lasciare Konoha, la sua città, la sua scuola, i suoi amici, per dirigersi a Suna. Gli era stato raccomandato di non dire niente ai due piccoli, fingendosi fratello maggiore di entrambi. Gli avevano detto di nascondere tutte le foto di famiglia o qualsiasi cosa potesse riportare a loro e, quando sarebbe stato il momento, di raccontare ai due che i loro genitori gli avevano abbandonati.

I coniugi Uzumaki uscirono dalla stanza, insieme a Jiraiya.

Mikoto lasciò Itachi, avvicinandosi al marito.

Quest’ultimo si avvicinò al primogenito, scompigliandogli un po’ i capelli, poi, abbassandosi gli sussurrò < Ti voglio bene, figliolo. Ricordatelo sempre >

Con queste ultime parole anche i due coniugi Uchiha uscirono dalla stanza, dirigendosi incontro al loro destino.

Itachi, aspettando Jiraiya, si avvicinò ai suoi due fratellini e, inginocchiandosi fra le culle, iniziò a piangere silenziosamente.

Quella era stata la prima volta che suo padre gli aveva detto che gli voleva bene: non lo avrebbe più rivisto, né lui né sua madre. Itachi pianse a lungo, cercando di finire tutte le lacrime che un piccolo bambino di sette anni poteva avere, così da mostrarsi sempre sorridente in futuro. Quel futuro che stava iniziando a fargli paura.


 
QUASI SEDICI ANNI DOPO



Din Din

< Bene la colazione è pronta! > esclamò un ragazzo alto, dal fisico ben scolpito, con dei lunghi capelli neri, legati dietro la schiena, e dei nerissimi occhi che riflettevano la bellissima, buonissima e abbondantissima colazione sul tavolo.

Si sedette al suo posto e tranquillamente aspettò. Dopo neanche un minuto sentì scendere lentamente le scale.

< Ben svegliato Sasuke! > Salutò il fratello con un sorriso, iniziando a servirlo con la sua colazione < Buongiorno > rispose l’altro ancora parecchio assonnato sedendosi a tavola e iniziando, in silenzio, a mangiare.

Fecero colazione con tranquillità in un bellissimo silenzio mattutino, fino a quando non passò il postino. Quell’uomo era stato maledetto dal loro cane che, ogni volte che passava, si metteva ad abbaiargli, correndo per morderlo.

< Fai entrare Kurama, così gli do colazione > disse Itachi alzandosi. < Perché devo pensare io alle cose del Dobe? > chiese il più piccolo, andando alla porta. Subito una furia arancione si precipitò in cucina, saltando letteralmente addosso ad Itachi. < Buono. Kurama sta buono > cercò di placarlo.

Kurama era un cucciolo che due anni fa era stato salvato da Naruto. Lo avevano abbandonato alla stazione e, se non fosse stato per il giovane, sarebbe morto di stenti. Era un meticcio, non molto grosso, con delle lunghe orecchie appuntite che ripiegava dietro alla testa quando era felice. Il suo pelo era di uno stranissimo arancione e i suoi occhi rossi.

Sasuke era rimasto appoggiato allo stipite della porta, contemplando la buffa scena di cui protagonisti il cane euforico e suo fratello. Quando Itachi se ne accorse, lo richiamò < Otouto, non dovresti andare a svegliare Naruto!? > Il piccolo Uchiha sbuffò, risalendo al piano di sopra, diretto in camera del fratello.

Bussò un paio di volte ma, naturalmente, non ebbe risposta.

Entrò e trovò suo fratello ancora beatamente addormentato in una posizione alquanto stramba e, a parer suo, scomoda. Gli si avvicinò, cercando di rimanere in equilibrio in quella stanza sottosopra, l’opposto della sua.

< Naruto svegliati! > ordinò, senza ricevere risposta.

< Dobe..! > < Mmm, cinque minuti.. > sussurrò l’altro girandosi. Il moro ghignò, lasciando la camera del fratello. Quest’ultimo, credendo di aver vinto la prima sfida della giornata, sorrise.

< Io non riderei tanto Usuratonkachi! > esclamò una voce alle sue spalle prima di tirargli un pentolone di acqua gelida addosso.

< SASUKE!! >

L’urlo disumano di Naruto fece tremare le mura della casa. I due iniziarono a rincorrersi per il primo piano, intenti a punzecchiarsi e a vestirsi per andare a scuola. 

Dopo qualche minuto scesero, salutarono Itachi, mentre il biondo raccattava gli avanzi della colazione, e si avviarono verso scuola.

Itachi sorrise: ogni mattina era la stessa storia. Lui era il primo ad alzarsi, poi, sentendo l’odore della colazione, Sasuke, dopo faceva la sua entrata l’euforico Kurama e, mentre Itachi si occupava di lui, Sasuke si occupava di Naruto.

Incredibilmente, il moretto era l’unico in grado di svegliare quella peste, finendo però di distruggere il piano superiore con i loro soliti “ battibecchi “.

Drinn Drinn

Il moro si riscosse dai suoi pensieri. Chi mai poteva essere a quell’ora?

Una strana sensazione si impossessò di lui, attorcigliandogli lo stomaco.

Non riusciva a capirne il motivo, ma non gli piaceva. Aprì la porta, ritrovandosi davanti un uomo molto conosciuto:

< Buongiorno Itachi! > salutò cordialmente.

Bene, adesso sapeva perché aveva quella strana sensazione: quell’uomo non portava mai belle notizie.





Angolo Autrice:

Salve! Vi chiederete che cosa ci faccio qui mentre ho un'atra storia da finire?!
Bhe, stanotte mi è venuta questa " illuminazione " tanto brillante che non mi ha fatto chiudere gli occhi fino a che non ho scritto.

Non preoccupatevi per l'altra storia, sto ancora scrivendo il capitolo, ma spero di poter aggiornare presto.
Intanto vorrei sapere che ne pensate di questa storia; come avrete notato è molto diversa dall'altra, anche l'impostazione.

Volevo sapere anche se preferite che nelle note ci siano le traduzioni dei titoli ( che saranno tutti in giapponese ).
Aspetto un vostro parere, anche malvagio.



Alla prossima!                                                                                                      144Kagome_alice144

 
  
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