Anime & Manga > Rossana/Kodocha
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Autore: StellinA003    23/08/2015    1 recensioni
Sana è ritornata dopo ben 7 lunghi anni in America a Tokyo, dove conoscerà tre nuovi personaggi che le cambieranno totalmente la vita insieme ad un incidente.
ce la farà sana a sopportare tutto questo?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Altro Personaggio, Sana Kurata/Rossana Smith, Sorpresa, Un po' tutti | Coppie: Naozumi/Sana, Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 ATTENZIONE:  IN  QUESTO CAPITOLO  E  FORSE  ANCHE IN  ALTRI  SANA
È  UN  PÒ  OOC.  (direi molto)
 
                                 ***POV CONAN***
“Quest’uomo   potrebbe far    parte dell’organizzazione.
È   completamente   vestito  di nero ma non ne posso esserne    sicuro  dato che  oltre al colore    nero non so come altro  riconoscerli  quindi non   posso   dire   che si   tratta di  un   membro dell’organizzazione ma domani ne parlerò con Ai”
 
-Ran!-   la   chiama  il detective Kogoro
-Chiama immediatamente   la   polizia-
-C-certo-
Ran  si allontana   e va   a   chiamare  la  polizia che    dopo   pochi minuti   arriva   e   l’ispettore   Megure   domanda
-Che   cosa   è successo?-
-Ispettore   Megure,  finalmente!   Mio   padre   sta   già  indagando  sul caso,   lui le   spiegherà   tutti  i   dettagli-
-Grazie   Ran-
Ran seguita   a   ruota  dall’ispettore   Megure,  Miwako Sato   e    Wataru Takagi      si  dirige  verso il detective  Kogoro e   Conan.
Ran  dice  a Conan     -Conan   dai andiamo,  queste   cose  un bambino   non le   dovrebbe    vedere-
-Ma  Ran-neechan,   io  ormai   sono   abituato a  vedere   queste cose-
-Non   dovresti  comunque   vederli-
-Ti prego  Ran-neechan,  voglio  stare  con lo   zietto  Kogoro-
-E-e   va  bene-
 
Ma  che   bambino  normale  vorrebbe  vedere    scene  simili?
 
 
 
-Allora  detective  Mouri,   ci  può  spiegare   cosa   è  accaduto?-
-Certamente.
Allora  io  e la  mia  famiglia   stavamo  tranquillamente   all’agenzia  e  all’improvviso  abbiamo   udito   uno   sparo   che  proveniva   sicuramente   dal parco.
Io,  Ran   e   Conan   ci  siamo   diretti   qui   e   abbiamo  iniziato    a  esaminare  il  posto  finchè  non   abbiamo  visto  una   pozza    di   sangue   e   più in   là   abbiamo   trovato  il   corpo   di   quest’uomo    senza   vita.
non  ho              toccato  il corpo    quindi   non  abbiamo   schiacciato   prove   fondamentali-
-Capisco,   allora   sarà  meglio   esaminare   il corpo-
Conan intanto   è ancora  preso  a cercare  nuovi  indizi  lontano dagli  occhi  di  Kogoro   che  se lo  avrebbe    visto  chissà  cosa  gli avrebbe   fatto.
Cercando   non  trovò  niente   sfortunatamente e   allora   si mise   ad   ascoltare    la  conversazione   trai  i  poliziotti,  l’ispettore   Megure  e  Kogoro.
-Kogoro  abbiamo   fatto  esaminare   dalla   scienza  il  corpo  e   abbiamo   trovato   polvere  da   sparo ma    neanche   un’impronta  che   ci  apra  una via   sulla  strada   del   colpevole-
-Ma  almeno  possiamo  riconoscere  il  corpo,  sappiamo  l’identità  della  vittima?-
-Sì! Si  chiama Haruo Mizu,  32 anni.
Abbiamo   mandato  degli  agenti   ad indagare  e   abbiamo  scoperto   solo  questo,  non  abbiamo  molti  dati-
-Quindi  oltre   al nome   e   all’età  non   sappiamo  nient’altro-
-Esattamente-
Conan  pensa
 
“In questo  modo non  posso giungere ad una conclusione ma farò tutto il possibile  per scoprirlo.”
 
-Allora  dovremmo   fare  ricerche   più  approfondite   su  quello  che  sappiamo-   S’intromette   Conan.
Kogoro sferra   un pugno   a  Conan   rimproverando  Ran
-Ran!   Smettila   di   disobbedire  ai miei   ordini.
Quando  ti   dico che   questo  moccioso   non  deve  stare   tra  i  piedi   non  ci  deve stare!-
-Scusa  papà  ma   sai   che   Conan  è   molto curioso   e  non mi  ascolta  e…-
-Allora portalo a casa!-
-E-e  va bene…-  poi   indica  Conan e a tono ironico dice
-Andiamo  Conan,   oggi  papà ha  iniziato  la  giornata   col piede   sbagliato-
Conan   per non   far  avere   altre   colpe   a  Ran   decide   di   affermare
-Sì   andiamo-
 
Conan   e   Ran si   dirigono  verso  l’agenzia   e   quest’ultima  prende la  parola
-Conan!   Secondo  te cosa   gli  è  preso   a  papà?
Non  lo  riconosco più-
-Non ne  ho idea.
Da  quando  quell’attrice,  Kurata,   se  ne  è andata   si   comportava  in  modo   euforico   e   adesso  si comporta   in modo   più…        adulto-
-In  effetti  papà  è  sempre  stato  un  giocherellone,  anche   durante   il lavoro   ma   oggi   da  sveglio   faceva   tesi e   ipotesi   interessanti,  che  cosa   gli  sarà preso?-
-Esatto!  Al momento  non   so   che  cosa  pensare-
-Neanch’io-
Nel  frattempo   arrivarono  davanti    all’agenzia   ed  entrarono.
Andarono   nella   stanza  di   Ran  e  Conan riprese  a   leggere   il  suo  libro   mentre  Ran   guardava   fuori   dalla  finestra.
Quest’ultima   si   soffermò  su  una   fotografia,   lei   e   Shinichi  a “tropicolandia”  vicino  alla   fontana.
Una  lacrima  le rigò  il  viso,  invisibile.
Ripensava   ai    bei  giorni,   alle   risate  e   ai  problemi   che   insieme   hanno   risolto.
Quante   sono   state   le  lacrime   che   Conan  le   asciugava  durante le   notti  insonne?
Tante,  troppe.
E   adesso   quella   piccola   lacrima   di   mancanza   invisibile   che   si  stava   trasformando  in  un pianto   silenzioso   non   l’avrebbe   fermata  nessuno,   neanche  colui  che   le  ha   asciugato   le   altre.
Stava   girata   ancora  verso la  finestra   e  vedeva  le   sue  lacrime  posizionarsi velocemente   sull’asfalto  della  strada, formando  cerchietti  di  acqua.
  Iniziò   a  piovere   e  le  lacrime  di   Ran  si mescolarono   con  la  pioggia  che   si  fece  via via sempre  più  prepotente,  così  come   il dolore  che   Ran  stava  provando   dentro  di   sé.
 
 
“Shinichi  ma  dove  sei?!
Non ti   fai mai   vivo,  se  ti chiamo  sei vago,   quando  ritorni giusto qualche   volta  non  parliamo,   ti  occupi   dei tuoi stupidi casi e  poi  sparisci  dicendomi  che   tornerai.
Adesso mi  chiedo che  cosa  sto facendo qui,   a  disperarmi  quando tu non mi  capisci  neanche  quando torni.
Sei  un  bravissimo  detective ma   quando  si tratta   di scoprire  cosa   nasconde  il  cuore  della  tua  migliore  amica   non riesci mai  a   capire  e  ti tiri indietro.
Adesso  tu  starai  pensando   ad   uno  dei  tuoi  stupidi casi  e  ovviamente  per me  non hai mai  tempo.
Capisco  che  il lavoro  è  importante ma   sparire  così  all’improvviso,  poi tornare   dopo   due  mesi,  risolvere  un  caso  in modo  veloce   e   andarsene  senza  neanche  avermi  un   po’  parlato,  di  come  stavi,   quando  tornerai,  già,  me  lo chiedo  spesso,  quando  tornerai?  Tu  me  lo  dici sempre  per telefono   ma  subito  qualcosa  ti  spinge  ad   attaccare.
Perché?
Perché,  l’unica  domanda   che  adesso mi  frulla  per  la  testa.”
 
 
 
                                                    ***POV CONAN***
 
Sto  cercando   di leggere   questo libro  ma non  ci  riesco.
Non riesco   neanche   a  pensare  al caso  di  oggi,  penso  solo  a   Ran.
Di   quanto  la   vita  sia ingiusta  con  me e lei,
del perché  tutto  deve  sempre   essere   così   difficile   e complicato.
A  volte   penso  che   non   riuscirò  mai  a  tornare   un  diciassettenne,  di  tornare   alla   mia vita   di sempre,  di  tornare   ai  miei  vecchi   amici,   a   Ran.  Certo   ho  l’appoggio   di  Ai  che  è  una   scienziata    e  per  di più   un  ex-membro  dell’organizzazione   ma   questo  non mi   basta.
Non  mi  bastano   i    forse,  io  voglio   certezze.
Non   mi  basta  restare   accanto   a  Ran  come  un  bambino,  io  voglio  stare  con  lei  alla  luce  del sole,   senza   problemi,  senza  dover  sopportare   le  lacrime   e  la  sua   voce   rotta   dal   dolore  per  la mia   assenza.
A  volte  mi  viene   voglia   di   raccontarle   tutto,  di  non   farla  più   soffrire,   di  dirle  che io   starò    sempre  con lei  e  non  la  lascerò  mai  sola  ma  poi  la   ragione   mi dice   che non   devo   assolutamente  farlo   perché  la metterei   solo  in pericolo   e   questa   è   l’ultima   cosa   che voglio.
Non  sarà  mai lo  stesso.
 
 
Conan  poi   va  da  Ran  e  le dice  con   un   sorriso  forzato
-Ran,   Ran  entra  dentro   e  chiudi  la finestra,   ti   prenderai  un malanno-
-N-non  m’importa-
-Ma,  ma  tu stai   piangendo-
-N-no  Conan,  non  ti preoccupare,  non  sto  piangendo,   è-è  solo   che    la  pioggia  mi ha    bagnato  il viso  e   sembrano  lacrime   ma   non  è  così-
-Avanti   Ran,  non  mentire,  ormai  ti   capisco   abbastanza  e so  anche la   causa   delle  lacrime  che tu   dici  di non   avere,   Shinichi  giusto?-
-BASTA BASTA BASTA!   SHINICHI SHINICHI SHINICHI,   NON  ESISTE  SOLO  LUI AL   MONDO,   POSSO  AVERE   QUALUNQUE   PROBLEMA,  NON   DEVE  PER  FORZA   ESSERE   LUI  LA   CAUSA-   urla   in  preda  alle  lacrime  e al  dolore,   non   sopportava  più   quella   situazione.
Scappò  via  lasciando  Conan   senza  parole  e lo   sguardo  basso.
Conan  aveva  ragione,  la causa  delle   sue   lacrime  era   Shinichi ma    non   voleva   fare   preoccupare   Conan,  non  voleva   che lui    la  consolasse   come   sempre,  voleva   restare   sola,  voleva   superare   la  cosa  da  sola,  voleva   imparare   a   rialzarsi    senza   nessuno   accanto   perché  già  una  volta   si era    appoggiata   a   Shinichi  e adesso?  Adesso  Shinichi  dov’è?  In  giro  per  il mondo   con  i   suoi  casi.
Ha  imparato  che  deve   riuscire   a   rinascere   da  sola,   rialzarsi  e   andare   avanti   tutta  sola    perché  prima  o poi le  persone  ti lasciano  e  si  portano  via  i   momenti  felici,  le   risate,  i pianti,   le  consolazioni…  e   a  te lasciano   un  grande   vuoto   nel  cuore   che   nessun  altro   può  colmare  tranne  la persone   che   ti ha  lasciata.
Shinichi   diceva   sempre  che sarebbe  tornato  ma  questa   situazione   andava   avanti  da  ben  10 mesi,  non  una,  due   settimane,   ma  ben  10 mesi.
10   mesi  di dolore   e  preoccupazione.
10  mesi  di  rimpianti.
Ho  rimpianto   di  averlo  lasciato   andare  quel  giorno   a   tropicolandia, 
ho  rimpianto  tutte  le  lacrime  versate  per lui,  goccia  per  goccia,  sì
perché  ho  capito   che  non ne  valeva   la pena  piangere  se   neanche   poteva  vedermi   così  distrutta  e   senza  più   speranze  ma  in fondo   è   meglio  così.
Ho  rimpianto  di  non  essere   stata   forte,   per  me  stessa  e   per   le  persone  che mi  circondavano,  che  mi volevano   aiutare,   Sonoko,  Mamma, Papà,  Masumi…   Conan.
Ho   rimpianto   tutte  le volte   che   si  presentava   ad  un  caso  e   l’ho  lasciato  andare  nuivamnete,  commettendo   sempre lo  stesso  sbaglio.
Ho   sbagliato   tutto,   per   10 mesi,  ho   fatto  uno  sbaglio  dietro   l’altro.
 
 
Conan   nel  frattempo   rifletteva.
Nella  sua   mente  non  esistevano  più   casi  ma  solo   Ran,    le  sue  lacrime, le  sue  urla,   la  sua   disperazione.
Nella  sua voce   si   sentiva  bene  il   tono   della  disperazione  e   Conan   si  malediva  per   questo.
Non  avrebbe   mai  voluto   farla   piangere  e   soffrire ma   guarda  caso  ogni  notte  la  sentiva  piangere  e   singhiozzare  e   fra   le  lacrime   ripeteva  il   mio  nome   e   iniziava  a  tremare,  a   chiudersi  più  in  se   stessa.
Quando  Sonoko  le faceva   visita   lei   la  mandava  via   malamente  dicendo  che voleva  stare  sola    e  che  non   dovevano  disturbarla.
Io   qualche  volta  riuscivo  a   farla   sfogare   e  tranquillizzare   ripetendo  che   sarei  tornato    e  poi  mi  chiedevo   se  volevo  convincere  lei  o   me.
Davvero    sarei  tornato?
Non  lo   so  neanche io.
Maledico   la  mia    curiosità  che   fino   ad   adesso  mi ha  portato  solo   guai.
Certo,  porto   nelle   famiglie  la  felicità  e   tranquillità  ma  a  me?   A  me  chi   mi   ridà  la felicità  e  tranquillità  che   avevo   prima  di   10 mesi  fa?
Ai   mi  dice  di  avere  pazienza  ma   io  non  ci   riesco.
Per  lei   è  facile  dirlo  dato    che   non  ha    nessuno,  non  ha   familiari,  non  ha   amici   stretti,  non   ha   un   ragazzo  di  cui  è  innamorata.
Vuole   solo  che   quella   gente   marcisca  in   carcere  per  tutto  quello   che  aveva  fatto  ma  lei    è  tranquilla,  tanto   non  ha  idea   di  cosa  significa  mantenere   qualcosa   d’importante   alla  persona  che ami   dove  ne  risente   proprio  la   sua  felicità  quando  in  realtà   vorresti  il  contrario.
 
Una  piccola  lacrima   gli  rigò  il viso.
Si  sentiva  male,  molto   male.
Adesso  voleva solo   donare  un  po’  di  felicità  a  Ran,   voleva   dirle  tutta  la  verità  escludendo  Ai,  non  va  a  raccontare   cose   su  altri  in  loro   assenza.
Si   dirige  con   passo   un  po’   tremolante   da   Ran,  in   bagno.
Bussa  lentamente   alla  porta    e  Ran  con  voce   rotta dai singhiozzi dice
-N-on  C-ci  so-no  p-per –n-ne-ssuno-
-R-Ran!   Avanti   apri,  voglio  solo  parlarti-
-NO!...-         -…VATTENE-
-Avanti  Ran,  per  favore,   esci. Lo sai  che  non mi  piace  quando  stai  male-
Ran    da   dietro  la  porta   sussulta   e  non  volendo  fare  lo  stesso   sbaglio   domanda
-Conan!-
-Si?-
-Tu- tu mi vuoi bene veramente?-
-Si  che  ti voglio bene, più  di qualunque  altro-
-Allora…   allora   va  via,   quando  uscirò   ti   prego   di   non  farmi   domande-
-Ma…-
-Fallo  se   davvero  mi  vuoi bene    come   dici-
Conan    abbassa lo sguardo e  senza   dire  una  parola  se ne   va.
 
 
                             ***POV SANA***
Mi ritiro  subito  in casa,   saluto   mamma   e    mi  dirigo   a  passo  svelto  verso  la mia  camera.
Chissà   chi  era quel   bellissimo   ragazzo  biondo, Akito,  ma  mi   pare  di   averlo   già   visto, bho,  forse   mi  sbaglio.   Più   mi  guardo   allo  specchio,   più  mi dico che   non  ritroverò  mai  più  quelle  emozioni  forti  che  provavo   molto  prima  di  7  anni  fa.
Non  sono  più  quella  vivace  ragazzina  dalle   buffe   codine,
non  sarò  più  la   ragazzina  che  aiuta  sempre  tutti,
certo  con  Ran  mi  sono  saputa  sfogare, ho   lasciato  che  nel mio  cuore  entrasse    ma  ho  ancora   paura.
Paura   di  essere  nuovamente  abbandonata  dalla persona   di   cui mi  sono  fidata.
-TOC TOC-    Sana   sente  bussare  alla  porta   della  sua camera.
-Sana,  Sana  sono  io-   dice  la  voce  di  mia  madre  che  oggi  mi  sembra  molto  seria,  cosa  molto   strana  e  rara
-D’accordo   entra  pure-
Mamma   entra   e   lentamente   si avvicina   al  mio  letto,  si  siede  e   dopo  un  paio  di  minuti  inizia   a  parlare
-Sana,   sei  andata   da  quel  detective?-
-Sì  mamma  perché  me  lo chiedi?   Già  ieri  te ne   ho parlato-
-Oh n-niente,   pura  curiosità…-
-…e  dimmi,  come  ti  è sembrato?-
-Ma  mamma!   Che  domande  sono?-
lei  che  fino  a  quel momento  aveva  tenuto  la  testa  bassa  quando  la rialza   ciò  che  vedo mi  fa  seriamente  preoccupare,   mamma   stava   piangendo  lacrime  di   dolore.
Il mio  sguardo   era  molto  preoccupato   e   mi  chiesi  cosa   potesse  essere  successo
-Ma-mamma,  stai  bene?  Che  cosa  è  succ…-
Non  faccio  in  tempo  a finire  la frase  che   lei     esce  correndo  dalla  stanza in lacrime.
Sono   molto  preoccupata.
Forse  avrò  detto  qualcosa  di  sbagliato,  che  cosa   ho  fatto,  ho  fatto  piangere  mamma.
Che  persona   adesso  sono?   Faccio  piangere  le   persone  che amo  senza  neanche  rendermene  conto.
Che  cosa  mi sta   succedendo?   Sono  davvero  una  persona   così   pessima?
7  anni  fa  avrei   affrontato  la situazione   andandole  a parlare  ma   quando  mi  rinchiusi  in me stessa  diventai   triste  e   mi  sentivo  colpevole   di  tutto,  di non   essere   perfetta,  mi   maledicevo  per    essere  nata,  per  aver  causato  tanto  dolore   e   subire   tutte  quelle   pugnalate,   la  mia  vita  ormai  era  uno schifo,  non avevo nessuno  se  non mi    madre   che  oggi  l’ho  fatta   soffrire  per  chissà  quale  motivo   a me  ignoto  e  il  mio  manager  Rei   che   considero   come  un padre  certo   ma  che  per  i miei  capricci   non  è  più  un manager,  non volevo   più   lavorare   nel  mondo  della  televisione  e  del cinema  e   nonostante   le  sue   suppliche   io  ho  rifiutato   urlando   “Basta  Rei,  tu  non   sei mio  padre  e non  puoi  comandarmi,   della   mia  vita  ne faccio   quello   che  voglio”   solo   dopo   averlo  fatto  soffrire  mi   sono  resa  conto  del   dolore  che  gli avevo  causato,   le  parole  che gli   avevo  detto  non  erano  vere,  io  lui   lo consideravo  un  padre,   anche  in  quel   caso  ho    fatto  soffrire  una   persona  che  mi   voleva  bene   e   mi  sentivo,  mi  sento   e  mi sentirò  uno  schifo  per  tutto   quello  che  hanno  patito  per  colpa  mia.
Chissà  perché  mamma  mi ha  fatta  nascere*
Agli  occhi   di  tutti  gli  altri  sembro  una  persona  molto  solare  e  simpatica  ma  in  realtà   non  sono  più  la ragazza  di una volta,   adesso   mi   pento  di  essere   nata,   quando  sto  sola  do   libero  sfogo   a  tutti  i  miei  problemi   e  colpe  e  nessuno  lo  sa,  neanche i  miei  famigliari.
Mi  sento   un  completo  schifo.
Inizio  a  piangere ,  perché  tutto  questo  proprio a me?   Perché
Decido  di fare  una  passeggiata  anche  se ormai   è  già  molto   tardi  ma non  m’importa.
Mamma,  Rei e  la  signora   Shimura    staranno  sicuramente   nelle  loro  camere.
Esco   da   quella  casa   di   cui  ormai  sentivo  molto   spesso  la  presenza  dei   sensi  di   colpa   e   vado  verso   il  gazebo,  uno   dei  miei posti   preferiti.
Mi  siedo  su   una panchina sotto un lampione    dove  le  stelle   sembrano   infinite,      ed  inizio   a  piangere,   a   sfogare  tutto  il mio  dolore.
Guardando  il   cielo   vede  una   stella   meno   luminosa  delle   altre   e   dà   voce   ai   suoi   pensieri
-Io  sono   proprio   come  quella  stella,  piccola  piccola   circondata  da  tutto  il mondo  che  la condanna.
Non  è  giusto-
-Tu  invece   sei la  stella  più  luminosa   che  conosco-
Mi   spavento,   riconosco   la  voce,  Akito
-Oh,  cia-ciao,  mi   hai  spaventata-
-non  preoccuparti,   sono  io-
Sana  in  tono   ironico
-Per  questo  mi   preoccupo-
-Mh?-
-Hahahah  scherzo,   siediti  su-   quel   ragazzo   già   le  aveva   fatto   dimenticare   tutti  i  suoi   problemi.
-Perché  prima  hai detto   quelle  cose?-
Sana   facendo  finta  di niente   dice   -Eh?! Quali  cose?-
-Non  mentirmi  Kurata!-
-E va  bene,   hai  vinto,   ho  detto  quelle   cose  e…   ma…ma  a  te  che importa!-
-Oh  niente,   pura   curiosità,  se  non   vuoi  parlare   fa  niente-
-Ecco  bravo!  Non   t’impicciare-
Akito   se ne   sta    zitto  e  anche  lui  inizia   a   guardare  le stelle  poi   Sana   dice
-Che  ci fai   sveglio  e  in  giro  da solo   a   quest’ora?-
-Potrei   farti  la stessa   domanda  e   poi…-   dice  con   tono  più  ironico  -…Non  sono    fatti  tuoi-
-Uffaaaaaa!-
La  ragazza   inizia  a  imprecare  mentre   Akito   ride  sotto  i baffi,   gli   era  simpatica   quella  buffa  ragazzina   dai   capelli   rossi.
 
 
 
 
 
*In   questa  FF   Sana  crede che   sia  figlia   di    Misako,   non  le  è stato   ancora  detto  niente
 
 

Allora?   Che ve   ne  pare  di  questo  capitolo?
È   stato   un   po’   difficile  scriverlo   perché   ho    dovuto   immergermi   nei  panni   dei   personaggi   per   scrivere   i  loro  sentimenti.
Mi    sono  immaginata  io  con   situazioni   simili  e mi    è   uscito   questo.
Questo   capitolo  poi  è   più  centrato  sui  sentimenti   di  tre  dei  personaggi   principali.
Spero   che vi  sia  piaciuto   e   ci  vediamo   al  prossimo  capitolo.
   
 
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