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Autore: StellinA003    22/08/2015    2 recensioni
Questa storia la sto scrivendo anche nella sezione delle Fiction per Kodocha.
In questo cap. Non ci sarà l'HTML perché sto con il cellulare.
*****
Sana è una famosa attrice che dopo ben 7 lunghi anni a New York ritorna in patria, a Tokyo dove incontrerà 3 persone che le cambieranno totalnente la vita insieme ad un incidente
*****
Ran è una ragazza molto vivace, amica di tutti ma che più in là dovrà affrontare i conti con la realtà.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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     ***POV AKITO***
Waaa ma che   bella     ragazza!
- E tu come   ti chiami?-
-Sana,   Sana   Kurata-
Mmmm?!  Kurata?
Poi   lei   aggiunge   -Allora?   Che  ci facciamo   ancora   qui!?   Andiamo   a vedere   cosa  è successo,   era il   rumore   di uno   sparo  se non  sbaglio-
-Ma    no!   Devi  esserti   sbagliata-
Akito   in  lontananza   sente   delle   voci  e   così   prende   Sana per   il polso   e   dice  - Vieni con  me-
E   la  trascina   in un    posto   isolato   tra   gli imprechi   della  ragazza.
-Hei   dove   mi stai  portando!-
-Zitta   e   cammina-
Arrivano   in un   posto  isolato,  senza  anima   viva   e  si   siedono   su due   sedie   che   hanno  trovato  per caso.
-Tu  sei  Sana   Kurata?-
-Sì  sono   io perché?-
-Niente,  tu  hai saputo il   mio nome,   io  adesso  so il    tuo-
-Ok!-
Restiamo  per  un  non   so quanto  di tempo  in   silenzio   finche  non  sento   un  rumore.
Giro  di  scatto  la testa    ma  non vedo   nessuno.
-Dove   stavi   andando?-   mi  domanda   all’improvviso  Akito
-Io?  Ero   andata  a casa   di una   mia   amica-
-Mmmh…  ok!-
Sana   guarda   l’orologio e   notando  che   si è   fatto  molto  tardi   dice   per  scampare    da   quella   situazione
-Io  adesso vado,   si   è  fatto  tardi-
-Ti  accompagno?-
-No,   non   ce n’è   bisogno!-
E  se   ne va   lasciando  Akito   solo
 
                         ***POV  GIN***
-Allora   Gin!   L’ha    trovata?-
-Non  lo  so Vodka!   Rum*   deve   ancora      chiamare  e  spero per   lui   che  l’abbia   trovata-
Non  sente  la risposta  del suo compagno   Vodka  che   sente  uno squillo  di telefono,  è  Rum.
-Allora?   L’hai   trovata?-
-Sì-
Gin  fa  un ghigno 
-Bene,  ti  aspetto   nel   luogo   programmato-
Chiude   la chiamata    e   senza  distogliere   lo   sguardo  dalla   strada  dice
  -È fatta-
Entrambi    fanno un    ghigno  malefico  per   poi  sfrecciare    fra   le   luci  dei   lampione   nella notte.
 
                 
 
                   ***POV  RAN***
-Conan!    Quello  era uno    sparo-
-Sì!-
I   due si   dirigono   in  fretta    da   Kogoro  che    stava    già  iniziando   a  correre   verso  la    porta.
Ran  lo chiama   per   raggiungerlo
-Papà!-
Il   detective   rallenta   il  passo     e   si  gira   verso   le   figura   della   figlia   mentre   Conan   era  già   sfrecciato    verso   il   luogo    del   delitto,  il parco.
Ran    e   Kogoro  lo  raggiungono    dopo  un paio    di minuti   e   trovoìano   Conan   che  si   guarda   intorno  con   occhio  attento   e serio    finchè   non   si ferma   su    qualcosa,   una   grossa   pozza   di sangue.
Ran    e   Kogoro   vanno  a    controllare     e    quest’ultimo   allontano   Conan   con un   pugno  dicendogli       -Sta   lontano  da qui!   Queste   non   sono cose che  un    bambino    dovrebbe    vedere    e   tu   Ran!...-   disse   indicandola
-…stai   attenta   a non   farlo    scappare  chiaro?-
-C-certo-.
Ma    che gli    è preso    così  all’improvviso?.
-Conan   secondo  te cosa   gli   è preso   a   papà?-
-Non   ne ho   la   più   pallida   idea-
Ran   si  fa  pensierosa   e  Conan   nel  frattempo   sgattaiola     via  verso  la  pozza   di sangue   per   cercare    indizi.
Mmmh…    chissà   cosa   gli  è preso  a  papà.
Perché   si  è   comportato   così?    Certo   non   ha   mai   sopportato   che   Conan   intralciasse    il suo   lavoro   ma    oggi   è   stato  piuttosto   freddo,    e   pensare   che ha     appena   incontrato   l’attrice   dei suoi   sogni….    Bhà.
Mmh?   Ma   Conan   dov’è?
Si   guarda   intorno    per   cercare   di  trovarlo   e   quando  lo  vede   gli si   avvicina   dicendo
-Quante   volte      ti devo dire che    non devi   allontanarti   eh    Con…?-
Non  fa in    tempo   a   finire  la     frase   che  dalla   sua   bocca    anziché   uscire  il nome   per   intero   di   Conan    gli  esce   un  urlo    con   acuti  davvero  forti
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-
Un   uomo  giaceva   a   terra    senza   vita,    ricoperto   interamente   di   sangue   e   appena   si vedeva      il    un  cappotto   molto  lungo   nero.
Inquietante…  davvero   molto molto   inquietante.
 
 
 
 
                                 ***POV CONAN***
“Quest’uomo   potrebbe far    parte dell’organizzazione.
È   completamente   vestito  di nero ma non ne posso esserne    sicuro  dato che  oltre al colore    nero non so come altro  riconoscerli  quindi non   posso   dire   che si   tratta di  un   membro dell’organizzazione ma domani ne parlerò con Ai”
 
-Ran!-   la   chiama  il detective Kogoro
-Chiama immediatamente   la   polizia-
-C-certo-
Ran  si allontana   e va   a   chiamare  la  polizia che    dopo   pochi minuti   arriva   e   l’ispettore   Megure   domanda
-Che   cosa   è successo?-
-Ispettore   Megure,  finalmente!   Mio   padre   sta   già  indagando  sul caso,   lui le   spiegherà   tutti  i   dettagli-
-Grazie   Ran-
Ran seguita   a   ruota  dall’ispettore   Megure,  Miwako Sato   e    Wataru Takagi      si  dirige  verso il detective  Kogoro e   Conan.
Ran  dice  a Conan     -Conan   dai andiamo,  queste   cose  un bambino   non le   dovrebbe    vedere-
-Ma  Ran-neechan,   io  ormai   sono   abituato a  vedere   queste cose-
-Non   dovresti  comunque   vederli-
-Ti prego  Ran-neechan,  voglio  stare  con lo   zietto  Kogoro-
-E-e   va  bene-
 
Ma  che   bambino  normale  vorrebbe  vedere    scene  simili?
 
 
 
-Allora  detective  Mouri,   ci  può  spiegare   cosa   è  accaduto?-
-Certamente.
Allora  io  e la  mia  famiglia   stavamo  tranquillamente   all’agenzia  e  all’improvviso  abbiamo   udito   uno   sparo   che  proveniva   sicuramente   dal parco.
Io,  Ran   e   Conan   ci  siamo   diretti   qui   e   abbiamo  iniziato    a  esaminare  il  posto  finchè  non   abbiamo  visto  una   pozza    di   sangue   e   più in   là   abbiamo   trovato  il   corpo   di   quest’uomo    senza   vita.
non  ho              toccato  il corpo    quindi   non  abbiamo   schiacciato   prove   fondamentali-
-Capisco,   allora   sarà  meglio   esaminare   il corpo-
Conan intanto   è ancora  preso  a cercare  nuovi  indizi  lontano dagli  occhi  di  Kogoro   che  se lo  avrebbe    visto  chissà  cosa  gli avrebbe   fatto.
Cercando   non  trovò  niente   sfortunatamente e   allora   si mise   ad   ascoltare    la  conversazione   trai  i  poliziotti,  l’ispettore   Megure  e  Kogoro.
-Kogoro  abbiamo   fatto  esaminare   dalla   scienza  il  corpo  e   abbiamo   trovato   polvere  da   sparo ma    neanche   un’impronta  che   ci  apra  una via   sulla  strada   del   colpevole-
-Ma  almeno  possiamo  riconoscere  il  corpo,  sappiamo  l’identità  della  vittima?-
-Sì! Si  chiama Haruo Mizu,  32 anni.
Abbiamo   mandato  degli  agenti   ad indagare  e   abbiamo  scoperto   solo  questo,  non  abbiamo  molti  dati-
-Quindi  oltre   al nome   e   all’età  non   sappiamo  nient’altro-
-Esattamente-
Conan  pensa
 
“In questo  modo non  posso giungere ad una conclusione ma farò tutto il possibile  per scoprirlo.”
 
-Allora  dovremmo   fare  ricerche   più  approfondite   su  quello  che  sappiamo-   S’intromette   Conan.
Kogoro sferra   un pugno   a  Conan   rimproverando  Ran
-Ran!   Smettila   di   disobbedire  ai miei   ordini.
Quando  ti   dico che   questo  moccioso   non  deve  stare   tra  i  piedi   non  ci  deve stare!-
-Scusa  papà  ma   sai   che   Conan  è   molto curioso   e  non mi  ascolta  e…-
-Allora portalo a casa!-
-E-e  va bene…-  poi   indica  Conan e a tono ironico dice
-Andiamo  Conan,   oggi  papà ha  iniziato  la  giornata   col piede   sbagliato-
Conan   per non   far  avere   altre   colpe   a  Ran   decide   di   affermare
-Sì   andiamo-
 
Conan   e   Ran si   dirigono  verso  l’agenzia   e   quest’ultima  prende la  parola
-Conan!   Secondo  te cosa   gli  è  preso   a  papà?
Non  lo  riconosco più-
-Non ne  ho idea.
Da  quando  quell’attrice,  Kurata,   se  ne  è andata   si   comportava  in  modo   euforico   e   adesso  si comporta   in modo   più…        adulto-
-In  effetti  papà  è  sempre  stato  un  giocherellone,  anche   durante   il lavoro   ma   oggi   da  sveglio   faceva   tesi e   ipotesi   interessanti,  che  cosa   gli  sarà preso?-
-Esatto!  Al momento  non   so   che  cosa  pensare-
-Neanch’io-
Nel  frattempo   arrivarono  davanti    all’agenzia   ed  entrarono.
Andarono   nella   stanza  di   Ran  e  Conan riprese  a   leggere   il  suo  libro   mentre  Ran   guardava   fuori   dalla  finestra.
Quest’ultima   si   soffermò  su  una   fotografia,   lei   e   Shinichi  a “tropicolandia”  vicino  alla   fontana.
Una  lacrima  le rigò  il  viso,  invisibile.
Ripensava   ai    bei  giorni,   alle   risate  e   ai  problemi   che   insieme   hanno   risolto.
Quante   sono   state   le  lacrime   che   Conan  le   asciugava  durante le   notti  insonne?
Tante,  troppe.
E   adesso   quella   piccola   lacrima   di   mancanza   invisibile   che   si  stava   trasformando  in  un pianto   silenzioso   non   l’avrebbe   fermata  nessuno,   neanche  colui  che   le  ha   asciugato   le   altre.
Stava   girata   ancora  verso la  finestra   e  vedeva  le   sue  lacrime  posizionarsi velocemente   sull’asfalto  della  strada, formando  cerchietti  di  acqua.
  Iniziò   a  piovere   e  le  lacrime  di   Ran  si mescolarono   con  la  pioggia  che   si  fece  via via sempre  più  prepotente,  così  come   il dolore  che   Ran  stava  provando   dentro  di   sé.
 
 
“Shinichi  ma  dove  sei?!
Non ti   fai mai   vivo,  se  ti chiamo  sei vago,   quando  ritorni giusto qualche   volta  non  parliamo,   ti  occupi   dei tuoi stupidi casi e  poi  sparisci  dicendomi  che   tornerai.
Adesso mi  chiedo che  cosa  sto facendo qui,   a  disperarmi  quando tu non mi  capisci  neanche  quando torni.
Sei  un  bravissimo  detective ma   quando  si tratta   di scoprire  cosa   nasconde  il  cuore  della  tua  migliore  amica   non riesci mai  a   capire  e  ti tiri indietro.
Adesso  tu  starai  pensando   ad   uno  dei  tuoi  stupidi casi  e  ovviamente  per me  non hai mai  tempo.
Capisco  che  il lavoro  è  importante ma   sparire  così  all’improvviso,  poi tornare   dopo   due  mesi,  risolvere  un  caso  in modo  veloce   e   andarsene  senza  neanche  avermi  un   po’  parlato,  di  come  stavi,   quando  tornerai,  già,  me  lo chiedo  spesso,  quando  tornerai?  Tu  me  lo  dici sempre  per telefono   ma  subito  qualcosa  ti  spinge  ad   attaccare.
Perché?
Perché,  l’unica  domanda   che  adesso mi  frulla  per  la  testa.”
 
 
 
                                                    ***POV CONAN***
 
Sto  cercando   di leggere   questo libro  ma non  ci  riesco.
Non riesco   neanche   a  pensare  al caso  di  oggi,  penso  solo  a   Ran.
Di   quanto  la   vita  sia ingiusta  con  me e lei,
del perché  tutto  deve  sempre   essere   così   difficile   e complicato.
A  volte   penso  che   non   riuscirò  mai  a  tornare   un  diciassettenne,  di  tornare   alla   mia vita   di sempre,  di  tornare   ai  miei  vecchi   amici,   a   Ran.  Certo   ho  l’appoggio   di  Ai  che  è  una   scienziata    e  per  di più   un  ex-membro  dell’organizzazione   ma   questo  non mi   basta.
Non  mi  bastano   i    forse,  io  voglio   certezze.
Non   mi  basta  restare   accanto   a  Ran  come  un  bambino,  io  voglio  stare  con  lei  alla  luce  del sole,   senza   problemi,  senza  dover  sopportare   le  lacrime   e  la  sua   voce   rotta   dal   dolore  per  la mia   assenza.
A  volte  mi  viene   voglia   di   raccontarle   tutto,  di  non   farla  più   soffrire,   di  dirle  che io   starò    sempre  con lei  e  non  la  lascerò  mai  sola  ma  poi  la   ragione   mi dice   che non   devo   assolutamente  farlo   perché  la metterei   solo  in pericolo   e   questa   è   l’ultima   cosa   che voglio.
Non  sarà  mai lo  stesso.
 
 
Conan  poi   va  da  Ran  e  le dice  con   un   sorriso  forzato
-Ran,   Ran  entra  dentro   e  chiudi  la finestra,   ti   prenderai  un malanno-
-N-non  m’importa-
-Ma,  ma  tu stai   piangendo-
-N-no  Conan,  non  ti preoccupare,  non  sto  piangendo,   è-è  solo   che    la  pioggia  mi ha    bagnato  il viso  e   sembrano  lacrime   ma   non  è  così-
-Avanti   Ran,  non  mentire,  ormai  ti   capisco   abbastanza  e so  anche la   causa   delle  lacrime  che tu   dici  di non   avere,   Shinichi  giusto?-
-BASTA BASTA BASTA!   SHINICHI SHINICHI SHINICHI,   NON  ESISTE  SOLO  LUI AL   MONDO,   POSSO  AVERE   QUALUNQUE   PROBLEMA,  NON   DEVE  PER  FORZA   ESSERE   LUI  LA   CAUSA-   urla   in  preda  alle  lacrime  e al  dolore,   non   sopportava  più   quella   situazione.
Scappò  via  lasciando  Conan   senza  parole  e lo   sguardo  basso.
Conan  aveva  ragione,  la causa  delle   sue   lacrime  era   Shinichi ma    non   voleva   fare   preoccupare   Conan,  non  voleva   che lui    la  consolasse   come   sempre,  voleva   restare   sola,  voleva   superare   la  cosa  da  sola,  voleva   imparare   a   rialzarsi    senza   nessuno   accanto   perché  già  una  volta   si era    appoggiata   a   Shinichi  e adesso?  Adesso  Shinichi  dov’è?  In  giro  per  il mondo   con  i   suoi  casi.
Ha  imparato  che  deve   riuscire   a   rinascere   da  sola,   rialzarsi  e   andare   avanti   tutta  sola    perché  prima  o poi le  persone  ti lasciano  e  si  portano  via  i   momenti  felici,  le   risate,  i pianti,   le  consolazioni…  e   a  te lasciano   un  grande   vuoto   nel  cuore   che   nessun  altro   può  colmare  tranne  la persone   che   ti ha  lasciata.
Shinichi   diceva   sempre  che sarebbe  tornato  ma  questa   situazione   andava   avanti  da  ben  10 mesi,  non  una,  due   settimane,   ma  ben  10 mesi.
10   mesi  di dolore   e  preoccupazione.
10  mesi  di  rimpianti.
Ho  rimpianto   di  averlo  lasciato   andare  quel  giorno   a   tropicolandia, 
ho  rimpianto  tutte  le  lacrime  versate  per lui,  goccia  per  goccia,  sì
perché  ho  capito   che  non ne  valeva   la pena  piangere  se   neanche   poteva  vedermi   così  distrutta  e   senza  più   speranze  ma  in fondo   è   meglio  così.
Ho  rimpianto  di  non  essere   stata   forte,   per  me  stessa  e   per   le  persone  che mi  circondavano,  che  mi volevano   aiutare,   Sonoko,  Mamma, Papà,  Masumi…   Conan.
Ho   rimpianto   tutte  le volte   che   si  presentava   ad  un  caso  e   l’ho  lasciato  andare  nuivamnete,  commettendo   sempre lo  stesso  sbaglio.
Ho   sbagliato   tutto,   per   10 mesi,  ho   fatto  uno  sbaglio  dietro   l’altro.
 
 
Conan   nel  frattempo   rifletteva.
Nella  sua   mente  non  esistevano  più   casi  ma  solo   Ran,    le  sue  lacrime, le  sue  urla,   la  sua   disperazione.
Nella  sua voce   si   sentiva  bene  il   tono   della  disperazione  e   Conan   si  malediva  per   questo.
Non  avrebbe   mai  voluto   farla   piangere  e   soffrire ma   guarda  caso  ogni  notte  la  sentiva  piangere  e   singhiozzare  e   fra   le  lacrime   ripeteva  il   mio  nome   e   iniziava  a  tremare,  a   chiudersi  più  in  se   stessa.
Quando  Sonoko  le faceva   visita   lei   la  mandava  via   malamente  dicendo  che voleva  stare  sola    e  che  non   dovevano  disturbarla.
Io   qualche  volta  riuscivo  a   farla   sfogare   e  tranquillizzare   ripetendo  che   sarei  tornato    e  poi  mi  chiedevo   se  volevo  convincere  lei  o   me.
Davvero    sarei  tornato?
Non  lo   so  neanche io.
Maledico   la  mia    curiosità  che   fino   ad   adesso  mi ha  portato  solo   guai.
Certo,  porto   nelle   famiglie  la  felicità  e   tranquillità  ma  a  me?   A  me  chi   mi   ridà  la felicità  e  tranquillità  che   avevo   prima  di   10 mesi  fa?
Ai   mi  dice  di  avere  pazienza  ma   io  non  ci   riesco.
Per  lei   è  facile  dirlo  dato    che   non  ha    nessuno,  non  ha   familiari,  non  ha   amici   stretti,  non   ha   un   ragazzo  di  cui  è  innamorata.
Vuole   solo  che   quella   gente   marcisca  in   carcere  per  tutto  quello   che  aveva  fatto  ma  lei    è  tranquilla,  tanto   non  ha  idea   di  cosa  significa  mantenere   qualcosa   d’importante   alla  persona  che ami   dove  ne  risente   proprio  la   sua  felicità  quando  in  realtà   vorresti  il  contrario.
 
Una  piccola  lacrima   gli  rigò  il viso.
Si  sentiva  male,  molto   male.
Adesso  voleva solo   donare  un  po’  di  felicità  a  Ran,   voleva   dirle  tutta  la  verità  escludendo  Ai,  non  va  a  raccontare   cose   su  altri  in  loro   assenza.
Si   dirige  con   passo   un  po’   tremolante   da   Ran,  in   bagno.
Bussa  lentamente   alla  porta    e  Ran  con  voce   rotta dai singhiozzi dice
-N-on  C-ci  so-no  p-per –n-ne-ssuno-
-R-Ran!   Avanti   apri,  voglio  solo  parlarti-
-NO!...-         -…VATTENE-
-Avanti  Ran,  per  favore,   esci. Lo sai  che  non mi  piace  quando  stai  male-
Ran    da   dietro  la  porta   sussulta   e  non  volendo  fare  lo  stesso   sbaglio   domanda
-Conan!-
-Si?-
-Tu- tu mi vuoi bene veramente?-
-Si  che  ti voglio bene, più  di qualunque  altro-
-Allora…   allora   va  via,   quando  uscirò   ti   prego   di   non  farmi   domande-
-Ma…-
-Fallo  se   davvero  mi  vuoi bene    come   dici-
Conan    abbassa lo sguardo e  senza   dire  una  parola  se ne   va
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 +
 
   
 
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