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Autore: Zomi    23/08/2015    6 recensioni
Senza fidanzato, circondata da neve e da un inverno che sembra divertirsi nell'intralciare i treni, destinata a una riunione di famiglia disastrosa con nonna Tsuru e i famigliari più pazzi del pianeta, Nami sembra essere ormai giunta al patibolo... ma forse la rimpatriata dei Cocoyashi le nasconde ancora qualche sorpresa, e chissà, magari anche piacevole.
*Fan Fiction partecipante alla Zonami Week indetta dal Midori Mikan*
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, RufyxRobin, Tsuru, Un po' tutti, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 16: Gli occhi di Bellmere
 

Toc toc.
Il chiarore del sole è amplificato nella camera grazie alla neve che si è accumulata sul balconcino della finestra.
Toc toc.
Il rumore della neve che imperterrita continua a cadere, sommergendo tutto e ovattando i contorni dell’Hotel con la sua fredda morbidezza, sigillando questa mattina in una bolla di puro sogno.
Toc toc.
Le lenzuola sono calde, il letto morbido, il materasso troppo invitante per lasciarlo solo.
Toc toc.
Il capo posato su un suo pettorale, che si alza e abbassa seguendo il respiro lento e il russare pesante.
Toc toc.
Le gambe intrecciate alle sue, la una mano sulla mia schiena, i seni premuti sugli addominali.
Toc toc.
Le nostre mani intrecciate…
Perché dovrei svegliarmi?
Perché dovrei rinunciare a tutto questo per scoprire cos’è questo continuo “Toc toc” che martella e spezza ogni mio pensiero?
Sbatto piano le palpebre, aprendole per la prima volta oggi, posando lo sguardo sul pettorale di Zoro, che continua a dormire, indisturbato dal fastidioso rumore che invece ha svegliato me.
Non ho bisogno di flesh o di guardarmi attorno e notare i vestiti sparsi ovunque o il letto sfatto, per ricordarmi quanto accaduto stanotte.
Mi sollevo con il busto, slacciando le dita da quelle di Zoro, fissandolo dormire e contando mentalmente i succhiotti che si intravedono sul suo petto. Un sorriso ebete mi si apre sulle labbra, costringendomi ad abbassare gli occhi sui miei seni, contornati da piccoli cerchietti violacei, morsi e leggeri graffi.
Scivolo con una mano sul mio fianco, mi accarezzo le gambe piegate e un brivido mi scuote, nel percepire un leggero ricordo dei tocchi, dei baci, della forza di Zoro in me.
Zoro.
Lui, io, il letto e la momentanea sazietà dei nostri desideri attraverso i nostri corpi.
Mi viene da ridere se penso che fino a ieri ci prendevamo a sberle, e invece stanotte le nostre mani sono servite a ben altro.
Mi tappo la bocca per non rischiare di svegliarlo con la mia risatina divertita e forse pazza, passandomi poi il palmo sul viso fino a posarlo all’altezza del cuore.
Lo abbiamo fatto per tutta la notte, finché le forze non ci sono venute meno, e poi ancora dopo, nel dormi veglia, in cui le nostre mani ancora si sono cercate e trovate, i corpi sfiorati incastrati, le bocche chiuse a vicenda con dei baci.
È folle, è stupido e insensato, ma potrei affermare senza difficoltà che è stata la più bella notte della mia vita.
E l’ho trascorsa con un ragazzo che conosco da meno di una settimana, che ricatto e a cui devo un biglietto ferroviario, che ama gli onigiri e non sopporta le verdure cotte, che ride a bocca aperta e occhi chiusi, che ghigna e ti fissa con le calamite che ha nelle iridi… russa nel mio letto in questo sabato mattina.
-Che ti succede Nami…?- mi interrogo sottovoce, muovendomi sopra di lui, arrivando a sovrastarlo ancora nuda e reggendomi con le braccia tese a lato del suo capo.
Dorme profondamente con le labbra socchiuse da cui esce un basso eco rozzo e bestiale, un braccio piegato sotto la nuca e l’altro fermo sul fianco a stringere l’aria che prima occupava la mia mano.
Mi abbasso su di lui con il viso, sfiorandogli la punta del naso con una ciocca rossa, osservandolo senza perché.
Sembro una stolker, una maniaca pervertita, una fissata… oddio sto diventando un Sanji kun in gonnella!!!
-Che diamine mi hai fatto buzzurro?- ridacchio e scuoto il capo, abbassandolo appena un po’, arrivando a soffiare sulle sue labbra –Mm?-
Non mi da risposta, e io sono una cretina ad aspettarmela dato che dorme, ma ciò non mi ferma ad accarezzargli il viso e a sorridere nel vederlo rilassare la mascella, piegandola a cercare la mia mano.
Addolcisco lo sguardo, e forse non sono del tutto lucida perché ho la folle idea di abusare di lui.
Oh, capiamoci!
Abusare in senso lato, appena un bacio, una carezza, in modo da svegliarlo e poter riprendere da dove ci siamo interrotti stanotte, approfondendo ogni lato di noi.
Oh dannazione: questo non è da me!!!!
Rido, scuoto il capo e poso la fronte sulla sua, avvicinandomi ancora, arrivando a sfiorare con il respiro le sue labbra.
-Che cosa mi hai fatto Zoro?- sussurrò di nuovo, accarezzandogli il profilo del naso con il mio, lasciando che qualche mia ciocca si arricci su se stessa sopra una sua guancia -Che mi hai fatto per ridurmi così?-
Voglio baciarlo.
È stupido e insensato, perchè per lui è stato solo sesso, e dovrebbe esserlo stato anche per me, ma non riesco a definirlo così il contatto dei nostri corpi stanotte.
Sarà la mancanza di amore di questo ultimo anno, sarà la nostalgia di affetto e calore, sarà la neve che continua a cadere e spero ci imprigioni qui... sarà lui e il suo sguardo nero, ma non posso chiare sesso ciò che ho fatto con lui stanotte.
No, non posso e non voglio.
-Sei un buzzurro…- sospiro, mordendomi poi le labbra prima di abbassarle ancora -… e io una mocciosa-
Un solo soffio separa la mia bocca dalla sua, che ancora russa, ancora respira cavernosa, quando il rumore che mi ha svegliato si ripresenta, più forte e cocciuto di prima.
Toc toc toc toc toc!!!
Sobbalzo, ritraendomi da sopra il corpo di Zoro, e masticando imprecazioni salto giù dal letto, gettandomi addosso la prima cosa che mi capita sotto mano mentre marcio verso la porta, pronta a spaccare la facci a chiunque ha osato bussare.
Dannazione, sto cercando di abusare del buzzurro: un po’ di privacy!!!
Afferro con forza la maniglia della porta, spalancandola e richiudendola dietro le mie spalle, mantenendo la mano sul pomello per non chiudermi fuori, riempiendo i polmoni d’aria e urlando rabbiosa.
-Si può sapere che diamine vuoi?!?- bercio, incenerendo con lo sguardo Sabo e il suo pugno proteso verso il legno della porta.
Assottiglio gli occhi su di lui, carbonizzandolo sul posto mentre deglute e apre il pugno in un segno di saluto
-M-ma buongiorno Nami- balbetta, ruotando in fretta gli occhi alla sua sinistra –Visto?- borbotta -È viva: ora possiamo andare prima che il morto lo diventi io?!?-
Un pugno su un fianco lo sposta, e sulla mia visuale si catapulta Koala, che mi abbraccia forte per la vita, stringendomi al petto.
-Oh grazie la cielo stai bene!!!-tira un sospiro di sollievo, massaggiandomi la schiena vestita.
Ma che cavolo…?
-Perché non hai aperto prima?!?- sbuffa, allontanandomi da lei e tendendo le braccia tra di noi, sostituendo l’aria materna a una severa e corrucciata.
-Stavo dormendo- gonfio le guance, incrociando le braccia sotto i seni –Ma si può sapere che succede??
-Lo vorrei sapere anch’io-
Spalanco gli occhi, e noto solo ora mia sorella, Bonney, Kaya, Rufy e Usopp, tutti davanti alla mia camera, tutti che mi squadrano con occhi pieni di curiosità, la parte femminile del mio parentado, chi con tenue paura mista a confusione, il resto del popolo portatore di cromosoma XY.
Inarco un sopracciglio confusa anch’io, passandomi una mano tra i capelli sciolti e stropicciati, schioccando le labbra.
Non capisco: che ci fanno tutti qui?
Perché hanno bussato per tutto questo tempo? Non è poi così strano che dorma fino a tardi: è una vacanza questa.
-Io…- farfuglio -… io… ma che ne so!!!- sbotto –Siete voi che spuntate come funghi davanti alla mia camera, mica io!!!-
-E vorrei vedere…- si punta i pugni ai fianchi Koala, sporgendosi verso di me e incutendomi un minimo di paura nonostante sia più bassa di qualche centimetro.
-… vedere cosa?- cerco di sorridere, celando il tic nervoso al labbro che mi sta assalendo.
-Cosa?!?- si aggiunge contro di me Nojiko –Cosa mi chiedi?!?-
-Eh…-  no, davvero crede che abbia la più pallida idea di che cosa stia parlando?
-Hai urlato tutta stanotte!!!- mi prende per le palle scuotendomi, spalancando gli occhioni marroni che ha ereditato da mamma, scompigliandomi ancor di più la chioma.
-Koala ha detto che ti ha sentito urlare tutta stanotte, e papà, oh povero papà, alle cinque di questa mattina era al bar dell’Hotel a bere dalla disperazione, parlando di “deflorazione” e “bambina innocente”- mi scuote di nuovo, mentre una vaga idea di quanto successo si dipana tra i miei pensieri –E tu mi chiedi cosa?!?-
-Ahhh, quello…- arriccio le labbra, distogliendo lo sguardo da lei, ricordando con fin troppo vigore le mie attività con Zoro d stanotte –Bhè sai…-
Devo dirle al verità?
Che per tutta stanotte io e Zoro siamo stati insieme, o è meglio dirle che abbiamo giocato a “collauda le molle del letto urlando di piacere”?
-… insomma… - ruoto le mani davanti a me -… è che… ma poi di che ti lamenti Koala?!?!?-
Fulmino mia cugina acquisita, cercando di direzionare a mio favore la faccenda.
-Tu e Sabo avete fatto sesso violento per tutta la settimana: che dovrei dire io delle vostre urla?!?-
-Ehi!!!- gonfia le gote rosse la castana –Non era sesso violento!!!-
-Bhè- sciocca la lingua Sabo –Un paio di volte forse…-
-Nami- le mani di Kaya si sostituiscono a quelle di mia sorella, accarezzandomi dolcemente il viso e non cercando di pettinarmi a suon di scrollate –Seriamente, stai bene?-
Mi rifletto nei suoi grandi occhi verdi, così limpidi e chiari, privi di ironia o perversione.
Abbasso piano lo sguardo, sorridendo timidamente, annuendo poi con sicurezza.
-Sto bene- sussurro –Sto davvero bene-
Un pesante silenzio cala nel corridoio, e non ho il coraggio di risollevare gli occhi ad incrociare quelli severi di Nojiko o carichi di giudizio degli altri, perché so a cosa stanno pensando: sono stata con uno sconosciuto, e sono stata bene… che cosa mi sta capitando?
-Andate via- ordina Bonney, avanzando verso di me e prendendomi una mano con forza –Usopp, Rufy Sabo: andate via!!!-
-Ma uffa!!- sbuffa Rufy, pestando i piedi a terra –Prima venite a chiamarci dicendo che Nami non risponde e che l’hanno ammazzata, poi risponde e rischiamo di farci ammazzare da lei, e ora ci mandate via?!?-
-Si- ruota il capo verso di lui mia sorella, assottigliando gli occhi –Hai altre domande?!?-
-Oh no no no no no no!!!!!- si affretta a rispondere Usopp, afferrando i due fratelli per un braccio e correndo verso gli ascensori –Noi andiamo da Drake ad aiutarlo coi bambini... ciao amore!!!- saluta Kaya correndo nel corridoio.
-Antipatiche!!!- sbotta Rufy –Non capisco che avete?!? Nami ha fatto solo l’amore con Zoro!!! Io lo faccio sempre con Robin, è così che si fa quando si sta con qualcun…-
Le mano si Usopp lo zittisce mentre Sabo lo trascina nell’ascensore, azzerando il suo vociare.
Mi passo una mano sul viso, tirandomi indietro i capelli e accorgendomi solo ora di indossare la camicia bianca di Zoro, che oltre ad essermi enorme, copre male le mie forme lasciando intravedere qualche succhiotto sul collo e sulla scollatura dei bottoni.
Abbozzo mezzo sorriso imbarazzato, cercando di abbottonami meglio, ma le maniche lunghe me lo impediscono e devo sovrapporre le braccia ai seni per celare qualcosa.
È imbarazzante.
Non è così che doveva andare, dovrei essere ancora  aletto con Zoro, tra le sue braccia, e non qui a giustificarmi con mia sorella e le mie cugine sul perché sia stata con lui.
Sul perché sia stata bene con lui!
L’ingenuità di Rufy poi, ignaro di tutto il gioco di ricatti che lega me e il buzzurro, mi fa attorcigliare lo stomaco, perchè in fondo ha ragione: due persone quando si vogliono bene fanno l’amore.
Ma io e Zoro ci vogliamo bene? Non lo so.
Perché mai dovremmo volercene? Nemmeno ci conosciamo.
Se non è stato sesso, almeno per me, cos’è stato?
-Nami-
Sollevo gli occhi su Bonney, sulla sua mano che mi accarezza il viso, incrociando le sue belle iridi chiare e serene.
Mi sorride e mi accarezza la spalla con forza, mentre Kaya mi liscia i capelli.
-Non c’è nulla di sbagliato- sussurra, lasciando il posto a Nojiko, che mi abbraccia e stringe al petto.
-Va tutto bene- mi bacia la tempia la mia sorellona.
-Io…- ma le parole mi muoiono in bocca. Che dovrei dire?
-Sai che ore sono?- sghignazza Bonney. Scuoto il capo.
-Le due del pomeriggio- mi fa l’occhiolino, e sento Koala ridacchiare.
-Certe attività stancano- mi tira una linguaccia la castana, facendo ridere con le gote paonazze Kaya.
Nojiko mi stringe un po’ più a sé, nascondendo il sorriso tra i miei ricci, baciandomi il capo e cullandomi piano.
Ridiamo un po’, rilassando i nervi prima di tornare all’argomento principale.
-Zoro…- domanda Koala.
-Dorme- mi affretto a dire –Sta ancora dormendo-
-Oh bhè dopo tutto quel sesso ci credo- ghigna Bonney, piegando il capo verso di me –Dimmi, Mr Sexy Lova è ben messo o…-
-Bonney!!!- strilla Kaya, arrossendo imbarazzata.
-Certi quesiti devono avere risposta- ridacchia la rosa facendo diventare paonazza la biondina.
-Ragazze…- le richiama Nojiko, lasciando il mio fianco e portandosi davanti a me.
Vedo le sue iridi cioccolata fissarmi e squadrarmi, mentre passa le mani sul mio viso.
-Ok- cerca di riassumere i pensieri –Ok… è… era inevitabile!-
Agretto la fronte, non capendo, fissandola confusa.
-Zoro è un tipo carismatico- continua, ruotando gli occhi al cielo e cercando chissà dove le parole –E tu avevi bisogno di qualcuno che ti facesse stare bene-
Riporta le mani sulle mie spalle, dandomi una leggera spinta.
-A tutti capita una notte di follia con uno sconosciuto e…-
-Non è stata una notte di follia!!!- strillo, sentendomi offesa da quanto ha appena detto.
Scrollo le spalle, liberandomi delle sue mani, affrontandola a faccia alta e occhi dardeggianti.
-Credi che sia così facile portarmi a letto?!?- sbotto –Lui non ha approfittato di me e io non l’ho fatto con lui- sento la rabbia montarmi dentro e gli occhi inumidirsi.
Perché non capisce, perchè?
È mia sorella, dovrebbe leggermi dentro e non fingere di non vedere quanto sto bene, quanto sono felice, quanto sorrido, e ricordarsi da quanto non lo facevo serenamente.
-Perché è così difficile da capire?- mi trattengo dall’urlare solo per non svegliare Zoro –Perché è così difficile da credere che sia stata bene con lui e che… che sono felice?!? Perché?-
-Ma Nami…- sussurra Kaya -…non lo conosci nemmeno…-
-Si invece!!!- bercio, rivolgendomi a lei e piegando il capo a fissarla –Lo conosco: so il suo sogno, so quando è felice oppure pensieroso… so che il suo piatto preferito è onigiri e birra!!!-
-Questo non vuol dire conoscere qualcuno…- cerca di rabbonirmi Nojiko -… fino a una settimana fa non sapevi nemmeno della sua esistenza…-
-Bhè ora si!- mi impunto.
-Nami una settimana non è sufficiente per conoscere qualcuno!- interviene Koala con tono materno.
-Perché no?- sbuffa Bonney –Io e Ace ci siamo sposati dopo tre giorni che ci conoscevamo-
Fisso Bonney, fisso il modo in cui regge il dolore con un sorriso nel ricordarsi del suo grande amore bruciato troppo in fretta, e di come lo porta a mia testimonianza con un misto di dolcezza e dolorosa nostalgia, mettendolo davanti a Koala come un tesoro.
-Il vostro era amore- l’accarezza con lo sguardo la castana, e il sorriso che Bonney le rivolge è il più dolce del Mondo.
-E non può esserlo anche per Nami?-
Mi sento sussultare, come se fossi sollevata per le spalle e poi lasciata scivolare giù, in un lento dondolio morbido e stordente.
È così?
Mi sono innamorata?
In una sola settimana?
Di Zoro?
È davvero possibile?
Non…
-Non mi importa quel che è!!!- sbotta Nojiko –A me importa che mia sorella stia bene…- torna a fissarmi negli occhi, stringendo la presa sulle mie spalle, dove le sue mani sono tornate ad appoggiarsi -… ti ricordi cosa ti ho detto in piscina?-
Si rivolge solo a me, e annuisco certa di sapere a cosa si riferisce.
-Divertiti- sussurro, ma non credo sia ormai più quello a cui si riferisce.
-Bene, ora invece ti dico sii felice- mi accarezza il viso –E attenta: se ti innamori sarà difficile…-
-E se è troppo tardi?- domando in un soffio –Se è come dice Bonney e io sono già…-
Le labbra di Nojiko si posano sulla mia fonte, baciandola con affetto e dicendomi tutto di cui ho bisogno.
Mi accarezza il viso, con entrambe le mani, come faceva mamma, e non riesco a non socchiudere gli occhi e a lasciar cadere una sola ed unica lacrima.
-Nonna ti aspetta nello studio di Magellan- fa scivolare i palmi sul mio viso fino a staccarli –Non rinunciare a ciò che ti rende così felicemente bella…-
 

 
***
 

La porta dello studio è di mogano nero.
Come piace alla nonna: seria, scura, dura e inflessibile.
Respiro a fondo, sfregando tra loro le gambe, cerando il coraggio di aprire la porta.
Sono scesa con Zoro, gli ho detto che dovevo parlare con nonna e lui mi ha consigliato di rubarle il bastone per ripicca al suo esame.
Ho riso, ho riso e l’ho baciato.
Le sue labbra si sono modellate alle mie, e non si sono staccate nemmeno quando il campanello dell’ascensore ha annunciato il nostro arrivo al piano terra.
Zoro ha continuato a baciarmi con forza, mordendomi le labbra e leccandomi il palato, accerchiandomi il viso fino a imprimerselo nei palmi.
-Vado in palestra da allenarmi per l’ultima volta- mi ha baciato a stampo ancora, ghignando strafottente –Se uccidi la vecchia vienimi a chiamare che ti do una mano a scavarle la fossa…-
Ha evitato il mio ceffone con una falcata delle sue, ampia e da buzzurro.
-Se ti perdi non ti vengo a cercare: ti arrangi!!!- gli ho urlato dietro, ridendo, e lui mi ha salutato sollevando una mano e muovendola mentre era di spalle.
Mi passo una mano tra i capelli.
Si può voler bene a una persona anche se è un buzzurro idiota?
È amore se qualcuno ti offre il suo aiuto per nascondere il cadavere di tua nonna?
-Troppe domande Nami…- sospiro, e con una forza non mia abbasso la maniglia dello studio, entrandovi con un sol passo.
L’arredamento è semplice ed essenziale, ben disposto nello spazio della stanza per far risaltare la balconata di vetro principale che da sulle piste.
Una lunga scrivania scura occupa il lato sinistro della stanza, dietro ad essa enormi scaffali stracolmi di libri.
A sinistra un mini bar e con i riconoscimenti illustri del Washy Mikan tra onorificenze e premi di stelle d’oro e gli attestati del direttore d’Hotel Magellan, assente come ogni volta che lascia lo studio alla nonna  
Nel centro, attorno a un basso tavolino di legno e vetro, due poltroncine si guardano l’un l’altra, accerchiando il tavolino su cui già fuma una teiera bianca e arancione.
Non è la prima volta che nonna mi convoca qui, nella luce mattutina –pardon- pomeridiana delle montagne che si riflette nello studio per li candore delle neve.
Avanzo di un passo, richiudendomi dietro le spalle la porto e annunciando la mia entrata.
Gladius mi da le spalle, e non appena si solleva con il busto, noto la figura grinzosa e severe di nonna occupare una delle due poltrone, quella di destra per l’esattezza.
La guardo mentre conclude di dare qualche ordine al suo body gard, che annuisce e con eleganza versa il thè nelle due tazzine rosate che risplendono sulla lastra di vetro del tavolino.
Mi avvicino lentamente, studiando Gladius e la sua chioma leonina costretta in un castigato chignon .
Non riesco a non fissarlo con rabbia mista a offesa, per il suo omertoso senso di rispetto per nonna, con il quale esegue ogni suo ordine, anche il più bieco e privo di senso.
Distolgo lo sguardo dal suo impermeabile nero, sotto cui mi nascondevo da piccola per giocare a nascondino con Nojiko e Rufy, fermandomi accanto alla poltrona libera e rivolgendo la mia attenzione alla nonna.
-Nonna...- la chiamo piano, ma lei mi zittisce sollevando una mano e mostrandomi il palmo aperto, piegando il capo da Gladius a me.
-Va pure Gladius- congeda il segretario, che con un lieve inchino sbatte i tacchi ed esce dallo studio, lasciandoci sole.
Lo seguo con gli occhi, stringendo i pugni lungo i fianchi, carica di rabbia contro la “prova” a cui nonna ha osato sottoporre me e Zoro.
Lei non può trattarmi così, non sono più una bambina e tutto quello che ha fatto è ridicolo.
Prendo fiato, formulando un discorso duro e dettagliato nella mia mente, aprendo bocca con decisione.
-Nonna io…-
-Siediti Nami-
Mi blocco.
Non è un ordine, non ha usato il suo tono duro e severo, quello con cui mi mortifica e sgrida.
È stata più una richiesta, gentile e delicata, il piccolo desiderio di una nonna che vuole che la nipote si sieda e prenda il thè con lei.
Mi siedo confusa sul sedile mordilo del sofà, che solo ora noto più vicino del solito al tavolino e all’altro divanetto. Se mi sporgo, riesco quasi a toccare con le ginocchia le gambe di nonna, e se mi piego ancora posso posarle il capo in grembo.
Non è mai successo, e questa vicinanza aggiunta al tono dolce della sua voce mi mette in allarme.
-Nonna…- la chiamo piano, fissandola perdere gli occhi oltre la vetrata, sulla neve che cade sulle piste da sci -… va tutto bene?-
La vedo sorridere, arcuando le labbra grinzose in una mezzaluna secca, portando una mano a posarsi sulle mie, raccolte sulle ginocchia, e l’altra a reggerle il capo mentre continua a godersi la visione delle montagne bianche come latte.
Stringo con forza le due dita piccole e fragili, ma così forti che mi fermano la circolazione sulle dita che mi stringe.
-Ah- sospira, facendomi incurvare verso di lei in risposta –Versami del latte nel thè Nami…-
Annuisco e le preparo il thè, porgendole poi la tazza che afferra sicura, portandosela alle labbra.
La imito, studiandola e preoccupandomi per la sua tranquillità e fragilità che appare senza freni oggi.
Sembra così dolce, ammorbidita e tenue, lontana dal suo carattere duro e roccioso di sempre.
Sembra sollevata, quasi felice, e se non la conoscessi bene giurerei che i suoi occhi sprizzano allegria.
Scuoto il capo, certa di sbagliarmi.
Mi ha chiamato qui per rimproverarmi dei mie schiamazzi notturni, che una vera Cocoyashi non si lascia andare così con un uomo, che non si fa l’amore fino alle tre del mattino e bla bla bla.
Sospiro, portandomi la tazzina alle labbra, aspirandone il denso e dolce profumo con rassegnazione.
Il profumo del thè mi inebria piano, lentamente, e lo riconosco come quello al mandarino che mamma mi preparava quando tornavo da scuola da piccola.
Non lo bevo da anni, e una piccola parte di me si scalda nell’assaporarlo mentre l’altra si riempie di malinconia.
Deglutisco, cacciando in fondo allo stomaco il nodo pesante e duro che mi lega la gola, posando con mano tremante la tazzina vuota sul tavolo.
-Questo…- cerco di mantenere la voce salda, ma è già incrinata -… qu-questo è..-
-Sei come tua madre…- scoppia a ridacchiare nonna, scuotendo il capo e sorseggiando lentamente dalla sua tazza -… bevi il thè tutto d’un sorso come un cavallo-
Sento una scarica di spilli elettrizzarmi la schiena, e gonfio le guance rosse d’imbarazzo nell’assottigliare gli occhi contro di lei.
E io che speravo si fosse addolcita!!!
Come no: addolcita come un cactus in pieno deserto!!!
Recupero la mia grinta e parlo spedita, pronta all’attacco.
-Gladius ha tentato di farmi del male ieri sera!!!- sbotto –Glielo hai ordinato tu!!! Tu hai…-
-Oh non agitarti!!!- mi sventola sotto il mento una mano posando la tazzina sul tavolo –L’ho fatto con tutti voi…-
-COSA?!?!?!?- strabuzzo gli occhi –Hai fatto aggredire anche Nojiko?!? Nonna!!!-
Ruota finalmente gli occhi su di me, almeno per un istante, sbuffando e storcendo le labbra.
-Cosa credi?- ringhia –Che permetta a tutti di frequentare i miei nipoti? Dovrò pur accertarmi che i vostri compagni siano quelli giusti-
-Ma non organizzando un’aggressione!!!- strillo sguainando dei denti squalini.
-Come la fai lunga…- sbuffa -… Roronoa è arrivato no? Di che ti lamenti?-
-Stavo per avere un infarto!!!- pesto i piedi a terra –E poi non è il modo!!! Chi ti da il permesso di fare certe cose?!? E se Zoro non mi avesse sentito? E se si fosse perso nel venirmi a soccorrere?- sbatto le mani sul tavolino, fissando con occhi dardeggianti nonna, ancora rivolta di profilo verso la finestra.
Ora mi sente, non posso tenermi dentro tutto e non voglio!
Non può immischiarsi così nella mia vita, e non può giocare con me e Zoro così, seppur la nostra relazione sia finta, seppur sia assurdo ciò che ci lega.
Non posso sopportare il fatto che abbia giocato con lui, con me… con noi!
-E poi è solo affar mio con chi scelgo di stare- affermo con decisione -E ti assicuro che Zoro va benissimo così com’è, con la sua testardaggine, il suo essere buzzurro e il senso dell’orientamento pessimo e…-
-Uguale a tua madre-
Mi blocco, e le guance tornano a gonfiarsi.
-Cosa?- sbotto, spostando gli occhi di lato –Strillo come una gallina ora?-
-Proprio uguale a tua madre…- ripete, e una sua mano arriva da accarezzarmi il mento, sollevandolo e costringendomi a reggere il suo sguardo chiaro -… pronta a tutto per difendere ciò che ami-
Sento la voce venirmi meno: è un complimento? Davvero?
Cosa…?
-Tua madre era una testa calda…- sposta la mano a sfiorarmi una ciocca di capelli che dondola a lato del viso -… proprio come te-
Increspa le labbra in un sorriso materno, addolcendo gli occhi nel guardarmi con nostalgico affetto.
-Non ha voluto andare al collegio femminile che io e suo padre le avevamo scelto, anzi si è arruolata in marina apposta- ridacchia, e anch’io incurvo le labbra, sentendomi il cuore battere piano -… è stato un anno terribile: averla così lontano da noi, e ogni volta che le telefonavo litigavamo e riattaccavamo con rabbia la cornetta… ma lei mi ha sempre risposto quando io la richiamavo dopo giorni-
Trattengo il respiro non riuscendo a chiudere la bocca, provando una pesantezza al cuore che non conosco.
Non ho mai saputo certe cose di mamma. Mai.
-E poi…- ridacchia ancora -… alla riunione di famiglia dell’anno dopo porta quel Genzo, con la sua goffaggine e i baffetti a spazzola, che continuava a inchinarsi e chiamare tutti “sama” e “sempai”, incespicando ogni tre passi… kami, quanto avrei voluto abbandonarlo nei boschi!-
Rido, e qualcosa di umido scende dai miei occhi, ma le dita di nonna mi asciugano la guancia in fretta.
-“Io lo sposo” mi ha urlato tua madre- ride anche lei con gli occhi, umidi e tristemente felici –“Lo sposo e lo amo” e non ha voluto ascoltar ragione, non ha ascoltato tuo zio Dragon che le diceva che sposare un uomo che conosceva solo da tre settimane era un azzardo, non ha ascoltato Garp che le diceva che una marine non può seguire il cuore ma gli ordini, non ha ascoltato nessuno!- prende un respiro profondo, prima di tornare a parlare –E dopo tre mesi mi telefona e in lacrime mi dice che è incinta e che avrà una figlia cazzutissima e con i miei occhi…-
-… Nojiko…- singhiozzo, mordendomi un labbro.
-Nojiko- annuisce lei, portando anche l’altra mano al mio viso, accarezzandolo –Nojiko ha i miei occhi… ma tu hai gli occhi della mia Bellmere-
Mi spinge a sé, e la seguo piagando il busto e il capo contro il suo petto, dove nascondo le mie lacrime e attutisco i singhiozzi misti a risate.
-Tutti dicono che è tua sorella ad avare gli occhi della mia bambina…- sospira nonna, accarezzandomi il capo -… ma io so che invece c’è li hai tu: tu hai quella fiamma di orgoglio e passione, solo tu hai quel colore che non è marrone né nocciola, solo tu hai gli occhi della mia Bellmere-
Mi soleva il capo con le mani, baciandomi la fronte e asciugandomi gli occhi umidi.
-Non abbassare mai gli occhi Nami- sussurra –Non lo fare mai, come non rinunciare mai alla tua felicità… a ciò che ami- sghignazza, scuotendo il capo.
-Nemmeno se è un idiota privo di orientamento che hai conosciuto solo una settimana fa in stazione e che stai ricattando per farti da finto ragazzo…- ghigna senza cattiveria.
Spalanco gli occhi, incredula.
-Tu…- boccheggio.
-Non puoi nascondere nulla a tua nonna: come hai anche solo potuto pensarlo?- vocia severa, mollandomi un leggero scappellotto sulla nuca, che subito poi va a coprire con una carezza.
-Non volevo deluderti- mi asciugo un occhio con il dorso del dito, sghignazzando.
-Non potresti mai- mi accarezza il viso, sorridendo si sbieco –Sono orgogliosa di te-
Mi mordo il labbro, annuendo con forza e non sapendo cosa dire.
Non ho parole, non voglio e non riesco a dire nulla.
Vorrei ringraziarla per tutto ciò che ha fatto per me e Nojiko da quando mamma è scomparsa, per ciò che mi ha appena raccontato, per l’amore severo e un po’ burbero con cui mi ha cresciuta e con cui ancora mi protegge.
Ma lei sa tutte queste cose, nonna Tsuru sa sempre tutto.
Appoggio di nuovo il capo sul suo grembo, lasciandomi accarezzare e cullare dalle sue mani violentemente materne, con cui mi accarezza i ricci rossi e le spalle.
-Non lasciartelo scappare- mi sussurra, tra una carezza e l’altra –Uomini con quegli addominali non si trovano a ogni stazione…-
Rido e annuisco, chiudendo piano gli occhi, rilassandomi sulle sue gambe piccole e forti.
-Farò del mio meglio… Nonna-

 
   
 
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