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Autore: Black_Sisters    23/08/2015    0 recensioni
Ambientato nel 1975/1976.
Catherine e Helena Black iniziano il loro quinto anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Durante l'anno vivranno vicende emozionanti, si troveranno a far parte dei misfatti dei Malandrini, entreranno a far parte della squadra di Quidditch della loro Casa, inizieranno a percepire più vicino a loro l'Oscuro Signore. I primi amori, i G.U.F.O., le uscite di nascosto dal castello ... tutto confluito nel primo libro di una saga che speriamo vi piaccia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Dopo qualche minuto a tutti gli studenti fu permesso di entrare nel castello. I maghi e le streghe più piccoli, comprese Cat e Helena, si guardarono intorno stupiti. La sala d’ingresso era immensa. Le pareti di fredda pietra grigia erano completamente coperte da quadri con i soggetti dipinti che si muovevano e parlavano tra loro. La stanza era illuminata solamente grazie alla luce che entrava da una grande porta socchiusa. Proprio da lì uscì una strega sulla quarantina che indossava un vestito nero con riflessi verde smeraldo e un cappello a punta. Aveva un cipiglio severo che però lasciava trapelare una leggera sfumatura di dolcezza. Quando parlò lo fece con una voce acuta e penetrante:
“Benvenuti anche quest’anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Gli studenti dal secondo anno in poi prendano posto ai loro rispettivi tavoli, tranne tu, McGregor”
Al suo comando un ragazzo le si avvicinò.
“E’ il Prefetto che c’era sul vagone!” esclamò Cat.
“Voglio che tu conduca le due sorelle Black nell’ufficio del Preside” sussurrò la donna a McGregor.
Poi alzò leggermente la voce e disse: “Helena e Catherine Black vengano avanti”
Le due sorelle si guardarono, leggermente agitate e poi si avvicinarono alla strega.
“Bene…seguite il signor McGregor. Ci vediamo dopo”
Il Prefetto le guidò attraverso lunghi corridoi illuminati da fiaccole e con le pareti sempre ricche di quadri animati. Le due gemelle si tennero a debita distanza da McGregor per tutto il percorso.
“Ecco, siamo arrivati” esordì il Prefetto.
Si erano fermati davanti ad un gigantesco gargoyle di pietra.
“Cioccorana” disse poi con voce squillante.
Il gargoyle d’improvviso saltò di lato e rivelò una scala a chiocciola di pietra.
“Salite. La professoressa McGranitt vi raggiungerà fra poco per Smistarvi”
Poi girò i tacchi e se ne andò.
Le ragazze salirono le scale e si trovarono in uno studio ricco di libri e strani oggetti di metallo che emettevano uno strano ticchettio. In un angolo, su un trespolo, era appollaiato un bellissimo uccello con piume rosse e oro.
Helena e Cat si sedettero su due poltrone e aspettarono in silenzio. Bellatrix aveva spiegato loro piuttosto vagamente come si svolgeva lo Smistamento e per questo non sapevano cosa le avrebbe aspettate.
Poco dopo la strega, che capirono essere la professoressa McGranitt, entrò nell’ufficio. Le due si alzarono di scatto.
“Ancora benvenute, signorine Black. Dobbiamo sbrigarci! Dovete essere Smistate prima dell’inizio del banchetto”
Osservandola meglio, notarono che stringeva tra le mani un vecchio e rattoppato straccio, che in seguito si rivelò essere un cappello.
“Allora…con chi iniziamo?”
Cat fece un passo avanti. Era sempre stata la più coraggiosa delle due e poi voleva farla finita al più presto.
La McGranitt posò il vecchio cappello sul capo di Catherine, la quale chiuse gli occhi aspettando che succedesse qualcosa.
Quando la professoressa tolse le mani dal cappello, questo si animò improvvisamente.
Helena trasalì ma Catherine non si rese conto di quello che stava succedendo fino a quando il cappello parlò:
“Mmm…vedo che hai coraggio da vendere…”
Catherine strinse i braccioli della poltrona: non voleva finire in Grifondoro, sarebbe stata il disonore dei Black, proprio come suo cugino Sirius.
“…però non hai intenzione di usarlo a fin di bene, non è così?”
Cat si rilassò e si domandò se anche Helena e la McGranitt potevano sentire le parole del cappello o se stava accadendo tutto nella sua testa e soprattutto come faceva un vecchio copricapo a sapere tutte quelle cose.
Dopo un attimo di pausa, il Cappello riprese a parlare:
“Sei ambiziosa…punti in alto in tutto quello che fai…non c’è dubbio: SERPEVERDE!”
Cat sorrise e poi corse ad abbracciare la sorella ancora con il cappello in testa.
“Complimenti sorellina!” esclamò Helena.
“Bene…credo sia il tuo turno Helly!” le disse Cat facendole coraggio.
La McGranitt tolse il cappello dal capo di Catherine e Helena si sedette, con il cuore in gola.
La professoressa non fece neanche in tempo ad appoggiarlo sulla testa della ragazza che quello strepitò: "SERPEVERDE!" 
Helena cercò di mantenere la calma, appoggiò il cappello sulla poltrona e poi si mise accanto alla sorella.
“Ottimo…” esordì la McGranitt, che sembrava essere stata appena investita da cinque o sei carrozze. “Aspettatemi fuori, vi raggiungerò subito” continuò, sforzandosi di sorridere.
Quando le due ragazze uscirono dall’ufficio, la professoressa iniziò a parlare sottovoce.
“Magari sta discutendo con qualcuno della nostra punizione” disse Cat, bloccando Helena a metà della scala a chiocciola.
Le due sorelle risalirono le scale e ascoltarono in silenzio.
“Le dico solo quello che ho visto nelle loro anime. Quelle due ragazze hanno solo oscurità nel cuore. La prima un po’ meno …”
Era la voce del cappello.
“Sono tutte assurdità! Sembrano così buone e gentili…” ribatté la McGranitt. “No, non può essere.”
Seguì un attimo di silenzio, poi sentirono i passi della McGranitt avvicinarsi alla porta. Helena e Catherine corsero giù per le scale e, mentre la aspettavano, Cat disse alla sorella:
“Comunque complimenti, sei in Serpeverde!”
Helena se ne era quasi dimenticata, tutta l’emozione che l’aveva invasa prima tornò di colpo e abbracciò felice la sorella.
Le due non erano per niente sconvolte da quello che aveva detto il cappello, anzi, ne erano in qualche modo fiere. Fiere del fatto che lui le avesse paragonate quasi al Signore Oscuro.
Finalmente la McGranitt arrivò ma era ancora più preoccupata e pallida di prima.
“Benissimo ragazze…ora che lo Smistamento è finito, sarò lieta di portarvi nella Sala Grande per il banchetto”
Cat e Helena raggiunsero la Sala Grande: era uno spettacolo mai visto prima. Dal soffitto penzolavano candele sotto un cielo limpido e stellato. Helena guardava tutto con la bava alla bocca; al centro della sala erano posizionate grandi tavole, una per ogni casa, mentre, rialzata, c’era la mensa dei docenti.
Le tavole erano strabordanti di cibi di ogni genere: una meraviglia.
Le gemelle intravidero Zabini e si andarono a sedere vicino a lui.
“Per fortuna siete in Serpeverde. Non avrei sopportato se foste state Smistate in Grifondoro. Benvenute nel club”
Helena gli sorrise ma Catherine era con la testa altrove. Guardava Severus che scribacchiava qualcosa sul libro di “Pozioni Avanzate”. Allungò la testa per vedere meglio ma questo se ne accorse e lo chiuse di colpo. Helena si era accorta della curiosità della sorella ed era quasi certa che fosse interessata a Piton. Stava per chiederglielo ma un uomo, con una lunga barba bianca e occhiali a mezzaluna posizionati sul naso adunco, si alzò dal tavolo dei docenti:
“Buongiorno vecchi e nuovi. Sta per iniziare un nuovo anno alla scuola di Magia è Stregoneria di Hogwarts. Molto bene…quest’anno ci sono molte cose da dire, cose già ripetute più volte in passato. Per prima cosa voglio accogliere il primo anno e due nuove allieve del quinto…”
Tutti gli sguardi si posarono sulle gemelle. Il preside tornò a parlare:
“In secondo luogo vorrei presentarvi un nuovo membro del corpo insegnanti: Lucius Malfoy. Insegnerà Difesa Contro le Arti Oscure”
Helena guardò il docente con la bocca spalancata.
Era un uomo giovane, affascinante. Aveva lunghi capelli biondi raccolti in una coda bassa, due penetranti occhi grigi e un sorriso smagliante. A Durmstrang non ce n’erano di tipi così!
Il preside interruppe i suoi pensieri:
“Dunque…potete iniziare a mangiare”
I maschi si gettarono sul banchetto come buoi mentre le ragazze cercarono di essere leggermente più educate, anche se quel cibo tentava anche loro.
Severus Piton si mise nel piatto due carote e un po’ di insalata e tornò a leggere. Cat capì perché era così sciupato. Doveva essere un secchione senza vita sociale. Tornò a mangiare il suo pollo e notò che Zabini stava facendo il cascamorto con sua sorella che, osservò, si stava divertendo parecchio. Infatti Helena trovava molto interessante Alfred e rideva con piacere alle sue battute sui Grifondoro.
“Helena, ti dico una barzelletta…”
“Dai, dimmi” Helena era curiosa di sapere cosa sarebbe uscito dalla bocca di Alfie.
“Tassorosso!” Tutto il tavolo scoppiò in una fragorosa risata. Si stavano divertendo tutti un mondo, quando il Prefetto di Serpeverde interruppe quella piacevole serata.
Helena e Catherine lo seguirono giù per una lunga scala a chiocciola. Il dormitorio si trovava proprio nei Sotterranei, umidi e chiusi. L’unico vantaggio era quello di non essere svegliati il mattino dalla luce del sole. Si fermarono davanti a un quadro che stava davanti all’entrata della Sala Comune.
“La parola d’ordine di quest’anno è Purosangue”. Sul volto di Piton si disegnò una strana smorfia.
“E il professore a capo dei Serpeverde è Horace Lumacorno”
Delle risatine salirono dal fondo della fila.
I ragazzi entrarono.
“A destra i dormitori delle ragazze, a sinistra quelli dei maschi. Buona notte”


Catherine si svegliò di colpo, un fatto raro per lei che di solito dormiva come un sasso fino alle undici. Si guardò intorno e si ricordò che non era più a casa sua ma a Hogwarts, con sua sorella, in una stanza condivisa con altre quattro oche (chiamarle ragazze sarebbe stato troppo gentile).
Guardò l’orologio: erano le 5:30. Infilò la vestaglia sulla camicia da notte, mise un paio di calze e urtò il letto di sua sorella.
“Cathy, che fai?” la rimproverò stropicciando gli occhi.
“Shh, vado a prendere dell’acqua” le rispose bisbigliando.
Scese le scale di freddo marmo nero, completamente attaccata alla ringhiera, strisciando come un serpente per non fare rumore.
Arrivò nella Sala Comune. Si stava per sedere sul divano quando…
“E tu cosa ci fai qui?”
“Potrei farti la stessa domanda!”
Piton era sdraiato sul divanetto di pelle nera a scrivere e a studiare Trasfigurazione.
“Ma sei matto? Studi alle cinque di mattina? Io a quell’ora dormo!” gli fece notare Cat.
“Primo, sono le cinque e mezza, secondo, io mi sveglio tutte le mattine alle cinque da quando ho sette anni e terzo, una precisazione: non mi pare che tu stia dormendo”
Cat gli voltò le spalle offesa e tornò in stanza. Sua sorella era ancora sveglia. Stava leggendo una lettera che le era appena arrivata via gufo.
“Pss, Cathy…” la chiamò Helena facendole segno di avvicinarsi a lei. “Leggi qua!”
Le porse un rotolo di pergamena sigillata con della ceralacca verde scuro. Con una calligrafia spigolosa c’era scritto:
“Cara Helena,
ti ho conosciuto stamattina e già mi sono innamorato di te.
I ragazzi di Serpeverde non si mangiano le mani, osano sempre!

Vorrei chiederti di uscire domani sera prima di avere una risposta.
Va bene domani alle sei? Ti porterò in un luogo speciale.
Ci vediamo in Sala Grande.
Portami la risposta domani a colazione.
Un bacio,
Alfred Zabini
Catherine era senza parole: lei avrebbe accettato senza pensarci.
“Ma digli di sì! Ti piace?” consigliò a Helena. Lei annuì.
Un po’ trovava Alfred interessante e sarebbe uscita con lui molto volentieri. Dopotutto era Serpeverde, bello e simpatico.
A colazione gli disse di sì e raggiunse l’aula di Pozioni con lui, mano nella mano.
Il professor Lumacorno li aspettava tutti sulla porta. Era un uomo sui sessant’anni, tondo e baffuto, si vestiva in modo serio ed elegante ma aveva un viso rubicondo che gli conferiva un’aria molto simpatica.
I ragazzi presero posto. Catherine si trovò tra suo cugino Sirius e Severus, una compagnia davvero allettante. Helena, invece, per conoscere meglio Alfred, si sedette accanto a lui.
“Buongiorno quinto anno, come va? Vedo visi stanchi, miei cari ma anche nuovi. Chi sono quelle due belle fanciulle?”
Le gemelle Black si alzarono in piedi per presentarsi.
“Io sono Catherine Black”
“E io Helena”
“Ah, le sorelle di Bella e Cissy. Due ragazze molto simpatiche anche se un po’…ecco…strane” notò con piacere Lumacorno.
“Già, strane. Narcissa è una vanesia e Bella una psicopatica!” rise Sirius. Catherine era abbastanza vicina da riuscire a stenderlo con un pugno.
“Occhio a come parli, traditore del tuo sangue!” sbraitò dandogli un calcio.
“Sporca…” ansimò Sirius sguainando la bacchetta. “Stupeficium!” gridò.
Catherine rotolò contro il banco e si schiantò contro l’armadio degli ingredienti per le pozioni. Un liquido giallastro le si rovesciò sulla testa, rendendo i suoi boccoli neri, flosci e gelatinosi.
Sperò con tutto il cuore non si trattasse della…
“No! La mia bile di armadillo!” si allarmò Lumacorno. “Accidenti!”
Tutti scoppiarono a ridere. Helena estrasse a sua volta la bacchetta, la puntò al collo di Sirius e sussurrò cantilenando (come era solito di Bellatrix) un lieve: “Diffindo”. Disegnò sul collo del cugino un piccolo taglio e tutta la sua sudicia uniforme da Grifondoro si macchiò di sangue.
“Sirius Black, vai subito in infermeria. E tu, Lupin, siediti accanto a Severus e Catherine. Oggi lavorerai con loro!” decretò Lumacorno più agitato che arrabbiato.
“Splendido” bisbigliò Severus estraendo dalla borsa il suo manuale di “Pozioni Avanzate”.
Lumacorno tirò fuori dal cassetto un barattolo contenente dei foglietti.
“Ognuno di questi biglietti contiene una pozione. In gruppi da tre preparerete quanto indicato”
“Oh, che gioia!” borbottò sbuffando Severus.
“Oh che gioia dovrei dirlo io!” ribatté Catherine.
Helena la guardò con aria dispiaciuta.
“Su iniziamo” li incitò Remus estraendo un bigliettino. “Accipicchia!” esclamò poi grattandosi la fronte. “Amortensia”
“Oh, no!” sbottò Piton.
“Ragazzi, non fate storie e continuate” li incitò Lumacorno passando tra i banchi.
Helena, Alfred e Avery, uno degli unici amici di Severus, stavano già lavorando alla Felix Felicis. Fortunatamente a loro era capitata una pozione fattibile con tutti gli ingredienti già a loro disposizione ma gli altri? Severus, Remus e Cat si erano beccati la pozione più complicata tra tutte quelle selezionate: una da sesto anno! Mancavano tantissimi ingredienti come l’erba fondente, alghe del lago nero e cose simili.
“Professore, ci manca l’erba fondente” gli fece presente Severus.
“Beh, signor Piton. Oggi tu e i tuoi compagni andrete a raccoglierla siccome ci sarà una splendida luna piena” decretò.
Gli occhi di Remus si illuminarono di una strana luce.
“Professore, io…”
“Ah, già, tu. Beh, penso che Piton non morirà se lo lascio solo con la signorina Black”
Cat stava per replicare quando suonò la campanella.
“Forza Cathy! Adesso abbiamo lezione con Malfoy!” la incitò Helena.
“Già, quel gran figo!” aggiunse Ellie Parkinson.
Lucius Malfoy era già in classe, appoggiato con disinvoltura alla cattedra, faceva scorrere i suoi penetranti occhi grigi su ogni studenti che varcava la soglia dell’aula.
Catherine, Helena ed Ellie, nell’entrare, si guardarono con aria complice e sfoderarono il loro miglior sorriso.
“Benvenuti alla prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure dell’anno” iniziò Malfoy. La sua voce era fredda ma piuttosto dolce.
“Come già sapete io sono Lucius Malfoy e sarò il vostro insegnante per quest’anno”
Tutte le ragazze presenti in aula lo guardarono con aria sognante.
“Iniziamo subito…” disse. “Oggi mi piacerebbe parlarvi dei Mangiamorte”
Alla parola “Mangiamorte” un brusio percorse il gruppo degli studenti di Grifondoro mentre sulla faccia di qualche Serpeverde, tra i quali Helena e Cat, comparve una specie di ghigno compiaciuto.
All’improvviso il braccio di un ragazzo di Grifondoro dall’aria saccente si levò in aria.
“Si, signor…” disse Malfoy lanciando una rapida occhiata a una lista di nomi, con le relative foto, appoggiata sulla cattedra. “…Granger…Hector Granger”
“Cosa c’entrano i Mangiamorte con Difesa Contro le Arti Oscure?”
“Beh…mi sembra piuttosto ovvio” rispose sorridendo il professore. “E’ mia opinione che prima di insegnarvi come difendervi sia meglio insegnarvi da cosa difendervi”
“Non credo che conoscere i Mangiamorte possa aiutarci…” ribatté Granger.
“Signor Granger! Se non vuoi seguire la lezione ti prego di andartene” lo rimproverò, alzando leggermente il tono della voce. Hector Granger ammutolì all’istante.
Lucius si ricompose e iniziò a spiegare: “Come sapete i Mangiamorte sono i seguaci del Signore Oscuro. Ognuno di loro possiede una maschera diversa e quelli più fedeli al Signore Oscuro portano tatuato sul braccio sinistro il Marchio Nero, il Suo marchio…”
“La lezione è stata davvero stupenda, non trovate?” chiese Helena appena furono usciti dall’aula e non prima di aver guardato a lungo Malfoy.
“Davvero stupenda!” confermò Catherine.
“Non sarà solo merito di Malfoy?” chiese Alfred Zabini.
“Vuoi dire che non ti ha affascinato la storia dei Mangiamorte, Alfie?” gli domandò Cat sognante.
Il ragazzo scrollò le spalle divertito.
“Va bene…ora andiamo a Divinazione, ok?” disse ridendo.
Mentre i ragazzi si dirigevano verso la torre nella quale si sarebbe tenuta la loro prossima lezione, Catherine pensava a quella sera. Non lo voleva ammettere ma era piuttosto agitata all’idea di passare una serata con Severus.
I suoi pensieri furono interrotti da Helena che disse piuttosto ad alta voce: “Oh, guarda! Ci sono gli sfigati di Grifondoro!”
I ragazzi, tra i quali c’era anche Granger, si girarono di scatto e li guardarono con uno sguardo che a quanto pareva voleva sembrare intimidatorio.
“Allora, ragazzi…piaciuta la lezione?” chiese Cat provocatoria, per distrarsi dai pensieri che la tormentavano.
Helena la appoggiò: “Avete capito bene la definizione di…” e guardò Hector Granger con disprezzo “…Nati Babbani?”
Zabini aveva informato le due sorelle dello Stato di Sangue di praticamente tutti gli alunni della scuola.
Granger arrossì violentemente e ribatté: “E’ inaccettabile che un professore parli di queste cose!”
“Sicuramente hai ragione…ma si dà il caso che nessuno ti abbia chiesto niente, sporco Babbano!” intervenne Alfred. Poi gli fece un sorrisetto e se ne andò insieme alle altre, cingendo le spalle di Helena con il suo braccio muscoloso, mentre Granger era diventato più rosso della sua sciarpa di Grifondoro.
Le altre lezione passarono abbastanza velocemente e ben presto per Helena fu il momento di scegliere come vestirsi per l’appuntamento con Alfred.
“Cat! Ti prego! Mi devi aiutare!” le urlò dal dormitorio.
“Arrivo subito!” rispose esasperata la sorella dalla Sala Comune. In quanto a vestiti era sicuramente Cat l’esperta, anche se spesso si vestiva come una disadattata.
“Allora…che cos’hai di bello?” chiese, iniziando a rovistare nel baule di Helena.
Dopo aver cercato per una buona decina di minuti le due optarono per un vestito corto, verde smeraldo, senza spalline.
Helena si legò i capelli lasciando ricadere sulle spalle alcuni ciuffi dorati.
“Sono un po’ agitata…” mormorò guardandosi allo specchio.
“Vedrai che andrà tutto bene!” la rassicurò Cat togliendosi il suo portafortuna che fece per legare al collo della sorella, che però la fermò: “Servirà di più a te. Non mi sono dimenticata della serata che ti aspetta con Piton!”
“Già…è da tutto il giorno che ci penso” confessò Catherine.
“Promettimi che non gli farai niente, va bene?” rise Helena abbracciando la sorella nel tentativo di tranquillizzarla. “Ora vado!”
Zabini la stava aspettando seduto con disinvoltura su una sedia del tavolo di Serpeverde.
“Ciao bellissima…” la salutò facendole fare una piroetta. “Che ne dici di seguirmi?”
Alfred le fece attraversare un paio di corridoi e poi si fermò davanti a una parete spoglia. Ci passò davanti tre volte e poco dopo davanti a loro iniziò a comparire un gigantesco portone di ebano.
Helena rimase letteralmente a bocca aperta. Non aveva mai visto niente di simile.
“Questa, mia cara, è la Stanza delle Necessità”
Alfred la fece entrare. La Stanza era immensa, con un soffitto altissimo, con qualche candela sospesa a mezz’aria. I due si sdraiarono su un divanetto in pelle davanti ad un tavolino pieno zeppo di ogni tipo di squisitezza. Helena aveva l’acquolina in bocca ma non riusciva a mangiare niente…era troppo emozionata.
Zabini estrasse la bacchetta e disegnò un cuore a mezz’aria con la scritta “Ti amo”. Helena sorrise e lui, capendo che la situazione era tra le migliori, le diede un bacio sulla bocca, lasciandola tra la sorpresa e la gioia. Mentre lei si stava godendo un così bel momento, Catherine stava andando incontro alla peggior serata della sua vita. Uscì dal castello incappucciata, con la bacchetta infilata nella manica del mantello. Si era messa un paio di pantaloni nel caso avesse dovuto tirare qualche calcio a Severus o per essere più comoda nel correre via. Strinse forte il suo ciondolo d’ossidiana e raggiunse Piton, che era seduto su un sasso con un sacchetto in mano.
“Sei in ritardo” le fece notare alzandosi di scatto. “Non gradisco che mi si faccia aspettare”
Cat fece finta di nulla. Alzò le spalle, si tolse il cappuccio e gli chiese:
“Dove si va?”
Severus partì di gran passo per raggiungere in fretta le rive del Lago Nero. La luce della luna scintillava illuminando il terreno circostante e contrastava con le acque scure del lago.
Piton si accucciò ed estrasse un coltello.
“Ti aiuto perché saresti anche in grado di dire a Lumacorno che hai fatto tutto tu!” lo fermò Cat.
Il ragazzo alzò le spalle e le porse il sacchetto. Fu un’operazione semplice ma quando stavano per tornare indietro successe una cosa alquanto inaspettata. Un ululato, un grido e una corsa sfrenata.
“Che cos’è?” sbraitò Catherine correndo velocemente dietro Severus. Non rispose. “Maledizione! Severus! Dimmi che non è ciò che credo!” gridò.
“E’ un lupo mannaro, contenta? Corri!” la incitò rifugiandosi sotto un albero.
“Merda!” decretò lei fermandosi per riprendere fiato. Non sapeva quanto avessero corso ma non sapeva dove fossero di preciso, c’era solo un’immensa oscurità. Fortunatamente Piton conosceva il giardino e ricondusse facilmente Catherine al castello.
Quando arrivarono, però, notarono che Gazza, il giovane custode Magonò, stava chiudendo le porte.
“Come facciamo? Siamo nella…fino al collo!”
Piton iniziò una serie di imprecazioni contro quell’insulso Magonò del custode.
“Non ci sono altre soluzioni. Abbiamo le bacchette: ci accampiamo qui”
Mentre loro preparavano con poca fatica una tenda, Helena e Alfred camminavano mano nella mano verso il dormitorio di Serpeverde, scambiandosi baci e carezze, accompagnati da dolci parole.
La McGranitt, che stava controllando i corridoi, li notò fuori dal letto e si avvicinò a loro, non per sgridarli, bensì per domandare loro dove fossero finiti Piton e Cat.
“Sai dov’è tua sorella, signorina Black?”
Helena rimase sorpresa, in quanto pensasse che Cathy fosse già rientrata. Era quasi mezzanotte!
“No, non lo so…dove sarà?”
“Se non lo sai tu…E voi due dovete smetterla di gingillare! Andate nei vostri dormitori” concluse andandosene.
Chissà che fine aveva fatto Catherine ma tra tutte le opzioni di certo Helena non avrebbe scelto quella “Quell’imbecille di Gazza ha chiuso mia sorella fuori dalle mura del castello e pertanto rimarrà fuori al freddo, a dormire in una tenda creata con la magia, rischiando di essere aggredita da un lupo mannaro con Severus Piton.”


NOTE DELLE AUTRICI: Questo è il secondo capitolo della saga! Speriamo che vi piaccia! Comunque non ci dispiacerebbe ricevere delle recensioni con scritto cosa ne pensate, cosa potremmo migliorare o se avete qualche richiesta in particolare che volete farci inserire nei prossimi capitoli :)
   
 
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